I compagni d'arme

I compagni d'arme I compagni d'arme I compagni darme'Afa di nuvole estive, sulla terra, nembi d'autunno, eventi enormi in ■una mente deserta, come la giornate cristalline d'inverno che vi fanno diventare più belle e felici d'un'antica iddia ma per un'ora sola, o belle donne: e passa il tempo, la primavera già è finita sull'asfalto delle strade, nell'ardore ch'esso comunica all'aria bassa fra i muri delle case; corrono gli anni. Ma quei morti, quei giovani bellissimi, seminatori d'amore a uh passo dalla tempesta cui si diedero impavidi, non invecchiano più. Il eottotenentino Aldo Turrisi appare ancora a quando a quando fra gli alberi del giardino o dinanzi al cancello. Sorride, saluta: dispare fra la nuvola di polverone sollevata dall'automobile di Serafini, da cui balzano gridando i ragazzi, di ritorno dalla partila allo Stadio. «Addio, signora Adelina. Signora? davvero?». «Oh, per modo di dire, caro». «Tuo figlio?». «Antonio, sì. E' nato orfano. Tornerai ? ». — Signora, dove si fa portare lei da questi ragazzi ? Questo voci, fra il chiasso dei ragazzi ! — Signora Adelina prenda il costume, si va a Ostia a nuotare! La signora Adelina abitava in una zona quieta e signorile in un bel villino di sua proprietà, composto di tre appartamenti; i due superiori erano affittati e costituivano la sua rendita. Tutto sommato, un' esistenza tranquilla; ella ancora giovane per poterne godere; il figlio sano, da lasciare senza preoccupazioni, già provveduto. Il vero padrone della casa era lui, a tredici anni. La signora Adelina era ormai un po' fuori della vita. Non aveva potuto mai stabilire un'amicizia con un'altra signora maritata: le davano tutte un'impressione d'animali sapienti, pieni di misteriosa importanza, la cui esistenza avesse perduto ogni senso d'awentura; mentre ella era tornata da tanto alle ambasce e agli sgomenti d'una verginità nuova, consapevole, ma già di nuovo buia e irresoluta. Se la faceva invece coi ragazzi, coi compagni che il figlio portava ogni giorno in basa. Eppure, pensava, bisognerebbe saper bene questa cosa: chi ha ragione, se i ragazzi o il maggiore Felici. Era davvero combattuta, ogni tanto in ansia che fosse necessario mutar vita. Certo che quei tre giorni in cui i fratelli Surdi non si fecero vedere perchè il più grande, Anselmo, aveva litigato con lei, in casa non si raccapezzava più nulla, non si sapeva che cosa fare, come passare il tempo: nemmeno giocare al tennis. Antonio e il ragazzo Almagià, il figlio degli inquilini dei secondo piano, rimasti soli, tiravano di scherma, e lei doveva stare a guardare, «""oi ragazzi attorno era vita, una continua baraonda, giuochi in giardino, gite,», l'automobile di Serafini, e la doménica le partite di calcio a cui li accompagnava esaltandosi più di loro allo spettacolo veloce e al parteggia re del pubblico. Ma Antonio alle nove se no andava a letto, e nel silenzio abbagliato della casa vuota, tutta illuminata per non aver paura, cominciava un' altra di quelle notti calde in cui si dorme male; la signo ra Adelina non sapeva fare altro che vestirsi come per un ricevimento e girellare nei duo salotti sfuggendo la sua immagine nelle specchiere, leggracchiare qualche pagina di romanzo, mentre le tende s'appallonavano davanti alle finestre aperte, come se fossero vive, vive esse sole, in giuoco, in quella casa attonita, per turbare lei. Talvolta errava sola per il giardino sotto la luna, ma che seccatura nel terrazzino lassù quel maggiore Fe liei che fumava a pipa in maniche di camicia, guardando il cielo a ca vallo d'una seggiola, esser salutata dalla voce di lui, grave e sonora nel silenzio. Nella voce del maggiore vibrava quel tono che una donna avverte, di rispetto e di considerazione ma da uomo autorevole che si pone davanti a una dama in possesso di tutte le doti per essere apprezzata e anzi desiderata ; una volta che s'era trovata più debole di nervi, lì di not te nel giardino, l'aveva addirittura fatta fuggire. Intanto, come so le cose volessero imitare dopo un periodo di tranquillità, oppure solo per colpa dei primi baldi, ogni giorno adesso nasceva qualche incidente coi ragazzi o col maggiore. D'estate la signora Adelina 6i cpnsumava, provava un'aridità come se la stagione, quando il sereno è ormai stabilito, nel cielo che non pare più il nostro soltanto ma quello sconfinato di tanta terra, monti e mari intorno, fosso così nemica alla città che si corresse un rischio a restarvi. Si svegliava che il sole era fuori già da tante ore 60I0 per lo rondini fra i cornicioni bianchi e le terrazze, l'ultima speranza d'un po' di aria leggera appassiva nel riaprire la finestra, la giornata era matura. E una bella danna sentiva di sciuparsi. Segno che pativa il caldo anche il signor maggiore! Per tutto l'inverno non s'era fatto sentire. Se ne sapeva poco: era un mutilato di guerra, aveva cambiato casa dopo- la morte d'una sorella con la quale era sempre vissuto. Lui e il suo attendente: chi sa perchè aveva nreso in fitte un appartamento così grande. Possedeva dei mobili massicci, tappeti, libri; teneva la casa ordinalissima; e la signora Adelina era rimasta timida scoprendo quel senso della vita di lui: che c'era bisogno di severità anche a esser soli. Che non si è mai soli : non ci si può mai dire Bperduti, alla mercè della vita. Aveva cominciato col mandar giù l'attendente per pregare che si facesse silenzio: ella andava sull'altalena in giardino spinta dai ragazzi che facevano chiasso: beveva aria mossa, volava nel vento, ne aveva bisogno. Si fera affacciato un momento al suo baiIcone e l'aveva serrato dopo un'oc labiata in giù di sdegno.. Perchè ella e , n e a a , a o a l e a o a a , i a e o . e a a e a o a à i n e i o a n , o , a i o e , , i e e o o e , e a e a l e i a a a o i a l e a a a a i a E e e i a a . i n e e n i se ne stava in pigiama? O che bel tipo. Poi l'incidente con Anselmo Surdi, quello che vuol diventare campione di tennis. Sedici anni: o aveva avuto il coraggio di domandarle se voleva... Che cosa? Gliel'aveva fatto dire per intero, perchè proprio non ci aveva potuto credere. S'ora messa a ridere, anche, dapprima, tanto le era parsa buffa la cosa; poi aveva litigate seriamente, gli aveva comandato di non farsi più rivedere. Meno male che dopo tre giorni era tornato; però, dice: solo perchè aveva trovato lo stesso. Un vero spudorato. E all'ultimo col maggiore era finita a pistolettate. Ma no. Ma 6Ì, proprio. I ragazzi (e anche lei, veramente) tiravano al bersaglio con le carabine ad aria compressa: s'era affacciato lui dal solito terrazzino, e pum ! punì: « Permesso anche a me? » Così irato che non sapeva più parlare: un discorso senza nè capo nè coda. « Se uno che s'è fatto rompere lo ossa per la patria può buttarle un'ora in pace su un letto, per riposare dopo pranzo ». Giù erano tutti spaventati, ma Antonio salta a dire: « che suo padre c'era anzi morto, in guerra, perchè il figlio potesse fare il comodo suo, a casa sua ». « Lei rispetta poco suo padre! ». Questo il maggiore non l'aveva detto : l'aveva urlato a squarciagola, rosso come un tacchino, per farlo udire un chilometro distante,'con una vera vociacela da caserma; e batte le impòste. Un'irritazione da non dirsi; ma fortuna che a lei le veniva da ridere. Prima di sera era poi disceso a presentare le deuse, da gentiluomo, e aveva stretto la mano al ragazzo. Si era parlato del caldo. Ma ora i ragazzi lo chiamavano il maggiore Feroci e facevano l'atto d'arricciarsi due baffoni sulle guance. Lo chiamavano anche Rataplan, che ridere ! Invece i baffi del maggiore sono piccoli o appena mossi, sopra una freschissima bocca giovanile: che una volta, in 6ogno, ella s'era trova prossima, un attimo solo. Cattivo vicinate. E intanto, fin dal primo momento che s'erano trovati soli nell'appartamento vuoto ch'ella gli faceva girare, codesto signore l'aveva rimessa davanti alla larva lontana e senza faccia del marito morto, e insieme, naturalmente, era rispuntato Aldo Turrisi. Nelle stanzebuje doveva affrettarsi a spalancarcle finestre; ma poi doveva parlargli mmodo da ottenere a qualunque pat-to la sua stima. Invece di contratta-re! Che cos'era? La rassomiglianza,in occhi tanto diversi, del loro sguar-do, d'uomini che sapevano, che vede-vano nella vita una cosa, di cui el-la aveva perduto il senso e i ragazzinon avevano nemmeno il sospetto?Ma. il marito morto, da allora, la in-curiosiva ogni giorno di più. Nonserbava più un'impressione di \ui,che fosse stato vero. Uno scienziatoserio, di cui ormai non si saprà più nulla, richiamato durante la guerra col grado di capitano l'aveva sposata nella primavera del '17, chi sa perchè, fra le preoccupazioni delle sue formule e dei suoi esperimenti di gas; forse non s'era spiegato, forse ella di diciannove anni, ancora attratta verso l'immagine del povero Turrisi, morto i primi giorni della guerra, non aveva capito. Pochi mesi dopo le nozze, al rovescio di Caporetto, muto, quasi trasognato, se n'era voluto partire per il fronte: dov'era sparito senza lasciar traccia. E allora era ricominciata la prodigiosa vita di Aldo Turrisi: ma non contro l'immagine del marito, anzi insieme, confusi. Serii tutt'e due, come tutti i soldati di guel tempo erano serii, coi loro occhi fermi e luminosi che guardavano pcr imprimersi in chi restava, le ispiravano lo stesso dolore. Ecco perchè è impossibile dimenticare il loro sguardo! Tutti hanno guardato, essi, in quel moào,l'ultima volta. Ma il giovane adessoera, vivace, come per farla divertire :e dava in lei misteriosamente all'an-ziano quel più d'amore, di gioia, digratitudine, che ella non aveva sa-puto offrire al marito in vita, e an-dava ora alla memoria: accarezzata, , . ,, . , nel cuore di lei come sarebbe stato1 altro, che traspariva incitante, sisentiva, svaniva nel compagno. Lnavolta., aria di domenica nel giardi-no tranquillo, s'era seduta a rinac-ciare come non aveva più fatto dallamorte del marito, e Aldo Turrisi a-vava, preparato tutto, per starseneacoucciato davanti a lei, sorridendo Le pareva così. Con me, avresti dovuto lavorare così ogni giorno, non saremmo mica stati ricchi, sai. « A che sta lavorando, signora Adelina?». «Ah, lei era lassù? M'ha fatto paura ». « La sto guardando da un'ora. Non è andata oggi coi ragazzi alla partita? » Che sciocco: non lo vede da sè, che non è andata?No, avevo da rinacciare ». « Molto bene ». Un corno, vorrebbe rispondere irritata: sono una stupida; ma Aldo Turrisi se la ride sotto i baffi e dice anche lui, molto bene. Consigliato da lui come in un giuoco, questo modo d'amare e quasi di onorare il marito. Era un'immagine birichina, di studente. E questa cosa faceva meraviglia alla signora Adelina fra i ragazzi, che quegli studenti s'occupassero di questioni così gravi, sorridendo: l'amore sacro di una donna, la morte. Erano stati altri uomini, ed ella provava talvolta una curiosa esaltazione all'idea d'essere stata d'uno di essi. E il signor maggiore, così vivo e strepitoso, era entrato cubito in combriccola con loro: le pareva che tutti insieme stabilissero che egli avesse qualche diritto su lei. Oh via., basta, sono sciocchezze. Eppure, è venuto il giorno risolutivo. S'era chiusa in camera dopo la scenata con Antonio, che aveva tenuto un contegno perfino indecente; e stava in piedi, coi gomiti appoggiati al piano 'di marmo del cassettone ; due vecchie cartoline nelle mani. La mattina era andata a informarsi: Wtabelle coi risultati degli scrutinii non erano etate ancora affisse nell'a-a!trio luminoso della scuola, ma aveya potute saper l'esito dal segretario, che l'aveva trattata quasi con la severità che meritava il figliuolo. Antonio doveva ripresentarsi a ottobre per riparare in due materie e non era stato riprovato anche in francese solo per non fargli perdere l'anno. « Ma glielo faccia ripassare lo stesso, il francese ». L'esili mani sudaticoe, tremolanti sui registri, il vestituccio da povero, la voce nel naso; le era parso in quel momento che appena fuori di quoll'ombra intanfata l'afflizione della notizia sarebbe svanita. « Glielo faccia ripassare, signora ». Aveva perfino pensate che Antonio diceva giusto: che ella avrebbe dovuto spugnarsi ogni mattina nel tub dopo un po' di ginnastica da camera e poi fare il massaggio: e frenava il riso all'immagine dell'attonimento ipocrita con cui il ragazzo avrebbe appreso la bocciatura. Però non gli aveva comperato, per castigo, la Gazzetta dello Sport. E voleva uscire lui, per andarsela a comprare da sè ! Una alzata di spalle, come se fosse stato niente. Allora — cosa mai accaduta — gli aveva lasciato andare uno schiaffo, perchè non era stata buona a trovare una parola. Non poteva o a e a a . e o ! a a e n e i pensarci. Rivedeva gli uomini per la vìa., con le facce 6erie e affaticate: capiva il perchè di tanta tristezza e degli sguardi ostili su lei. Ella appariva come una giovinetta. Ma era innocente! E con lo nuovo gonne fino alla caviglia' e la lieve molle ombra del gran cappello di paglia da cui uscivano i due boccoli biondi, s'era sentita quasi come allora in quella lontana primavera degli addii quando era partito per la guerra Aldo Turrisi, che da Bologna lo aveva spedita questa cartolina, eccola qui : « Andando in su. Viva l'Italia, fa' cuore! », e quest'altra da Cormons il giorno dopo: «W l'Italia! Abbi fede », e poi era morto: sedici anni, sedici anni come oggi. Allora avevacontrastato con la povera mamma perchè le aveva impedito di vestirsi a lutto; questa mattina il suo vestito di velo freschissimo era verde, e una coroncina di rose sotto la paglia, attorno alla fronte: non dovendo render conto a nessuno, si faceva lusingare dalla sarta, la quale pareva in adorazione del corpo di lei e la abbigliava arditamente ; ma ciò non deve dispiacere a lui, secondo l'idea ch'ella s'è fatta dei loro rapporti, per oui 6Ì sente guardata con un dolce lume d'ammirazione negli occhi che la se¬ : e o a o a l i , aa a o a n e i e e¬ guono e la guidano. Ma si sa che è un'idea vana. Forse Aldo scoterebbe il capo, pensieroso, indulgente. Con lo stesso atto del maggiore Felici, ch'era in tram con lei, tornando; ma non l'aveva scorta, altrimenti si sarebbe alzato subito, sarebbe venuto a inchinarla, a baciarle la mano. Le tendine svolazzanti gli davano fastidio: un signore così impettito. E lei, dietro, ne sorrideva. L'aveva accompagnata dalla fermata al cancello del villino. Nel salutarla le ha chiesto il permesso, con un volto stretto come se provasse un gran dolore, il permesso di venirle a fare una visita questa sera dopo cena, quando Antonio sarà a dormire : la signora Adelina s'è sentita voglia di fuggire, di sprofondare. Che vorrà dirle? « Signora, dove si fa portare lei da questi ragazzi? ». No: questo gliel'ha detto già strada facendo, come una frase senza importanza: tanto il loro discorso, senza parere, era grave. Un lievissimo tonfo su nna cartolina, e l'inchiostro vecchio rinvivito si muove sotto una luce come se si sgranchisse. STEFANO LANDI.

Persone citate: Aldo Turrisi, Anselmo Surdi, Serafini, Turrisi

Luoghi citati: Bologna, Caporetto, Cormons, Italia