La tragica notte di Belgrado

La tragica notte di Belgrado La tragica notte di Belgrado gTorme di nuvole basse, gravide di Pioggia imminènte, paesano su Belgrado la sera del 10 giugno 1903. 11 grande villaggio balcanico che fu sempre alla confluenza del Danubio e della Sava, l'accanipamento delle razze In cammino verso l'Occidente, sta per addormentarsi. S'ode soltanto vie snelle e mal selciate, il sordo delle pattuglie. lmgngnelleMpasso |vnMa le sale del Konak splendono diIAItimi. La saia da pranzo del Palazzo imreale, orribile bazar di mobili mala sassortiti dove si è sbizzarrito tutto il lecatiivo gnsio della Balcania, sia per!1'0vuotarsi del suo pubblico: il pranzo ridi Corte è fi ri ; t o "Ad uno nel uno gli ufficiali superiori Vche hanno avuto, quella sera, l'onore {l'di essere accolti alla tavola de! So--Pprendono congedo: si ode il0 vrano, battito secco dei tacchi congiunti nell'attenti, in capo alla tavola. Alessandro Obrenovitch, Re di Serbia, guarda gli ufficiali coi suoi ocelli piccoli e miopi, privi di volontà e di espressione. Come un bambino pauroso, tiene nella mano corta e 'K?z.a quella della Regina: Draga Mascin, moglie divorziata del colonos-iì > Mascin. Non è bella Draga Mascin. L'abito scollato mostra delle spalle troppo rotonde, su cui ricadono troppi monili e troppe collane. Nel volto pallido e duro, segnato dal marchio di una volgarità ereditaria, solo gli occhi risaltano: grigi occhi crudeli di femmina che osservano, con uno sprezzo insolente, le mogli degli ufficiali curve nell'inchino di rito... Draga Mascin'sa di essere odiata dalle donne, che non pcrdona.no alla fortuna delle altre! ... Sulla fortezza della Sava il cannone della sera ha tuonato. Il Re è stanco p. sbadiglia, .'.Mora, dalla piccola folla degli invitali un giovane sottotenente della Guardia si stacca ed esce dai ranghi: si ferma davanti al Sovrano, saluta, e pronuncia le antiche parole, tradizionali e confidenziali, che la gente slava usa talvolta coi Sovrani: Pohra noci, mai KraV. Buona notte, mio Re! Buona notte... Il sottotenente Zivkovic sa perfettamente che non sarà buona, la notte del Re. Già nell'ombra del Konal?, con il suo passo felpato, il Delitto cammina... Jovì, svegliati ! Le due di notte. Sotto i grandi alberi, nel giardino prospiciente il Konak, un cutrdgsasaDolivpMvZovPJtedPgRsdtudcspc, gruppo numeroso di ufficiali è raccolto. mLacrime di pioggia stillano dai rami1,,sulle uniformi costellate di decorazioni cvistose. La facciata del Palazzo Reale, basso, tozzo, sgraziato, è tutta oscti- Ljra: soltanto attraverso i vetri della! grande porta passa la luce rossastra del jacorpo di guardia. Gli ufficiali parlano sommessamente, fra loro. Sono giunti pochi minuti prima, da tutte le direzioni, da tutti gli angoli di Belgrado. Qualcuno veste an- j cora la grande unifórme, indossata per il pranzo di Cori e. E' l'ora.. Dal gruppo delle ombre, una si stacca e s'avanza verso l'uscio vetrato. E' il capitano di Stato Maggiore Dragutìn Dimilrievic: lo stesso che, undici anni dopo, tornirà di bombe e di rivoltelle il piccolo omicida di Serajevo e scatenerà la guerra del mondo. Dragutin batte sui vetri colle nocche delle dita. La porta si apre lentamente | ue la sentinella appare nel vano : vede un ' ufficiale e rettifica la posizione. Un attimo. Con un pugno vibrato nel petto, la sentinella è stesa a terra, e il gruppo degli ulliciali s'ingolfa nell'atrio male, illuminato. . Dragutin si è precipitato avanti, nella stanza dell'Ufficiale di guardia. Buttato sul tettuccio il capitano di artiglieria Jovì Milicovic dorme di un sonno pesante. — Svegliali, Jovi, sono io! L'ufficiale sussulta e apre gli occhi assonnati. Dragutin si è seduto e gii parla all'orecchio, concitatamente. — Taci, Jovi! Quello cli« doveva accadere, accade! E' inevitabile! Non muoverti, non parlare, fratello! Resistere e dare l'allarme sarebbe inutile... lì noti vale davvero la pena che tu dia la vita per il porco e per la sua... ... il capitano Jovi Milicovic ha capito. Non risponde al suo amico ppsifpddsgfsttadMlbcdsul letto!,il;a:cmano, sotto il cuscino, cerca febbri!- mente la rivoltella. Ma prima che egli .'Lpossa estrarla, il sottotenente i-torivoj |mJiovanovitch gli punta l'arma contro la rtempia e fa fuoco, a bruciapelo. Milicp- cvic cade all'indietro e le sue braccia rnervosamente allacciate sul collo digDragutin, lo trascinano nei sussulti del- jl'agonia sul letto insanguinato. bLa seconda porta si è aperta. Compa- rre sull'uscio, in camicia, il secondo aiu-j tante del Re. il tenente Naumovic. Nauìnovic fa parte della congiura. Non fa a tempo a pronunciare una hsparola. 11 tenerne Sirneonovic, credendo/sdi avere di fronte, un difensore del Re,• gli scarica contro i cinque colpi della pistola a rotazione. Il corpo massiccio di Naumovic si accascia sul tappeto, mentre il colonnello Restie si getta sull'uccisore e grida : — Maledetto porco! Hai ucciso un nostro compagno! Ora, non c'è più tempo da perdere. 1 colpi hanno dato l'allarme. Spingendosi l'un l'altro, tili ufficiali si lanciano, eccitati, lungo la scala che conduce all'appartamento dei Sovrani. Ora gli ufficiali sono fermi, iti cima alla scala, contro alla porta che immette negli appartamenti, e che è chiusa a chiave. Allora Dragutin dà un ordine secco. — Tenente Lazarevic, una cartuccia sotto alla portai Non temere, Sacha Nella stanza, Alessandro e Draga si sono svegliati di soprassalto. Sul grande letto coperto d'un damasco colore di sangue, l'uomo e la donna si drizzano, col cuore palpitarne. Giungono, dal basso, le detonazioni delle rivoltelle. Il Re sembra inebetito, Istintivamente si è stretto alla donna, alla sua donna. Con le mani convulse, Draga cerca l'interruttore delia luce e lo gira. Niente. 11 buio incombe profondo, assoluto, pauroso. L'elettricità manca. Fluttua nella stanza, leggero e snervante, l'odore dell'heliolrope che la Regina predilige... Ad un tratto, un nuovo sussulto formidabile, ed uno selliamo. Attraverso la riquadratura dell'uscio e lo spessore delle cortine, il Re e la Regina hanno visto il lampo rosso di una esplosione. La prima porta dell'appartamento è caduta, divella dallo scoppio della cartuccia. tdvismrndrdcla|... nella cosidetta sala araba, il grup-po degli ufficiali è entrato di corsa. L'a- ria è piena di fumo ammorbante: un corto circuito ha fulminato le lampade, Si odono rauche bestemmie, grida, ri- chiami, incitamenti: alla luce dei iìam- miferi accesi gli ufiiciali scaricano al- l'impazzata le anni contro i muri e i mollili. — Vieni, Sacha, non aver paura! Più forte e più animosa del Ho, Draga Mascin ha deciso di tentare tutto per nulo. Questa donna, volgare ma energica, cattiva ma coraggiosa, che ha sliMato il rancore d'una Nazione per arri: vare alla voluttà della Corona, sa di non poter contare sul suo compagno: Alessandro non è più che un cencio mitano che la donna trascina verso lo spogliatoio. 1 duo si rannicchiano fra le vestaglie appese, e si sentono «il cuo1'0 in gola»... Ecco: attraverso l'uscio rinchiuso a chiave, essi odono lUrruzio"L> degli ufficiali nella stanza da letto. VeiM fiammelle di cerini illuminano l'alcova: gli uomini, In preda a una Pazzia feroce, crivellano di rivoltellate 0 di sciabolate i materassi e le lenzuola che serbano l'impronta di due corpi. Un urlo.... — Sono scappati! Bisogna cercarli! Attraverso le finestre, verso la Sava, trema incerto il primo bagliore bianco dell'alba. Piove sempre, lentamente. Nello spogliatoio oscuro — gli ufficiali sono passati correndo nelle altre camere — Alessandro ha acceso un cerino: i capelli di Diaga, tutti neri poche ore prima, sono, ora, bianchi alle tempie... — Tranquillizzali, Sacha! Questi maiali ubbriaehi sono andati via! Fra poco verranno i soldati e saremo salvi. E poi... poi, questa canaglia pagherai Come trema d'odio la voce di Draga Mascin! Fra le voci degli ufficiali, i Sovrani riconoscono quella del tenente Zivkovich, colui che ha dato loro poche ore prima la buona notte, colui che diverrà nell'anno di Nostro Signore 1931, Presidènte del Consiglio della Grande Jugoslavia. Nella sala a pianterreno un uomo attendo, con le braccia incrociale, vigilato da due ufficiali. E' il bel generale Lazar Petrovich, l'ufficiale « carrierista », il generale da salotto, primo Aiutante del Re, Coti la rivoltella puntata contro la sua nuca, il capitano Rtstic gli impone di precedere i congiurati, e rivistare tuite lo camere chiamando forte He. Con un triste sorriso, Peirovitch obbedisce. Quando il gruppo rientra nella camera da letto, gii occhi del generale si posano per un attimo, ansiosi, sulla porta nascosta. — Andiamo avanti, signori, qui non c'è niente. Niente? Il piccolo tenente Velimir Vemic si è inginocchiato, e alla luce di ,,,, corj110i percuote il muro. Poi si alza cou lin llri0 selvaggio: — Qui c'è vuoto! A1 ,jj la ,1ella rraeriìe parete, AlessanLjro e |)rajra impietriscono d'orrore, yemie, con un sogghigno trionfante, accosta la fiun<iela al muro e indica la una muta di lupi piccola serratura, dissimulala nella tappezzeria. ... s'odono, dal giardino, le grida dei soldati richiamati dalle detonazioni e incerti sul da farsi. L'eccidio Con un balzo, il capitano Ristic si 6 fatto avanti e si è fermato davanti alla porticina mascherata. — Aprite! Non abbiamo tempo da perdere per giocare a rimpiatiellol Nessuno risponde. N..-!la sala, velata dalla luce grigia dell'alba, si ode il re spiro ansarne degli ufficiali. Sembrano Aprite'. — ripete Ristic. — O butto giù la pona! Allora, il generale Lazar Petrovich si fa avanti, col viso contratto dallo spasimo. Alza la mano... Gli ufficiali, istintivamente, indietreggiano. — Maestà, aprite! Sono io, Lazar Petroviich! Sono il vostro Lazar! Dall'interno dello spogliatoio si ode allora una voce tremante: — Lazar Petrovitch, posso fidarmi dei miei ufficiali'.' 11 generale china la lesta, in silenzio. Lo potete, Maestà! ». Ma il tenente Vemic è più leale, e grida, con una voce che sembra un ruggito : « No! No! No! ». Di dentro, la voce del He domanda ancora, esitante: — Lazar, mi rispondi tu dell'obbedienza dr-i miei ufficia;!? Ricorda loro ,-,. ei0yane uìiìciale grida il giuramento di fedeltà ,e di... si... di che io li perdonerò tutti! Miserabile agonia spirituale di un Re! .'L'uscio dello spogliatoio si apre lentamento, ed appaiono nel vano due llgu re, ricoperte da una lunga camicia bian ca. (iue esserj disfatti, prostrati dal ter rore n Re socchiude gli occhi miopi gotto il raggio della candela che ferisce j] suo V0jI0 spettrale: Draga tiene il braccio ripiegato contro il viso e mor- ruora : _ _\on sparate, siqnori! Ma fulmineamente il capitano Ristic ha fatto fuoco. Il Re vacilla e s'accascia, senza una parola. Draga si curva per /sostenerlo, e un colpo sparato dal capi • o tano Radivoievic la trapassa e l'inchioda sul cadavere del Re. Lazar Petrovitch si e gettato contro gli uccisori, impegnando con essi una colluttazione selvaggia: abbrancati in una stretta mortale gli avversari rotolano per terra tinche il tenente Simeonoviteh non spara a bruciapelo sul generale, fulminandolo. alte grida salgono dal giardino, dove la folla dei soldati si assiepa, curiosa ed eccitata. Siamo all'ultimo atto de! dramma. Due ufficiali sollevano i corpi del Re e della Regina, avvolti nella lunga camicia chiazzata di sangue: aprono le finestre, li gettano dall'alto. I soldati si scostano, terrorizzati. Si ode il colpo sordo dei cadaveri schiacciati su! marciapiedi del Konak. Ristic si affaccia al balcone. Dietro alle sue spalle, le sale del Konak fiammeggiano; inferno di fuoco e di fumo dal quale sbucano, come dannati del l'inferno, alcuni uomini che buttano giù alia rinfusa quadri e statue. La luce livida dell'alba investe il volto dell'ufficiale, trasfigurato dall'atroce ebbrezza d'Ha strage. — Soldati, ecco il tiranno! Serbi, ecco la « baldracca • del Re! Viva il Re Pietro I Karageorgevicl E gli anni sono passati col loro ritmo veloce. Pochi mesi or sono, un Maresciallo di Francia, recatosi a Belgrado in visita ufficiale, ha lungamente esaltato e illustralo, in un discorso, lo benemerenze dei serbi nella guerra del mondo, ed |ha roso giusto omaggio al valore delle Truppe clic contrastarono l'avanzata agli eserciti della Duplice Monarchia. II grande soldato francese ha poi, con alto parole, celebrato ii senso di onore e di cavalleria e la fedeltà tradizionale dell'esercito. | 11 Presidente dei Consiglio jugoslavo, -'n generale Zivkovic - antico tenente - della Guardia del Re in una notte di n giugno del iot>3 - ha ascoltato attènta, monte queste parole. - Non risulta che abbia abbassato gli - ocelli... -i ITALO SULLIOTTI. g

Luoghi citati: Belgrado, Francia, Jugoslavia, Serbia