Sposalizio in Perledo

Sposalizio in Perledo Sposalizio in Perledo Nel bel mattino di giugno la campana della grossa chiesa, grossa come la madre di tutte le casupole che paro le si vogliano arrampicare addosso in mezzo al verde del bosco, suona u distesa, a festa, eanta a gola spiegata, facendo sapere anche a chi non lo vuol sapere, da Esilio, per tutta fa Valle sino a Varenna, che qualcosa d'insolito, di cordiale e di spettacoloso avviene a Periodo. Lo casupole dello stesso borgo hanno la sensazione elio la grossa madre si sia imbizzarrita con quei gorgheggi giovanili, come se si fosso svegliata libera del gravame di tutti i secoli che opprimono le sue vecchie mura e, una volta tanto, voglia darsi delle arie civettuole, lei che nel suo venire capace lia accollo generazioni e generazioni di fedeli. <i lihi, scostatevi un po' — dice alle casupole intorno tra il serio e il faceto — siete tutte mie pecorelle, ma lasciatemi respirare almeno starnatala l'aria dei castagni verdi, che lo sposalizio lo celebro io sì, ma voglio godermelo anch'io! ». . C'è pure un cane a Periodo, ròssigno di pelo, snello come una volpe, con gli occhi sempre infreddati, il quale pare abbia un l'ulto personale con le campane della madre veneranda. Dovunque egli si trovi, sia alla vigna, sia davanti alla porta del suo padrone in paese, appena quelle accennano a volersi fare udire, sono latrati che strappano le orecchie. —■ Senti, — gli dice il padrone — per esser fedele, sci fedele ; sei legato a mo ed alla mia famiglia da nobili sentimenti di riconoscenza e di affetto. Sei anche costumato, sincero e di buoni principi. Saresti il primo cane di Pcrledo. Ma hai la fissazione delle campane. E queste, lo vuoi sapere? ti sciupa, te lo dico io, ti sciupa.' Ma Volpino non sente ragioni. Peggio ! Tali ragionamenti, mentre le campane continuano a suonare, lo esasperano, ed i suoi latrati fauno a gara con quelle a chi si fa udire di più. Comincia soltanto a calmarsi man mano che i rintocchi rallentano, e allorché cessano, si lascia andare stanco e affranto, mormorando di tanto in tanto tra i denti, suoni iuarticolati che però voglion significare chiaramente : « Perchè, al con trario, non si deve dire che sarebbe questa la prima chiesa del mondo, se non suonasse troppo? ». Ora, nel bel mattino di giugno, Volpino non si raccapezza più; le campane fanno un'altra musica, vibrano nell'aria fresca con Un tono assai diverso, più rallegrante, più argani ino, più invogliente. E' tentato quasi quasi di stare ad ascoltare, invece di andare sulle furie. Il padrone, che non ha letto le teorie del dottor Freund, ma almen riguardo al cane, ha una sensibilità psicologica sviruppàtissiìnà, coglie il momento propizio e lo ammonisce: « Bada, Volpino, bada. Sta tranquillo e non m'avvelenare la giornata. Tu vedi ch'io cavo fuori un vestito insolito, un vestito che quando lo feci,'ai bei tempi mi costò un occhio. E' stretto di pancia ora, ma sotto il gilè posso lasciarlo sbottonato. Anche la mia signora ha una veste di raso a volanti, che nel novantasetto fece una gran figura. Orduuque, noi siamo di parata. E il cane non dev'essere lo scandalo della famiglia ». Volpino ammicca due o tre volte, e poi, per non compromettersi, infila l'uscio. «Dove te ne vai? ». « Alla vigna! ». a Vacci davvero, mi raccomando ». « Ci vado diritto ». Però, quand'è sulla stradotta acciottolata, Volpino comincia a vedere delle cose straordinarie. 11 giovane calzolaio, per esempio, che ha una gran faccia tonda che pare scolpita in legno, invece di sedere al deschetto, come ogni mattina, va in giro già alle, otto con un pantalone largo a righe ed una giacca da smaltili// infiorata di una grossa rosa thea. Le donne si sporgono dal davanzale per vederlo, essendo risaputo com'egli sia stato alcuni anni in città e vi abbia imparato il gran chic/ E intanto danno un'assestatina ai vestiti modesti della domenica; certe s'aiutano pure con il_ ferro da stiro, e s'espande anche un odor di benzina ch'è un segno certo del fervido lavoro di smacchiatura che si compie nelle case; ma anche uno stimolante per le narici di Volpino, il quale leva il muso « odorando il vento » se non proprio a infido », non .- al tutto rassicurante. E' meglio, imtì boccare una trasversale, per andare -j alla vigna ! Ma proprio lì, in quella stradetta a scalinata incassata tra due muri, dove d'ordinario non c'e che odor di umido e silenzio, oggi, guarda un po' : un passeraio, un vero passeraio ! Comari con gli sposi stagionati, giovinotti di primo pelo e ragazze sfolgoranti, fanciulline vestite di bianco inghirlandate, e ra gazzettueoli con le brache nuove nuove « Si sono tutti ammattiti » esclama Volpino, tornando sui suoi passi per scantonare ; ma si trova la strada sbarrata da un'automobile mastodontica, quella specie di bolide sternutante o puzzolente che fa da corriera tra il lago e la montagna, e che oggi insolitamente si ferma qui, proprio qui, per vomitare altra folla. Fra il trambusto, lo sbrufflo dello scappamento, il chiama-chiama, s'odono an che dei lunghi strazianti ragli di asini che da stalla a stalla si son data la voce e si richiamano per senso di solidale protesta contro gli uomini, che, se si tratta di lavorare seni buoni a svegliarli di buon mattino e trarli fuori anche in malo modo ; ma li lasciano ammuffire quando si parli di divertirsi. « Sta a vedere — pensa Volpino che vorrebbero essere infioccati anche loro! ». E intanto gli conviene di indietreggiare a gran passi, per salvarsi da qualche pedata forastiera. Gira gira, deve convenire che il tosc] nqchmpletea pmtisicudrastpga gm. •tuscsfaural'nbfavtarrgecpdngsposaddtrcdspplpndlllimblvtsnrzsdedèdtvcgrpntsndvpnatss'vlcqsaPvvc.... « , ...^ ... | meglio è rinunciare alla vigna e ri-i e a r a a i o l i n i e manorsene proprio sullo spiazzale davanti alla chiesa, dove c'è largo e la vista del panorama tranquillo sotto il sole, calma i nervi. Se non fosse, per le campane che non la smettono e per quella frotta di ragazzi scamiciati che tripudiano sugli scali ni dinnanzi alle tre porte spalancate, qui si starebbe bene davvero. E dire che gli altri giorni quella banda di manigoldi un po' trattenuti nei campi, un po' all'asilo, lasciano respirare le persone per bene. Un giovane prete, tarchiato e robusto, uscito or ora a dare un'occhiata, somministra scappellotti a dritta e a manca; e momentaneamente un certo effetto l'ottiene. Ma appena volta le spalle, siamo daccapo. Volpino ormai è incuriosito. Con abile manovra scansando i giuochi maneschi dei monelli, rasenta la casa del prevosto, che si sta vestendo in pompa magua, e, per una viuzza ombreggiata da pergole che sopravvanzano dal muro, va a dare un'annusatina alla porta del mdl' i ,giardino dove c l'asilo, con un casa- mento uer certe suore che dalla mat- . • ,f . „ • f,„„mlfqP tuia alla sera sono in raccende. Nella grande aula i banchi degli scolari sono stati rovesciati e addossati al muro l'uno sul! altro, per far luogo; e, a.l loro posto, si stende una gran tavola imbandita, e infiorata. 1 cartelloni con l'Europa, l'Asia, l'Africa, dalle pareti guarda^ no stupiti. Si sentisse almeno un buon odor di cucina! Niente! Chi farà da mangiare per tanta gente t Ecco qui. V'è nei dintorni un convalescenziario, che gode fama in tutta la contrada, perchè in esso, durante tutto l'anno, sfilan gente di riguardo in riparazione, e tien luogo di quegli alberghi di forestieri elio quassù non si vedono. Esso dà commercio d'ogni sorta, ingaggia personale, imprime un ritmo di vita diverso delle altre contrade intera niente paesane. E' anche per le ra gazze che vengono a servirvi, una specie di università del buon tratto, o dei modi civili. Di quelle che vi san già state, si rammentano gli anni che vi hanno passato; come se si dicesse che hanno compiuto gli studi superiori. Orbene, oggi, le pentole, le caldaie, le padelle e i girarrosto del convalescenziario si affaticano bollendo, friggendo, trasudando, per preparai-o il pranzo dei sessanta, e più convitati di Periodo; perchè la ragazza che va sposa, vera perla di Periodo, è addirittura una laureata della casa. Vi ha trascorso più di sette auni. La questione è nel trasporto di tanto ben di Dio dai fiammeggianti fornelli fino all'aula dell'asilo trasformata in salono da banchetto. Non c'è che un sentiero sassoso lungo un paio di chilometri e assai impervio. Forse un somaro potrebbe risolvere il problema. Ma come lento e tardo per la bisogna! Qui ci vogliono dei messaggeri alipedi, abituati a salteggiare tra roccia e scoscese, senza probabilità di ruzzoloni che manderebbero il prezioso carico giù in pasto ai pesci'del lago an ziehè su ai paesani della montagna. Le ceste, infatti, volano sotto la sferza del sole, affidate alle spalle di ragazzi praticoni, fauni destri e leggeri che saprebbero far la strada anche ad occhi chiusi. Ma aon è detto che, tra il ballonzolare e il dondolare un qualche intingolo non trasudi la sua gioia di vivere una volta in piena aria, lasciando cadere commosse e profonde lacrime di grasso che hanno virtù di richiamare tutti i colleghi di Volpino sparsi per i poderi lungo il sentiero. E non si sa più, ora, se 6ia il banchetto lo scolio della corsa, o piuttosto si tratti d'una gara sportiva tra fauni e veltri inseguitori. Certo, l'odor dello cesto ha una virtù magica e vince quello dej caprifoglio delle siepi. Tra cani, ragazzi e ceste, e un nuovo ingombro che entra accaldato e ansante nell'ombra delle viuzze borgo, che già si sono dilatate al passaggio del corteo nuziale. Mattinata veramente memorabile! Questa brava gente insaccata nei più speciosi e arditi vestimenti della ga'a ultradomenicale, è tutta ringiovanita. Quando dinanzi all'altare la perla di Perledo ha pronunziato il v sì b sacramentale, per poco le vecchie coppie non si. sono abbracciate, e quelle di giovani fidanzati si sono scambiate occhiate significative di ardente amore e di perenne fedeltà. Poi c'è stato il discorsetto del prevosto, breve e succoso. Infine nuovo violento scampanìo, annunciante a tutta la vallata il fausto evento.Ma non è passata mezz'ora che un silenzio profondo s'espande ed il meriggio sulle stradette deserte ricorda, per la simiglianza degli opposti, l'immobilità del plenilunio. Soltanto dall'asilo giunge di tanto in tanto la lieta musica dell'acciot tolìo dei piatti. In giro, nemmeno un cane; o meglio. Volpino solo, il quale, sdegno so della ressa dei «suoi colleghi in torno al banchetto, trovata finalmente via libera, se n'è salito alla vigna, e da lì considera il vecchissimo ' campanile quadrato, e si domanda come mai ad un gran personaggio, quale era la regina Teodolinda, fosse mai potuto venire in niente di edificare proprio qui a Perledo, quel monumento, bello sì, bellissimo, ma fragoroso. E dire che questa grande regina qui ci veniva per villeggiare, e perciò anche per riposare ! Ma di certo Sua Maestà doveva essere sorda. ROSSO DI SAN SECONDO

Persone citate: Freund, Gira

Luoghi citati: Africa, Asia, Europa, Perledo, Varenna