Terre di sogno e di silenzio

Terre di sogno e di silenzio VIAGGIO I3ST LAPPONIA Terre di sogno e di silenzio -( D a, l nostro inviato) ABISKO, giugno. Andare in Lapponia? Si prende a Stoccolma l'espresso dei turisti, come lo chiamano, e ci si lascia condurre trentasei ore filate, tra wagons-restaurants e wagons-lits, lino ad Ablsko, stazione turistica impiantata apposta sulle rive del Torwne-Tràsk, paradiso lappone. Solo incomodo un po' di pazienza. Gli svedesi sono ammirabili colonizzatori, pionieri nati: il loro istinto si fa industre come quello di taluni animali, contro gli ostacoli, e forse per solo averne ragione, per trarne partito, si sono spinti quassù, aprendo intanto all'Europa questa straordinaria anticamera del Polo. Al Polo non e detto che un giorno o l'altro, grazie a loro, non ci si sverni, iter lo meno non sia dato goderci, d'estate, la più fresca delle villeggiature. L'attitudine eccezionale per lo scienze applicate, dimostrata in ogni tempo, li Ita sempre resi capaci di meraviglie : (ili scienziati di qui sono in grado di dimostrarli, prove alla mano, che la perfezione e ricchezza •materiale e artistica del loro paese fu superiore ad ogni altra, di ogni altro paese, durante l'eia del bronzo^ Su guide, fogli-reclame, ecc., per regioni e buri/lite apparentemente insigniticanti, impersonali, notazioni di questo genere: centro di callaia, centro della più ulta cultura: civiltà antichissima, civiltà millenaria; Compagnia e. Società per lo sfruttamento minerario del suolo la più antica del mondo; gallerie sotterranee larghe una volta e mezzo la piramide di Ceope. In popolo come, questo non si troverà mai a corto d'argomenti, contro l'avverta natura, sarà sempre lui a dire l'ultima parola, Se finzioni.del sentimento sono le sue pia sicure lerilà, e il sentimento del confort è il più vero, il più diffuso fra tutti; opera su di questo con la fermezza e l'energia di una lede. « Dove la terra veniva a mancare » Ci In un tempo clic queste regioni parvero inaccessibili, peggio che non siano oggi le regioni polari. Casibus et variis terraque marique — hic tandem stetiinus, nobis ubi defuit orbis. Ristemmo qua, alla fine, dove la teria ci venne a mancare; Cosi si trova scritto nella chiesa di Kiruua, molto più sotto di AbisìiO, in data 1681: autore liegnard, le meilleur de nos poèles (omiques a-près Molière, e primo turista in Lapponia, Non diversamente si sarebbe espresso Magalotti, ambasciatore straordinario alla corte di Svezia circa mezzo secolo innanzi. Un continente insomma, poco meno, quadugnuto dagli Svedesi alla civiltà cu ropea: complesso piccolo o grande che sin di tanti continenti perduti. Mai d'altronde questa terra sarebbe stata un'Arcadia immaginaria, c poco s'è tolto, 'ricostituendola sopra la carta geografica, alle ricchezze segrete dellerì. Ci si dimentica del luogo di parterre che non conosciamo. I soli d'estate aggiungono lo stesso ulta fantasia il senso dell'inesistente, mettendone a nudo i silenzi, poiché c'è qualcosa di crudele nella loro chiaroveggenza. Alleili- ne non ne rimane una traccia si vede ora perfettamente come in fantasia clic è qui in queste terre impossibili che abitavano i sogni della gente del Hord, le loro divinila oscure; cosi poco trattabili, poco umane, a differenza delle nostre d'una volta cosi proprie d'un altro mondo. Ci corrono tuttavia gli Svedesi da queste parti, l'inverno e l'estate, col. piacere di andare ancora in giro pel mondo restandosene a casa turo. Una colonia, più che una provincia, tanto è immensa, e con dei caratteri proprii, bene differenziali; e con la singolarità e il comodo di trovarsi tutta quanta unita, direttamente, alla madre patria. Ci si viene, ci si fa dello sport, ci si studiti anche; pietre e roccie portano il segno di esistenze, favolose, da incubo, si va rintracciando su loro la struttura a la vuriclù degli animali preistorici. Ma immagino ci si venga soprattutto ver nessuna ragione, com'è, il caso min, per godere il duna gratinilo d'un po' ili terra diversa ila quello che per imi è la terra, tanto da sembrare al di fuo tenza e del luogo d'arrivo, delle disianze, le distanze finiscono per non esi stere e nel fallo sono illusorie, perdendosi In nozione di un punto da do re misurarle. Il viaggiare diviene cosi un'arte, qualche cosa di superiormente disinteressato, fine a se slesso; acquista ima certa sua bellezza assolala, ir un po', allora, fare dell'arte per l'arte. Ileiu.hc con la civiltà che ci si è messa di mezzo le guide e le réclatnes per i turisti facciano di tutto per dare anche a vii viaggio in Lapponia una giustificazione e uno scopo, e questa scopo lo chiamino: il sole di mezzanotte. Un passaggio e un'anima mi condure: una cavalcala di scoiai ioli, dì gufi, di pipistrelli- giganti in Sullo l'umbr-i degli ubili scivola unotirano corteo, rapido come il tremi chechiodali alle rocce c portai tuli'in*ic- me dal vento, di strigi nere picchlel-'\ sotate di bianco, con le orecchie puntute nM '•' giorno e la unite, i treni ne solle e le ali aperte, [erme su delle tombe: i capricci innumerevoli che la neve tesse tra rami e cespugli. Dopo tante ora di corsa lo scenario s'è ormai cambiato a vista d'occhio, si va spaziando in radure come se il terreno cedesse poco per volta, inconsistente e torboso, e gli mancasse la forza di sostenere il peso delle grandi foreste di prima. Di queste ancora qualche avanzo: gli. arbusti che si vedono stanno in piedi Dio sa come, superstiti d'uno spaventoso cataclisma, e paiono, anche quelli, colpiti a morte. Nelle radure, ciuffi di betulle nane, di una delicatezza cosi fragile che la pena; si scontorcono nello sforzo di uscire alla luce, pigliano l'aspetto tormentalo che da noi hanno gli ulivi, si /anno intarmi quanto più ci si inoltra nella zona artica. Sostengono la neve e non. pare che di là in fuori abbiano mai da avere una loro propria realtà, una loro figura. Legna da ardere. Ma è la natura stessa die muore, la natura in ter a che muore, di morte non naturale. A poco a poco. Vedersela morire sotto gli occhi! Il paesaggio modula questa morte e (Issa su di essa il svo carattere. Ora a ripensarci mi con vinco che qualche cos'altro da quello che ho visto è passalo sotto i miei occhi. Non era il paesaggio un semplice gioco di apparenze, tangibili, colorate, un comporsi e ricomporsi di certe note su motivi diversi: non era, quel che si dice, un paesaggio. Era un mondo chiuso e completo in sè, paragonabile ad altri solo superficialmente per gli clementi che lo costituiscono, alberi, laghi, fiumi, colline. In realtà era lo sfondo d'un'anima, dell'anima collettiva di un popolo, unico e incomparabile da quanto può esserlo l'anima di un popolo, sempre veramente antoc tona in tutta l'estensione del termine Arrivato quassù dove si sfanno, quelli: certe note e quei cera motivi s'avveri che non a caso erano tenuti insieme, e che in definitiva s'orchestravano, ni più ne meno, al, pari di non so quan la parte della poesia e fantasia svedese. Sono quella poesia e quella fantasia, quanto c'è in loro di primitivo e di originale. La poesia dagli echi lugubri Il contatto inquietante di una natura siffatta genera mostri e nulla di strano che nei temjri trascorsi, anche quan do, a eccezione delle parti meridiona li, della Scania confinante con la Da nimurca, l'intera Svezia era mal conosciuta e quasi ancora da esplorare nulla di strano che se ne facesse nelle leggende il ricettacolo di tutti gli orrori. Galoppate fantastiche correvano queste selve e riscotevano altri echi da quelli che, su e giù, correndo- rimo ora. Mi Ionia in mente la incredibile galanteria degli dei del Walhalla, i quali facevano omaggio di una buona metà dei morti in battaglia, a ì-'reja. la Dea dell'amore. E Freja. questa Venere boreale tirata dai gatti! Le Walkvrie grano le coppiere degli dei come Ebe, la Giovinezza., tra i Greci: avevano l'ufficio di scegliere i morti, prima che la battaglia cominciasse. « La spiaggia rosseggiava come una piaga, i corvi guazzavano nel sangue dei feriti ». Tutta la poesia scaldica è piena di echi lugubri come questi, di un epicedio famoso. Del resto la poesia slessa, pure questa divinità, aveva in sé quatcìie cosa di lugubre Iter gli antichi Scandinavi: era immaginata da loro rome una specie di filtro magico, composto da due nani, mescolando insieme del miele e del sangue. Ma mostruoso sopra ogni altro è l'annientamento di ogni umanità dell'uomo, il trasportare ogni accento dall'uomo sulla natura. Saturi/lizzare l'uomo, insomma: non anlropomorfìzzure la natura, dare anche ad esso un accento di umanità, come tra gli antichi. Ini noi, tra i popoli mediterranei: di umanità, cale a dire di quel ch'è solo e proprio dell'uomo, una spiritualità superiore. Mostruosa questa tendenza, all'informe, che viola la witiira dell'uomo ver seguire quella sola della natura. Sentimentalismo e misticismo Ina violazione pulente su cui però l'umanità finisce a /aie le sue vendette con quello spusimoso senso di vuoto e. ululala e inguaribile insoddisfazione die pare la prerogativa malinconica assolutamente propria dell'uomo del Sord. Questo spleen, questo languore inquieto i tedeschi lo chiamano Seliusucbt, Stininmng, gli Svedesi lo chiamano langtan, stoniti ing. li' il loro pathos caratteristico, quello per cui nifi si distinguono da noi, ira i riunii invece è ('ethos rhr domina. I.a loro pura tistnitla senliiucnlalitii, il In¬ dLe dtolalauunstrasisosonritede cmsslsgbqtalaqlavlaaloLnppmmtmlzdlscsslaesmlclrtEnupcrcrtpmppscessinnttsgsnfro milieu romaulieismo. Vita spiriluale\'imeoro immersa nella natura, dacché 'il sentimento non è se non la naturaìdello spirilo, qualche cosa di ancoraì'informe. E molle cose difaiti votino' sotto un tal nome, che col sentimento non pare abbiano da vedere: vale adire, con quello ch'è dello spirito Langtan, staanning, come Sehnsuehe Stimmung sono particolari al modo di essere dei popoli germanici, al puno che non esiste nelle nuove lingue atine un vocabolo che li traduca. Ilangtan è un'aspirazione, un sospiro: un po' come noi diremmo, assai maleuna nostalgia, per cose che non si conoscono, per l'ignoto e l'inconoscibilestato d'animo mistico, in certa maniera, o se non altro un'originaria disposizione al misticismo. C'è un sottinteso cupio dissolvi, una volontà di dissolvimento che, come si sa, appartiene in proprio agli animi mistici. Morire a sé per vivere in Pio. Ma s'intende è una volontà, puramente tendenziale, vòlta in nessuna direzionee che non si conosce. Non capisco perche, quando vedo uno di questi centomila laghi svedesi mi viene di pensare al langtan: un'eguale immedesimazione col cielo, l'incantamentol'immobilità di una luce che li tiene sospesi. C'è a volte in riva all'acquagiù quasi bagnata dall'acqua come le betulle, sull'estremo margine del lagoqualche casetta dipinta, rossa scarlatta: sotto il sole il colore diviene squillante. Penso al desiderio, alla frenesiaquasi, di vita, di chi sé dipinto cosla sua casa. A volte, meraviglioso a vedere, queste piccole case di bombo la hanno il colore identico del lago, un azzurro tenue che le fa terribilmentlontane. Le piccole case e i loro fantasmLo st&mning è pure difficile da defi nire, benché un'equivalenza sia anchpossibile dargliela in quello che semplicemente diciamo uno stato d'animo, senz'altro, senza nessuna determinazione precisa. In fondo questi dutermini si somigliano, l'uno richiaml'altro. Non è troppo azzardato after mare che un annientamento compiilo del pensiero, la sua completa assenza e ussorbimenlo in un puro statd'animo riporta al misticismo delangtan. E' soprattutto uno slato dsofferenza e se vogliamo, l'altra faccia del langtan, del misticismo; il bì sogno bensì di evadere, ma anche la sua confessata impossibilità. Un iso lamento nel quale il vivere si riducai suoi minimi termini, sentirsi viveree sia pure consapevolezza e pensierosi rimane ancora nei limili del sentimento in una zona emotiva, giacchla consapevolezza e il pensiero più lucido non giovano che a imm-obitizzarlo, lo riflettono scmiAiccmcntc. Lo spirito è impotente ad assumere la reatà nel suo ciclo nè riesce a realizzarsE si badi, nonché esserci contraddizione nel folto che abbiamo indicato, frun sentimento e stato affettivo, e un pensiero che lo pensa e dovrebbe perciò togliere allo stàmning la sua caratteristica sentimentale, succede acontrurio che uno stato simile, di pura e patetica sentimentalità si alimenta di sè realizzandosi unicamente nepensiero. Il quale, cosi, non possiedmai una realtà autonoma, ma ha sempre un fondo sentimentale. Anche pensiero, e cioè sentimento, astrattsentimento, sogno. Un sogno regolareche si continua. E dacché azioni buone cattive, idee storte e diritte si riferscono ad esso, all'ini ponderabile desentimento, unica ragione di tutto, infine il concetto di responsabilità chne va di mezzo e da ultimo deve farne le spese. Di qui pure una mentaltà giustificatrice : quella dei protestanti, dell'uomo del Nord. Si dice: quest'i- umano, dove lo spirito e l'Intellgenza riferite a se stesse dicono: qust'è bestiale. Ogni certezza sfumnell'arbitrario, la realtà diventa unfavola. A guardarle queste casette pulite piene di decoro, sparse a caso qua e là a macchiettare il fondo del paesaggie a rilevarne se possibile, la gran monotonia del rotore, a. vederle, cosi leggere, e tenute, si direbbe, dal. loro pespiù che non proprio dai sassi e damacigni squadrati che servono loro dfondamenta, a vederle ci si figura l'animo di chi ci sta dentro, a viverci lsua vita: ed è una pena pensarlo. Lpiccole macchie di rotore che sono lcase paiono soverchiate dall'enormitdel paesaggio: ne fanno parte, una parte, insignificante, e potrebbero anchnon' esserci. Cosi, quelli che le abitanoallineati alta vita. che. dura olire di loro, senza di loro: e loro potrebbero anche non essefei. Non vi aggiungono nulla, non ve spostano una linea, non fanno che perpetuarla. Giusto quel che cvuole per senlircisi dentro come fanInsmi: del fantasmi che si analizzanogiacche Dio ha dato loro un cervelloche dìm ìstnino a sé, senza dubbio possibili-, die non sono se non dei fanta<mi. Dovunque s'Imiino pensieri comr questi di assurda malinconia, qu\c lontano di qui: gai sono pero Imìla loro parte. Ci si sente divallare ìmezzo loro, come nei drammi ramantdessi a venirci incanirò, a Orarci d<tl'ci, ct-.'i/H eroi involontari. Matte Ui p.i e l , , , , , i a n e i e e a o l i a e ; , é < a n l l e l o , e l e e riea a e à o o i a a e e à e , - nalurale che pensare alla, morte, ma qui la morie è addirittura l'unico piano di realtà, sul quale si esiste. Passando col treno scorgo alla finestra d'una di queste stazionane fred dtrlose tra gli abeti il viso d'una, 'ragazza, forse sui diciatto anni. Traspare dai vetri chiusi die la tengono un! po' in ombra, e rimango in forse se sia un'immagine vista o non piuttosto pensata. I capelli le si attorcono visibilmente sopra la testa, come una corona bionda, e tra gerani, tulipani, narcisi, di cui è pieno il davanzale della finestra, sembra tutta infiorata di primavera. Eppure la freschezza di quel viso giovane non ha sapulo ispirarmi altro die. pensieri tristi. Non mi appariva soltanto come un'ombra, era per me una ombra. Di ti a qualche minuto non l'avrei più riveduta, -mai più rivedutaed era lo slesso per me che se [osse moria, di lì a qualche minuto. Uenchè impressioni simili non abbiuno dell'insolito, davanti a un bel viso e a una bella fagazza non sono queste le impressioni più solite. Colpa del clima. Effettivamente qui non c'è cosa che non si proietti come in un al dita, e la cui presenza sensibile non si farcia meno vera della sua ombrasi riflette nel sentimento e nella fantasia restando uguale, ma come sullo specchio d'acqua di questi laghi, senza più peso. I.e persone, le loro dimore viste da lontano lungo laghi e colline, hanno un'aria di attesa, e pare che sognino da un momento all'altro chissà quali partenze. E partono dilata verso le favole, così, naturalmente, senza uno sforzo. L'abbandono di questi luoghi è talmente profondo che un moto qualunque, d'acque o drami, un rumore sordo, da nulla, stu piscono anche me certe volte, come un presagio misterioso- Perfino il vento li lascia in abbandono, e il fallo pare tanto comune di una superficie liscia come di cristallo che s'incrina qua e là all'improvviso, verso il crepuscolo, e ne tradisce la presenza, basta a riempire anche me, certe volledi un turbamento pauroso. Una vera ipereslesii del silenzio, in questo sonno della natura: che nulla, sembravarrà mai. a svegliare. Una sensibilità alterata massimamente dal soprannaturale di questa luce, della luce deNord, giacché in# verità qui cadono le distinzioni del giorno e della notte come una povera realtà umana, un modo di dire. Mentre da noi la luce e l'ombra si equilibrano o tendono a equilibrarsi a combinarsi in un'armonia, nelle regioni del Nord si respingono fatalmente, e tendono ciascuna a immobilizzarsi, ad abolire neglnomini la sensazione del tempo. Fan no loro sentire l'artificio del tempo che essi si sono inventati, e insieme il convenzionale deità loro esistenza. C'è. solo la luce e c'è l'ombra, ecco tulio. Quando alla mattina ci si. leva non si ha mai il refrigerio delle, prime ore dell'alba, che ci si trova rinnovati e desiderosi di vivere, e il mondo infine sadegua di nuovo, dopo un po' di sostaalle nostre forze, per essere vissuto da noi. Vai manca nella natura la saggezza di un giusto riposo. Inaspriscla fantasia ed il corpo reclamando tulio per se; e il iirimo degl'imperativper chi abita qui e dì costruirsi, a qualunque costo e. senza il suo aiuto, la propria esistenza. Fuori del tempo La Svezia intera, per altro, nello sua conformazione fisica, coi suoi orizzonti bassi segnati per ogni lato dulia linea diritta dei boschi o da quella appena ondulata delle colline, alte non oltre, generalmente, il centinaio di metri, è aperta alla luce e all'ombra, spresta al toro gioco, mirabilmente dotata per seguirne, moltiplicarne, interpretarne i prodigi. Dove ci si vòltadifficile che lo sguardo trovi un arresto sull'orizzonte, qualche cosa ili dì verso su cui fermarsi. Il terreno ha quasi perdalo ogni plasticità ed. è. percorso da molivi informi, a furia, dripetersi : servono da cornice a laghpiccoli e grandi, dove il cielo si scioglie. Chiusi da uno spessore di abelate e di larici, impenetrabili, inviolabill come un segreto della natura sscoprono o s'intravedono da. lontancon uno sgomento di apparizioni luminose. L'aria porta l'aroma dei bo sdii, ed è lucida, pura: si. addensa sloro con dei ridessi liquidi e l'acqune simula la trasparenza. La terra permeata di cielo, finisce per far dmenlicufc la sua povertà, quando i-idelo vi accende la sua luce e le di'"1 anima. E sembra allora supe-,/'»o. superficiale, decorativo, ciò ch, altrove fa la bellezza del paesaggio , |'"' clementi che costituiscono il mon - <M restano degli elementi, e propri- '"'« UUCSlo è la loro bellezza. Sempr- t''< 'lessi, acquistano alcunché di col\r> uasi-e I impressione di r-lroo(icarsi fra loro aurora a!lc origini, In a «/''ii/n --loro gigantesche metamorfosi l-\rl tempo. Le nuvole coinvoitgoiaLi........ f, ti ;„ . ........ .il crrrliio mugico ilei laulu lù< ERCOLE REGGIO,

Persone citate: Ercole Reggio, Greci, Hord, Magalotti

Luoghi citati: Ablsko, Europa, Stoccolma, Svezia