La conclusione del dibattito in Appello

La conclusione del dibattito in Appellovicenda JNJóìha a conclusione del dibattito in Appello L L senenzanepomerggomercoledì l d Per la prosecuzione del dibattito, laCorte Un tenuto ieri mattina un udienza straordinaria che si è protratta sin ol- tre mezzogiorno e che ha permesso ai patroni che ancora, dovevano avere la parola di svolgere le loro ragioni e ài presentare le proprio conclusioni. In tal modo, il dibattito, che pur muntemi- to in limiti di sobrietà e di moderazio- ne ha assunto un'ampiezza notevole, ha potuto esaurirsi e conchiudersi. Alla ri- presa, la parola e stata data al avvo- cato Martincz di Aosta, dell'ex-cassiere Cuaz. L'avv. Offrane! per ì'ex-cassier» Iniziando la sua lucida ed acuta trat¬ ,, . ... . . tazlone dall esame della imputazione iWiBfflore elevata contro il Cuaz — comP,l,cl,a coi Néaii nell'appropriazione ìndebita dei titoli — l'avv. Durand osscrva che non è risultato provalo il matelale concorso del Cuaz nella sottraziO; ne <l1-' Mo\i, ne è rimasto provato (anzi e stato provato il contrario) che egli alipia fatto affluire alta banca i titoli che vennero poscia distratti. In ogni caso, Prosegue il patrono, difetta assolutaménte la prova che il Cuaz abbia agito in collegamento doloso con i Réan, e cioè con la consapevolezza e piena cescienza dell'indebito, u*elittuoso uso dei titoli fatto dai principali, e con provata cato Luigi Durand patrono con l'avvo-partecipazione qualsiasi agli utili no.scemi dal reato. L'avv. Durand, dopo avere offerto la dimostrazione di quesii assunti, rileva che già il Tribunale di Aosta, per molte e inaliifeste ragioni, aveva escluso che tra i Réan od i loro impiegati fossero nterceduti rapporti di tale confidenza da rendere possibile e verosìmile un ac> cordo criminoso tra di essi. 11 giudizio d'uppello ha ribadito questa verità inop^ pugnatile; al Cuaz non è stalo attribuì to alcun nuovo proposito criminoso, e neì suoi confronti i rappresentanti del-nccusa sl 8ono limitati ad insistere PU|ia propaganda che, a favore della Ranca Réan, egli avrebbe effettuato nel natio paesello di Cogne. Venendo a trattare delle imputazioni minori, l'avvocato Durand sostiene con riferimenti dì fatto e citazioni dottrinali, che dall'appropriazione indebita di 10 mila lire esula l'elemento del danno verso la bancn, e che dal falso cui sl collega l'èplsodio precedente, non è scaturito aleun nocumento: il danno non era nella ntenzione degli agenti né si verificò con la conseguenza colposa dell'operao degli agenti. Si tratta, in ogni caso, dj mlso ideologico, e sotto questo aspet- to il reato non è punibile L'arringa dell'avv. Ungiro Ha poscia la parola l'avv. Filippo Ungaro di Roma, in difesa di Giacinto Celano. Attraverso un'arringa salda e di argo respiro, l'oratore esamina acutamente l'attività che il Celano ebbe a svolgere per salvare dal minacciosi gorgiù Uel dissesto la Banca Réan. Nessuno può negare — afferma il patrono — che il Celano si sia ndoprato con piena sincerità, con tutta buona fede, per ottenere un assetto ed una sistemazione dell'istituto pericolante, e che il suo inervento in favore dei Réan non sia stao ispirato dalla convinzione di giungere ud un risultalo vantaggioso e coli' crcto. D'altra parte al Celano non matv cavano le aderenze per svolgere l'opera ntesa ad ottenere il salvataggio della banca e le risultanze processuali lo hanno abbondantemente provato. Accusare il Celano di bluff è ingiusto, è assurdo. D'altro canto non fu lui ad offrirsi. 11 suo intervento fu richiesto, fu sollecitato dai Réan e da coloro che più davvicino si interessavano alla sore della bunca. Celano ebbe, forse, un unico torto : quello di lasciarsi invadere da un eccessivo ottimismo circa la pos sibilllà di salvare l'azienda. Orbene, in utto ciò sono riscontrabili gli estremi di una coopernzlone delittuosa del Geano con i titolari e gerenti dell'istituto? L'accusa gli ha contestato di avere raf- nel Rean il proposito criminoso e lo na chiamato a rispondere di com- -Uoi» 'iel1'1 distrazione dei titoli. Seloncllè rassurdità di un simile addebito è dimostrata da una circostanza clie in causa è pacifica : allorché 11 Cetano prese ad interessarsi della Ranca néan i titolari di questa avevano già perpetrato 1 nove decimi delle irregola- rito che sono ad essi imputate. E l'avv Ungalo, dopo avere aggiunto considerazioni d'ordine giuridico per dimostrare l'insostenibilità dell'accusa contro 11 Celano, concludo chiedendone l'assoluoriu. L'avv. Lavezzeri par I fratelli Réan La parola é ora al secondo patrono dei fratelli Réan, l'avv. Giustiniano Lavezzeri, il quale illustrando le tesi di fatto e di diritto già accennate nella memoria a stampa redatta in collaborazione con l'avv. Piero Ollivero, svolge a sua trattazione secondo criteri tecnici e giuridici. L'oratore richiama 1 risulati della nuova relazione del curatore e secondo cui la giustificazione del pas- sivo. attraverso gli ulteriori accerta ntenti condotti, raggiungerebbe esattamente la cifra del passivo reale che è di 58 milioni e 392 mila lire. Da ciò l'ora oro deduco che rimane esclusa Tipo esi della bancarotta fraudolenta per distrazione di attivo e che la figura di Lorenzo Réan si presenta, dopo questo rilievo, sotto un aspetto assolutamente diverso. Del resto la ligura del Réan pouelibe essere definita e lumeggiata solanto dal suo comportamento verso la amiglia: vittima prima e non artefice d'inganno, egli subì il messianico miraggio dell'intervento liberatore che gli era agitato dal Celano, e per sostenere l minante edificio della sua azienda non sl peritò di trarre nella rovina tuti i suoi congiunti; il padre, la moglie, fratelli, la sorella, gli affini tutti, nei crollo delta banca ebbero sepolto il lo- rn avere, fosse questo l'avito patrimonio o il modesto peculio raggranellato Con il lavoro ed il risparmio. Tale la sorte dell'uomo, di cui si disse e si sostenne fino al dibattimento che avesse distratto dalla hnnea e convertito in proprio prolitto oltre dieci milioni. Dimostrata l'insussistenza dell'ipotesi maggiore che concretava l'addebito di bancarotta fraudolenta — distrazione di attivo — l'avv. Lavezzeri sostiene che anche l'Ipotesi minore — sottrazione di ibri e dominomi — è insostenibile. Se era possibile presumere che i fratelli Réan avessero sottratto libri, appunti, scritturazioni di qualsiasi specie quando si riteneva che essi avessero potuto entare in tale guisa l'occultamento dele loro distrazioni, la presunzione di- viene priva di base, anzi apparo assurda ora che la più grave imputazione è esclusa. E l'oratore, proseguendo nella sua rattazione — lurida, cristallina, densa "' argomentazioni ed avvivata tuttavia °ta un fervore di fede e di persuasione — affronta l'esame dello altre imputa- 1 i i zioni. Per l'appropriazione indebita dei itoli, osserva che, per ammissione dele stesse parti lese, gran parlo dei titoli etano stati consegnati alla banca in garde Ulne o deposito libero. Per que-l Sto fatto — a prescindere dalle questioni giuridiche ,-he l'oratore tuttavia sotto-1pone al Collegio e che potrebbero por-ì da disamina da parte del Collegio. E se'puro non verrà interamente eliminato, are all'osi instane del retilo — l'avv. La-! vezzori soggiungo che l'addebito dovrà formare oggetto di nuova e più profon-iclie 1 Réan non misero in opera raggiri j ,di sorta: è dimostrato infatti che nelle affermazioni dei Réaii circa il snpera mento della crisi ad un intervento sal¬ Vv r ,■>■■ v,■ .• • ;, ,1 vercTtentopa^ pienamente e il loro convincimento e leg dichiarazioni fatte ai terzi. ,, . ... . . L'avv. PotJdigus per la Signora Reati ultimo oratore, l'avv. Giuseppe Pod-i dJgue clliude la discussione parlando i in d|fosa di Engcnlfv ^rassy, la consorte dl Lorenzo Réan. Con oratoria vigoro- sa, il patrono rievoca il dramma . di questa donna * per cui (secondo ammise il Tribunale) l'orgoglio umiliato e ferito generò la disperata risoluzione di salvare la banca «. In questo riconoscimento è la causa delia signora Réan. Ma la salvezza della banca ella non la voleva solo per sè; la voleva per tutti. Per tutta la pleiade di onesti e buoni lavoratori della valle che all'istituto — ja lungo vissuto nel sereno lavoro e nel la tranquilla prosperità — erano affezionati ed a cui avevano affidato il loro patrimonio e la loro piccola fortuna. Fu un'illusa sl, ma l'illusione fu alimentata in lei da coloro che materiavano la sua fede e la loro opera di suggestione con documenti incalzantisi e confortanti. A costoro — abate Bianche! e conte Celano — ella credette, ciecamente; non poteva pensare di essere ingannata e tradita. Sulla sua convinzione sicura e serena di un aluto divino, sul suo animo esallato, premevano i consigli, le assicurazioni, le suadenti parole di uomini cui essa doveva credere perchè la loro parola rispondeva all'intimo torturante desiderio dell'animo suo. E l'avv. Poddigue considerando le imputazioni mosse alla signora Réani sostiene che le sue condizioni di mente, l'ambiente in cui operò, la suggestione su di lei incombente, la coscienza di fare il bene, la certezza di riuscire, l'abbandono di ogni sua fortuna, 11 sacri-, Re-io di tutta la sua yita, sono le prove lsicure della sua buòna fede, della sua'non coscienza dell'illecito, della sua persuasione che ogni cosa potesse leci tainente operarsi ai fini della salvezza comune. Ogni ipotesi di dolo è quindi da escludersi nel suoi confronti. E ca- dono quindi lo imputazioni che lo sono!slate elevate. Ma se taluno di questi ad-ldebiti dovesse sopravvivere, quale ni grado della sua responsabilità? esclama ll'oratore. Vari sanitari hanno dato unigiudizio univoco su Eugenia Réan: el la presenta equivalenti epilettici e stato confusionale Con semi incoscienza. Anormalità quindi, dal lato fisico e psichico. Ed è por questo che l'avv. Poddigue, concludendo la sua arringa con una commovente perorazione, chiede alla Corte, nella disperala ipotesi d'una'affermazione di colpevolezza, di voler|dichiarare che Eugenia Réan non agi con la piena coscienza e libertà dei prò pri atti. La discussione è conchiusa. Dichiarato chiuso 11 dibattimento, il Presidente comm. Pota annuncia che la sentenza sarà pronunciata all'udienza di mercolodi pomeriggio. I delitti contro la maternità {Corte d'Appello di Torino) Dinanzi alla V Sezione della Corte d'Appello sl è avuto il riesame del processo a corteo di Mario Casini di Giuliano, di 25 anni, nato od Orbetello e Ultima Baudino, di Tomaso, di 22 anni, nata a Giornìto (Svizzera), abitanti a S. Dalmazzo di Tenda. Entrambi erano stati mandati vnnrJ^hp1?!!^,^1".?^ ptichejlleclte. Il Tribunale, accordando|alla Baudino le diminuenti dell'onore le aveva inflitto 3 mesi e 10 giorni di detenzione (col doppio beneficio della condizionale e delia non iscrizione) ed al Casini — ritenuto colpevolo di avere determinato la rag.zza a compiere la manovra abortiva - - e^-eva inflitto 2 anni e 6 mesi di reclusione. La Corte (Pres. comm. Isola: P. M. comm. Siracusa) confermando la sentenza del primi giudici nel confronti delta Baudino (difesa avv. Farinelli) ha assolto il Casini (difesa avv. Dagasso e Toselli di Cuneo) per non aver commesso il fatto. Condanna per appropriacene Indebita Alessandria, 6, notte. Davanti alila seconda sezione del Tri. binale è comparso Aldo Negri, di 24 anni, qui residente, imputato di appropriazione- indebita per aver trattenuti oggetti preziosi del valore di 70U0 lire avuti per ragione del suo commercio, dalia dita fratelli Pozzi ron o scopo di curarne la vendita, e versandone l'importo o restituendoli. Il Tribunale ha condannato i! Negri ad un anno di reclusione. 300 lire di multa e spese processuali. Capo gestore condannato a 3 anni Firenze, 6 notte. Dinanzi al nostro Tribunale, sl è discusso il processo a carico dell'ex capo gestore delta stazione del Campo di Marte di Firenze, Angelo Laghi, rmto a Bari nel 1872. Imputato di peculato par circa trentamila lire. Il Laghi è stato condannato a tre anni a 300 lire di multa e al rimborso alle Ferrovie dello Stato, della somma rubata.