L incendio del "Glasspalast" di Monaco

L incendio del "Glasspalast" di Monaco L incendio del "Glasspalast" di Monaco Pregiate collezioni d'arte ridotte esse quella dei pittori italiani in di cenere: tra avanguardia Monaco,- fi notte, ldNella mattinata di oggi si diffondeva! uper Monaco una gravissima notizia: sun incendio aveva distrutto il Glass palasi. L'originale costruzione di ferro e di vetro che sorgeva nel centro della città, a poca distanza dalla stazione centrale, lungo un lato del vecchio Giardino Botanico, era una delle maggiori curiosità bavaresi, anzi germaniche. Appena sei giorni fa vi era stata inaugurata l'annuale Esposizione d'Arte col concorso di artisti d'ogni parte della. Germania, dell'Austria e della Svizzera, e anche dell'Italia e della Francia. Doveva essere la più importante esposizione che Monaco non avesse visto da motti anni. L'impressione nella cittadinanza fu quindi subito enorme, e chi potè accorse sul luogo del disastro. Ma se non era stato sollecito, ben poco gli rimaneva da vedere. La catastrofe si era svolta con spaventosa rapidità. Spettacolo infernale Poco dopo le 3 di notte uno dei guardiani del Palazzo, facendo un giro di ispezione, aveva avvertito un crepitio sospetto proveniente dal locale di copiatura. Quando, avvertiti altri due compagni, volle accertarsi di che cosa si trattava, era già, troppo tardi, per opporsi efficacemente alla violenza delle fiamme che già salivano altissime. Alle 3 e un quarto i pompieri erano avvisati; dieci minuti dopo i primi getti di acqua entravano in azione, mentre continuavano a giungere rinforzi. Se si fosse trattato di un edificio in muratura, la prontezza dell'intervento, e l'abbondanza dei mezzi impiegati avrebbero. potuto per lo meno circoscrivere presto e di molto il disastro. Ma il Glasspalast formava una sola immensa tettoia a pavimento di legno, divisa in una ottantina di sale da intelaiature di metallo, riempite di materiali infiammabilissimi : legno e tela. E la sua preziosa supellettile, in massima parte tele ad olio, disegni e cornici, non poteva non offrire un ottimo alimento al fuoco. Le fiamme cosi salirono in un attimo dal pavimento, per le pareti e i tendoni, al soffitto e ai tetti, propagandosi da locale a locale, senza trovare ostacoli: i pompieri, prodigandosi a tntt'uomo, tentarono di tagliare fuori almeno un'ala del fabbricato, ma inutilmente. Le vetrine rovinavano fragorose l'una dopo l'altra; parti intere dell'armatura metallica si piegavano tirando giù travature incandescenti. Chi fu presente racconta che lo spettacolo del gigantesco edificio di vetro infernalmente illuminato era d'un'imponenza selvaggia. In poco tempo fu chiaro che l'Esposizione era perduta, e gli sforzi dei pompieri dovettero concentrarsi fuori di essa. Abbiamo detto che il Glasspalats sorgeva, per un lato, su un giardino. Anche sul fronte lo circondavano degli alberi. Ora questi incominciavano a riprendere fuoco, e una pioggia di scheg- r a l o ; o a a Uige accese e di faville tambureggiava-! , | tetti e le facciate delle case circostanti. o Si dovette pensare ad impedire una a propagazione dell'incendio, mentre - \ l'asfalto della strada si incurvava e si i e lsi co. trrrr cee e li à ul e. : oit i, o ii nalCurlcgztsMmtMpveldenpmsdllileonepeno oma E taza ve he il mgro o. aaa. ole la ngli el itm di rasi, miul ui a; dei più . screpolava per il calore, porte e persiane erano in pericolo. Il « Glasspalast » non esiste più I vetri delle finestre diventavano ar denti. Gli abitanti della Sophienstrasse ebbero un brusco risveglio, e tremarono sotto la minaccia. Qualcuno incominciò a far preparativi per sloggiare, ma la minaccia fu allontanata. Ma intanto il Palazzo di Cristallo non esisteva più. Dietro i cordoni di polizia, nella folla che si affittiva col crescere del giorno, numerosissimi artisti guardavano con occhio attonito la fine del triste spettacolo, che significava per loro una grave perdita materiale, e la rovina di tante speranze. Della vasta mole argentea non rimanevano in piedi che alcune campate di metallo, i fianchi più bassi, e qualche lastra di vetro. Fra quei frammenti di scheletro si alzavano cumuli di armature contorte e monti di ceneri fumanti. Nei prati del giardino giacevano alla rinfusa materiali bruciacchiati, una batteria di cucina del ristorante stranamente risparmiata, e i busti in marmo o in bronzo di qualche grand'uomo. Tranne alcune ferite riportate dai pompieri, l'incendio non volle alcuna vittima. Si raccontano però diversi episodi di dolore di artisti particolarmente colpiti. Sulle cause dell'incendio nulla s'è appurato finora. Le prime voci di un .-ospettato dolo (qualcuno parlò di una vendetta di artisti esclusi, altri di un attentato comunista) non si sono poi ripetute. Vedremo che cosa risulterà dall'inchiesta in corso. Ma già si può valutare l'immensità dei danni sofferti. Il Glasspalast è sorto fra il 1S53 ed il 185.1 per desiderio del Rè Massimiliano, il quale voleva avere nella sua capitale qualcosa da contrapporre al Palazzo di Ci istallo londinese. Constava di un maggior corpo centrale alto 24 metri, di due navate laterali più basse; aveva una fronte di 240 metri, una profondità di 4?, e occupava una superficie di oltre ?1 mila metri quadrati. Doveva servire in un primo tempo per Esposizioni industriali; vi si tennero più tardi anche esposizioni tecniche, agricole ed artistiche; e dal 1S9!) serviva unicamente, ogni anno, ad una rassegna dell'arte tedesca contemporanea. Famose negli anni in cui Monaco fu alla testa della pittura germanica, le Esposizioni del Glasspalast erano andate poi declinando; ma ultimamente avevano ripreso lignificato. Perdite irreparabili Quella di quest'anno doveva essere particolarmente importante. Non mono di tremila erano le opere d'arte accolte: quadri, sculture, disegni, acqueforti., ecc.; oltre al grosso degli arti-tl tedeschi contemporanei, c'erano alcune mostre speciali di altissimo valore. In prima linea la mostra del pittorromantici, di grande interesse perchsolo da poco è entrato nella coscienzdel grande pubblico il valore dei Blechen, dei Carus, dei Friedrichs, deKoch, dei Hiinge, ecc. Una cinquantindi questi creatori più originali e menare o . to, cudai Porano., io-i ne. •- iti- con un complesso notevole di opere tutte sono andate distrutte. Si piangerlia!)a perdita in molte delle principali cigna:,a tedesche: Amburgo, Berlino. DresdaMonaco, ecc.; p ad esse si ntrgiunirnoti dell'800 tedesco, si presentavanue ranno molti collezionisti pmati. No dell'800 subisce, da questo incendio, un grandissimo salasso. Ma gravi pure sono le perdite dell'Italia. La Secessio- ne aveva, con simpatico gesto, invitato ad esporre parecchi giovani artisti italiani: un gruppo del '900 e altri isolati. V'erano Carrà, Casorati, De Chirico, Consolo, Funi, De Bisi, Sironi, Tosi, una ventina con circa trentacinque opere. Era la tprima volta che a Monaco la nuova arte italiana si presentava con un complesso cosi ricco. Aveva già cominciato a destare seria attenzione alla prima visita, e avrebbe certo guadagnato rapidamente favore. Casorati per limitarci a lui, esponeva la. Menzione, lo Studio, la Fanciulla dormiente, diversi ritratti, tra cui il Ritrailo della sorella della Galleria d'Arte Moderna di Torino, nature morte e un paesaggio. Per .quanto finora si sa, tutti 1 lavori italiani sono andati perduti, ad eccezione di qualche cosa di Carrà, Salietti, De Grada e Funi. E con l'Italia, la Francia, che aveva dato opere di Bodin, Maillol, Picasso ecc. ; quasi tutte perdute. VI erano poi nutriti gruppi di diversi tedeschi dei più significativi; tutto perduto. Di tre mila opere, nemmeno cento sono in salvo. Particolarmente pietoso è il caso del pittore svizzero Cuno Amiet, il quale aveva esposto i maggiori lavori dell'intera sua vita, e ora non si trova in mano altro che un po' di cenere. Gravissimi i danni finanziari dell'incendio. Coperti di assicurazione erano solo i quadri dei romantici, le opere degli espositori stranieri, e quelle di singoli tedeschi. Una .piccola mi noranza. Una grande maggioranza di espositori non aveva pensato, anche per le tristi condizioni finanziarie del momento, ad assicurarsi. Nè il comitato organizzatore era obbligato da parte'sua a provvedere. Cosi una somma immensa di lavoro è andata irreparabilmente perduta. Iva anche le assicurazioni contratte erano inferiori al valore perduto. Si parla di una cifra complessiva di poco più di un milione di marchi, che dovrebbe andare divi so fra troppe persone ed enti. Anche la città di Monaco è fra i perdenti. Si erano fatti dei sacrifici perchè l'Esposizione riuscisse come era riuscita, anche, nella speranza di rialzare la vita artistica della città e aiutare l'indù stria dei forestieri. Il Governo bava rese intende far fronte alla sciagura assicurando che, non per questo anno ma per il venturo, continuerà l'Esposizione; e intanto, per soccorrere gli artisti più duramente colpiti, ha aperto una sottoscrizione. I primi telegram mi di condoglianza giunti- da fuori mostrano quanto profondamente sia sentita la catastrofe del Palazzo d Cristallo. I giornali della sera parlano di un lutto nazionale. Sulle macerie di quello che fu il Palazzo di Cristallo mentre telefono, piove a dirotto. L. V. lvgtsa