L'idilio turbato

L'idilio turbato FRANCIA e RUMENIA L'idilio turbato ato BUCAREST, luglio. T) visitare un paese ad intervalli tende più facile la. percezione dei mutamenti nell'aspetto delle città, delle case, nelle correnti spirituali come nelle condizioni economiche. E analoghe'esperienze, del resto, facciamo rivedendo, dopo lunghi unni, perso- "itoné amiche. Stavolta mi sono accorto, paeza vistparnesdi inenmenJonin Rumenia, che si osa dir male della Francia: non che siano i rumeni tutti ad intonare un coro di proteste e vituperai contro la Francia — mai più —, ma insomma si sentono all'indirizzo nella grande alleata, amica o protettrice, critiche le quali un anno, due anni addietro, il rumeno che ha fatto gli studii a Parigi, legge il Temps, conosce Vichy e sogna la riviera, non avrebbe nè formulato,«né pensato. Oggi le critiche molti si limitano a pensarle, parecchi le borbottano ed alcuni le gridano o le stampano. Si potrebbe, mettendosi alla ricerca dei motivi, osservare che gli amori sono di rado eterni, e che quindi anche gl'idillii fra i popoli sono destinati a finire; senonchè in Rumenia è davvero troppo strano che la gente vi dica: « Alla larga dall'a micizia francese!... E poi parlano del l'egoismo degli altri popoli... Vicin piacevoli i francesi non sono per sicuro... » e altre frasi del genere, perciò la causa della fine dell'amore suscita a buon diritto curiosità. La causa prima e molto prosaica: l'interesse economico, in varie sue manifestazioni. Che l'amore (anche questo è risaputo) suol passare per lo stomaco. L'ultimo prestito che il Governo di Parigi ha accordato alla Rumenia è stato concluso a patti notoriamente onerosi: i rumeni hanno commesso forse l'errore di farne una questione di vita o di morte ed hanno certamente sbagliato conferendo all'operazione finanziaria un carattere ultra-politico. Mentre s'indebitavano con i banchieri, non si stancavano dall'invocare appoggio e aiuto da quanti uomini di Stato, a Parigi, fossero loro apparsi indispensabili per il felice esito della transazione. Messa la cosa sul terreno politico, alcuni organi francesi, con VEcho de Paris alla testa, iniziavano una campagna anti-rumena, nel corso della quale Pertinax si dichiarava recisamente ostile al nuovo prestito, a, meno che la Francia non avesse potuto incominciare « col fare ordine nelle finanze della Rumenia ». E' un chiaro latino. Più tardi, il prestito fu tuttavia concluso, al tasso del 7 1/2 %; però la Jugoslavia e la Polonia — pure nel 1931 — hanno ottenuto dalla Francia la prima un .prestito al 7 e la seconda al 6,1/2 %.' Già nel 1927, il capitalismo francese aveva prestato quattrini alla alleata Rumenia al 7 %, alla Finlandia al 5 e alla quasi nemica Germania al 5,1/2 per cento: dunque, hanno osservato i rumeni dopo breve riflessione su queste cifre, dunque quando si tratta di prestito la situazione di alleati provoca noie, e più sei alleato e più notevole, sembra, diventa il tasso che ti vien chiesto. Certo e che la Francia — come dimostrano le condizioni praticate alla Rumenia, alla Jugoslavia e alla Polonia — stabilisce gerarchie fra i suoi stessi alleati e sempre tenendo d'occhio le garanzie di solvibilità dei debitori. Tirate le somine, il giornale Cuvantul ha doman dato : « Se la voce del sangue ha cosi scarso peso negli affari di danaro di Parigi, perchè mai dobbiamo prestarle ascolto solo noi, anche quando ciò avviene con palese danno della .nostra ancora più palese mise ria?... ». Poi, in altro articolò, lo stes so giornale ha insistito : « Che ci siano stati prestati dei danari è verissimo; ma è il danaro più caro che la Francia abbia inai dato in prestito a qualcuno. E' amore questo? Amo re reale esiste da parte rumena per i francesi, e spesso assume forme esagerate ed anormali; i francesi, in vece, non ricambiano tanto affetto in ugual misura e si lasciano tutto al più amare. Et encore... ». Gli articoli del Cuvantul sono do vuti a.l direttore, professor Nae Jonescu, al quale il molto francofilo Universili ha perfino rivolto il monito a non mettere in una difficile condizione il Sovrano, di cui Jonescu si vanterebbe amico. Ma il direttore del Cuvantul non è il solo a lanciar strali alla volta di Parigi: l'Epoca vuole attenuare l'effetto degl'insulti di Pertinax, dicendo che Pertinax è un originale come ce ne sono dappertutto, che non rappresenta la Francia e viene sempre smentito dai fatti; la Miscarea, organo di Giorgio Bratianu (il capo della frazione nazionale-liberale ligia a Re Carol) scrive che gli attacchi della stampa francese irritano, essendo gratuiti ed ingiusti, ed il Curentul, nel rispondere alla parigina Iiepubliquc — che ha definito la Rumenia non più degna dell'appoggio finanziario francese, il quale andrebbe meglio dato all'Ungheria — ha osservato che si parla ai rumeni berne padroni sogliono parlare a servi. Oltre a non aver concesso all'alleata uu prestito a ragionevoli condizioni, la Francia aveva impedito ai rumeni — c Briand ne meno vanto in pubblico, a Parigi, ancora prima che a Bucarest se ne avesse notizia — di aprire trattative commerciali con la Germania, sulla base delle tariffe preferenziali: la delegazione tedesca filava alla volta di Bucarest mentre qui era riunita la Conferenza della Piccola Intesa, allorché, in seguito alle pressioni parigine, bisognò farle terminare a Cernauti il suo viaggio ufficiale e dare al mondo la sensazione di uno sgarbo al Reich. La storia vera dell'episodio di Ce.rnauti non è nota, ma sta di fatto che è poi toccato ai rumeni di salire nel treno per Berlino, in un momento in cui le promesse francesi risultavano sterili e le condizioni tedesche s'inasprivano. Per giunta arrivava il doloroso annunzio che la Francia capitalista e borghese negoziava con la Russia, sua fornitrice di petrolio, per forniture di cereali e i rumeni tornavano a riflèttere che anch'essi avrebbero petrolio e cereali da vendere e che se la Francia alleata acquista in Russia contribuisce a facilitare la realizzazione del piano quinquennale, e la consolidazione del regime sovietico, il nemico alle porte della Rumenia... Prestiti cattivi, ordinazioni negate, trattative con terzi interdette: cosi va compensata ila fedele amicizia rumena? Il contenuto sentimentale dei legaOà fifafl uniscon<> la Rumenia alla lo Saffza '1 psaleglcheattle denvi sarni polsutrata re,l'Itl'Ua sla senstrtatJonsumocoti di petiegostanovia il t'apobiqunounraale venetoalpacoWciramsttrtiqumsimdomzivisidmloè popeesndsoloil dveirtisonteLPpanchavnOMdUvspsCbsteagfaLgScsMeeiIPvvusdpsvg "ito, se il legame d'amore Era i due paesi sia essenziale alla funzione del Francia è però senza dubbio 'assai forte: lo stesso Ministro delle Finanze e. degl'Intorni' Argetoianu (da qualche organo francese sospettato di germanofilia) mi ha <;on franchezza detto che, sotto questo punto di vista, la Rumenia sarà sempre dalla parie della Francia; nò al Nae Jonescu, iniziatore della levata di scudi contro Parigi, è mal saltato in inente di negare che l'amore fra Rumenia e Francia sia un fatto. 11 Nae Jonescu si è soltanto posto il que e o i è e o lo Stato rumeno, occorrendo, in caso affermativo, realizzare una allean¬ za basata su vantaggi concreti per '1 presente e per l'avvenire; al passalo lo scrittore non allude, negando egli la validità delle antiche intese, che la politica si fonda sulle cose attuali e sulle future e non su quelle entrate nella storia. Se i precedenti storici fossero sempre decisivi nel '14 l'Austria-Ungherla non si sarebbe battuta a fianco ai prussiani che lo inflissero Sadowa. La politica estera rumena si impernia sulla lesi della intangibilità dei trattati: questa tesi la si è sostenuta con accanimento, passione, timore, fino a dubitare dell'amicizia del l'Italia, perchè noi siamo amici dell'Ungheria e revisionisti, ma salvo a sentire Herriot esclamare che al la lunga non sarà possibile andarsene a spasso per il mondo, sempre stringendo sotto il braccio il Trat tato di Versailles: orbene il- Nae Jonescu, con onesto coraggio, anche su tale delicato punto tiene ad ammonire che alla intangibilità dei confini rumeni gli autori dei trattati di pace sono interessati solo in via di massima, potendosi pur darsi che per alcuni degli ex-alleati una frontiera ritenuta necessaria nel '19 — sppicoladaJoteaasttaRgclncotrledtrdnnpnecq1'actrnanztaamndtbamè pecie se altrui — adesso non lo sia più. E da chi ebbe la Rumenia j suoi onfini odierni? A coloro che strilano in coro : « Dalla Francia e dalla benevolenza francése », il Nae Jonescu risponde enunciando una eoria, a cui faremo posto a fianco agli studi sulla « Realpolitik » od alle abusive interpretazioni dei nostro <t6acro egoismo». Che sia etata proprio la Francia a. dare alla Rumenia gli attuali confini etnici, grazie a una'alleanza con essa conclusa, non è esatto : se alleanza ci fu, ne trassero benefìcio entrambi i contraenti, non essendo supponibile tra Francia e Rumenia un patto eonino che abbia riservato la parte del leone giusto ai rumeni. Al contrario, esclama Jonescu: l'alleanza di guerra fu conclusa non perchò ne avessimo bisogno noi, ma perchè ne avevano bisogno i francesi... E dopo questa paradossale affermazione, della cui validità neppure dubita, eccolo formularne una seconda, la quale suona che la Rumenia non 1' ha ingrandita la vittoria delle armi, bensi la vittoria di un principio : ed a che han provveduto i trattati di pace, se non a consacrare etati di fatto già esistenti? L'unità nazionale la Rumenia la deve alla volontà dei fratelli che vivevano sotto altri regimi e la realizzazione di questa volontà, riconosciuto il principio del diritto dei popoli a decidere della propria sorte, non avrebbe potuto essere impedita nemmeno se la Rumenia si fosse mantenuta neutrale. « Dato ciò, conclude Jonescu, noi non ci siamo avvantaggiati della benevolenza di nessuno, bensì di un principio per il quale abbiamo combattuto noi pure, nella misura delle nostre forze. Nulla ci è 6tato dato, essendo ibessarabi e i Ircugrpnqdtiafrtirsaterl'mbzinnpelldrlPllclltscgqnscic ransilvani venuti a noi. Motivo per cui non ci parlino di certi debiti di gratitudine, che non ne abbiamo... ». Siano anche i rumeni arrivati al punto di negare che debbono riconoscenza alla Francia, e si legga, qua e là, che « i rumeni non sono dei negri, buoni per spettacoli esotici o per l'esposizione coloniale », accorti a dedurne che la influenza francese in Rumenia, sempre fortissima, abbia tra poco a tramontare. L'idillio è turbato, l'amore sviscerato e cieco fa lentamente posto alla ragione, ma generazioni edurate a studiare, a pensare ed a sognare in francese non si cambiano dall'oggi all'indomani; e dove il sentimento morisse del tutto, bisognerebbe pur pensare alle difficili condi zioni militari della Rumenia, al suo interesse a tenersi amica la nazione più armata d'Europa, la quale pare abbia già promesso ai rumeni e ai polacchi, legati da intese mi litari, di dar loro — ove la Russia li aggredisse — un eccellente comari dante supremo, il maresciallo Gouraud, e materiale bellico e specialisti. I rumeni che protestano contro Parigi, lo fanno perchè delusi ne loro amore, perchè si avvedono che la Francia, lungi dallo stringere e coltivare affettuose amicizie, stabi lisce umilianti gerarchie dei suoi alleati e si pone al di sopra di essi tutti, magari prendendo gusto alla satira che la sua stampa fa, implacabile, allo spese di qualche fami glia reale amica. Ma per ora, e per qualche tempo ancora, la Rumenia non si distaccherà dal sistema basato sulla Francia p su quella Pie cola Intesa la cui ragione d'essere, in camera carilatis, si riconosce cessata. ITALO ZINQARELLI mrr