Nuove dichiarazioni di Flandin contro la tregua doganale

Nuove dichiarazioni di Flandin contro la tregua doganale LA POLITICA FRANCESE DEI PRESTITI Nuove dichiarazioni di Flandin contro la tregua doganale a i o i o n e e i ò e i ' Parigi, 5, notte. Tanto per cambiare, la giornata di oggi alla Camera è stata una giornata i interpellanze e di interpellanze sulla politica estera. Se qualcuno tuttavia sperava che l'occasione potesse riuscie buona per rinnovare l'attacco contro Briand, i fatti debbono averlo ampiamente deluso. La discussione si è svolti in una atmosfera che non poteva essere più torbida. Bisogna però anche riconoscere che gli interpellanti hanno urlato in modo da essere assai difficile rendersi conto di quello che volessero. Sacrifici sì, ma ad interesse L'on. Gignoux ha pronunciato un lungo discorso per dimostrare la necessità che il Governo francese inauguri una politica di prestiti ai Paesi che si trovano in difficoltà finanziaria ma, in pari tempo, è insorto energicamente contro tutti gli impieghi avventurosi di capitali e insufficientemente garantiti che servono unicamente a pompare e a disperdere all'estero il denaro della Francia. Ora ognuno sa che quando si vuole fare i banchieri del mondo In omaggio a determinati interessi politici nazionali, bisogna anche tenersi pronti a correre dei rischi giacchè i creditori solvihli non sono ordinariamente quelli che per ottenere un prestito contraggono obblighi politici verso Paesi stranieri, di guisa che non sarebbe esagerato il dire che fra prestili sicuri e prestiti politici esiste una contraddizione di termini. L'on. Gignoux vorrebbe, come si dice volgar mente, la botte piena e la moglie ubbriaca. Non andremo dunque. lontani del vero dicendo che il suo lungo discorso ha lasciato il tempo che ha trovato. L'on. Margalne, secondo oratore della giornata, affrontò lo stesso argomen to per giungere alla conclusione che la Francia deve viceversa, se occorre, affrontare anche grossi sacrifìci pur di controbattere l'opera di penetrazione politica che lìerlino sta compiendo nel l'Europa orientale a meno che essa non voglia esporsi al rischio di vedersi di qui a non molto separata dai proprii alleati più fidi, o La Germania — ha d'etto il deputato radicale moderato — piange miseria e chiede incessantemente la riduzione delle riparazioni. Ma ciò non le impedisce di fare ponti d'o ro alla Romania e alla Jugoslavia e di offrire al primo di questi Paesi di coni pelargli l'Intero raccolto a un prezzo del 30 per cento più alto di quello del mercato internazionale. La Francia invece, di fronte a questa politica di cui un comunicato diramato ieri dal Go verno di Bucarest traduce i primi ef fetti positivi, fi limita a fare una poli tica di chiacchiere dalla quale non vie ne fuori nulla'». 11 discorso di Margaine, ha avuto al meno il merito di rispondere a una visione netta delle cose e di sapere a qua le scopo tendeva. Ma la Camera, op pressa dal caldo soffocante e dalle trop pe preoccupazioni, -reagì mollemente e Briand si guardò bene dal rispondere mandando alla tribuna in vece sua il Ministro delle Finanze e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Flandin si pronunciò ancora una volta contro la cosidetta tregua doganal dichiarando che la Francia non si seri te disposta ad abbassare le proprie ta riffe unicamente per fare il comodo de gli esportatori esteri a danno dei proprii agricoltori, proposito che non può sorprendere essendo esso già stato manifestato più volte dui rappresentanti francesi, il che riduce a ben poca cosa il contributo effettivo della Bepubblica alla organizzazione economica dell'Europa e basterebbe da solo a giustificare le iniziative prese altrove Indipendentemente da essa. Prima di terminare il proprio discorso, il Ministro delle Finanze tenue comunque a ricordare una cosa clic gli abbiamo già sentito dire a più riprese e cioè che nel giro dei soli ultimi quattro mesi la Francia ha accettato l'emissione sul proprio mercato di prestiti a favore della Romania, della Polonia, della Jugoslavia e della Cecoslovacchia per l'ammontare complessivo 'di due miliardi e 400 milioni e clic quindi non si può dire che non abbia fatto nulla. In quanto all'on. Francois Poncet, capo interinale della Delegazione francese a Ginevra, egli forni alcuni chiarimenti, anche essi non troppo nuovi, sul noto memoriale economico francese e si diffuse intorno alla organizza¬ tounil litsopodaqudonaa nonecaPrialsipoeusemv:lnmhstlaadupSsIsapvmlmcmtzPsdllfFsClAsa a zione dell'Istituto di credito agricolo a ipotecarlo internazionale assicurando s- Che la Francia non sarà sola a dare il o, denaro per costituirlo, visto che 16 Stao, ti vi nanno aderito. Un capitale soclaiL sarà BOttoscritto e ogni stato adeSIrente dovrà contribuirvi per la sua partiite. Se qualcuno di essi vi si rifiutasse o0, a- o. L'oratore lini col solito appello alla m- fi(lllCja e alla buona volontà di tutti e i , d , , lta senz'altro, vale a V- «ire senza Ce venisse sollevata la stotliila"le questione del discorso di t.our don che. tecundo alciuu, avrebbe dovu- l'Istituto rimarrà lettera morta. Il problema della transahariana o fornire all'opposizione il pretesto per n nuovo attacco contro Briand. Mollo probabilmente, da oggi a dopo l Convegno dei Chequers, anche la poitica interna francese segnerà 11 paso. Notiamo soltanto che una piccola olemica si è aperta circa i voti emessi alla Conferenza nord-africana la uale, prima di sciogliersi, constatando come il progetto della transaharlana sia ancora tutt'altro che prossimo a venire attuato, ha invitato il Governo a disporre senza indugio la creazione di una transahariana automobilistia in attesa di quell'altra e a riunire a Parigi una Commissione interministeiale e Intercoloniale che metta subito allo studio i migliori progetti e procesi atti ad assicurare nel più breve tempo possibile la messa in opera di una età d> piste comode e sufficienti per un traffico regolare di un viaggio alla ettimana d'inverno e di due viaggi al mese d'estate. Il Temps, elevandosi contro questo vote della Conferenza di Tunisi, scrive li non comprendere perchè si debba netterò allo studio un progetto di comunicazioni automobilistiche transahariane, quando già esiste una proposta di legge firmata da 228 deputati per a costruzione di una ferrovia ed invia il Governo a non tenere alcun conto del voto in questione, almeno prima di u-ere portato davanti alla Camera il progetto di legge sulla ferrovia del Sahara e averlo fatto regolarmente discutere dai rappresentanti del Paese. Impossibile non notare, in calce a questa polemica, che il fatto ohe 1 delegati alla Conferenza nord-africana abbianopreso la decisione di proporre al Governo la creazione di un servizio automobilistico, è la migliore prova che tale progetto è da essi ritenuto per il momento il solo attuabile' con relativa facilità. 0. P.

Persone citate: Briand, Francois Poncet, Gignoux