Dalla Sirtica alle lussureggianti oasi tripolitane

Dalla Sirtica alle lussureggianti oasi tripolitane I*' AUTOOAROVANA BBNGASI - TRIPOLI Dalla Sirtica alle lussureggianti oasi tripolitane -(» AL NOSTRO INVIAT O)- TRIPOLI D'AFFRICA, giugno. 'Alla terza giornata del viaggio automobilistico in carovana., da Bengasl a Tripoli, a venerdì, 13 Giugno, partiti da En-Nufilia alle sei, avanzavamo tra dune e sebke. E una mezz'ora dopo, raggiungevamo il mare, verso Marset el-Auegia. Poi ce ne discostavamo, ripassando la fascia delle dune costiere; e procedevamo quindi pressoché paralleli alla costa, ma lasciando quella fascia delle dune, quel cordone ininterrotto di montagnole di sabbia, fulve e bianchicce, tra noi e il mare, sulla nostra destra. La nostra marcia si alterna ora di corse velocissime, inebrianti, e di faticosi, disincagli e di. travagliati progressi, ottenuti non meno a. forza di muscoli che per potenza di. motori: corse attraverso le sebke asciutte, il cui fond.o rassodato, ri scintillante di efflorescenze saline, si offre piano e liscio come una tavola di biliardo, e dì una consistenza elastica, ottima pista palmate per la gara del chilometro lanciato; e lenti passaggi attraverso zone di sabbia, dove le ruote, scavando, girano a vuoto; e bisogna, scendere, scaricare le macchine, spingerle a braccia. Qualche volta non basta, che la macchina è già troppo sprofondata; e allora si cerca di. adattare, sotto le ruote e davanti, un pajo di assi, di cui ci siamo prudentemente muniti, perchè le ruote stesse trovino da fare presa, e la macchina riprenda slancio. E quando ancora non si riesce, si chiama aiuto alle altre macchine; o si aspettano gli autocarri, con il personale di servizio e con la scorta. Ma oltrepassata la sabbia, si. ritrova una sebka; e ci si vendica del tempo perduto e dello sforzo sopportato, con una. deliziantc volata. Dalla cresta delle dune, sulla destra, di tempo in tempo accenna, un del segnali trigoncmetrlci, un castelletto di travicelli, in forma di piramide triangolare, di quelli, rizzati dalla Marina, quando rilevò queste coste, per sue carte nautiche. Posta per via aerea e stazione balneare Le otto e un quarto. Siamo fermi, le macchine di lesta, ad aspettare la coda dell'autocarovana, che ritarda. Il sole sfolgora sul paesaggio di, ondulate sabbie, sparse di. radi, cespugli. Un aereo ci vola sopra, venendo da greco, da Bengasi; e si abbassa su di noi; e lascia cadere un gonfio sacco, che precipita pesantemente, poco discoso da noi. E' il. sacco della posta. Sul cartellino legato alla, bocca, l'indirizzo: — Autocarovana turistica Bengasi-Tripoli — Piana Sirtica (per via aerea). La posta dall'Italia, arrivata ieri a. Bengasi, ci raggiunge còsi, per via aerea, nel Deserto Sirtico. E non la posta soltanto: una signora, di queste che partecipano al viaggio, riceve anche, ugualmente lanciato dall'aeroplano, un amminicolo prezioso della sua toletta, specie nella desolata Sirtica, il baton rouge per le labbra. L'aveva dimenticato — ma come mai? — alla partenza; e la. sua cameriera ha provveduto cosi, pronta e intelligente, spedendolo per via. aerea. Un modello, quella cameriera. Cerio conosce l'aneddoto: — Signora, se vi trovaste relegata su un'isola deserta, nuda, l'isola nuda, e voi, pardon, del pa ri, come un'eroina. dell'Ariosto, come la bella. Angelica allo scoglio; e vi fosse dolo chiedere una cosa, una sola, che cosa chiedereste? — Un bàton rou ge. — Be',- ma se vi fosse dato chiederne una seconda? — Un altro bàton rouge. Quando ripartiamo, lasciamo tale località cosparsa di buste stracciate e di fasce di giornali. Ma la lettura dei giornali, cui ci accingiamo, in' macchina ci viene subito interrotta, dai guai diripetuti insabbiamenti. Due aerei, venendo da maestro, da Tripoli e Misurata, ci trasvolano sopra, osservano l'andamento della nostra marcia; e ci lasciano a' nostri guai, filando via, quasi a scherno, leggeri e fulminei. Per un vano tra le dune, rivediamo l'azzurro specchio marino, non lontano. Il nostro avanzare si misura dalla successione regolare, a lunghi intervalli, dei segnali trigonometrici, alzati in cima alle dune; e l'avanzare del giorno si. misura dall'ascendere sempre più alto del Sole in cielo, dal suo smagliare sempre più abbagliante e cocente. Dove la misera vegetazione dei cespugli s'infittisce e un po' d'erba arsiccia alligna tra le sabbie, troviamo qualche camello qualche piccola greggia di ovini al pascolo, vigilali dal pastore e dai cani. Ore dieci: dopo che abbiamo spinto le macchine, per lunga pezza, attraverso le sabbie, alt, il grande alt. Lasciamo le macchine; e attraversiamo a piedi le dune costiere, e raggiungiamo la riva del mare. Il mare, del Golfo, al dra, della Gran Sirte, spazia in calma, davanti, a noi, del più lucido e più fondo azzurro; l'onda frange alla, riva pianamente, con un. leggiadro riso di spume, con mormorio bla.ndo. Mare dove errò la. prora di. Ulisse, terrifico mare nell'ode di. Orazio, come lieta oggi per noi, questa sosta su questa, riva. Ci scalziamo, per camminare nel frangente dell'onda. Sua. Eccellenza Lessona, e il maggiore dei sahariani Buselli s'indu-, striano a pescare, tra gli scogli, che affiorano, certi molluschi coriacei e amari, che soltanto loro giudicano squisiti. Improvvisiamo una stazioncina balneare: con un po' d'abilità, con. due coperte e due bastoni, o anche solo con un bastone e un di questi mantelli beduini che si, chiamano bornùs, si. costruisce una cabina; e un par di mutandine può sempre adattarsi a, costume da bagno. Qualcuno si. tuffa; qualcuno si ricuoce al Sole, disteso sulla sabbia. La spiaggia è sparsa di quelle palle di. ulva, che l'onda, forma, nel suo moto, e ributta; e ce ne viene l'idea di una. partita a bocce. Stia Eccellenza Lessona accetta di inaugurare il campo dei giuochi della, nuovissima stazione balneare, sul lido sirtico. La benedizione del marabnto Ma efi.imera è la vita delle cose belle. Abbiamo appena, consumato la. colazione, che il cavalierp.-u.ffi.ciale Egidl, comandante dell'au.tocarova.na, dà flato al suo fischietto, e ci richiama alle macchine; e ripartiamo, che, scoccando il mezzodì, il sole ci dardeggia, a piombo sul capo. Ancora la steppa e suoi cespugli, radi; ancora dune e sebke; e Vintermittente susseguirsi, dei segnali trigonometrici. Finché, poco dopo le tredici e mezzo, raggiungiamo la piccola, oasi di Es-Sullàn: un po zo, poche palme, qualche recinto di muretti di sasso, qualche tenda be duina. Nel breve alt, un marabuto. un di questi santoni musulmani vaganti, e mendicanti, — mara.buto si chiama l'individuo, il credente mimante, lo zelatore fanatico, l'ispirato di Allah o semplicemente il folle, che avrebbe già suo cervello in grembo ad Allah; e mara.buto si chiama omonimamente la costruzione tombale, che i fedeli gli dedicano in morte; e quelle dei più famosi divengono oggetto di durevole venerazione, mèta, di pellegri naggi; — un marabuto dunque, lungo, risecchito, nocchioluto e ciondolone, vestito della sola camicia, grigioterrca per inveterato oblio di bucato, e che gli cade a sbrendoli, con la treccia dei capelli, onde il Profeta lo acciufferà, il giorno supremo, per tirarlo su al paradiso delle Uri, sfuggente di sotto alla taghìa, e un tamburone a. tracolla s'è accostato alia, macchina di testa dell'autocaravana, dove viaggiano le Loro Eccellenze Lessona, e Graziani ch'egli ha. avvistato sùbito personag g<i di rango; e intona- in loro onore una sua cantilena Inmenlosa, accorti pa.gna.nd.osi sul tamburo, che percuote ritmicamente coi polpastrelli delle dita, e accennando un passo di danza con quelle brune gambe stecchite, che gli escono dalla camicia. Ma quando il maggiore Buselli gli. mette in mano un azzurrano biglietto da, cinquanta, suggerendogli che è l'elemosina del rappresentante del Governo, il uasìr kebir — e accenna a Sua Eccellenza Lessona; — il santone, preso da un entusiasmo frenetico, si precipita, in una. vorticosa sarabanda, tempestando il suo tamburone di strepitosi colpi a mano dislesa, saltando come un grillo, strillando evviva. Poi, si butta faccia a faccia addosso a Sua. Eccellenza., e gli sbuffa il flato, violente-mente, sulla, bocca, e siigli occhi: che come il sahariano maggiore Buselli si affretta a informare Sua Eccellenza, prima, che reagisca, è sua forma di benedire, del marabuto, che gli ha trasfuso cosi lo spirito di Allah, che egli porta in corpo. Sirte la Bianca Con Sua Eccellenza, anche noi, ispirati ormai da Allah, tutta l'autoca.rovana, cui il marabuto estende e prò diga sue espansioni propiziatrict, ci rimettiamo in marcia. Un piccolo ac campamento beduino lasciamo sulla nostra destra, un aregge lanuto sulla sinistra. Di tempo in tempo, sulla nostra destra, tra il succedersi delle dune, si scopre un seno di mare; poi sùbito dilegua. Corriamo per una sebka. Quindi una fascia di sabbie ma'lirce argina lo slancio delle macchili.'-, mette a prova i motori. Un aereo ci trasvola. E sorpassiamo altre gregge e tende sparse. Ci viene incanirò, una pattuglia di savari, gli ho- r , e n e mini avvolti negli svolazzanti bornùs blu e rossi, schiumanti i cavalli dal morso e frementi, le code e le criniere al vento. Ore sedici : nello sfolgorare acceso del Sole, di. tra una corona di sa.bbie gialle, da questa, banda, e l'azzurra, distesa marina, dall'altra, adagiata al limite dove s'incontrano le due immensità, del deserto e del mare, ci appare Sirte, con le sue case bianche d'un crudo biancore di calce, con verdeggiare di palme che crescono dai cortili, e aprono le simmetriche lucide chiome di sulle terrazze delle case, col suo minareto cuspidato a. cono, che pare un candelotto con. sopra lo spegnitoio, e la mole massiccia, dominante, del vecchio castello turco, candido anch'esso, di calce, dalla base ai, merli. Solenni accoglienze alle Loro Eccellenze Lessona e Graziavi, cordiali accoglienze all''autocarovana. Il Sesto Battaglione Lìbico, quello decorato della medaglia d'argento a Bir Tagrift, rende, gli. onori militari; fascisti in camicia nera, che acclamano; la popolazione indigena ammassata in piazza, con sventolìo di stendardi multicolori, della zà.uie e delle contraternite islamiche, e con strepito di. trombette e tamburi. I vigili urbani, indigeni, fieri delle loro divise nuove, ritti impettiti ai. crocevia, sembrano automi meccanici, nel maneggiare la. mazzetta, a regolare il traffico — il gran traffico di Sirte, pensiamo un po' : dai quattro ai cinquemila abitanti, tra. nazionali e indigeni: — istituiti, si vede, di recente, suscitano una compunta e reverente ammirazione per parte dei, monelli, che per starseli a contemplare, quando scattano in quei loro rigidi gesti imperiosi, rischiano di tarsi, travolgere dalle nostre macchine. Dopo che Sua Eccellenza Lessona è stalo a visitare il Fascio e le istituzioni annesse, a sera, pranzo al castello; poi, ricevimento e festa da ballo, offerti dagli ufficiali del presidio, al campo di aviazione. Ma la veglia, non si prolunga: che, domattina, diana alle tre, per partire alle quattro. Se oggi la tappa, da En-Nufilia a Sirte, è stata di soli centocinquantaseì chilometri — e distiamo dunque seicenlocìnquantacinque chilometri dalla partenza, da Bengasi, — la tappa, di domani sarà di. ben cinquecentotrè chilometri, fino a Tripoli. Ma oggi la strada era una. pista appena tracciata, con estesi tratti, di sabbie; e domani troveremo invece una buona pista soda, per la prima, parte del percorso; quindi un'autentica, stra- j rpmtlnrpcpfcvmlvbdmapsda; e infine, da Misurata, una strada.:ottima, bitumata e cilindrata, una vera\autopista. « Forte Amedeo di Savoia-Aosta » Sabato, 13 Giugno: sveglia alle tre, partenza alle quattro. Sirie la. Bianca,\che si colora di. rosa e s'indora all'alberi- ; giare e al. primo Sole, dietro di noi è già,scomparsa. Corriamo per la. pista rota-\bile aperta nell'Autunno del 'il, qitan.do\si preparavano le operazioni militari che, nell'Inverno '27-'28, ci ridiedero il\dominio della Sirtica, fino alle oasi. del. ventinovesimo parallelo. Il paesaggio sensibilmente trasmuta da quello prevalentemente desertico dei passati giorni: crescono le note del verde, ora, intorno a noi; e i cespugli si fanno più spessi e più frondosi; e per qualche bassura, tra le dune, le gregge trovano erba fresca, cui pascolano nella chiara mattina. Passiamo un'oasetta di poche palme itane, che si nasconde Ira le dune: passiamo presso una tomba di. marabuto, e presso un accampamento beduino. Poi. un- altro accampamento. Dall'alto delle, dune costiere ci accompagnano, in loro successione, a lunghi, intervalli, i segnali trigonometrici. Il Sole ascende sull'orizzonte marino, che sfuma vaporoso dietro di noi, nell'estrema lontananza. Ore cinque e venticinque: un aereo ci sorvola. Pilota e osservatore si sporgono dalla carlinga, rispondendo, con agitare le mani, ai nostri saluti. Fuggono via; ma. anche noi, sul biliardo di una sebka, che si prolunga, ci inebriamo di velocità. Poi, ci lasciamo sulla sinistra, un marabuto e un. piccolo cimitero indigeno, che ci indicano la località di Temèd Hassan: dove si raccolse la colonna del \generale Graziani, per muovere appun-to alle operazioni della Sirtica, il 3 Gcn-maio del '28. Dune, segnali trigonome-trici sparse macchie di verde, sebke... Verso le sei e mezzo, avvistiamo l'os- senatorio del fofte di Bucràt el-Hsun. Branchi di cammelli, gregge di ovini, tende beduine. Arriviamo al forte, che si nomina da Sua Altezza Reale il Duca delle Puglie, Forte Amedeo di Savoja- -\osta Qua, l'Augusto Principe, sul fi.nire del '27, veniva raccogliendo e i-Struendp. alcuni reparti de.' suoi sah&i rioni, appunto in preparazione delle operaztoni della. Sirtica. e al ventinovesimo parallelo. E qua, l'oggi capo di Stato Maggiore del Corpo delle Truppe Coloniali della Cirenaica, il tenente-colonnello Princivalle, che viaggia con noi, ritrova i ricordi dell'iWlensa e colossale preparazione e organizzazione logistica di quelle operazioni, compito a lui particolarmente affidato, cui egli attese fino dal Maggio del '27, e che esplicò con tanta intelligenza e perizia e attività, da costituirne esempio non dimcnlicabile nelle guerre coloniali. E l'esperienza, insieme acquistata, ben gli valeva, qua.ndo, l'anno scorso, sarebbe stato poi il perfetto logista della spedizione nella Fnsanìa, nel cuore del deserto sahariano. Cavalcata di savari ed evocazioni eroiotte Bipartiamo alle selle. Verso le sette e mezzo, per via, siamo raggiunti da due aerei; e uno ci butta un sacco di posta. Ci. fermiamo, per la distribuzione della posta. Ripartiamo alle otto. Raggiungiamo, alle otto e venti, il bivio delle strade per Gheddahìa, verso occidente, e per Bu-Ngem, a ostro. Al bivio, il cartello indicatore, e una baracchetta, con rifornimenti automobilistici. Proseguiamo per Gheddahìa: dove arriviamo poco dopo, sotto il forte che, da una bassa alturetta, domina il. luogo intorno. Una cavalcata di savori ci viene incontro, ci, accompagna al galoppo per un tratto di strada. La strada ora volge in direzione approssimativa di settentrione, Vaulenti- ca strada, che finalmente ritroviamo, dopo le travagliava piste della Sirtica. E mentre intorno a. noi il paesaggio rinverdisce, per i. vasti avvallamenti dei uiddiàn, che scendono da occidente a oriente, dai collinosi pendii dell'entroterra al mare; la marcia, della nostra autocarovana, prende l'andamento regolare e rapido di un viaggio automobilistico su strada, normale, in paese civile. Alle nove e un. quarto, sostiamo a Bir Tàgemut, un, pozzo in un fondo di uadi, e poco lontane, su un rilievo del terreno, le rovine di un gasr, di un castello E Sua, Eccellenza il generale Graziani. con la. sua esatta e vivace loquela, cui rinfresca, e agita l'inflessione romanesca, rievoca il combattimento della colonna comandata dal colonnello Buggeri, che scendeva, da Tauòrga, e si scontrò qua con. millecinquecento ribelli, condoni da Saadùn Scetèui: rievoca '" veemènte riscossa del Diciassettesim0 ^Itaglione Eritreo, comandato dal maggiore Bozzoni, promosso poi per merito di guerra; e che quando le sorti, del combattimento pendevano incerte, anzi, accennavano sfavorevoli, a noi, si abbattè con impelo irresistibile sul ne- \mlco. e un muntàz del oallaglione. rag niu„xe e col.pi a morle u capo stesso dei rjhpln saadùn Scetèui: onde la. rotta \dei nemico, sua fuga, piena vittoria, no\!.lra Tempi che si. combatteva duro: ora, questa, pace verde, intorno a noi, \le roulm terrose del gasr. un gregge laggiù, che pascola, il pastore che saluta, romanamente. Bipartiamo. Ore nove e trenta.: incrociamo l'autocarro delle Regie Poste, che fila, in direzione opposta a. noi, verso i presidii. del sud. Accampamenti beduini, lungo la strada. La nostra macchina, dei. giornalisti, è ferma, per un banale accidente: un sasso, urtando, ha piegalo la barra dello sterzo. Il nostro conduttore, Renzo Russalini, un burnì milanesonc, da diciannove anni stabilito in colonia, si affanna, invano. Aspettiamo l'autocarroofficina; ripariamo: ripartiamo, all'inse\guimenta dell'autocolonna, che tutta ci ha sorpassali. Da Misurata a Tripoli Ore undici e tre quarti : Misurata. La città è in festa : bella e linda, cittadina; e con un albergo degno di. una. metropoli europea, che s'inaugura oggi, auspice Sua Eccellenza. Lessona. Dopo colazione, alle quattordici, via. Ora corriamo par le oasi, lussureggianti della costa, tripolìtana, tra gli eccelsi colonnati delle palme, tra i floridi giardini e gli orli prosperosi: da Misurata a SU tcn, a Hnms. Ore diciatto e quaranta : Tagiura ÌQuel dell'Automobile Club di Tripoli ci ,s°n'~> ventiti tnmnl.ro, festosamente; e \e°n lnrn- s"a Eccellenza. Maurizio Ra \va, aia Vice-governatore della Tripoli < tania. e di questi, giorni nominato Co j vernalore della Somalia Italiana, e il '/eiicrale Siciliani, comandante le trup pe della Tnpolitania. Con loro, andìa >»o verso Tripoli, per l'oasi stupenda '«''• declinare del. giorno. Il tramonto ..fiammeggia, attraverso i( colonnato ini terminabile dei palmizi. i MARIO BASSI,