Dove mori Carlo Alberto

Dove mori Carlo Alberto VIAGGIO IN" PORTOGALLO Dove mori Carlo Alberto OPORTO, giugno. Per la prima volta In questo paese — tolto un terremoto indiscreto che a Colmbra m'aveva colto nel sonno mentre sognavo i ncrovestili studenti e le placide rive del Mond.ego — ho incontralo la scortesia, o meglio un'eccezione alla, tradizionale ospitalità portoghese, sulla porta di casa della signora Frics, qui ad Oporto. Ciò potrebbe riguardar me sola e uva vecchia signora scontrosa; ma la. cosa prende altro aspetto quando si. dica che la soglia che mi è slata vietata è quella della villa, dove mori Carlo Alberto. Ciascuno è padrone in. casa sua, d'accordo; e tuttavia c strano che un. italiano il quale abbia fatto sessanta ore di viaggio anche per visitare un luogo clic storia e poesia hanno veramente reso sacro alla sua patria, debba rimanersene fuori dall'uscio come un mendicante soltanto perchè « la signora è occupata e non può riceverlo >.■ Mi duole di aver dovuto annotare questo piccolo « fatto di cronaca »; ma poiché la stessa sorte toccò due anni fa anche al povero Umberto Fracchia., chi sa che ilrendcrlo pubblico non giovi per l'avvenire. Gli italiani che vengono in Portogallo sono itili rari'dclte mosche bianclie. Si larda in modo clic ciascun di essi, volendolo, possa vedere la stanza dove sì spense il suo Ile. Ora converrebbe riprendere Carducci, citare la sola e cheta in mezzo de' castagni villa del Domo, il grande Allantico sonante e la indifferente calma, farcire la descrizione di qualche dato storico, chiudere l'articolo con pqdcmpU71 bcll° svolazzo lirico. Malinconia dcl mestiere Ogni tanto uno di noi -rirtW*» tiWoitn n jmn nrnnnp. mèta. parte, diretto a una grande mèta. Giunge, guarda, tenta di porsi nella condiztone ideale di sptrUo _ quella ^j candore _ peT ncevere un'impressione, si mette a scrivere, e s'accorge allora che quell'argomento cosi vivo e tresco per lui, così bello e desiderato, è già stalo esaurito, svuotato dalle 8Htrui sensazioni, peggio, dall' immagine j che ormai il mondo se n'è fatto; e non è più che una povera cosa morta, un fiore appassito. Come innamorarsi di dtppbuqasnngamlzspcbsScuzPnsscertlcmr una donna che abbia troppo amato, come amare ancora quando si è già a e i e e a e n o n a i o o . i , . a i - troppo sentimentalmente vissuto. Bisogna esser,e allora molto giovani, o molto illusi, per credere ancora, e non accorgersi che la rettorica sta II in agI guato. Chi non ha provato questa tristezza, non sa come essa sia pungente. Ed il miglior rifugio resta forse quello della semplice cronaca. La cappella nel parco Oporto (ma perchè ci ostiniamo a scrivere e a dire Oporto quando grafia e ' pronunzia sono senza altro Porto?), grigia città di trattici, popolo alacre, chiese vetuste, orrenda pasticciata architettura di edifici moderni relitti del peggior gusto teutone ■ britannico, bizzarro contrasto d'attività e di torpore, di gran centro mercantile e di silenziosa provincia, di agreste e di meccanico - dove è qui la spaziosa gaiezza di Lisbona e la luminosa soavità di Coimbra? Mi dicono che in tempi di torbidi politici, su queste rive operose del Don ro incassato fra la discesa ripida delle case di rua san Joào brulicante di pescatori ed i quartieri marinareschi di Vita Nova de Gaia dove si celano le immense tenebrose cantine del vino famoso, i tumulti scoppino con una veemenza, propria dei luoghi del lavoro duro, sconosciuta nella spensierata ca pitale del sud. Il sognante Portogallo del Togo e del Mondego è lontano ben più di quanto non sembrino Indicare le poche ore di treno; e nella chiesa barocca [anche di questa un italiano ha dato i disegni fornendola del più alto e tormentalo campanile portoghe se) che domina la scoscesa calcada dos Clerigos, ho udito un canto patetico e grave che lo stuolo del fedeli in piedi intonava con un fervore mistico quasi da gente nordica. Ma le ore del soggiorno son brevi, e le memorie albertl ne mi attendono. All'albergo, indicazioni assai vaghe. «Doni Carlos Alberto?*. mVma Quinta? '. « Praca Carlo Alberto... ». Lo so, c'è la piazza, con la casa dove l'Esule passò la sua prima settimana d'esilio; c'è la cappella espiatoria, la quale deve sorgere non lontano dall'ultima dimora ; ma io chiedo della villa, la Villa del Douro, insomma. Concordano però tutti su un punto: Palacio de Cristal. Ebbene, andiamo a. questo Palacio de Cristal, che Dio li benedica: tanto più che qualcuno a Lisbona me n'ha parlato come d'un'otUiva meraviglia portoghese. Infatti si paga due escudos per entrar nel recinto; ma con la buona pace di quel di Porlo questa immensa baracca costruita dall'inglese. Shlelds per l'esposizione del 1P65 e rimasta poi in piedi per balli concerti, feste, spettacoli, proprio non vale di più. Sorte di tulle le esposizioni che non paghe di mettere a soqquadro le città mentre sono aperte, lasciano poi dì questi bei riconti per farsi maledire anche dai posteri. Ma ver fortuna il direttore diioquesto Palazzo di Cristallo [che è poi edi ferro e muratura) e un italiano, un\ erto signor Fazio, e saprà bene far-iumi da guida. Non c'è: è ad Amburgo\nper trattare di certe ra.ppresentaziom\s~«i!J'u< da, organizzar nel Palacio Trovo però la signora Fazio che genilmente si offre di condurmi alla cappella, e attraversiamo insieme lo stupendo parco ancora parilo di. camelie benché la stagione sia tarda In fondo n. un viale, a sinistra, in un angolo dal quale, di sotto la volta di verzura, si apre in basso il Douro azzurrino, chiuso fra le sponde ripide, e in faccia serena e placida una breve distesa d'oceano, ceco la modesta cappella che le rigide lince neoclassiche fanno apparire anche più fredda e triste. Alberi enormi tutt'intorr.7 la cingono, la fasciano, a soffocano. L'esuberanza della vegetazione profumata, greve, opprimente, sembra quasi voler far sparire questa piccola opera d'uommi. L'interno è circoture, non disadorno ma spoglio, come bagnato da una immobile luce grigia senza riflessi. Corrono in allo nodi di Savoia, le iniziali bronz e del He, qualche Iscrizione. C'è anche la cornice di una lapide, provvisoria clic il signor Fazio vuol sostituire con una di marmo. Prima dell'avvento della Repubblica nella cappella albertina si diceva messa ogni domenica; adesso invece è spesso prescelta per i matrimoni ricchi. La cosa mi sorprende: — Che nesso ci può essere, domando, tra questa pia memo ria italiana e il rito matrimoniale portoghese? — Oh, nessuno, mi risponde la signora Fazio: ma è la preferita perchè qui presso e'è il restaurant del Pa lacio, comodo per i banchetti nuziali. —Qui il Flaubert di Bouvard et Pécii chet impazzirebbe di gioia, ma lo sen to come un urto leggero nel petto, e le macchie verdastre di umidità sulle pareti mi paiono tarsi anche più larghe e squallide. Andiamo, andiamo alla Cancello chiuso , e ; a ò . e ù e r n i i e i i Non e lon;ana, sùbito oltre la cinta del parco, che confina col piccolo giardino di castagni. Mi guida un ragazzetto lutto fiero della sua alta incom benza. Usciamo dal recinto, scendiamo po chi passi per ima stradetta sassosa tra ali muri silenziosi che sembrano d'un, viottolo campestre, e siamo davanti un cancello chiuso. — E' qui? — Il ra gozzetto annuisce, e tira il campanello Uno squillo lontano ; silenzio ; attesa uno, due, tre minuti ; niente. Altra scampanellata, altra attesa, risultato come sopra. Il mio fanciullo comincia a sembrarmi perjilesso, scrolla il capo a gesti mi accenna che conviene rinunziare. Allora comprendo ch'è giunta l'ora delle misure energiche e gli metto in mano un biglietto da cinque escudos: risultato magico, l'aere rintrona di squilli, e flnahnente i battenti verdi girano sui cardini. Ha averto una bella brunetta. Un viale di castagni, qualche camelia fiorita, e subito a destra un piazzalctto e la villa. Bassa, allungata, ad un sol piano su quello terreno, con la facciata Unta di rosa e sette finestre chiuse, con tendine bianche: una modesta villetta borghese. Non una voce, non uno stormire di fronda o volo d'uccello che rompa il silenzio: tutto è quieto, assorto, immobile. Ma cos'è questo senso di stanco, di lontano, di morto? Parlo ed agisco o leggo un racconto? — A senhorn està occupada. — Dalla piccola servetta sospettosa che mi scrutava dallo spirai/Ilo dell'uscio come se avessi voluto portarmi in Italia anche i muri della villa, non sono riuscito a cavare altra sentenza. Portava su il biglietto di visita che le mettevo in mano, la mia domanda, la mia preghiera di giornalista italiano venuto qui apposta; ridlscendcva; riapriva la porta prudentemente rinchiusa: — A senhora està occupada. — Molto dolente la signora, ma poiché era occupata non poteva nè ricevermi nè farmi condurre dalla sua cameriera {che solo questo chiedevo) là in quella stanza dove la prima pagina della nuova storia d'Italia si chiuse. — Caro signor Goncalves, se non mi aiuta lei, io ci rinuncio. — Caro signore, tenteremo ancora, ma non -le nascondo che l'impresa è difficile 19 aprile 1849 CrbistnrorFepvBtdlglliledObOcdlpqMa prima il signor Manuel de Castro Goncalves, la più cortese persona che abbia incontrato in Portogallo dove pure la gentilezza è proverbiale, e che quand > il console è assente ne fa lui le veci per la schietta e viva simpatia ch'egli ha per tutto ciò che tocca l'I talia, vuol condurmi all'altra dimora di Carlo Alberto ad Oporto, la prima quella nell'antico palazzo del conti de Trindadc sulla Praca dos Faradores, poi dal 1850 intitolata al Re sventurato piazza dove ora sorge il monumento ai Caduti portoghesi le la scella del luogo non ù torse casuale), pala o odesso sede della Companhia do Gas e Electricldade. Un fltrio SPV'ero< „„ aoppio scalone, un corridoio vasto, la camera che per nove alorni VEsule aoUÒ Belìa slanza spaziosa che l'ufficio direttoriale della Compagnia occupa, direi, con un certo rispetto. Fra le due finestre un piccolo busto dei Re con la data 19 aprile 1849, l giorno del suo arrivo ad Oporto,sotto, un cuscino marmoreo, sormonato dalla Corona reale italiana. A sinistra, sulla parete, le targhe dorate ricordami, le visite di. Ile Umberto (25 ottobre 1862), di Dom, Lui.z I e di. Maria Pia di Savoia [dicem.bre 1863), di Ferdinando ir !19 settembre. 1865). Non era già più dei conti de. Trindndc il palazzo quando il t Conte di Barge » vi sostò,- l'occupava l'albergo d'Antonio Bernardo Pei.cc, P Carlo Alberto vi enrò come nn ignoto viaggiatore, stanco del lunga cammino durato, dalla fatae mezzanotte del 23 marzo, ben 27 giorni: ma un viaggiatore, che a Tolosa di Spagna aveva firmato il regolare allo col quale rinunziava a una 'orona che non. più. di un anno prima iveva sperato di poter dare all'Italia libera e unita. Savona, Nizza, Bcauenire, Tolosa, Tnrbes, Bainna. Valladolid, Lugo. I.a Coruna, Vigo. Valenea, Oporto: tuppè strazianti nello vettura bassa e stretta, col corriere Lorenzo Oamaiiero. Dopo quel nove giorni, ancora una sosta di due settimane in via dei Quartieri, e finalmente la pace nella villa del signor Ferreira Vinto, ap pigionata però con l'obbligo di acquistarne anche i mobili [quelli che ora sono nel Museo del Risorgimento di Torino), e ricusando le varie offerte d'ospitalità fra le quali cordialissima quella dell'inglese Jacopo Forrester Se vi tu mai vero esilio di Re in tutta la sua desolata amarezza, questo fu bene l'esilio del Re che a Novara aveva voluto morire. Ora la villa mi appare anche più solitaria e triste. Il signor de Castro Goncalves ha voluto tentare ancora una volta di vincere l'inflessibilità della signor Fries. Inutilmente. La solita servetta ci risponde che la signora è uscita e garbatamente ci chiude l'uscio in faccia [più tardi telefoneremo con ugual risultato). Non importa. Ci accontentiamo di passeggiare un poco nel giardino, di andare fino alla panca di pietra dove Carlo Alberto sedeva in quel tramonti della ultima sua estate. Da quest'angolo l'Atlantico si apre laggiù in fondo più vasto che dalla cappella; in basso il Douro turchino va a confondere le sue acque con quelle dell'oceano. Il maggio era tiepido; nive.e e purpuree tra l castagni occhieggiavano le camelie; aranci, gardenie e magnolie profumavano l'aria. Meglio che nelle piccole stanze soffocate, Carlo Alberto riceveva qui all'aperto, sul far della sera, i rari ospiti. Venivano il de Launay, incaricato d'Affari presso la Corte di Lisbona, i commissari della nostra Camera, fra i quali Urbano Ratlazzi, quelli del Senato, Luigi Cibrario e Giacinto di Collegno: venivano il console di Sardegna in Portogallo, le autorità di Porto, e due volte la settimana don Antonio Peiscolo Salpaolo, prete dell'Oratorio, conf^.-ore del Re. I"0 giugno giunsero per via di mare iPrincipe di Carignano, il dottor Ribere. il cameriere particolare Bertolino. Col luglio anche le notti si facevano calde. Lenti soffi di tepida brezza salivano dall'oceano, e gli alberi tropicalsprigionavano più intensi i loro aromiIl cielo era pieno di stelle, di quelle stelle enormi, sfavillanti, inquietantiche l'estate trapunta su questi orizzonti notturni. Il Re soffocava. Alzava ivolto a quel ciclo; fissava gli occhi in quelle stelle. Vi scorgeva il destino d'Italia, e forse l'immagine del Dio tn cui credeva. MARZIANO BERNARDI.