Le straordinarie avventure di un fuggiasco arrestato dopo venti anni di latitanza

Le straordinarie avventure di un fuggiasco arrestato dopo venti anni di latitanza Le straordinarie avventure di un fuggiasco arrestato dopo venti anni di latitanza Ex-segretario comunale a Mombello d'Asti accumula truffe e fugge assumendo le generalità dì un amministrato - Tredici anni di reclusione da scontare - Peregrinazioni in Francia e in Italia - Un fidanzamento che rompe l'incanto e conduce all'arresto Da circa un mese gli alberghi di secondo e di terz'ordine della nostra città, dovevano offrire la loro ospitalità, per le.brevi ore di una sola notte a un cliente strano e misterioso. -Era questi un uomo sulla cinquantina, di aspetto florido, ben portante, vestito più che decentemente, anzi quasi con ricercatezza. Scendeva all'albergo recando soltanto una piccola valigetta, a mala pena bastante per l'indispensabile biancheria personale; a richiesta, dichiarava le proprie generalità, qualificandosi per.Pietro Onorato Bacolla nato nel ISTfi a Mombello d'Asti, commerciante. Ordinava per il mattino che lo si sve gliasse di .buonissima ora. Riprendeva il loia Iti sua valigetta, scendeva, sorbiva affrettatamente una tazza di caffé e si allontanava, per non più tornare. Che un commerciante non pernotti che una sola volta nell'albergo, al quale scende, non è cosa che possa destare stupore, anzi è naturalissima; quello invece che destava una qualche meraviglia era un certo' contrasto tra l'aspetto e la evidènte agiatezza del Bacolla con il suo modesto tenore di vita. Commerciante, cosi, come egli stesso si qualificava, doveva essere, non certo sfornito di danaro,'secondo che prestavano testimonianza catena ed orologio d'oro, anelli e spilla con brillanti. Perchè mai aliora egli, tra i molti alberghi d'una grande città, andava a scegliere proprio quelli più modesti e fuori mano? Era da escludersi il movente amoroso, in quanto che mai il Bacolla s'era fatto vedere in compagnia di. donne e tanto meno di donne cui dovesse particolarmente premere di serbare l'incognito. 11 suo fare denotava sì qualche preoccupazione interiore, ma ciò poteva benissimo essere attribuito a crucci di carattere professionale, tanto più che a tratti egli appariva gioviale e, incontrandosi occasionalmente con altri clienti, buon compagnone. Ogni albergatore non appenas egli si presentava pre fissare la camera aveva un moto eli compiaciuta sorpresa- e,- classificatolo con uri rapido sguardo tra i clienti di « riguardo », si metteva a totale sua disposizione, cercando di. accontentarlo in ogni maniera, nella speranza di vederlo tornare."Speranza vana, come anibiamo detto, ed allora tornava il primo 'sentimento di sorpresa ed alla fine la |curiosità, « Col d'i einq sold » Attraverso quell'imponderabile filo di comunicazione che pare leghi un locale all'altro, quand'anche essi siano distanti e situati agli estremi opposti d'una grande città, si stabiliva cosi una spe eie di rete che, alla fin fine, doveva co gliere nelle sue maglie il misterioso viaggiatore. Erano forse parole, mezze frasi sussurrate in momenti di tedio tra un facchino ed un cuoco di due differenti alberghi, che .notavano con sorpresa come nell'uno e nell'altro locale avesse fatta la solita breve comparsa il cinquantenne commerciante. A chissà quale cameriere venne in mente di affibbiare al Bacolla il nomignolo di cól d'i ciuci sold. Fatto è che sotto que- li»* definizione la notizia dell'irrequieto o o o i n o l r . i e e e e , à n i . i a o i e i d'ordine in tutta quella roba, seguendo peregrinare del Bacolla giunse proprio là dove egli non avrebbe mai voluto giungesse. 11 maresciallo comandante la squadra investigativa dei carabinieri subodorava qualcosa di losco in que sta faccenda, decideva di mettere le cose in chiaro e disponeva opportuni appostamenti. Fu cosi che l'altro giorno il Bacolla mentre stava per scendere di camera, in un albergo dove si era rifugiato, si trovava innanzi un signore, il quale gli dichiarava la sua qualità di appartenente alla Squadra investigativa dei carabinieri e lo invitava a seguirlo in ufficio. 11 commerciante si dimostrava naturalmente quanto mai sorpreso dalla proposta e poneva mano,ad un grosso portafogli, dal quale cavava numerosi documenti di identità. Ma l'agente non si degnava neppure di posar l'occhio su quello carte e il Bacolla doveva rassegnarsi a seguirlo. ■Negli uffici della caserma di piazza Carlina avveniva il primo interrogatorio. — Chi siete? di dove siete? che cosa fate a Torino? E l'altro tranquillo: — MI chiamo Onorato Pietro Bacolla, sono nato a Mombello d'Asti nel 187C, sono commerciante di professione... A questo punto tornava in gioco il gonfio portafogli, che spargeva sul tavolo del sottufficiale tutta una lunga serie di documenti di vario genere. Erano fotografìe, carte d'identità, carte di permanenza francesi, lettere private, corrispondenze d'affari. 11 maresciallo, alla vista di tanta abbondanza, sceglieva « fior'da'flore », e, mentre,' per evitare confusioni, tentava di mettere un po untncgsptsnmfivqrtzldssmtsoetlbssdOtspdqdrs una approssimativa cronografia, continuava la serie delle sue domande: — Qual genere di commercio eserciate? A questa domanda la risposta era meno pronta e precisa: — In questo momento non esercito alcun commercio — rispondeva l'interrogato. — Sto cercando; capirà, con questa crisi... E qui, se non veniva fermato in tempo, l'individuo si disponeva ad intratenere i carabinieri sulle origini, gli viluppi e i rimedi da adottarsi per sanare l'economia mondiale. Voi, dunque — tagliava corto il maresciallo — siete disoccupato, senza fissa dimora, senza parenti... Le giustificazioni del Bacolla si facevano ormai più confuse; una frase fra quelle pronunciale dal maresciallo pareva averlo in maggior grado inquieato: 11nformazioni al paese ». Egli anzi tentava di deviare l'attenzione del'interlocutore da quel povero paesino di Mombello d'Asti che -pareva tanto essergli ostico e-pauroso. — Da moltissimi anni non sono più stato al paese — diceva; — nessuno più mi conosce; è inutile, perfettamente inutile che si chieda dime, laggiù. Il romanzo ■ Il suo protagonista Ed eia invece proprio ciò che veniva subito fatto e la risposta giustificava ogni apprensione dell'arrestato. Essa era la più straordinaria, la più inaspetata. Rivelava tutto un romanzo di cui 'arrestato era protagonista. Pietro Onorato Bacolla risultava abitante a Mombello d'Asti, da cui non si era mai mosso; e per di più, risultava ammogliato con prole. Chi era dunque l'arrestato? Non certo Pietro Onorato Bacolla, giacché evidentemene questo nome se l'era appropriato servendosene come di una etichetta per coprire la. sua vera identità. Chi dunque poteva mai essere questo frequentatore di alberghi? L'autorità ha rinvenuto nelle tasche dell'arrestato, fra.gli altri, alcuni iute ressanti documenti, nei quali il misterioso individuo, naturalmente sotto il nome di Bacolla, figurava alle dipendenze di una Casa principesca di Boma, e precisamente come « governatore » (ma sarebbe certamente più logico dire « procuratore ») di un isolotto di proprietà dei detti Principi, situato assai vicino alla costa romana. Come uomo di fiducia della principesca Casa, come un sultano in miniatura in mezzo a una piccola popolazione vassalla, egli era rimasto non pochi anni: dal 1023 al 1931, cioè fino a pochi mesi fa. Perchè aveva lasciato il suo regno? Era stato un licenziamento o una fuga? Le domande si accavallavano lluna all'altra, e l'autorità ha subito cercato di dare a ognunadi esse una risposta soddisfacente. Ha, cioè, promosso delle indagini, partendo appunto da questo dato di fatto: la lunga presenza nell'isola dell'arrestato e quindi il suo allontanamento. Sviluppando man mano l'inchiesta, l'autorità si è trovata a dover ricostruire pezzo per pezzo la vita dell'arrestato, risalendo a ritroso il corso degli avvenimenti, fino ad arrivare, come a'meta finale, a quello che in realtà era stata l'origine della strana e romanzesca esistenza di questo individuo: cioè il cambiamento di nome. Il romanzo che ne è risultato noi lo narriamo, per la maggior comprensione dei nostri lettori, nel suo naturale ordine cronologico, riassumendone i vari capitoli in poche ri glie, giacché seguire tutta l'odissea dell'avventuroso lestofante ci'porterebbe troppo lontano. La fuga sotto il falsa noma Alcuni anni prima della conflagrazione europea noi troviamo a Mombello d'Asti, in qualità di segretario comunale. Defendente Cavallito fu Giuseppe. Costui è il nostro odierno eroe, e questo è il suo autentico nome. Ma noi non possiamo troppo ammirarlo. Nonostante l'importante carica che egli occupa, il Cavallito ne combina di cotte e di crude; in particolare, cerca di truffare gente; se qualche ingenuo gli capita a tiro, subito te lo infinocchia e te lo cucina a dovere. Ma uh paio di volte, si lascia cogliere sul fatto, e riporta due condanne. Una prima volta, nel 1912, è condannato per' truffa dal Tribunale di Torino a sette anni di reclusione; due anni più tardi il Tribunale di Asti Io condanna a sei anni, pure per truffa. M.t Defendente Cavallito non è uomo da aspettare che i carabinieri vengano a prenderlo per condurlo in prigione Una sera, mentre la burrasca si addensa sulla sua testa, egli nel suo ufficio di segretario comunale si attarda alquanto prima di recarsi a casa, frugando qui. e là, compilando alcuni documenti a ,ine una piccola fortuna. Egli rimane;Quella notte stessa egli scompare, e si saprà poi che ha riparato in Francia. Ma nessuno verrà a sapere che in Francia egli non è più Defendente Cavallito, sibbene Pietro Onorato Bacolla. Il messere ha mutato nome, intendendo ricominciare una nuova vita. Quella sera, prima di fuggire, egli, in Municipio, si è appropriato dei documenti necessari per comparire davanti al mondo come Pietro Onorato Bacolla, un abitante di Mombello di ottima pasta, di tranquille abitudini e di casalinghe aspirazioni, il quale probabilmente non si sarebbe mai mosso dal suo guscio e... non gli avrebbe mai dato dispiaceri. In terra francese il Cavallito — o Bacolla che dir si voglia — fa il galantuomo, lavora, e riesce a mettere insie- colà sette od otto anni, quindi, forse soggiacendo al fascino della terra natale, torna in Italia. Ma, visto che il nome di Bacolla gli ha portato fortuna, egli non vi rinuncia. Rimane per tutti, anche in Italia, Bacolla Pietro Onorato, nativo di Mombello d'Asti, ecc., ecc. < Governatore » di un'isola Nel 1923 lo ritroviamo alle dipendenze dei Principi romani cui già abbiamo accennato; già da allora egli sovrintendé, nell'isolotto, agli affari ed agli interessi dei suoi padroni. Egli è un funzionario zelante, attivo ed onesto; non raccoglie che lodi. Bacolla è veramente un procuratore o, se volete, un « governatore » dell'isola come non se ne troverebbe un altro a cercarlo col lumicino. Ma un giorno a questo prudente ed esemplare Bacolla viene un'idea Che sarà la sua rovina. L'origine della disdetta, della sconfitta? Lo si indovina subito: l'amore, la donna. Nei grandi romanzi vissuti non possono essere che la donna e l'amore a giocare certi tiri, precisamente come avviene a teatro. Uopo avere, per anni, girato gli scogli Più pericolosi, il nostro avventuroso protagonista è andato in secca per una donna. Nell'isolotto suo reame, il « governatore » ha finito per sentire la solitudine, per aspirare alla compagnia, alla felicità coniugale; e si è innamorato di una giovane e piacente isolana. Le sue attenzioni verso la fanciulla sono state bene accolte e contraccambiate; e la relazione si è avviala verso il naturale sbocco del matrimonio. Ma, per sposarsi, occorrevano i documenti di rito. Ed ecco Bacolla, con la più serena faccia tosta del mondo, far richiesta a Mombello di tali documenti^ Egli, evidentemente, confida in varie circostanze: ad esempio, che i\ vero Bacolla non sia sposato, e che in Municipio facciano un poco, di confusione e non si accorgano del duplicato. Ma le speranze sono una cosa, e la realtà, quasi sempre, un'altra. All'isolotto arrivano, si, t documenti inerenti a Pietro Onorato Bacolla, ma essi portano con sé un vero guaio: e cioè affermano che Bacolla è già sposato. Alle « Nuove » Il nostro eroe corre subito ai ripari presso la fidanzata e la di lei famiglia. Egli dice trattarsi di una omonimia, giacché a Mombello d'Asti i Bacolla sono numerosissismi, e intanto prende tempo. Ma comincia a impensierirsi dei fatti suoi, che si mettono male. Teme che un giorno o l'altro la realtà verrà a essere nota, giacché quei benedetti documenti sono stati una pulce nell'o recchio per molti abitanti dell'isola, il mariolo si sente già perduto: chi è in difetto è in sospetto... E un giorno prende il coraggio a due mani; dice addio al suo regno, all'isolotto, al mare, nonché alla dolce fidanzata, causa inconsapevole di tutti i suoi guai; e passa in terraferma. Qui, infatti, il suolo gli sembra più fermo e più sicuro sotto i suoi piedi. Respira. E intanto viaggia, irrequieto. A poco a poco risale la penisola, fino a che viene a.Torino, dove si fa la fama che abbiamo vista, e dove incappa nella sua maggiore sciagura... Il Cavallito è ora alle Nuove, dove certamente inedita sull'ultimo inglorioso capitolo del suo romanzo vissuto. E intanto alla Procura del Re si allarga l'inchiesta sul suo conto, per mettere in luce altri capitoli -t altri episodi della sua movimentati! sistenza,