Lo straordinario caso di un padre che non può dare il suo nome al figlio

Lo straordinario caso di un padre che non può dare il suo nome al figlio Lo straordinario caso di un padre che non può dare il suo nome al figlio Le sorprese nuziali di una ragazza ingenua - Madre e vedova senza essere stata moglie - I diritti dell'amore Un caso, che crediamo non sia maistaio registrato negli annali delle ero nache giornalistiche, è successo ad una signora torinese, andata sposa in circosianze veramente sorprendenti ed in uno stato, eccezionale ai nostri giorni, di ingenuità e di ignoranza sul fatto ■ matrimonio » e sugli avvenimenti che sogliono seguire e, per certe ragazze un poco impazienti, qualche volta persino precedere la celebrazione delle nozze. Quando Teresa Grana, nata a Torino nel 1896, andò sposa, con il consenso della famiglia, a Cesare Cuccottonato un anno dopo di lei, era cosi iunocente da non essere paragonabile clic alle protagoniste di cene " pochades » create dalla fantasia degli autori per ottenere effetti comici col gioco decontrasti. L'ingenua Se qualcuno le avesse chiesto allora se sentiva di amare, e se d'altra parte sentiva di essere amata, ella avrebbe risposto «si», come aveva risposto •■si" al parroco e all'ufficiale dello Stato Civile, credendo che l'amore consistesse nel cambiare il proprio nome con quello d'un uomo, il quale, col titolo di marito, acquistava il diritto dincamerare una. parte dei risparmi dedi lei padre, di condurla a passeggio sotto braccio e di darle del tu. Daltri eventuali incameramenti, nè della camena nuziale, essa aveva nessuna idea, nemmeno approssimativaCiò è tanto più straordinario, in quanto clic all'epoca del suo matrimonio era già sialo inventato il cinematografo! Quando tu condotta sotto il tetto coniugale, l'ingenua Teresa continuò la sua vita di fanciulla, sia di giorno che di notte, senza stupirsi per nulla defatto che il marito non la invitasse nel talamo nuziale, e si comportasse con lei come un ottimo fratello, e nulla più. Ci vollero le rivelazioni di unaamica diciassettenne, nubile, e frequentatrice di sale dsi ballo, perchè ella, un giorno dicesse a.l consorte: — Caro Cesarino, è ora che tu ti decida a usare i riguardi dovuti allaiina qualità di moglie. Sono tre mesche siamo sposati, e ti sei limitato a baciarmi la mano. Questa è una vera mancanza di rispetto. Ma Cesarino, per tutta risposta, lpresentò un foglio di carta bollata, recante un lungo dattiloscritto. Era una sentenza di Tribunale che lo assolveva da un'accusa di oltraggio a.l pudore mossagli qualche anno prima, dellnozze L'assoluzione era motivata da una dichiarazione mèdica, allegata agiatti, che lo dichiarava impossibilitato per difetto fisico, a commettere un simi le reato. La sposa., alla quale l'amica niù scaltra aveva lasciato intra.vvedere nematrimonio tutto un orizzonte di felicità, montò su tutte le furie, urlandche non eTa lecito ingannare in quemodo una onesta ragazza: — Sei un pervertito I — gridava aconsorte impassibile. — Sei un volgarseduttore I — Magari — rispondeva lui — fos si caipa.ee di sedurt.i. Gli è che, a. malgrado della mia buona volontà, ciò nopotrà mai avvenire. .—.E allora farò inno scandaJo, chiederò che sia annullato il matrimonioChe cosa, diranno i tuoi genitoriChe cosa diranno i miei? Senti, Teresuccia, facciamo una cosa: facciamcome nell'operetta il « Conte di Lussemburgo »: « lui di qua, lei di là.. »con quel che segue. Ci siamo capitiTeresa capì così bene, che mise subito in pratica il suggerimento. E mentre il marito, «di qua», chiudevgli occhi, lei, « di là », se li faceva chiudere dai baci di un innamoratoAdultera, ma onesta Ne venne, rome nelle «pochades» un « menage a trois », senza Umore dsorprese, uè di scene di gelosia Nella sua disgrazia, ella era stata fortunata: il giovane innamorato l'amava sinceramente, tanto sinceramente che un giorno ella divennmadie. Il piccolo Attilio, che in realtà erun figlio adulterino, ma tuttavia non aveva diritto di esserlo, ricevette alo Stato Civile il nome del legittimmarito di sua madre, ma chiamava « p-apsi » il suo vero padre, che se lmangiava di baci. Ora avvenne che quattro 0 cinquanni or sono,, Cuccotto. l'infelice marito di Teresa, mori, benedicendo lunione di sua moglie col di lei aman te, chiedendo scusa di essere stato per essi un inutile terzo incomodo e facendo mille auguri per le loro pros siine nozze Da quel momento voi credereste Teresa felice. E invece, proprio da allo ra cominciò per essa la serie dei guai. L'amante vorrebbe sposarla, ma giustamente desidera poter dare 11 proprio nome ni suo figliuolo, che orinai ha compiuto i sei anni, e che egli adora. Teresa, che a sua volta adora l'amante e il bambino, ha lo stesso desiderio di lui. — lo sono una donna onesta — ella dice. — Non ho mai conosciuto nel senso biblico altro uomo che il padre del mio piccino. Ma se questi continuerà a doversi chiamare « Cuccotto « io sarò disonorata: tutti crederanno die io sia stata infedele al mio a.man: te, commettendo un adulterio ai suoi danni con mio marito. . Ma al giusto desiderio di questi due genitori si oppone la legge. Il bambino non può cambiare nome perchè ha già uno stato civile. Come fare? Della questione, che si può chiamare « elegantissima », s'occupa un esperto legale de^la nostra citta. La via più normale che i due genitori potrebbero seguire per il riconoscimento del bambino, parrebbe essere quella d'una richiesta di annullamento del matrimonio. Ma il matrimonio stesso è ormai sciolto in seguito alla morie del maritò. E ne viene di conseguenza che non può essere chiesto l'annullamento di un contratto nuziale che non esiste più. Naturalmente, se è sciolto il matrimonio, rimane tuttavia integro lo stato civile del figlio legittimo, che figura na: to da esso. Appare quindi inutile ogni tentativo di soluzione, che volesse seguire questa strada. Non resterebbe perciò e.ltro mezzo gotenOteravqASrvcnndrbodbAmache quello di chiedere il cambiamento! tiTef specIaJe conM&sione VAd ogni modo, il caso presente potrà offrire anche nuovi ed impensati sviluppi, sui quali non mancheremo di tenere informati i lettori. p8

Persone citate: Magari, Teresa Grana

Luoghi citati: Lussemburgo, Torino