Fascino delle strade

Fascino delle strade 6 PROBLEMI DEL TURISMO VALDOSTANO Fascino delle strade CIO ME IN, luglio. Sarà malinconirn fin che volete, ma il tempo eroico della montagna è hell'e finito. Figuratevi die non ci impressionano nemmeno più i reduci dal Lyskamm e dal Cervino quando ri passali sui piedi, fieri e sprezzanti con tutto il loro ferrame, sui piazzali degli alberghi. Ah, siete qui? Avete fatto buona gita? Bravi ragazzi. Però quella signora del secondo piano, porta a destra in fondo al corridoio, sarebbe anche più carina se quel seccatore di marito non le stesse alle costole tutto 11 giorno. E' così. Finito quel romanticismo che 'da Manon a Mimi, tranne che sui palcoscenici, ha sempre fatto a meno dell'acqua calda in camera e della biancheria pulita. Finito il tempo che per goder l'aria pura e, la vista del ghiacciaio e il rombo delle cascate, allegri come pasque si facevan ore ed ore di corriera succhiati vivi dai tafani, s'andava a dormire in tuguri, si pagava caro per mangiar da cani, e peggio si stava più contenti, s'era perchè allora si, perbacco, era montagna sul serio I Il turismo ha distrutto anche la capan • sa e II tuo cuore. E del resto avete mai pensato alla singolarità di quegli idilli fioriti in certi alberghi d'alta montagna, a quelle parolctte soavi sussurrate nella frescura complice degli abeti fra due anime gemelle che da venticinque giorni non prendono più un bagno Intero? Ci sono ancora gli alpinisti, è vero, Betta di privilegiati, gente che se l'intende alla prima occhiata, con una parola gettata a caso là da tavola a tavola; ma qui si parla dei pacifici villeggianti, dei modesti turisti, tu ed io, poveri diavoli carichi di catene e d'abi tonimi, per dire che l'ultimo residuo romantico, in un'epoca di records sportivi battuti con la barba fatta e le unghie nette, è il pregiudizio dell'angolo romito, della perfetta solitudine, della libertà in maniche di camicia coi peggio stracci indosso che s'è portati dalla città. Un posticino che per arrivarci ci voglion cinque ore di mulattiera. Che delizia I E' con-questa mentalità arcadica (però i nostri antichi l'Arcadia se la godevano in bei giardini adorni e pettinati) che tra la fine dello scorso secolo e il principio di questo, mentre sull'altro versante Svizzera ed Austria organizzavano in modo meraviglioso le loro vallate gettandovi una rete stradale fittissima, portandovi fior di capitali per crearvi una vera e propria industria della villeggiatura (s'era capito subito in quei paesi che le sole e non coordinate iniziative valligiane non sarebbero bastate mai alla formazione di una ricchezza turistica nazionale), noi continuavamo a coltivare un romanticismo alpino a base di alberghi umilissimi, di viottoli massacranti che po tevano sorridere, sì, all'alpinista, al sen «mentale, al convalescente di delusio ni amorose, ma non appagavano più l'uomo della città le cui esigenze, non per snobismo ma per ragion di vita, andavano di giorno in giorno evolvendosi. Venivano gli stranieri. Aeh, schòne Italien ! Oh, lovelv ltaly ! Charmante ItaHe ! Poi in codesti albergucci alpestri non trovavano da lavarsi, e se ne andavano dopo dieci giorni. Naova psicologia turistica Oggi, se Dio vuole, le cose son cambiati.-, anche in Valle d'Aosta, e vanno cambiando d'anno in anno. Quando nella frazione di Frachey sopra Champoluc, a metà cammino per Fiery, in una conca verde da sognarla come un nido di pace ma con quattro o cinque casucce e rascards che soltanto un pittore del coraggio d'Alberto Falchetti poteva pensare di venirci ad abitare, si vede sorgere un bello e grande albergo con luce elettrica, bagni, acqua corrente nelle camere, a prezzi davvero onesti (30 lire nel luglio, 38 nell'agosto la pensione completa); quando lo Stesso avviene in luoghi come Champorcher dove pure si accede ancora per la vecchia reale mulattiera da caccia aperta da Vittorio Emanuele II nel 1862; quando si nota — appena a girare un poco per queste valli di paese in paese — da parte dei podestà, delle Aziende di Soggiorno e Cura, dei privati, degli albergatori, la miglior buona volontà di rendere gradita la sosta al forestiere apportando migliorìe ai vecchi loculi, fabbricandone dei nuovi, sistemando, per quanto è possibile coi modesti mezzi locali, strade, illuminazione, comunicazioni; conviene riconoscere che tra i valdostani la coscienza turistica non è oggi meno viva che tra i trentini e i cadorlni. La coscienza. Ma basta essa a far fronte alle necessità, gravi ed urgenti? Anche Sua Eccellenza Pietraliissa, Prefetto di Aosta, è persuaso che il problema turistico è il problema più vitale delia sua provincia, e che la sua soluzione si identificherà con la maggior ricchezza della Valle. Soluzione che poi per nove decimi consiste in una questione di strade. Perchè è inutile illudersi. Il nuovo turismo, che ha per suo mezzo principe d'attuazione l'automobile, ha foggiato una psicologia nuova, intonata allo stile della vita contemporanea, e che gioca sui poli dell'impazienza e della rapidità. Non si ammette più al giorno d'oggi, da chi ha il tempo misurato ed un sacco di preoccupazioni d'ogni genere, che per salire una vallata lunga venticinque chilometri ci si debba impiegare una giornata intera. Chi dispone più, a questi chiari di luna, d'un mese intero e filato per svagarsi, chiudendo a chiave il cassetto degli affari? Son tutt'al più tre, quattro, cinque giorni presi a spizzico, durante i quali si vuol vedere e godere un'infinità di cose. In quella valle non ci posso andare in due ore d'automobile? Pazienza. Aspetterò che ci sia la strada. Per adesso me ne vado altrove. Ci perdo io; ma ci perde di più la valle. E si dice Courmayeur, va bene, Cogne, La Thuile, Valpelline, EtroublesSaint-Rhémy, Pré-Sahit-Didier, Gresso ney, Ayes, Champoluc, Valtournanchema credete con questo d'aver detto Valle d'Aosta? E la valle di Chaniporcher e Dondena,' Valsavaranrhe, Val di Rhè mes, Valgrisanche, Val Ferrpt e Val dVeni a destra e sinistra di EntrevesVal dOllomont col suo meraviglioso ba cino di By, l'alta valle del Buthier? E l'alta Valtournanche da Pàquier al dio mein, l'alta Val di Challant da Champoluc a Fiery. l'alta Val di r.ressoney dalla Trinité fino a Staffel e a CortlysTutti luoghi cui, in massima, non saccede che per mulatrier%o piccole carreggiabili dove a far passare anche soltanto una 509 ci si rimette balestreparafanghi e i mozzi delle ruote. Eppure luoghi stupendi, così ricchi di fascini, così soavi d'incanti, che gli alberghi, benché modesti, e le case d'af Alto, vi si moltiplicano, e villeggiant a e a e o , i e a i e e a e e i n i i ù n . ri o a o i o o o rr a 2; n e e i i e i, o, zua n e r ? a, oia ge a e r oonlsi hi di er ue a e e ve ù z e la re he do di os, o e; aler è di es, a E o mey s? si arhe re, Epfaalaf nti coraggiosi, benché limitati, vi salgono ogni estate a cercarvi quiete e frescure. Ma luoghi morti al turismo, e perciò quasi sconosciuti e non redditizi. Che si dia loro una strada, ed ecco altrettanti centri che in pochi anni, con una propaganda accorta si affolleranno, e avran negozi, telefoni, luce elettrica, vita nell'estate e nell'inverno. Ci pensino i valdostani, e comincino ad aiutarsi se vogliono ch'altri li aiuti. Val di Rhémes Percorrevo appunto l'altro giorno su una minuscola 509 guidata da uno di questi intrepidi chauffeurs di Val d'Aosta che la teneva in pugno come un auriga antico avrebbe domato la candida pariglia, la strada che da Introd in venticinque chilometri mena a Rhèmes-Notre-Dame. Fino a Introd, fiera del suo castello sette volte secolare, della sua bella chiesa e dell'incantevole vista sul Monte Bianco e la Valdigne, nulla di male. Da Introd a RhèmesSaint-Georges, a 1171 metri, una carrozzabile stupenda tra prati e pinete, costruita dnlla Società Ansaldo per una sua centrale idroelettrica. Ma dopo, gli altri undici chilometri fino a Notre-Dame ! Più che carreggiabile in certi punti la via era mulattiera, i ponticelli piegavano al passar della macchina che poi di colpo s'impennava come un cavallo imbizzito per superare l'ostacolo improvviso d'una frana, o s'immergeva fino ai mozzi per guadare un torrente, o slittava verso il precipizio sulla neve ancora copiosa delle valanghe. Per una strada simile può passarci qualche rompicollo, ma non vi si può certo pretendere nè un transito regolare nè un servizio automobilistico autorizzato. Rhemes-Notre-Dame se ne sta dunque lassù, Brunilde ad attendere i suoi rari Sigfridi, prigioniera del bellissimo niveo monte che ne domina l'ampia conca sfavillante di fiori. Una diecina di case, una chiesetta che pare un ninnolo con il suo piccolo cimitero a lato, la villa dei conti Rossi, l'altra dell'ingegnere Ramallini, due alberghetti graziosi e lindi d'una diecina di camere ciascuno, e intomo la musica del torrente, una pace immensa, una tal grazia fe rBvitovScpns4 situpfoclianI rLlabspAtoèvpmvnlasvpcvqfcfi 22? ^E^^^fSlato del cielo, che ogni esclamazione di grata meraviglia ti si ferma sulle labbra, e te ne stai lì a guardare, il cuore colmo di tenereza, la mente presa dai pensieri più vaghi, con un desiderio solo, prepotente, struggente: venir quassù con la persona più cara che tu abbia al mondo, a dimenticare ogni cura, a ritrovare quelle verità che soltanto affiorano durante le soste della vita. La Valtournanche • Giomein Perchè non dare a questo paradiso il mezzo di giungervi senza troppo purgatorio? Che cosa sono undici chilometri di strada da allargare e sistemare (poche centinaia di migliaia di lire basterebbero, ed il lavoro di tre o quattro mesi), quando si può fare di un paese abbandonato e morto, privo di telegrafo, telefono, mezzi di comunicazione, uno dei più desiderabili e prosperi centri estivi, una magnifica mèta invernale per gli sciatori? Questa strada non dovrebbe essere che il preludio all'altra — la famosa e tanto richiesta-strada del Parco Nazionale del Gran Paradiso — che salendo al Col Rosset e poi a quello del Nivolet collegherebbe Val di Rhèmes (e quindi. Aosta) con Ceresole Reale, fornirebbe alla Val d'Aosta una nuova provinciale che sarebbe la via più bella e più breve per guadagnar da Torino i va lichi del Piccolo e del Grande San Ber nardo; mentre dal canto suo l'altra progettata carrozzabile Champorcher-Cogne completerebbe il giro del Gran Paradiso. Sogni? Non credo. La nuova vita turistica che il Regime vuole imprimere all'Italia esige e rende possibile ciò che dieci anni fa, in Val d'Aosta, sareb be sembrato chimera. E del resto, come abbiamo detto, la sistemazione della rete stradale valdostana, insieme con la immediata elettrificazione ed il miglior servizio della Torino-Aosta, è condizione « sine qua non » perchè la Valle di venti quel centro di villeggiatura e di turismo nazionale e internazionale che han da essere logica conseguenza delle sue meraviglie naturali. Ma c'è qui una strada che, fra tutte quelle in progetto nella Val d'Aosta, potrà rappresentare davvero un capo lavoro di bellezza, d'ardire e di sem plicità: voglio dire la trasformazione in carrozzabile della mulattiera (Km 8,400; due ore di marcia spedita, 500 m di dislivello) che da Valtournanche con duce al Breuil e al Giomein, nella più stupenda conca, cioè, di tutte le Alpi italiane perchè in tutte le Alpi non v'è montagna paragonabile per imponen za, terribilità, epica storia, al Cervino, la formidabile torre rocciosa che dal piano del Breuil balza con vertiginoso scatto dì duemila quattrocento metri verso il cielo. Fino a quindici anni fa questa strada destinata a fare del Giomein un'at trattiva unica in Europa, era ostacolata dagli stessi abitanti di Valtournanche « Il Giomein ci porterà via tutti i villeggianti », dicevano; e non pensavano che soltanto il moltiplicarsi del tran sito moltiplica la vita d'una regione Ogfti Valtournanche ha riconosciuto il suo errore, tanto che il Comune già ha stanziato per la costruzione della carrozzabile 300.000 lire che, aggiunte alle 600.000 che la S.I.P. sarebbe disposta a dare per i lavori che ha in corso nel bacino, ed alle 300.000 che volentieri offrirebbero ì privati del Giomein, fan no un totale di 1.200.000 lire contro due milioni progettati. Mancano dun que 800.000 lire: ed è indispensabile trovarle. 15' indispensabile perchè codesta stra da che correrebbe ì suoi nove chilo metri a quasi duemila metri d'altezza senza un solo svolto, passando presso il più celebre ed interessante orrido valdostano (il Gouffre de Bousserailles! sboccando nell'anfiteatro più imponen te che sia dato immaginare, non solo popolerebbe questa plaga di forestieri per tutta la stagione estiva, per tutta la stagione invernale, non solo porte rubbe a tre ore d'automobile da Torino il principio della salita al nostro più bel valico d'alta montagna con la Sviz zeia, il Col Saint-Théodule (m. 3324) ma riuscirebbe una di quelle opere che, pur nella loro relativa modestia, sono il segno d'un tempo e d'una rinascita Conviene che gli italiani nuovi si persuadano che una bella ed ardita strada può avere il fascino e la poesia di una grande opera d'arte, che può essere no bile come un monumento, che può ap parire — quando risponda a tutte 1 esigenze della, viabilità e sia intonata perfettamente al paesaggio — forse la più alta forma dell'architettura. MARZIANO BERNARDI. afeletol'cfasnridfedctgbtarptfdqcndtmntrdmscnsfSpmdtddtrgnmctsle

Persone citate: Alberto Falchetti, Cura, Frachey, Manon, Rosset, Soggiorno, Vittorio Emanuele Ii