La risonanza a Parigi del discorso Grandi

La risonanza a Parigi del discorso Grandi La risonanza a Parigi del discorso Grandi li contrasto fra il Quai d'Orsay e i cìrcoli di destra si delinea nettamente anche nei riguardi della politica verso l'Italia Parigi, 4, notte. Fra I commenti suggeriti dal discorso del Ministro Grandi al Senato, quelli della stampa parigina inspirata, e in prima linea quello del Temps, pur non lasciando intravedere mutamenti positivi nelle idee che dirigono la politica francese nei riguardi dell'Italia, sono notevoli per una certa insolita moderazione di tono. Le espressioni acerbe, gli atteggiamenti di sufficienza di qualche mese addietro sono interamente scomparsi. « Vi sarebbe parecchio da ridire — scrive l'organo repubblicano della sera — sulla tesi del Ministro Grandi, secondo cui la Francia intenderebbe dare alla, base dell'accordo un significato sostanzialmente diverso dal testo stabilito. Non si tratta di modificare le basi, ma di interpretare le disposizioni previste per le costruzioni di rimpiazzo Ad ogni modo, poiché conversazioni sono in corso e la prospettiva di un regolamento soddisfacente sussiste, è inutile, pensiamo, di riprendere i fatti e gli argomenti che abbiamo esposto a parecchie riprese qui, in polemiche svoltesi per dei mesi. Riteniamo semplicemente che Grandi abbia ripreso le parole con le quali Mussolini sottolineò, il giorno dopo la conclusione delle trattative con Henderson e Alexander, l'importanza dell'accordo intervenuto fra Londra, Parigi e Roma, e che si è rifiutato di credere agli effetti che queste grandi manifestazioni di concordia internazionale possano avere prodotto. Si rileva, nondimeno, il. desiderio di sormontare le difficoltà e di giungere ad una conclusione pratica, desiderio die non è certo minore a Parigi e a Londra. E' la maggiore probabilità che si possa avere di arrivare ad una intesa sicura, che la ragione politica ordina più che mai ». L'unione austro-germanica a a i a e i o i o n e è a) n a i e e e , , s i e i ee a In quanto all'Unione austro-germanica, il Temps procura sopratutto di invertire il senso delle dichiarazioni di Grandi sull'assoluta indipendenza della politica italiana, sottolineando piuttosto gli aspetti antigermanici di tale indipendenza. « Coloro che sperano vedere l'Italia infeudarsi ad un dato gruppo per prendere, come fu talora insinuato, la testa delle nazioni malcontente, potranno ormai considerarsi avvertite » scrive. E continua : a II passaggio del discordo di Grandi lativo al progetto di unione doganaaustro-germanica conferma l'attitudine presa dall'Italia in occasione del recente dibattito ginevrino. Il Ministro degli Esteti italiano difende il suo Governo da ogni intenzione ostilo nei riguardi della. Germania e dell'Austria-. Egli ha anzi trovato delle parole piene di cordialità, per queste due Potenze ■ina ha insistito sul fatto che nella questione deli'Anschluss l'Italia difende gli interessi italiani, senza lasciarsi influenzare da altre considerazioni. Per lei la questione dell'Unione doganale ausiro-tedesca non è risolta, e quando ritornerà davanti al Consiglio della Società delle Nazioni — se deve ritornarvi — l'attitudine definitiva dell'Italia dipenderà dalle condizioni nelle quali il problema sarà posto. Ma Grandi spera che si addivenga frattanto ad una soluzione « che tenga conto degli interessi politici generali », e cosi pure delle necessità economiche particolari della Germania, dell'Austria e degli Stati d'Europa centrale ed orientale. Ne risulta che l'assetto politico del problema interessa moltissimo il Governo di Roma, ciò che si spiega quando si pensi alla posizione geografica dell'Italia ed all'orientamento attuale della politica essenzialmente italiana del Governo fascista ». Le obbiezioni piti severe che l'organo repubblicano trova da fare sul discorso del Ministro italiano riguardano le sue dichiarazioni sul disarmo, alto quali oppone la ben nota tesi della priorità della sicurezza riferentesi all'art. 8 del Patto della Lega delle Nazioni, che secondo il giornale subordinava in linea di fatto il disarmo alla sicurezza; e le dichiarazioni sul malessere economico prodotto in Europa dagli obblighi finanziari internazionali della Germania, dichiarazioni che secondo il Temps servono l'attuale giuoco politico tedesco ed alle quali la Francia non si sente di poter soddisfare finché continueranno a manifestarsi in .Germania i sintomi preoccupanti della resurrezione dell'antico regime e della antica mentalità. In complesso gli argomenti posti innanzi dall'organo magno del Quai d'Orsay non presenta no motivazioni notevoli e tali da giustificare grandi speranze di novità; ma il tono della discussione riveste un carattere di pacatezza e diremmo quasi di serenila che non può sfuggire a nessuno. La cosa è tanto più da rilevare in juanto che il Jan rimi dea Débats, obbedendo a suggestioni di altra provenienza, alle quali non sono probabilmente estranei i circoli del Ministero della. Marina, si accontenta di dichiarare che se l'Italia e l'Inghilterra non vogliono riconoscere alla Francia in materia navale « un diritto a cui questa non può rinunziare senza preparare la rovina della sua flotta, l'unica è di interrompere i negoziati e ricordarsi in avvenire che gli affari di grande importanza debbono essere trattati in modo più serio e non nella fé' re di un rapido viaggio ». Anche circa l'affermazione del Ministro italiano sull'indipendenza che l'Italia vuol conservare alla propria politica estera, l'organo moderalo differisce di opinione dal Temps e trova che lu politica indipendente di cui parla Grandi è la tradizionale politica di bilancia dell'Italia a che questa politica rappresenta per l'Europa un elemento di incertezza più atto a indurre i terzi a un raddoppiamento di prudenza che non al disarmo. Esiste, insomma, nelle disposizioni francesi verso l'Italia e la sua politica tra gli ambienti del Quai d'Orsay e gli ambienti di destra, un certo divario che mesi or sono avremmo cercato in vano. Non è un divario di gran conto, ma non è più l'identità. Fino a quai punto questo divario è dovuto a muta¬ tipnlofnactcfdDtetqnclvadMptSplfdstnMdpLsdpllsnggsdppiprgemmenti intervenuti nel sentimento perso-naie di Briand e dove cominciano gli aspetti della mutata situazione interna-zionale della Francia, la quale non è più sto Reno e non»in -to' ^ se la Germania del l'jir. .sarebbe dilli-cile dirlo, ma quello ilio si può osservare è che una parte di quegli elemen- i r i a e o a i a n e . e o ò a a o e u a nn n ni a li o n o, ai a¬ ti ultra-nazionali che attaccano Briand per la sua politica verso la Germania, non sono più tanto lontani dall'accusarlo di immaginarie debolezze anche di fronte all'Italia. Il contegno del Journal des Débats circa l'accordo navale è-, a tale riguardo, caratteristico. Differenza di opinioni Ma il Journal des Débats non è soldi con YEcho de Paris e con qualche altro organo moderato a sollevare ostai coli alla composizione delle divergenza franco-italiane. Un importante organo di interessi economici e finanziari, lai Depéclie Coloniale, non perde a sua volta un'occasione per gettare il sospetto e l'allarme sulla nostra politica. L'ultima notizia strabiliante lanciata da questo organo è quella che troviamo nel suo numero di oggi della probabile cessione delle colonie spagnuole all'Italia. « Qualcuno si è meravigliato — scrive la Depèche — del fatto che andando! a Ginevra per la sessione del Consiglio) della Società delle Nazioni, Lerroux. Ministro degli Esteri di Spagna, che e* passato a Parigi nell'andata e nel ritorno, non abbia reso visita a Briand. Si è spiegato che la Repubblica è un po' irritata per l'accoglienza fatta dalla Francia ad Alfonso XIII e alla sua famiglia. 11 motivo può anche essere diverso. Sembra che a Ginevra Lerroux ibbla avuto dei lunghi colloqui su un soggetto che non 0 particolarmente fatto per farci piacere. Si dico, infatti, elio negoziati sono impegnati tra Roma a Madrid in vista della cessione all'Italia, del Marocco spagnolo e degli ultimi possessi spagnoli nel golfo di Guinea. La Spagna sarebbe abbastanza disposili a cederli. Il Marocco le ha lasciato dei cosi brutti ricordi che essa sarebbe pronta a sbarazzarsene; i democratici! I potere, d'altronde, sono anticolonialisti: essi hanno troppo da fare in casa, loro per occuparsi delle colonie. Queste sono contrarie ai loro principii e non Interessano affatto. Per quanto riguarda l'Italia, ogni combinazione dei genere sarebbe da lei accolta con entusiasmo. Essa troverebbe la possibilità di allargare notevolmente il suo impero coloniale. E, cosa di estrema importanza per lei. facendosi cedere le isole di Fernando Po essa prenderebbe n ceno modo il Camerun di fronte e potrebbe con maggior ragione di oggi reclamare il mandato sul Camerun, oggetto, col Ciad, dei suoi desideri attuaInoltre, acquistando colonie lontane, essa ritorcerebbe contro di noi l'argomento che noi avanziamo per esigere una flotta superiore alla sua: la neeesilà di assicurare le vie di comunicazione con le suo colonie Imitane. Nuova ragione, per lei di reclamare la parità navale! Solamente... l'Inghilterra lascerà l'Italia installarsi di fronte a Gibilterra? E noi, senza parlare di una vicinanza al Marocco che. non potrebbe in ragione dello stato di spirito degli italiani a nostro riguardo che esserci poco piacevole, accetteremmo l'eventualità di un mandato italiano sul Camerun e la spinta italiana, inevitabile in questo condizioni, verso il Ciad, che avrebbe per conseguenza di tagliare in due il nostro impero coloniale?... Quali minacce di conflitti si nascondono sotto questa liquidazione possibile delle colonie spagnole! ». Non si vede, con la migliore buona volontà del mondo, quale possa essere lo scopo di tale pubblicazione sensazionale, se si esclude quello di tener vivo il fermento anti-italiano iti momenti in cui esso sembra accennare a diminuire. Pur di nuocere all'Italia, tutto è buono per certi organi francesi. Oggi si ..annuncia che l'occupazione rli Cufra. ci minaccia di un'ondata rli furore mussulmano destinati a spazzarci dall'Africa come festuche di paglia. Domani ci si rappresenta in procinto di occupare u Marocco spagnolo, le isole di Fernando Po, il Camerum, il Ciad, per fare dell'Africa un solo boccone. Bisognerebbe per lo meno decidersi a opiare per l'ima 0 per l'altra tesi. Ma il partilo preso non guarda per il sonile. E di fronte 1 questa campagna sistematica di derngraaione e di allarmismo, non può, ripetiamo, venire trascurato il conte; gno insolitamente corretto degli organi più direttamente ispirali da Briand. Senonché, fino a quai punto la situazione personale di Briand sia stiibilc, ò ancora oggi un'incognita. L'imminente convegno di Gourdon suscita fra moderati e repubblicani del centro molta riprovazione, e lo stesso Temps, in un commento severissimo, non esita stasera a dire al Ministro che egli può parlare alla Camera o a Ginevra, ma non sulla pubblica piazza, e che molto meglio farebbe se rinunciasse al pericoloso invito. Vedremo tra dieci giorni se il gesto dell'uomo di Locarno è destinato ad essere il punto di partenza di una crisi nnnisieriale e se la politica estera, francese su cui regna egri a Parigi lama discordia, dovrà davvero passare in altre mani. C. P. I risultati delle elezioni romene Vienna, 4 none. La situazione parlamentare creatasi in Romania con le elezioni polìtiche, svoltesi lunedi, appare oggi chiara. Ecco la d'stribuzione dei mandati, e le proporzioni dei voti raccolti du ogni partito. Complessivamente sono stati dati Ì.'.100.uou voti. I! blocco governativo, di cui come è noto facevano parte anche i liberali, ha raccolto il 17% dei voti, perchè ad esso blocco spettano — in base alla legge maggiorilaria che favorisce il parlilo piti forte — •287 mandati. II nazlonal-zar-anìsti sarà il più forte partito di opposizione, ottenendo 30 mandati, pure avendo avuto il 15% d-ei voti. Gioreio Bratimu con il suo partito, dei liberali dissidenti entrerà nella i,imva Camera con undici (tenutati. II gruppo Averescu. sar.i di nove'deputati; la minoranza ungherese sarà -pure rappresentata da nove deputati: gli antisemiti da sette, i contadini indisocialisti da sei. il pendenti da -ei; 1 gruppo bessàrabiòo, capeggiato dal deo-1 potato Ste.e. da cinnue: gli ebrei da li quattro, e i comunisti da cinque, a-1 E' la prima volta che 1 comunisti è strano nella Camera romena, se. i-1 j rls|1jlali dl rn- oggi si potranno ave» re appena domani mattina. Devono ve» nire eletti 113 senatori. >

Persone citate: Alfonso Xiii, Briand, Henderson, Mussolini