Crisi politiche e crisi finanziarie

Crisi politiche e crisi finanziarie Crisi politiche e crisi finanziarie Il Gabinetto austriaco costretto a dimettersi - La situazione del « Creditanstalt » temporaneamente risolta - Il Consiglio degli anziani del Reichstag salva il Gabinetto Bruning - Tutti malcontenti Vienna, 16, notte. La crisi economica e finanziaria è sboccata, come era da prevedere, in una crisi .di Governo. Questa sera alle 18, dopo un Consiglio dei Ministri, che si dice è stato alquanto tempestoso, il Gabinetto Ender ha rassegnato le dimissioni. Abbiamo già descritto nei giorni scorsi come la situazione della Repubblica fosse entrata in una fase molto difficile da quando vennero alla luce le perdite della Credit Anstalt. Lo Stato dovette intervenire, fin da principio, a soccorso dell'istituto per impedirne il crollo che avrebbe trascinato nella rovina gran parte dell'industria austriaca. E' opinione degli economisti che circa i tre quarti delle aziende del Paese siano sovvenzionate e controllate dalla Creditanstalt. Lo Stato mise a disposizione della Banca pericolante da prima cento milioni di scellini (dei quali quaranta a fondo perduto), poi presentò al Parlamento, che la votò senza esitazione, una legge con la quale il .Governo era autorizzato'a' garantire i'débiti della Creditanstalt onde permettere a questa, Banca.di riaggiustare, la sua situazione. La convenzione di garanzia firmata A tal punto il problema più importante era quello di evitare che i gruppi finanziari' esteri, che in passato avevano accordato alla Creditanstalt dei prestiti a breve scadenza, nel momento in cui la fiducia nell'istituto viennese veniva a mancare, non denunciassero tali credit! a mano a mano che scadevano. Sì tratta di somme che, secondo i calcoli approssimativi, raggiungono gli ottanta milioni di dollari. Evidentemente un loro ritiro provocherebbe la catastrofe, che con le misure elencate prima si è cercato di rinviare o di allontanare del tutto. 1 negoziati degli ultimi giorni coi rappresentanti dei creditori esteri, e cioè con 6ir Kindersley della Banca d'Inghilterra, e con Mister Gannon rappresentante di una banca americana, vertevano appunto su tale questione. Questi negoziati non potevano essere conclusi subito perchè il Governo austriaco, per ragioni che si possono imaginare, stentava ad accordare il proprio avallo alla firma della Creditanstalt. Le esitazioni si comprendono benissimo quando si consideri che fino ad oggi lo stato patrimoniale della Banca pericolante non è del tutto precisato; la revisione dei libri contabili, che viene compiuta per opera di alcuni periti inglesi, non è del tutto terminata. Però il tempo stringeva, i creditori esteri insistevano sulla garanzia, e 10 spettro di una rovina senza-nome si faceva di ora in ora più grande. Sentito il parere definitivo dei rappresentanti esteri, il Governo si è riunito questa notte per deliberare. In Consiglio dei Ministri c'è stata una voce soltanto contraria alla garanzia, quella del rappresentante degli agrari, Winkler, Ministro degli Interni. Egli ha fatto presente che lo Stato, assumendosi l'impegno di pagare al caso 80 milioni di dollari, andava incontro a un rischio troppo forte. Però, nonostante questa opinione contraria del rappresentante agrario, terminato il Consiglio di Gabinetto, il Ministro delle Finanze, Juch, in base alla autorizzazione generica avuta dal Parlamento, ha firmato la convenzione di garanzia coi creditori per complessivi ottanta milioni di dollari. La firma della convenzione di garanzia da parte dello Stato austriaco ha avuto stamattina immediatamente effetto nei riguardi finanziari, ma ha provocato la crisi governativa perchè il Ministro degli Interni, Winkler, ha rassegnato le dimissioni, ed essendo questo il terzo ministro che se ne va, il Gabinetto stasera ha dovuto seguirne le sorti. Un rimedio temporaneo Gli effetti finanziari sono in ogni modo tali da salvare, per il monn-n to, la situazione. Si apprende che i crediti alla Creditanstalt non saranno denunciati alle rispettive sce denze; ina, in ogni caso, rinnovati per almeno due anni. Si confida che questa soluzion contribuisca energicamente a sedare 11 panico da cui sono stati presi i ri¬ sparmiatori, e che perciò i ritiri di .depositi dalle banche e gli acquisti di valuta estera vadano a mano almano cessando. Oltre ad aver provveduto in questa maniera alle sorti immediate della Creditanstalt e alla l.ranquillizzaziorie dell'opinione pubblica, i finanzieri esteri hanno dato il loro consenso all'emissione di 150 milioni di bironi del tesoro da parte dell'Erario austriaco. L'influenza predominante della Francia, in questa occasione, è stata confermata, infatti più della metà dell'emissione sarà piazzata sul mercato parigino. Interessante è il particolare che i buoni del tesoro, se in pratica saranno di durata triennale, giuridicamente avranno scadenza assai più breve, che potrà in ogni modo essere prorogata. Certo questo particolare deve essere interpretato come un desiderio del capitale francese, che va sempre d'accordo con la politica francese di tenere l'Austria sotto una specie di spada di Damocle. Se l'Austria dovesse tornare a fare una politica nelsenso dell'Unione doganale con la Germania, i buoni del tesoro potrebbero non essere rinnovati. Un terzo soccorso finanziario sarà dato in forma di crediti di risconto alla Banca Nazionale austriaca, che negli ultimi mesi si è impegnata a fondo per tenere in piedi la Creditanstalt. Praticamente queste operazioni si rispecchiano nel bilancio della Banca Nazionale, che registra 2.10 milioni di scellini nel portafoglio titoli. La somma è di quasi otto volte Superiore a quella che si leggeva nel bilancio del primo maggio. Un quarto genere di aiuto è infine allo studio, e cioè quello di accordare all'Austria un prestito che metta il paese in condizioni di uscire dai diffìcili frangenti in cui è andato a. impelagarsi. Però non si sa nulla di concreto in merito alla somma, e a chi la darebbe. Pare del resto che si tratterebbe di una combinazione di un prestito nuovo come quello già previsto, che l'Austria doveva emettere al principio dell'anno scorso a scopo di investimenti interni, e che sarebbe ammontato a 330 milioni di scellini. L'incognita della crisi L'incognita politica è abbastanza grave da risolvere. Pare che nessun partito voglia assumersi volentieri l'incarico governativo in momenti di tanta difficoltà e di tanta responsabilità. Se tutti vorranno sottrarsi è possibile che infine si giunga a quella coalizione fra i partiti borghesi e a sinistra, che da tanto tempo era, si dice, nei piani di qualche uomo politico. ' In ogni modo è assai difficile che il Vice Cancelliere, Schober, rappresentante dell'idea dell'LTnione doganale con la Germania, torni al suo posto. Esso è considerato persona non desiderabile dalla Francia, e la Francia stavolta ha dato i quattrini e può quindi porre, magari tra le righe, delle condizioni. I. Z. In Germania Berlino, 16, notte. La crisi che è parsa per alcuni giorni minacciare la compagine, l'esistenza stessa del Gabinetto Bruning e che se fosse scoppiata avrebbe sicuramente trascinato con sè qualche cosa di più che un Ministero, è, come facevamo ieri sera prevedere ai lettori, oggi nettamente scongiurata. Il Gabinetto Bruning continua a vivere ancora indefinitamente appoggiandosi sulla volontà e sulla autorità costituzionale del Presidente del Beieh, ancora più forse che sulla non meno costituzionale base del Parlamento, il quale continua indefinitamente ad essere messo da parte, col beneplacito e il voto dei partiti più parlameli taristi, e contro la volontà di quelli antiparlamentaristi, che avrebbero voluto rivederlo in azione nella speranza di vedervi naufragare, dentro le onde agitate, la navicella del Gabinetto. L'ordinanza finanziaria presidenziale che aveva accesa intorno a sè tanta lotta e ira di parte, e scatenato l'improvviso mareggiare intorno al Gabinetto, avrà ormai libero corso p andrà in vigore, come doveva, col luglio. Il contribuente si stringerà la cintola ancora di un buco o forse di due. In compenso il Gabinetto dice, o la- scia intendere, che, basandosi su que-i sti buchi dimostrativi all'estero del- la buona volontà e del.sacrificio del.contribuente-tedesco, esso avrà, di che condurre avanti la rosidetta, o sedicente, politica di revisione. E' questo argomento, è questo miraggio che pur senza chiare frasi, ma tuttavia con sicuri accenni, il Cancelliere Bruning ha fatto valere, non sappiamo con quanto in mano, nella ultima riunione avuta coi partiti per cercare di fiaccarne la resistenza. Solo l'avvenire, più o meno lontano, potrà dire se il suo sarà stato realmente un giuoco di abilità ovvero un colmo di imprudenza. Come già ieri dicemmo, fiaccata la improvvisa resistenza o piuttosto la riottosità dei populisti all'ultimo momento, facendo sostanzialmente valere su quel partito il peso della grave responsabilità che essi si sarebbero assunti provocando la caduta del Gabinetto, rimaneva al Cancelliere di superare, non diciamo l'opposizione, ma gli ultimi scrupoli della social-democrazia, la quale in sostanza,.altro non cercava che 'Uh lascia-passare • e un gin stificativo da presentare al rendiconto'dei'propri elettori per l'atteggia mento nei riguardi ' del Gabinetto e della ordinanza finanziaria che, per quanto delicatamente, e con ogni riguardo, pure non manca di menare qualche colpo alle tanto sudate e lucrose conquiste dèlia assicurazione sociale. I social-democratici chiedevano qualche modificazione alla ordinanza, ma il Cancelliere sapeva bene che se avesse posto mano ora a modificare qualche punto in favore dei socialdemocratici, mentre da un lato non sarebbe mai riuscito ad accontentare del tutto questi, avrebbe poi sicuramente destato l'acquolina in bocca dei populisti, che già giudicano l'ordinanza, cosi come è, troppo socialisteggiante, e avrebbero voluto sicuramente apportarvi delle modificazio ni in loro senso. Niente dunque mettere le mani nella richiesta materia. La sola cosa che il Cancelliere potè va permettere era di presentare nel l'ottobre, cioè all'Assemblea parla mentare, dopo che l'attuale ordinati za avrà fatto i suoi primi mesi di prò. va, un'altra ordinanza a mezzo della quale si potrebbero apportare a quella attuale le modificazioni che l'esperienza avrà dimostrato opportune, e che il Parlamento dimostrerà di desiderare. Si può essere più parlamentari di così? Prudenza soeialdamocratioa La social-democrazia era stata consigliata di accontentarsi di questa larva di promessa, e di questa valvola di. sfogatoio al suo malcontento di dentro. In realtà è che i capi erano, in cuor loro, più che disposti ad accontentarsene prudentemente, sapendo benissimo e misurando a puntino quali conseguenze avrebbero potuto avere una crisi del Gabinetto Bruning o, ,anche peggio, una crisi del Parlamento. L'una e l'altra avrebbero potuto spingere la barca della politica tedesca a uno scarto a destra, con tutto il redde rationem di conseguenza. Ma se tutto stesse qui, le cose dei partiti andrebbero liscie come l'olio. Ci sono però anche le cosidette ali sinistra e estremista. Il capo dell'ala sinistra social-democratica, Seydlevitz, aveva dopo ir recente congresso di Lipsia levato la sua voce tribunizia, sostenendo che si cessasse la politica di tolleranza, che si votasse finalmente contro il Governo, reo della ordinanza finanziaria se non si voleva che le masse finissero con l'abbandonare, il partito rivolgendosi sempre più al comunismo. Per un resto di scrupolo, in seguito a questo responso dell'ala sinistra socialdemocratica, stanotte la situazione in seno alle frazioni del partito si era ancora una volta intorbidata. Fino a tarda ora si era tenuta seduta. Anche attorno a Rtùning si erano susseguite, fino alle ore piccole, e le riunioni e le consunzioni. L'alba sorse assai torbida. Tutto pareva fallito. Seydlevitz aveva vinto. Tutti i "giornali di sinistra parlavano di crisi tragica, definitiva per la giornata, e prospettavano le più nere apocalissi. Un po' lo facevano appunto per spaventare la gente e preparare le masse allo scatenamento imminente di tutta questa montatura. Qualche giorna le aveva persino annunziato che ini serata il Presidente Hindenburg sa l'ebbe ritornato da Neudeck a marce forzate nella capitale. Crisi, crisi grave Stringeva intanto il tempo, e veniva l'ora della riunione del Consiglio degli anziani, a mezzogiorno, per la decisione della riconvocazione o meno del Reichstag richiesta dai partiti di opposizione. Era il momento supremo. Che fare? TI coraggio, uno, non 6e lo può dare. Ma la socialdemocrazia non è per questo meno fervida di trovate. E ne ebbe una: di votare cioè per il Governo respingendo la richiesta ili riconvocazione del Reichstag; ma di chiedere, nello stesso tempo, la convocazione della Commissione del bilancio, affinchè esaminasse la ordinanza, e ne preparasse opportune modificazioni. La trovata era abile, e agli elettori essa era certamente buona polvere agli occhi, e l'eroismo della socialdemocrazia poteva essere salvo. D'altra parte il Governo non ci avrebbe rimesso , molto, poiché nel peggiore dei casi le decisioni della Commissione del bilancio non sono affatto impegnative come lo sono quelle della assemblea. Si mando subito a chiedere a Bruning il suo parere, aggiornando intanto per le sei del pomeriggio la riunione, dopo aver votato la prima parte, e cioè la sola richiesta della riconvocazione del Reichstag. La riconvocazione del Reichstag esodata •La richiesta della opposizione raccolse soltanto 265 voti, mentre per trionfare ne sarebbero stali necessari 2S0. Hanno votato per la riconvocazione soltanto i 10T naziOTia' socialisti, i il tedesco-nazionali, i comunisti, i 22 dei partito economico, e i 18 contadini. Gli altri, fra cui la socialdemocrazia, i populisti, il centro, il partito centro-bavarese, e il partito di Sialo, hanno votato contro la riconvocazione. Si attendeva orinai nel pomeriggio, a sollievo delle ansie della social-democrazia, la risposta de! Cancelliere alla proposta subordinata d: convocazione della Commissione del bilancio. Ma Briining fu crudele co: me io si può essere soltanto coi veri amici. Le discussioni sono come li ciliege, ed è meglio non cominciarle. Nessuna convocazione, nemmeno la convocazione della Commissione del bilancio. Fu allora che cominciarono veramente le grosse pene per i socialdemocratici; ma non c'era che bere o affogare. E dovendosi votare, la socialdemocrazia dovette bere, il che non vuol dire che per essa sia del tutto evitato il pericolo di affogare. In conclusione essa ha rinunziato anche alla fiche de rnnsolation della Commissione del bilancio che finora si era illusa di potersi regalare. E così tutto è finito. Il Gabinetto Bruning è salvo ancora una volta coi voti dei socialdemocratici; ma assai meno, si intende, per i suoi begli occhi che per la paura da cui la socialdemocrazia è ossessionata, di un avvento delle destre, e specialmente dei nazional-socialisti i quali sono, direttamente o indirettamente, con la loro sola presenza, i veri dominatori e detenninatori della situazione. La borsa ha migliorato. G. P. ~'7L'unione doganale austro-tedesca dinanzi alla Corte dell'AJa L'esame si inizierà il 20 luglio Roma, 16, notte. L'Alta Corte di Giustìzia dell'Aia, alla iiiiaK'. come e limo, il Consiglio della Società delle Nazioni, nell'ultima sua adunata, ha chiesto il parere consultivo sul progetto di uui"Ue ibernale austro-tedesco, inizierà il suo esame il 20 luglio prossimo. L'esame sarà rivolto a Stabilire se il protocollo di Vienna viola o meno gli impegni internazionali assunti dall'Austria. Alcuni Stati interessati hanno già proceduto alla nomina dei loro avvocati penale giudizio. La Francia sarà rappresentato dal signor Basdevant, giureconsulto del Qua! d'Orsay. in qualità di agente del Governo francese, e dal deputato Paul Ronconi', in qualità di avvocato.'Anche Iti Germania e la Cecoslovacchia hanno già nominato i loro rappresentanti. Du quanto ci risulta l'Italia non ha ancora nominato i suoi avvocati.