La Montagna di ferro

La Montagna di ferro VIAGGIO I3ST LAPPONIA La Montagna di ferro -(D A X« O S X « O I .ÌV V I A. T OJ- ael. » de ne za a-. ta Le Ma siato te ara edi na la : rpo oo. a. il li. nsi ao. aomha a'è il Aro ti nne— rrini, to i va ra eiù Le he o; ro ti, èto Kl RUNA, giugno. . Si legge Delle Mille e una Notte la storia di. una montagna la quale possedeva gli attributi e il potere <ìi una calamita: il ferro, le guarniture metalliche delle navi che si accostavano, andavano a ficcarsi da sè sul fianchi della montagfna, intanto che le navi senza più. riparo contro flutti e tempeste colavano una dopo l'altra, giù sotto il mare. Il « re della Lapponia » Kirunavaara produce un'impressione simile: sema niente d'allegorico, intendiamoci, assolutamente moderna. E' una montagna tutta quanta di ferro, da capo a fondo, dentro e fuori: lira a sè gli uomini e le affolla attorno a sè col gusto del guadagno, facendo loro diinenliearc il resto. Li scalda, li. eccita anche qui al sessantesimo grado di latitudine in mezzo alle tenebre della f.apponia. li ammala di una strana febbre, la febbre del ferro. Il suo nome enigmatico. Ki.runavaa.ra, in lingua lappone montagna della pernice, correva ancora qualche anno fa sulla bocca degli indigeni, dei selvaggi del Nord, come quello di un fieli da leggenda dove ila nascosta una pietra di virtù miracolose, e ricchissima. Insieme con una seconda montagna di nome Luossavaara, montagna salmone, della stessa identica sostanza minerale e separatane da un lago il cui fondo parimenti metallico Unge l'acqua, di una colorazione sporca come di piombo fuso, farina da venticinque anni il. più ricco bacino minerario conosciuto in Europa. Da appena venticinque anni, da quando cioè venne qua un geologo a studiare il terreno, a mettere in chiaro il mistero di tanta ricchezza in una terra cosi povera, e a dare d'urgenza, i suoi, lumi circa il metodo di sfruttarla. Poiché, con lutto che sembri meraviglioso che si tardasse tanto a utilizzare un giacimento di ferro esposto all'aria libera e alla luce del sole, gitasi non si volesse insomma prendere sul serio una terra come questa, povera, per definizione, non va dimenticalo che un'impresa simile per dare i suoi frutti e riuscire a dovere richiedeva tutte al completo le 'risorse dell'età moderna, l'uomo con lesue macchine, l'elettricità massima-mente e le sue infinite applicazioni; e.che pure delle montagne quali sonoqueste, che sono quello che sono, quello 'che sono sempre state dal tempo dei tempi, non avrebbero mai rapprescn tato niente di diverso dalle altre senza il concorso della civiltà industriale, sviluppata appunto in Isvezia nel grado più allo. Sono anche loro più che una conquista, una creazione dell'uomo: a essere esatti, di un uomo, di chi fu inviato qua dal governo svedese a fare dapprima dei semplici rilievi, dal Lundbohm. Al quale però fu concesso, come ricompensa, un titolo onorifico molto speciale, creato espressamente per lui: il titolo di « re della Lapponia ». Sei milioni di tonnellate di ferro Lo spazio breve dentro cui si contiene il, minerale ha aggiunto di più alla Svezia che tult'insieme il resto del Norrland. Il Kirunavaara misura non oltre i quattro chilometri di lunghezzasu mezzo chilometro di larghezza, cil Luossavaara ne è la meta, press'a po-co, in lunghezza e larghezza. L'allezzapoi dell'uno e dell'altro non passa i set->leccato metri. Al contrario delle alplcarraresl e delle loro cave di marmo, pa- rimcnll allo scoperto, che abbagliano il re e di eta io to olnna le ga: ala o: mla aa» aal ciclo della Lunlgiana, non c'è in queste montagne nulla di grandioso, che tocchi l'immaginazione. Pure è di qui, da uno spazio di terra cosi breve e modesto, di aspello cosi banale, che partono verso Narvil: In Norvegia, e di là verso l'Inghilterra e l'America, la Germania e la Francia e altri paesi europei, sei milioni di tonnellate di ferro ogni anno, quanto basta ad aumentare sensibilmente la prosperità di una nazione. Per duecent'anni all'incirea, dacché la Lapponia non è più quel vuoto geografico su cui anche si potevano disegnare i leoni, per duecent'anni s'era cercato di adoperare le renne pel trasporto di materiale: si lavorava due o tre mesi all'anno, d'estate, e si trasportava il ferro giù verso Luteo sul Baltico, a trecento chilometri di distanza: in che quantità lo si immagina facilmente. Senonchè la stagione non andando per il suo verso, i viveri nona'u- tma in za te 'randa abbastanza lungo il tragitto, si\arenava ogni cosa: fatica' e lavoro sprecato. Fino-a un altr'anno. Il freddo e le distanze, erano i mostri che custo-divano il le/soro delta favola, e un sén-so superstizioso come, di sacrilegio do- veva eert/t invadere gli onesti commer-cianti che trafficavano in ferro con lan-to rischio, ogni volta che andavano aintacc/ire le falde delle montagne, conle loro piccozze, o con altro strumentorudimentale consentito dai tempi. In una Rimile congiura di elementi dove- a a a ù. o e ' , a è o a a e a a , a ù n a i . o e o i , e e e a , a e vano finire per cratere che in realtà quella, ricchezza, pur cos'i, sottomano, non toccava a loro, unii. era. giusto per toro: e dovevano perù anche più riempirsene la fantasia. Ora non per il Baltico ma per l'Oceano viene avviato questo carico prezioso: e ogni giorno dell'anno senza eccezione, d'inverno come d'estate. La stazione di Kiruna è la più piccola della Svezia: veramente minuscola, insignificante che par fatta apposta. Ed è la più grande, voglio dire la più importante, di tutta la Svezia. Quella che registra il maggior traffico. Ogni mezz'ora è un convoglio di una cinquantina di carri che parie verso il porto di Sarvik, a meno di un'ora, dal. confine svedese, a quattro ore da Kiruna. Il ferro viene, imbarcalo a mezzo di macchine, a mezzo di braccia, gigantesche che afferrano i vagoni c rome nulla li sollevano in aria e li scuotono, affinchè il minerale, cric fa. blocco per via della neve e del ghiaccio, si. disgeli: li scaricano poi in fondo ai piroscafi, rovesciandoli a. torrenti grigi, che sprizzano scintille. Cosi ili continuo, senza tregua, salvo poche ore, giacché il lavoro nella zona delle miniere ha inizio alle quattro del mattino e non eessa se non alle dieci di notte. Il giorno artificiale L'impianto di questa ferrovia elettrica, la più nordica di tutto il. mondo, era itidispcnsabile alla rapidità delle comunicazioni: significava la. possibilità di moltiplicare il. traffico e di ottenere un conscguente maggior rendimento di un minerale unico in Europa, il quale contiene il settanta, per cento di ferro ed e praticamente ferro puro. Lo sfruttamento idroelettrico della Lapponia diveniva, urgente, era l'unirà mezzo di risolvere, la questione. Ed è per questo che fu. costituita, una. grande Compagnia, con. l'aiuto dello Stato svedese, proprietario del suolo, e. che con alacrità incredibile trecento chilometri di territorio furono coperti, nel corso di due anni: la ferrovia translapponc s'incontrava con quella norvegese, lungo il fiord di liombaeke. Si sviluppa [[e\va àuindi tutta una rete, ferroviaria -ìverfczionata e vastissima, tale da far e.\'nvidla aL centri più popolosi: sorgeo.1'" a mano a "mno nei deserti polari o i a , o a a e e o e a l come 'dlZcanToT'da"{d^nZa Narx'lU,\„„» ti ^^.^......u.w„> i-i'ipcr il convogliamenlo del ferro da Ki ,runa verso il Sud, verso il rimanente1.j ti ; ... 'della Svezia, e poi, ancora da kiruna, divenuta grande nodo stradale, fino a Gallivare e a Porjus, dov'erano instai-,ma di ramificazioni principali e seco,,-.darle venule sii dal nulla e. in manieraicosi rapida, che quasi non han fatto^in temrio à entrare debitamente neali\atlan ti aeoaraliei debltamentC neaU\\late le grand dell'Intera reg a Porjus, dov'erano instai- pli centrali, elettriche, anima\■egione. Una scric insom- \Una pari importanza ha. l'elettricità, per ciò che concerne l'illuminazione aigiorno dei posti di lavoro durante i mesi invernali. Se non si fosse riusciti a rendere servizievole l'acqua dei torrenti e delle, cascate, andandola a cercare fin sotto le croste del ghiaccio, se non si fosse riusciti a trasformarla in n altrettanta energia elettrica e a lucana aliarla attraverso i cavi trasmissori ad c\auo potenziale che fanno capo a Po-..rjUSt cinquanta metri sotto terra, sotto a\ic roccie a riparo dal freddo, non si -\estrarrcbbc con ogni probabilità che l\una metà sola del materiale che si e- strae da queste montagne: con tutto l e , e e e a o e o a o - che sono esse stesse dei veri mucchi di ferro. Perchè anche cosi a portata di mano, il buio completo renderebbe impossibile, o troppo compiicelo, ogni lavoro serio e. tentativo di recuperare e raccogliere il ferro. Il lavoro è. possibile durante, l'inverno, cioè anche durante un'altra buona metà dell'anno, grazie al riflettori e al potenti fari elettrici che rompono lo spessore della notte boreale e dentro vi isolano nella luce queste montagne. Indimenticabili certo, allora, a vederle: uno spettacolo senza l'eguate, per il visitatore specie, impreparato e còlto di soriiresa. I fari stanno disseminati lungo le balze, e lungo la cima, ne disegnano nell'ombra la linea ferma e il profilo geometrico, simile a quello di una costruzione dell'uomo. Solo di tanto in tanto un suono di campanella, che va tintinnando, e qua e là lumi che corrono, di tramway, di funicolari, di trenini che sbucano dalle tettoie, tolgono Vtllusio i.ne in cui s'era caduti, di trovarsi di o fronte a uno straordinario edificio. Le o muraglie scompaiono quando fa gior-\no e anche, quando press'a poco atbeg-'gia verso mezzodì, tre mesi almeno del- l'anno; scompaiono del tutto adesso che -ìdei mesi interi sono diventati una sola -\giornata. Ma se muraglie, facciate di. a'palazzi straordinari eostruiti, dall'inin'maginazionc sulla traccia dei fili lunuo'nosi dell'enorme costellazione immobin te dei fari elettrici, se tutto questo ora -\scompare, cedendo alla semplice luce del giorno, ne resta però anche cosi nella nuda realtà qualche cosa d'illusorio che persuade l'immaginazione, e fa pensare che ci si trova davanti min ri un'opera della natura, ma dell'uomo, f.a. regolarità e l'economia, delle lince richiamano alla mente Videa di una cosa meditala, non naturale, calcolala. a scronào proporzioni esatte, simmetriche, ni: certamente venuta su dal capriccio della natura. Queste, montagne metalliche hanno subito a quest'ora una tale quantità, di ritocchi, sotto l'urto e il rovistare delle macchine, da. appiattirsi completamente, alle pareti e sulla cima, e somigliare in effetti, pur qua. in. pieno deserto lappone, a degli strani colossali avanzi preistorici. Divise e suddivise, tagliale a terrazze, lungo i fianchi, fanno pensare a delle ui'irimiic ciclopiche, dritte e sovrapposte runa sull'ultra per ben sei piani diversi, dirimo luti'attorno a una altezza, eguale, e hanno modellalo di se la. forma, primitiva della montagna, quale doveva essere, in origine, a segno che non sarebbe rimasto nulla che la ricordi, ove a. suo tempo sulle carte planimetriche non se ne fossero depositati i rilievi. Oggi quel che. si vede è una massa opaca tirata a piapiombo, come dei muraglinni grigi a picco sulla pianura e spianali in alto, che paiono spalti, bastioni di una fortezza. All'illusione aggiungono non. poco gli scrosci intermittenti delle, roccic che franano, e lo scoppio delle mine. Essendo delle miniere alquanto singolari, dove si sale e non già si scende, com'è delle altre, non ci fu quasi bisogno di pozzi nè d'i. gallerie interne per lo scavo del minerale, bastando appena lavorarlo sulla, superficie. Si costruirono pertanto sulla superfìcie, sul di fuori, dei cantieri, i quali si annidano lungo i ripiani e stanno per il loro stesso colore, [terreo cosi nasi osti alla vista, da non allerame affatto l'insieme e l'aspetta caratteristici). Nessuno che non lo sapesse potrebbe perciò indovinare l'attività che là si svolge, fuori e dentro Sndctdcìdeaso'.gdsfvsi cantieri: quell'andare e. venire. [che non conosce riposo, sulle x,ill0\■non quando c'è la neve, cioè quasi sempre, sulle funicolari e sui vagonetti dei trevi elettrici che entrano da per lutto. a per difender \«ombrante della neve e vanno a cariicore e scarnare i macigni grc~~i siac- Lungo il ciglione delle Entrano ed. escono dalle gallerie mcl:sc'li dall'ammncehiarsi in \[\preparano, e la dinamite fa saltare adi macigni di. fer- ,- 1.'" .."""C ,. ■ 'riccie intere batterie ai. perforatrici le. , , precipitali in come arterie .''" dfa """'"7";'' ^.ZlZ'iCi™™ ?n'° ''! T^?^$^£\^ " rld'"fl9Ì'rfr?,""i \mar'cUnre continuo, esasperante di fcr \raglie. Son trasportali di I,. perita sol \tcrraneo che traversa in. lungo la man direttamente a destinazione pittura a ralanghcin \r°- Gin Questi vengono \eonam che Cireqlana , i" verso Sarvik. Sotto la sferza del freddo e e a i. a e Nessuno, dicevo, potrebbe sospettare quel che si svolge là dentro, in quelle due strane fortezze. Si lavora anche a trenta gradi sotto zero, anche alle quattro di mattino in pieno inverno, e si immagina come l'intensità stessa del freddo sia stimolo al movimento, al continuo lavoro. IH riscaldamento vero e proprio, neanche è da parlare, da nessuna parte. Su e giù per le interminabili scale di legno il ciclo siiesso deve apparire grigio più del ferro, e, anche quando si fa innanzi fra le nuvole un occhio di sole, deve, sembrare, terribilmente lontano. Bisogna esserci nati, fatti apposta, per poterci resistere: essere induriti non dico alle fatiche semplicemente e ai disagi, ma alla vita stessa e. alle sue vicende, di bene e di male, essere di una specie e di una razza diversa dalla nostra, suppergiù come certi animali che crescono e vivono soltanto qui, in mèzzo al freddo e alla neve. Sono naturalmente nordici dei paesi più nordici, quelli di quassù che lavorano: in ispecie finni dalla figura bassotta, asiatici, norvegesi avventurieri disperali di ogni avventura, e si intende, svedesi delle varie regioni della Svezia, dal Vester Gótland al Veslerbottai, gente grave e flemmatica, calzati di stivali lapponi, e. inguantati e imberrettati di pelo con appena tanto allo scoperto da potersi riconoscere e guardare in faccia. Faccie squallide, ronzate dalle intemperie: occhi azzurri senza un lampo, un riflesso di luce. Sono degli asceti che hanno rinuncialo a tutto, anche, all'anima, che hanno giocato l'anima e ne. hanno avuto in compenso il bel guadagno di una vita simile, unica loro vera realtà che resta, accanto ni denaro bene accumulato ma solo pieno di promesse e vani sogni. Corsero qui dietro il suo richiamo, come altrove nell'Alaska, nel Far West, e fondarono una nuova colonia, qui più a Sord itilo. Stretto di Bering, c più, a e è , a o Sord. ancora dell'Itinerario di Sansen nella sua. esplorazione della Groenlandia. Fondarono Kiruna. l'ondarono una cittadina che canta ormai diecimila abitanti, e che ha un così bel nome, mediterraneo, di suono greco, si direbbe, come pure, altri, nomi di qui: Lùossa ìlaparanda, Abisko, Fàlun. Una cittadina sparsa sulle allure prospicienti il '.Eirunavaara e il Luossavaara e il lago Luossajàrdl, e su cui dominano i segni della civiltà svedese, scuole e. ospedali, in. luogo di campanili e di chiese: scuole popolari, scuole superiori, popolari, ospedalj. e case di cura per gli operai, per il popolo operaio. Le. loro facciate bianche che si. presterebbero a venir scambiate per quelle di un convento, snpraslaniio alle altre e bisogna rissarci su lo sguardo per forza, tanto sono maestose.' Lil presenza della madrepatria si avverte nella loro presenza, c in una maniera davvero inconfondibile, giacché questa delle scuole e. degli ospedali specie per il popolo è una delle tradizioni, più. conosciute e gloriose della Svezia. Igiene e pedagogia, offrono insieme il conforto di non sentirsi troppo lontani, ne tagliati fuori dal mondo: oltre al resto, clic hanno di apprezzabile per se stesse. E su una scala cosi larga com'è quella sulla quale igiene e pedagogia qui si applicano si sarebbe :n dovere di crcdcrcisi in uno, veramente, dei tanti centri, della provincia svedese, di dimenticare che s'è lontani dal mondo, dacché, il. mondo s'è portato quassù. Vengono perfino delle signore n. tenere conferenze sull'igiene sessuale. Pure la nuova comunità che si è. venuta formando rimane talmente estranea ulta vita che lutto quello che fa sembra un'imitazione di ciò in cui consiste la vita. Anche quand'è bel tempo, come adesso, ch'c maggio, e il ciclo e l'uria hanno una tenerezza sollecita, che peto non illude. La gente si raccoglie il. sabato sera, a far festa intorno ni trino che parte: va su. e giù per la massicciata su cui. si smonta e s'allontana dalia pensilina perché tanto c'è un bel. sole che splende e invita a pren- . dere il largo IV un vocio allegro prò\Pno come nelle piazzette e sui sagrati ■dei nostri villaggi, il sabato sera. Qui anzi c'è molto lusso di fiori, quando qualche signora, moglie di ingegneri, 'caiiireparto, ecc. prende il Meno e se \ne n verta U sud sono quelli i grandi [avvenimenti, mondani, quasi immanca\bili. ogni giorno durante l'estate, in tempo di vacanze. Si formano capannelli di gente curiosa, che commentano. - e. e 'iC £\eiH0 al lra,Honl° "i I di ragazzi c ragazze che ridono e che troiano, in fondo, clic la. vita è bella, li si ritira quando il treno, esatto al minuto, si mume senza un segnale, come un automa. Sono le undici in Plinio, le undici di none, e il sole è vi- ERCOLE REGGIO. ddcebfssnpdCgtcpgfrqcmsPnvcrivclbdlItccsspsApgiqgrsmtda

Persone citate: Vester