Aleppo, metropoli sitibonda

Aleppo, metropoli sitibonda SULLE OrtlvlE DI ALESSANDRO MAGNO Aleppo, metropoli sitibonda -fD A Xv NOSTRO IPCVIAT O)- Da ALEPPO (Siria, del Nord) L'ultima volta la tirannia dello spaio mi ha costretto a lasciaroi in asso ulta strada da Alessandretta al Pinaros, per compenso vi prometto oggi di incamminarvi cosi risolutamente sulle facili vie della conquista fenica, vale a dire siriaca del nostro Eroe, che faremo la prossima sosta a Tiro [la moderna Sur) dove infine Alessandro si è fermato ben sette mesi e che si trova come ben sapete ai confini meridionali della Siria sotto mandato francese, mentre ora siamo ancora vicino a quelli settentrionali. La passeggiata alla piana. d'Isso è tutto quello che si può aspettarsi di più interessante. Edotti degli eventi del grande scontro come ho cercalo di riassnmerveli, incominciate a qualche chilometro da Alessandretta a. comprendere come tutti gli storici antichi di Alessandro, ad eccezione di Ariano, non abbiano capito un'acca dell'inversione del fronte dei combattenti. Infatti lo spazio di terreno fra il mare e le ripidissime chine dell'Amano non è già una pianura, che vada a poco a poco allargandosi verso il fondo del golfo dove sbocca il Pinaros e dove al di là del fiume sorgeva Isso, ma una successione di contrafforti, di speroni, meno ripidi è vero dell'Amano, ma che si devono superare ad altrettanti colli. Il più notevole di essi è quello modernamente chiamato Sacal Smitan o Pile di Clonata, vicinissimo al mare, dove i Seleucidi successori di Alessandro hanno elevato un'arco di cui sussiste ancora un pezzo di murag Lione. E' probabile che questo ricordo sta stato pòsto nel punto dove è incominciata la manovra di Alessandro per spiegare il suo esercito, poiché al di là delle Pile di Gionata io spazio fra il mare e il monte è pianeggiante, supcriore ai tre chilometri di larghezza e si conserva così sino al Pinaros dove l'Amano si ritrae un poco ver cingere il punto dove sorgeva Isso d'un severo anfiteatro. I burroni dell'Amano La mattinata è trionfale, l'Amano verde cupo, il mare calmo e disseminato di motovelieri pescherecci italici venuti da Rodi. Sulla sommità delle Pila di Gionata, che sovrastano la costa di una sessantina di metri soltanto, si dislingue tutta la pianura di Isso coltivata sommariamente e irri gota da una serie di torrentelli. Son terre vergini, come in tutto il Sangiaccalo, paese straordinariamente fertile, ma che deve ancora riconquistare all'agricoltura non solo queste plaghe, ma le altre assai più vaste che circondano il lago di Antiochia e che promettono favolose ricchezze granarie cotonifere. Ma la popolazione si è irrigidita in un'apatia che non è soltanto frutto della sua indole, ma piuttosto dell'ostilità sempre crescente al dominio della potenza mandataria che l'ha subissala di funzionari e di balzelli e che sinora, nella preoccupazione costante di dividere e suddividere la Siria in un mosaico di staterelli per facilitarne il dominio, non le ha dato, di effettivamente utile, che una buona rete di strade. Le strade sono senza dubbio un grande elemento di progresso, ma i siriani pretendono che i francesi l'hanno riattate per tenerli a freno con più facilita, cioè per comodo dei 40 mila soldati i quali, uniti all'aviazione assai bene organizzala e numerosa, tengono a freno la vecchia Siria, cioè i suoi tre milioni e mezzo di abitanti dalle infinite origini e religioni [sopravvivono persino con gli adoratori del fuoco, e del diavolo quelle del pesci sacri: andare a visitare per credere la vasca relativa nella cit ladina di Balrum fra Tripoli e Beirut) La rolapile pessima è seguita dal tronco staccato della ferrovia che mito re ad Alessandretta e che proviene dal tronco Mcrsina-Adana-Aleppo, ferrovia che nessuno adopera più. Tutte le terrovie siriane del resto sono in decadenza, l'automobile le ha completa mente battute, almeno come, traffico di passeggeri. Raggiungo il posto di frontiera siriana di Gizella protetto prudentemente da reticolati [il paese c- disabitato, un tentativo di colonizzazione armena sulle pendici delle Pile di Gionata è fallito, rimangono una moltitudine di casette senza tetto ad attestarlo) e presidiato d.i soldati siriani e comandato da un ufficiale idem. E' un simpatico tipo che per il fatto di chiamarsi Darius mi confida di nutrire il sospetto di discendere dai Codomano persiani. Lo trovo però più utile, ai fini della mia passeggiata, quando mi racconta della inverosimile formazione delle forze militari francesi in Siria dove entrano persino i circassi esuli dalla Russia [hanno dato del resto buonissima prova) e ancor più quando, a cagione della sua prosapia, mostra di saperne assai di più del funzionario della dogana di Alessandretta, su Isso e la battaglia. Del resto i burroni dell'Amano sono sotto i nostri occhi per aiutarci ad immaginar il disperato sforzo dei persiani in rotta per risalirli e raggiungere la cresta e il declivio opposto sull'attuale Rara Su affluente dell'Oron[le. Darius opina tuttavia che il grosso dell'esercito e Dario siano scampati non per l'Amano che appare invalicabile a schiere numerose, ma molto più al nord; al tergo di Isso, per i valichi che adducono direttamente alla valle dell'Eufrate. Il corso del « fiume pazzo » Un chilometro prima di arrivare a Paiass o Baiass la guardia turca di confine ci sbarra il cammino. Non si passa. Sono in compagnia del nostro Vice Console al Alessandretta, dott. Minniti, ma i due fieri soldati anatoliet ac- eorsi a spianare i fucili addosso alla nostra macchina che pure s'era arrestata alla pietra di confine, non vogliono saperne di passaporti e neppure di lasciarci arrivare sino al villaggio dove deve trovarsi l'ufficiale turco comandante del posto. Le relazioni fra la Turchia e la Siria sono cattive su tut» ta la linea dal mare lungo il Curdislan sino quasi al Tigri e noi ne subiamo le conseguenze. Rinunciare al Pinaros? Neppur per sogno. Con molta pazienza riusciamo a persuadere uno dei soldati ad andare a chiamare il suo capo il quale arriva comodamente dopo una ora e convintosi che non siamo francesi e che viaggiamo per la gloria dì Isjandcr [Alessandro), ci accompagna attraverso Baiass nobilitata dalle rovine di un castello probabilmente crociato per i i.e chilometri che ci separano dal « Fiume pazzo » (fi Pinaros). Per la strada due villaggi, Yuzlcr e Kcui Tchai. Il fiume largo una cinquantina di metri è in piena ed inguadabile, ma superalo da due ponti vicini, della ferrovia e della strada, la pianura è diventata sabbiosa, e di poco più ampia che al sud di Baiass, ma l'Amano è sempre II che incombe con la sua muraglia. Anzi il Pinar le fa da fossato, lambendola al piedi e poi volgendosi decisamente al mare con 1 . brusco gomito ad angolo retto, per modo che si misura d'un colpo l'atroce angustia del campo di battaglia, della stretta dove Dario aveva in.'jottlgliato il suo mezzo milione d'uomini pronti a subire il massacro. — Dove diavolo si sarà messo il carro di Dario? — domando al dott. Minnlti che è un giovane tutto vibrante di idee. — Ma qui, all'altezza del ponte che mi pare proprio a metà del corso del Pinaros normale alia costa, sulla riva destra che duemila e trecento anni fa avrà forse dominato la sinistra, come lei mi ha raccontato, ma che oggi è piatta... Sa, si tratta del « Fiume pazzo!' Noti che proprio alla foce dovrebbe sboccare una delle »pipe line petrolifere che verranno dall'olrali — E le tende l'. Darlo che divennero ■poi quelle di Alessandro, le tende di Sisigambi [la madre di Dario) e dt Statira. quelle dove Efcslione fu scambiato per Alessandro precisamente dalla vecchia Sisigambi... — Guardi quanto spazio che c'è laggiù verso Isso e la valle del Piramos [da non confondersi con il Pinaros) Saranno slate certamente collocale da quella parte, lontane dall'ammassamento... E' veramente inconcepibile come i persiani siano venuti ad incastrarsi lungo il Pinaros mentre a pochi chilometri al tergo avevano tanto maggior spazio. — La questione è che Dario «inse-,.attiva » Alessandro. L'inseguimento'nbi sstnslarcdrccpinznfdvednmmnibpcssimeiiidsdprmclsèptepvrmDmmpspvgera incominciato da quando i persiani, contro l consigli dei capi dei greci mercenari, abbandonarono le piane dcll'Oronte per ingolfarsi nell'Amano ed è istintivamente continualo anche quando i macedoni sono saltati fuori sul tergo del nemico.... Rievocazioni romane in Siria Dopo la strepitosa vittoria di Isso Alessandro non indugiò a rimettersi in marcia lasciando il nemico fuggire al di là dell'Eufrate. Noi lo imiteremo abbandonando d'urgenza Alessandrvtta dove, a delta dell'amico Minniti, in questa stagione basta un soggiorno di poche ore per regalarsi un'infezione malarica e correndo sulla magnifica asfaltata che sale al Colle di Beglnn andremo a più di mille metri d'altezza ad ammirar da vicino le Porte di Siria attraverso le quali, prima e dopo dell'esercito di Alessandro passarono tante schiere in anni che ad lifgtsdesrIaduds enumerarle soltanto c'è da rievocar la storia dell'umanità mediterranea di alcuni millenni. Siamo dunque finalmente sulle strade di Siria e in verità, affacciandosi sulla vallata del venerabile Orante, rivedendo lo specchio del Lago di Antiochia, rag giuria cado la città dove gli Apostoli si riunirono l'ultima volta prima d'irradiarsi ni sovvertimento e alla rigenerazione dei viventi e dove tanta gloria di Crociati è passata lasciandovi vestigia grandiose di muraglie e di castelli sui inoriti che la circondano, e poi percorrendo quell'inetta . no fu maggiore di quello di Isso per bile strada da Antiochia ad Aleppo dove ponti, i lastricati, le rovine di Roma ono cosi parlanti da risuscitarvi la sensazione d- Ila Siria romana dai veni milioni d'abitanti; non si può a meno di trovarla uno dei paesi più affascinanti della terra. Essa sta effettivamente alla pari con a Grecia e l'Italia per oflrire su spazi relativamente ristretti gli aspetti più commoventi e vari, cosparsi dal resti di quaranta o cinquanta secoli di storia: montagne spettrali di nudità o coperte di lussureggianti foreste, incise da gole vertiginose sugli aspri pendii delle quali, in posizioni quasi naccessibili, s'abbarbicano fortezze bizantine, arabe, franche o antichi monasteri ; altipiani o vallate a volte fertilissime e a volte perfettamente desertiche, vere necropoli di città dove pullulano le vestigia tuttora appena esplorate di tante civiltà scomparse, dall'epoca ittica sino alla dominazione romana. Siria! Caos di ogni forma del pensiero mistico, culla- delle massime religioni c per questo destinata ad essere agitata da fermenti dealìstici inacquctabili, ricettacolo di brandelli di cento invasioni, bufera permanente di sciti e di sunniti, di cattolici di dieci gradazioni e di cristiani di venti scismi, di israeliti e di samaritani, di drusi, di nosairiti, di ismaeliti, di ycridilt, ecc. ecc. Siria miniatura del mondo, e delle vicende e delle incomprensioni umane su di isso! La metropoli del deserto Siamo ad Aleppo. La storia non ci iice se Alessandro dopo Isso venne id Aleppo per poi ritornare alla foce dcll'Oronte e continuare lungo la costa di Fenicia l'abile piano originarlo di isolare la Persia dalla Grecia impadronendosi delle città marittime, riuscendo cosi a catturare la flotta nemica che veleggiava sempre minacciante nell'Egeo e che composta sopra lutto da bastimenti fenici divideva la sorte delle città donde proveniva. Ma è probabile che ci sia venuto subito [ci passò senza dubbio al ritorno dall'Egitto), poiché la Ciallbon fenicia e assira era sin d'allora una città fondamentale posta come si trovava e come si trova tuttora sull'unica strada che dall'Europa e dall'Asia mena all'Africa. Comunque un tentativo d'inseguimento di Darlo che con una scorta di quattromila soldati, greci mercenari per la maggior parte, era passato da Aleppo per raggiungere l'Eufrate ci dev'essere stato, guidato se non da Alessandro in persona da Parmcnione, che prese la via interna Aleppo-IIoms per raggiungere Damasco dove il disastro persia l'importanza delle catture effettuatevi il tesoro reale ammontante ad una ci fra vertiginosa in talenti d'oro e d'ar genio e la miglior nobiltà persiana. Per mio conio sentivo che l'immediata visita ad Aleppo mi avrebbe dato il senso dell'avventura alessandrina più di qualunque altro luogo torse perchè essa è oggi la città, dove la tragedia siriana moderna è più percepibile che altrove. Vera metropoli del deserto malgrado i 300 mila e più abitanti che rinserra, posta nel tondo di una vasta conca arida, che si svasa in una piana Immensa color d'ocra, apparizione di altri tempi dominata orgogliosamente dalla formidabile cittadella slmile ad un mostro accovacciato, velata da nembi di polvere, soffusa da un'atmosfera di arsura: ecco come si presenta Aleppo. Niente alberi; a prima vista sembra che il verde sia sconosciuto, i bo schetti delle famose piante di vicine ch'io nascosti da muri, delle mastodon¬ tiche caserme lasctat.e dai turchi e ca paci di ospitare sino a quarantamila soldati, degli immensi cimUerì isla mici, e soprattutto niente acqua. Un cenno sulla vicenda contempo ranca di Aleppo è indispensabile. Si era copiosamente arricchita durante la guerra, poiché costituiva la, base dei fronti turchi in Palestina e Mesopotn mia. I due o tre anni che seguirono furono altrettanto benefici. Il perto>ìn oscuro si apri improvvisamente nel '21 e dura tuttora e durerà sem.pre probabilmente. Tal frontiera turca è vicinissima, i clienti principali di. Alep po: il Curdisan, l'Armenia, la Cilicio, l'Anatolia, scomparsi, gli accordi do ganali fra Francia e Turchia per salvare il commercio della città, vale a dire lutto, rimasti lettera morta e so stiluili da reciproche scorrerie che si trasformano spesso in veri e proprii atti di guerra. Unica fonte di ricchezza rimasta, l'imponente passaggio degli ar menti e delle greggi che vengono dall'Iran e in parte dalla Turchia e quindi mercato laniero di qualità media che si esporta in America per la fabbrlcazio ne dei tappeti. Il pastore asiatico sta sopra della vicenda politica poiché non ha mai cessato attraverso i millenni di percorrere con le sue bestie la « via dell'acqua », la strada del piede delle montagne curde che è poi quella degli eserciti antichi, della ferrovia per Bagdad rimasta per aria [finisce a Nlssibin a G00 Km. da Aleppo) e oggi del confine turco-siriano. Ma Aleppo è altamente industriosa, lavora mirabilmente il rame, le pelli, la seta, le materie tessili in generale e poi è bancaria ed ancora è stata la meta di un'imponente emigrazione armena scampata dalla Turchia (80 mila persone), laboriosissima e quindi è cresciuta, si è modernizzata. Ma rimane sitibonda. E' la sua tragedia principale. N. parlo perchè credo che non esista un'altra città cosi popolosa e cosi priva dell'elemento essenziale della vita: l'acqua. Quando Aleppo era turca veniva dissetata dal Coveik che ha le sorgenti al di là dell'attuale confine. E' successo quel che doveva accadere. I turchi hanno deviato le acque ed Aleppo non conta più che sull'acqua piovana. L'acqua ad Aleppo costa al lavoratore indigeno un terzo del suo salarlo e quattro volte il pane che mangia, malgrado che l'Eufrate sia a meno di cento chilometri! La Francia dei seimila funzionari francesi in Siria non è ancora riuscita a dar l'acqua alla più popolosa città del suo dominio. Fatalità storica , Ma lasciatemi tornare ad Alessandro, voglio dire alla sua gesta vista da A leppo, della quale dovrò riparlare rifa cendo il suo cammino al ritorno dal l'Egitto. Il valentissimo e ardimentosa Console d'Italia ad Aleppo, Camillo Giuriati mi ha detto: . Alessandro? Tu sci intento alla rievocazione di Alessandro sulle sue orme? Ma questo è il tuo paradiso! C'è una specie di fatalità storica che condune ad Aleppo da tutta l'Asia da lui percorsa, si può dire, i segni tangibili del suo passaggio. I pastori che adunano qui un milione di capi di bestiame per anno, l beduini che tentano di ribellarsi ancora al sedentarismo cui li condanna la sistemazione delle frontiere e l'effettivo estendersi del dominio europeo nel deserto, portano in cessantemente ad Aleppo e da epoca Immemorabile fra i cimeli di tutte le età, quelli di Alessandro e specialmente le sue monete. L'accanimento delle ricerche archeologiche che copre il deserto di Siria con missioni di tutti i paesi hanno insegnato ai nomadi che le squallide lande sono talvolta più fruttifere dei. pascoli che alimentano le loro greggi ed l loro cammelli. Troverai qui degli incettatori di intere anfore colme di monete d'oro di Alessandro portate ad Aleppo dai nomadi, esulate purtroppo tutte al di In del mare. Ma in un recondito luogo della città che dev'essere stalo testimone di appuntamenti misteriosi fra l'enigmatico Lamrence ed i suoi amici di qui. potrai scoprire qualcuna di quelle monete, se non d'oro, almeno d'argento... ». E dov'è questo luogo? E dove sono questi amici dell'autore della « Rivolta nel deserto »? — Ne parleremo al tuo ritorno dall'assedio di Tiro... ARNALDO CIPOLLA.