"La Balcanìa e al di là del Nevoso,,

"La Balcanìa e al di là del Nevoso,, Panorami provinciali "La Balcanìa e al di là del Nevoso,,della delirante fantasia dei nariona-l esclusivamente I isti jugoslavi. Lo risultanze del prò-ipopolazioni che, al di sopra del leni rrieste hanno messo in gittinio potere dell'Italia, esiste un 1 evidenza le relazioni tra j errorlsti giuliani con l'Oriana e Ormila con lo stalo Maggiore TRIESTE, moggio, jde Gl'italiani amano Trieste con tre- serbo, pido amore e con consapevole orgo- .„,. . glio, per il gran sangue vor-ato e f11 infuori dei problemi comuni a per la gran fatica sofferta; e arra- A le Province d'Italia, non esi de, a parlarne, come dei Meli di mamme tormentate, le quali, per quel loro tormento, vedono 'nelle stono nelle province giulie se non problemi di polizia, problemi grossi " urgenti. Nienfalt.ro. Per quel che potere occulto, implacabilmente violento e ferreamente deciso: il potere del nazionalismo serbo. E dove quest'azione terroristica permane, e facile intravedere la zona d'ombra, la zona grigia: qua dentro bisogna colpire. TCon esiste Giulia, ho detto, nessuna questione creature difetti dove sono soltanto n,?,u;n'da ll trattamento da noi fatto imperfezioni. Le parole di attesto mio «emeiitó allogeno, dall'altra pardiscorso non sembrino strane- quali- S1 !?loca' «""'«ruivoco. Noi punia- do si tenga conto, come si tiene n> l'opinione pubblica nazionale e nell'azione dal Governo, della funzione storica politica economica inoralo ideale di Trieste e della sua terra, ogni parola non sembrerà vana, ogni timore e ogni preoccupazione ingiusti. Noi sappiamo perchè siamo venuti qua: questa terra è l'avan- . guardia estrema d'Italia, qua siamo ^ ° Jf a! limite d'una civiltà, sentinelle a|80119 diventati difesa di attesta civiltà, romana e ita- [^desiderosi lm.na, contro il balcanesimo, qua siamo argine all'onda della barbarie, e non soltanto per la nostra pace, ma per la pace d'Europa. 11 nostro diritto di possesso? Non certo 10 sono venuto fin qua in cerca d'argomenti; sarebbe stata impresa assurda. Storia di secoli, olocausti insigni, seicentomila morti: ecco gli argomenti. E la geografia? Se noi guardiamo la carta d'Italia, vediamo come la cerchia alpina, nella ouale s'innesta la dorsale appenninica, formi, con questa, un'immensa vallata, di cui parie è terra, parite mare — l'Adriatico. Questa immensa vallata raccoglie e imprigiona l'acque dei nostri monti: ond'è che 11 nostro diritto sull'Adriatico incontrastabilmente deriva da Natura, ol tre che da Storia. Terra e mare italiani : Roma e Venezia sono segni an feora viventi del nostro diritto. Conjtr'esse s'accani, nei secoli, la lotta dei popoli barbari. Questa grandiosa leredità d'una millenaria civiltà noi abbiamo per diritto naturale assunto, questo compito difficile e glorioso <li difensori di questa civiltà abbiamo a.vuto dalla nostra storia. Ecco perchè gl'italiani amano con tanto trepido e orgoglioso amore questa terra; ecco perchè qua ogni debolezza è colpa, ogni colpa tradimento, Ogni tradimento delitto. Abbiamo qua, in casa nostra, alcune decine di migliaia di slavi. Ci Bono non per colpa o per merito lotro, ma perchè l'Austria, perseguendo suoi precisi scopi, ce li portò, tentando di confondere i chiari lineamenti italiani di questa terra. Averci in casa questa gente non èl però gran male: è gente rude e primitiva, facilmente assimilabile. Arrivati qua, noi abbiamo fatto opera nobilissima di pace, abbiamo conservato il buono e distrutto il cattivo, abbiamo accolto nelle organizzazioni del Regirne e nell'amministrazione della cosa pubblica i migliori, abbiamo speso molti denari ino e puniremo duramente gli agitatori, gli assassini, i folli perturbatori dell'ordirle. La popolazione slava è assolutamente pacifica, operosa, lealmente conciliata all'Italia e al Regime. Le tavole del Plebiscito del '29 insegnino. Dove gli agitatori hanno cessato la loro azione criminosa a base di minacce, di provo'"icazioni, di intimidazioni, gli sla.vi c i; " buoni cittadini italiacli collaborare con noi e di esser creduti e stimati nei loro leali atteggiamenti. L'azione sferrata dal terrorismo jugoslavo tonde far credere alleIpubblica sicurezza va inteso nel senso più largo: politicamente socialmente muralmente. La repressione sia esemplare. Non è, però, problema di fa.cile soluzione. L'azione degli organi di polizia diventa difficile, anzitutto per in conformazione del i erri torio, quindi per la subdola azione di intingila Venezia1 niLda&ione esplicata dai terroristi. La popolazione di certi paesi ha paura, e con il suo silenzio intralcia, vana, particolare, se non una questione <f.r polizia. Non esiste una questione dll^flQJgg Ma la minoranza, e, anoI meno una qu^l^Ma.pcJiz^ Ma la paura della pò- 'polazione deriva soliamo dall opera di intimidazione degli emissari, o stione d'irredentismo, il quale la .Iugoslavia vuol creare e ne affida la bandiera al sicari, agli assassini, ai senza patria, i quali per cinquanta o cento lire accettano il compito di bruciare una scuola o di sopprimere una persona. Tale è l'irredentismo inventato dagli imperialisti jugoslavi: un branco di delinquenti e un'accolta di complici, i quali bisogna perseguire e costo. non s'alimenta anche internamente, nella sagrestia o nella chiesa? Certo, il ministero del sacerdote è altissimo e degno del maggior rispetto. E questo rispetto è qua assai profondamente sentito, più che altrove. Più che rispetto, <■ obbedienza cieca. Non s'alimenta la paura con qualche parola incerta soffiata eliminare a ogni j lievemente da quello siesso sacerdote che fu già strumento dell'Austria Risolvendo il problema della pub- contro gl'italiani? blica sicurezza nella Venezia Giulia, L'esame di queet ambiente formerà noi taglieremo alla radice l'anor- argomento di un allro articolo, male situazione. Questo problema di ALFIO RUSSO. Le udienze del Capo del Governo Roma, 20 notte. S. E. il Capo del Governo ha ricevuto a Palazzo Venezia la Reale Commissione per l'edizione nazionale, delle memorie autobiografiche, scrini e carteggi di Giuseppe Garibaldi; compostala S. E Salvatore di Marzo, presidente; on. Ezio Garibaldi, S. E. Alessandro Euzio, senatore Luigi Rava. prof. Eugenio Casanova, Giuseppe Eonterossi, prof. Arturo Codignòla, prof, l'operai Adolfo Colombo, prof. Antonio Monti. S. E. Di Marzo ha porto a] Dure l'omaggio della Commissione che sta per iniziare i suol lavori, assicurandolo che essa ha la coscienza dell'alta importanza del compito affidatole. La Commissione, darà ogni sua opera perchè la pubblicazione risponda alla, nobiltà del pensiero e del sentimento ciie l'ha promossa e degna dell'eroe e. dell'Italia fascista. 11 Dure ha molto giradito l'omaggio ed ha intrattenuto la Commissione sui modi nei quali essa dovrà svolgere la sua attività. S. E. il Capo del Governo ha poi ricevuto a Palazzo Venezia il Direttore della. Rivista « Camicia Rossa ». onorevole Ezio Garibaldi, e il redattore capo Giuseppe Eonterossi, i quali gli hanno fatto omaggio della raccolta dell'anno 1930 della rivista stessa. Il sacrificio dei giovani di Curtatone e dei fascisti deli Ateneo pisano solennemente commemorato da S. E. Balbino Giuliano e dall'on. Landò Ferretti La imponente adunata dei goliardi d'Italia in un superbo quadro di folla Pisa, 29 notte. Anche il turista più distratto avrebbe capito, ieri sera, quello che c'era nell'aria e avrebbe intuito le grandi linee della giornata d'oggi che, nel nome del glorioso anniversario di Curtatone e Montanara, e per la sagra decennale del Martiti fascisti, è assurta al significato di una vera e propria adunata delle forze goliardiche nazionali. Sotto la più limpida luna di maggio, in una atmosfera di attivo entusiasmo, tra scoppi di motori e viavai di studenti, si davano gli ultimi ritocchi alla organizzazione, si impartivano ordini, si attaccavano manifesti, si ricevevano e si catalogavano, assegnandoli ai loro posti, gli ospiti di reparti delle altre università, giunti nel giorno e nella serata con tutti i treni. Alla stazione centrale aveva funzionato un « Comando di tappa GUF » al quale affluivano i vari! Segretari politici e i reparti dei GUF di Agrigento, di Alessandria, di Arezzo, di Bari, di Bologna, di Brescia, di Campobasso, di Catania, di Catanzaro, di Camerino, di Como, di Cuneo, di Firenze, di Prosinone, di Imperia, di Lecce, di Livorno, di Macerata, di Mantova, di Messina, di Milano, di Modena, di Napoli, di Novara, di Pavia, di Pistoia, di Pola, di Rieti, di Rovi, igo, di Salerno, di Siracusa, di Sonper render meno aspra a vita della dri0j di Trieste, di Torino, di Vene- gente del contado. Un giorno avvenne qualcosa che turbò il raggiunto equilibrio. Fu quando dieci o cento persone, eccitate da circoli d'oltre confine, chiamarono traditori coloro i quali — la gran maggioranza — avevano onestamente aderito al nuovo ordine, si diedero ad avvelenare i giovani, a seminar l'odio, a tramar congiure; si vendettero a zia, di Vercelli, di Verona, di Vicenza, di Zara, di Reggio Calabria. Nella gamma multicolore del manifesti si notavano, quello del podestà on. Guidi Buffarmi, che, a nome della cittadinanza pisana, dava 11 saluto agli ospiti, e quello del Segretario politico del GUF dott. Fredlani, oltre che una originale diffusione di striscioni variopinti, che stampavano la loro ta- lo straniero o diventarono briganti |V0l0Z!!a slllIe facciate degli antichi pa- di bosco e di strada. Da cinque an ni l'onda dell'odio e della criminalità lascia strisce di sangue a1 confine. Da cinque anni, il Carso, dove ancor oggi la grama terra sembra intrisa di sangue c ti par che qua e là debba vedere biancheggiare ossa di fanti insepolte e luccicar di rosso l'arida pietra, è teatro d'incendi, di rapine, d'uccisioni. Agli agguati, agli incendi, alle uccisioni, Roma ha risposto con l'esercizio della sua storica missione. Antico, anzi eterno privilegio di Roma è quello di tutelare la pace, con la garanzia dell'ordine e della giustizia; non solo la pace dei popoli, ma la pace delle case. L' azione del nazionalismo serbo era, in realtà, cominciata all' indomani della firma del Trattato die fissava il confine tra l'Italia e la Jugoslavia 6ul crinale delle Giulie, per frodare la conclusione storica sotto la quale Belgrado aveva apposto la sua firma. Da un decennio, l'imperialismo serbo si nutre d'un sogno: del sogno pazzesco d'un'espansione sino all'Isonzo, con l'incorporazione dell'Istria, di Trieste e di Gorizia; e le nuove generazioni educa in questo sogno, in questo delirio, da cui derivano i cerato delitti perpetrati nella zona eli confine. Nel 1926 il primo clamoroso misfatto: l'assalto alla stazione di Prestane, due morti, un milite e ima guardia di finanza; e il primo anello della catena di sangue. Lo Slovenec, giornale d'oltre frontiera, denuncia, due anni dopo, a proposi lagi affacciati sui Lungarno. Sveglia senza campane Naturalmente tutto il movimento faIceva capo al caffè Ussaro, quartier jgenerale della goliardia pisana, davanti al quale andavano e venivano le staffette motociclistiche, ciclistiche, pedestri, incaricate di distribuire ordini, circolari. Inviti. Ma tuttavia è un simpatico carattere del mondo goliardico pisano che tutto avvenga senza rigidezza ufficiale, nella più grande cordialità e nella più schietta allegria. Quindi ogni imbarazzo formale viene eliminato e quindi si ha una organizzazione che, lievitata dall'entusiasmo, procede molto meglio di tante altre. Grida, saluti, manate, canzoni ma... tutti a letto assai presto per essere già in piedi alle sette. Io eredo che lo stesso Lapucci, classico campanaro dell'università pisana, si trovi stupito che stamane, al contrario del solito, senza che il bronzo universitario abbia rintoccato, tutti i goliardi pisani e quelli di fuori siano in piedi cosi per tempo, pronti ed equipaggiati, freschi come rose e disposti a cantare più che mal. E che mattino luminoso! Una di quelle mattine della primavera toscana, in cui i Lungarno appaiono in tut to il loro splendore pittoresco, specchiando la fuga dei loro ponti, i balconi marmorei, le persiane verdi che sembrano acquerellate, la festa dei tricolori nell'Arno chiaro e scintillali te. Queste feste di gioventù e di po- mente alla critica. Precede il labaro della Federazione Provinciale Fascista, ermeticamente chiuso fra l moschetti di una centuria universitaria. Seguono gli splendenti ottoni della banda cittadina, i gonfaloni crociati di bianco della Provincia e del Comune, tra la vermiglia aiuola dei valletti municipali, di cui rifulgono le lunghe trombe d'argento, dalle istoriate drappelle. Poi, dopo il severo gruppo delle autorità — tra cui si notano il Prefetto S. E. Dentice D'Accadia, il Podestà, il Console comandante la Legione di Pisa, il Generale comandante del presidio, fra. uno stuolo di brillanti ufficiali, il Segretario politico del Fascio di Pisa fra la fanfara e le Camicie nere — ecco lo spiegamento delle forze goliardiche: luce, colore, esuberanza. I fazzoletti rosso-gialli mettono una nota ardente sulle camicie nere. Ecco gli studenti di Pisa, con i berretti piccoli e rotondetti, che spiccano per questa loro qualità, in mezzo agli altri. Saprete infatti che, se essi non] Primi sono sono a punta, è perchè, nel 1843, 1 volontari di Curtatone e Montanara li mozzarono, per non impedire all'occhio di mirare. La folla passa in rassegna i colori goliardici, e li distingue: rosso, quello di medicina; verde, scienze; nero, ingegneri; azzurro, giurisprudenza; bianco, filosofìa; roseo, lettere. Ecco l'alfiere di Bologna, barbuto come un giovane latino; ed ecco i lucchesi irruenti. Non mancano le studentesse, numerose, graziose, sorridenti. Vi sono naturalmente anche le canzoni. Ogni gruppo goliardico ha la sua. Sono tutte ardentemente bellicose e qualcuna non è propriamente ortodossa, ma, nella sua esuberanza e nella sua spregiudicatezza, dà anche più vivo il senso di questa giovinezza vulcanica, uscita dall'Italia nuova, che sa ritrovare la più gioconda spontaneità, anche nella più stretta disciplina. Seguono quindi i gruppi del Nastro Azzurro, dei Mutilati, dei Combattenti, degli Ufficiali in congedo, l'Associazione del Fante, i Bersaglieri, l'Asociazione della scuola, i ferrovieri. 1 postelegrafonici, gli impiegati, gli agricoltori, gli industriali, i commercianti, gli addetti ai trasporti, I sindacati, gli artigiani, i Dopolavoro, la musica di Riglione, i Balilla e quindi gli studenti medi: due licei, l'istituto tecnico, l'istituto magistrale, l'istituto industriale; il tiro a segno, la «Dante Alighieri», il Conservatorio, gli orfani va, spiegarono somma bravura e meritano i più grandi elogi ». Davanti a questa immagine, più ancora che alla fredda pietra, si inchinano i gagliardetti e levano le braccia, salutando romanamente, i goliardi d'oggi, che nella battaglia di Curtatone e Montanara vedono l'inizio di quella resurrezione della Patria, che Vittorio Veneto ha consacrato. to d'un altro clamoroso delitto a Lu-U'Olo, questa primavera di gagliarde! Diana, ì'Oriuna, «banda che assas- " 6 di bandiere che il vento del Tir sassina le persone innocenti » : reno gonfia come fiori favolosi, hi<-questa banda ha organizzato il fot- fogna vederle in questa enorme corto di Prestrane, ha assassinato il|n>re dell'Italia classica, per riportarmilite Cervenik, ha appiccato gl'in- «e una impressione indimenticabile, cendi nei villaggi del Carso, ha rapi-iUui tutto prende corpo nato funzionari italiani. I sospetti caduti sugli sloveni del Carso sono risultati infondati e s'è potuto dimostrare che tutti i delitti sono stati progettati a Lubiana, di dove sono partiti gli autori, i quali, compiuto il misfatto, vi sono ritornati ». Continuano i delitti: attentato a una pattuglia del distaccamento della Milizia di Selze, un milite gravemente ferito; attentato a una pattuglia del distaccamento della Milizia di Sesana, un milite ferito; attentato alla Caserma di San Pietro del Carso, un milite morto e due feriti; nuovo attentato al distaccamento della Milizia di Selze, quattro militi feriti; attentato al distaccamento della Milizia di Prostrane; uccisione d'un milite a San Canziano; attentato a una pattuglia del distaccamento di colore, diventa quadro ed affresco, naturalmente, in una atmosfera che soverchia i toni grigi, li fonde, li esalta, dando loro uno splendore d'arte. E veramente l'adunata, cominciata stamane alle 8, sul Lungarno Gambaeorit, davan-idej cipressi, la fiumana ti al luminosi marmi e alle bifore)landò davanti agli avelli iquattrocentesche del palazzo podesta¬ rile, e stato uno spettacolo che i pittori non avrebbero dovuto perdere. Gli ottoni forbiti delle musiche, i vermigli costumi medloevali dei Trombettieri e dei tamburini municipali — che perfino nei biechi e nelle scarpe ti becco, con l'alto rincalzo, riproducevano una gustosa nota del glorioso passato italico -, i berretti vartopinu dei giovani goliardi e i loro fazzoletti di colore acceso sulle camicie nere, la varietà smagliante dei gagliardetti ...e dei gonfaloni, i costumi bianchi e CoTMissario; attentato al Faro delia inerì delle giovinette e delle bimbe, Vittoria a Trieste; uccisione d'un ca-|' ut io l'infinito scomporsi delle colonposquadra della Milizia; attentato ali ne e il senso decorativo della, folla Topoio di Trieste un morto « tre circostante costituivano un colpo d ocferiti; ferimento d'una Camicia ne- culo che soverchiava anche la più aera a S. Croce; aggressione con due cesa Immaginazione, morti a S. Antonio" della Chiusa; as- Branuioso corteo eassinio d'un milite, assassinio d'un! un «ranu,oso corteo maestro, assassinio d'un altro mi-I F. quando, con una puntualità erolite; incendi e altri attentati liii-!nometrica che sarebbe sembrata Ini- Nello storico sacrario Il corteo muove verso il cuore della città, fra due ali di popolo che saluta e applaude ogni gagliardetto e fra le file bianche e nere dei piccini delle scuole elementari. Esso si avvia, pas sando per la piazza dei Cavalieri, tra l'antico splendore dei monumenti e degli edifìci, verso la immortale piazza in cui si adunano le meraviglie architettoniche e artistiche di Pisa. Quando vi sbocca, alle 10, la testa del corteo; il sole sembra fondere in una meravigliosa fosforescenza t marini e i metalli; le lamine che rivestono Ja cupola del Battistero sembrano cernie II prodigio della Cattedrale e la bellezza traforata della Torre pendente si slacrano, sopra un cielo di smalto azzurro, come cosa viva, mentre tre apparecchi volano ad ali tese nell'tnfocato splendore dell'aria, puntando verso 11 Camposanto vecchio, nel quale sono sepolti i caduti di Curtatone e Montanara. Quando la colonna cantante e tripudiarne giunge e si frange davanti al severo monumento, di cui i valletti spalali, ano le porte, si la un attimo di silenzio. E' la vita che sosta e tace religiosamente di fronte alla morte. Penetrata nell'immenso sacrario, a) quale si affacciano .'f severe sagome irrompe, stifi al sarcofaghi istoriati, alcuni dei quali hanno 1 classici lineamenti dell'epoca romana II corteo si dirige verso la targa marmorea dei gloriosi Caduti, che spicca al fondo, tra gli allori e le ghirlande, che già vi hanno fatto deporre il Preletto e il Podestà, a nome della città e della provincia. La semplice epigrafe, che tutti gli sguardi cercano, dice con semplicità lapidaria: a I8*s — Anciaronn alla, guerra — da. Pisa; morirono per L'Italia — Acconci Alberto, Cecche, rini Alessandro, DI Lupo Parrà Pietro, Lotti Francesco, Malleoli Tito, Pilla prof. Leopoldo, Pnzzesl Ranieri, Solimeno Giuseppe, tìartorelli Alcibiade* E per un attimo, in sogno, riappaiono il polveroso stradale mantovano, la eroica colonna dei goliardi ardimentosi, in marcia verso la morte, che si annida là. dietro i rossi spalti di Man tova, nelle canne di migliaia di tu eli) austriaci, in agguato; e il rombo La celebrazione nell'Ateneo Celebrato 11 commovente rito, il corteo esce dal Camposanto vecchio e si avvia, riati.raversand:> la città, verso l'Ateneo, per la celebrazione oratoria. II cortile mediceo deiin Sapienza, con i suoi archi tondi, I suoi bianchi loggiati, dai quali pendono festoni di alloro e gonfaloni d'oro e di seta, dà veramente l'impressione di una classica « stanza » del Magnifico, tutta ariosa, ebbra di azzurro e carica di primavera. Alle 11, le avanguardie del corteo irrompono, (piasi di corsa, e cantando. i lucchesi, il cui impeto fa volare via, come uno stormo di colombe spaventate, le studentesse già adunate nell'atrio. Poco dopo, sul palco delle autorità, fasciato di tricolore, salgono salutati da ovazioni e da grida di entusiasmo gli oratori della cerimonia: il Ministro dell'Educazione Nazionale e l'on. Landò Ferretti, Capo del l'Ufficio Stampa del Capo del Governo, giunto stamane alle 6.30 dalla Capitale. Intorno a S. E. Balbino Giuliano e all'on.' Landò Ferretti, si è schierato, con a capo 11 Rettore Magnifico prof. Carlini, tutto il Senalo accademico nei classici e sontuosi costumi, mentre, nelle vicinanze del palco, si trovano le madri e le vedove del Caduti, 1 mutilati, 1 decorati e 1 gagliardetti. Fra essi, spicca quello dell'Associazione Combattenti, sul quale brillano tre medaglie d'oro e anche, erse sono dovute a tre studenti pisani caduti nella grande guerra Per qualche minuto, 1 canti si susseguono senza interruzione. La dimostrazione esalta soprattutto i Martiri Fascisti dell'Ateneo, uccisi tra il 1921 e il 19'-'2. Si gridano i loro nomi, arcompagnati da formidabili evviva. Essi sono: Tito Menlchetti, studente in leggo; Giorgio Mariani, ucciso a Livorno non ancora diciassettenne; Gino Giannini. Piero Gatti. Domenico Serlupl, Giovanni Zoccoli. Eugenio Picciatl. Quindi uno squillo di tromba stende un improvviso silenzio sull'enorme brusio. Il dottor Podestà, commissario del GUF di Torino, prende per primo brevemente la parola, portando ai goliardi adunati il saluto dell'on. Scorza, capo dei Fasci Giovanili, trattenuto a Roma nella mattinata. La parola dell'on. Ferretti e del Ministro Acclamato da applausi, l'on. Landò Ferretti, presa la parola, afferma che, non le parole di una modesta Camicia Nera quale egli e, ma l'anima di un poeta dovrebbe levarsi In questo raduno che esalta la giovinezza d'Italia, e dalla gloria di ieri trae il migliore e il più sicuro auspicio per 11 domani. L'oratore ricorda, poi, le altre commemorazioni di Curtatone e di Montanara, quando l'inamidata e togata celebrazione accademica si svolgeva entro le chiuse aule, e, fuori, 1 partiti lavoravano a demolire l'edificio della Nazione. L'oratore rievoca, quindi, brevemente il fatto d'armi di Curtatone e Montanara, mettendo in rilievo 11 valore ideale della celebrazione e il sacrificio degli studenti, che, animati di fede italiana, ebbero a contrastare alle soverchiami forze nemiche, preparando la vittoria di Goito. Rievoca, poi, i sette morti dell'Ateneo pisano, affermando che easi, come quelli di Curtatone e Montanara, sono caduti senza conoscerà la vittoria, che più non doveva tardare, preparando cosi il volto nuovo dell'Italia Fascista. Frequentemente interrotto dagli applausi, il discorso dell'on. Ferretti, verso il quale come ex-goliardo di Pisa, la dimostrazione ha assunto un carattere anche più entusiastico, viene salutato, alla une, da mia caldissima ovazione. Accolto da nuovi applausi, si avanza quindi a parlare il Ministro dell'Educazione Nazionale il quale pronuncia un dotto e commosso elogio dell'eroica giovinezza. Una lunga ovazione saluta la fine de! nobile discorso di S. E. Giuliano, e i goliardi conanuano a lungo la loro dimostrazione entusiastica, esprimendo cosi il loro caldo assenso al nuovo indirizzo, Jie, dalle loro forze già cosi saldamente organizzate, vuole trarre nuovi incitamenti, per uria elevazione sempre maggiore della cultura nazionale e della funzione civile e intellettuale dell'Italia nel mondo. Affermazione che nel nuovo « tempo » della elevazione goliardica appare tanto più significativa, u.ui, nella sede della'Sapienza pisana, la quale — co¬ nta studiosa e fascista procede a una. simpatica cerimonia; scioglie il nuovo gagliardetto delle Facoltà fra gli evviva dei goliardi. II rapporto dei « Quf » Alle 17, nel salone degli Stemmi della Scuola normale superiore, l'on. Scorza, Segretario dei GUF e dei Fasci Giovanili, giunto in aero da Roma tiene un rapporto dei Segretari politici dei GUF. Tra le rappresentanze, .di tutti i GUF d'Italia, si notano per U Piemonte: il dott. Podestà, commis sario del GUF di Torino; Gentile, per Cuneo; Balestrieri, per Alessandria: Giacobbe, per Vercelli; Poggi, per Novara. Sono pure presenti per la Llgu ria: Molflno (Genova), Fossati (iinpe ria); per la Lombardia: Ippolito (Milano), Trucco (Pavia), Frigo (Mantova). Specialmente notato è il segretario del GUF di Vienna, Carena. Quindi, sull'Arno, ha luogo la tradizionale gara Pisa-Pavia, una specie di Oxford-Camhridge italiana per ou trlgaers a 8, ma.su percorso minore di un terzo (2(100' metri). La gara si svolge sul tratto del fiume, che sta fra Luclcchio e la Polveriera. Le tribune delle autorità sorgono sulla riva destra. Sull'altra riva è il pubblico popolare, vivace, clamoroso, coloritissimo come sempre. Lo specchio d'acqua è oggi idealmente terso. L'Arno, che stamane era fulvo, ha acquistato oggi nel pomeriggio una colorazione azzurra. Sulle rive, le case hanno una tinta calda, una tinta d'oro vecchio. Una luna tonda e limpida sembra guardare, bonariamente questo spettacolo 'li vigorosa giovinezza. Poco prima delie 19, i due anni partono con energico scatto. Ha dato il « via » l'on. Ferretti. Fra il clamore assordante delle rive, le due imbarcazioni combattono, per circa un chilometro, alla pari. Quindi Pisa acquista un vantaggio, che sul traguardo viene calcolato di due lunghezze e mezza. 11 percorso viene coperto dai vincitori in 7'31" 3/5. Scroscianti applausi salutano la vittoria dell'anno pisano. Ma anche l'armo pavese, che ha avuto uno scalmo tot io, ha. la sua pane di dimostrazioni. Segue una brillante e applaudita esitazione dell'» otto » livornese, campione d'Europa. Il palio fluviale Infine assistiamo a una delle più pittoresche gare popolari: una specie di pallio fluviale, che finisce in un albero di cuccagna. Si tratta di barche peschereccie, i cui vogatori sono scelti fra i più vigorosi pescatori dei rarugi pisani. Ogni barca rappresenta un rione: quello di Sant'Antonio, con i vogatori in costume bianco e rosso; il rione di S. Maria in bianco e celeste; il rione di San Francesco in bianco e giallo, e il rione San Martino in bianco e verde. SulL'imbareazione di questo rione, si erge fieramente un moro finto, che saluta le autorità con equatoriale esuberanza. Il regolamento prescrive che, all'arrivo, i vittoriosi salgano sopra un mastodontico barcone, che una vera e propria tappezzeria di manifesti trasforma in una enorme conchiglia variopinta. La gara, che si inizia dal ponte di Mezzo, si svolge fra le vociferazioni altissime della folla-, assiepata sul Lungarni, mentre tutta Pisa elegante ò alle finestre. Arriva primo il' barcone del rione San Martino; secondo, il barcone del rione Sant'Antonio. La salita sull'albero della Cuccagna da luogo a una scena simpaticamente carnevalesca. Mia fine di questo beilo e clamoroso pomeriggio sportivo l'Oli. Landò Ferretti consegna all'arni'i pisano vin citore la coppa d'oro dpnata dal Duce, al quale i goliardi elevano nuove ovazioni. Quindi la folla goliardica, dopo averi ossequialo S. E, Giuliano e l'on. Landò Ferretti, rifluisce nella città. Nel rosso occaso, Pisa appare già tutta scintillante di luminane tricolori. 1 Lungarno stendono pavesature luminose, che si irradiano nello specchio del fiume. Canti e rappresentazioni goliardiche ravvivano la fiammata entusiastica, che la maestosa serenità della notte tende ad acquietare. Quante strette di mano, quanti arrivederci, all'ora del congedo, fra questi che partono e quelli che restano. E non guasta, a mo' di finale, estrarre da questa giornata di entusiastico tropicalismo questa battuta genuinamente uscita dalle labbra di un goliardo, e che costituisce la speranza e la promessa del futuro: u E da domani, ragazzi, si comincia a studiare. Incipit vita nova ». CURIO MORTARI. Gli arabi di Cufra in fuga attraverso il deserto Londra, 29 notte. L'occupazione dell'oasi di Cafra, la ultima piazzaforte del Sentissi, fatta dalle nostre truppe alla fine di gennaio, ft stata giustamente riconosciuta come un grande successo militare, e particolare merito va riconosciuto all'idea di concentrare due colonne a Bir-Figlieu, il cui concentramemto avvenne dopo una faticosa marcia sull'arido deserto. Ma le scene più tragiche e sinora ignote, sono avvenute, npl deserto libico fra il febbraio ed il marzo. 1! « Times » ha in proposito, le seguenti notizie. I ribelli furono sconfitti, come si ricorda nella battaglia del 15 gennaio, e lasciarono sgombra e deserta la città: m-a si trovarono in difficoltà ben maggiori, e soltanto ora conosciute, per lasciare la. piazzaforte perduta e mettersi in salvo. Dal Nord e dall'Ovest la via di salvezza, era chiusa, e restava solo la scelta per una fuga attraverso il territorio francese, o verso l'Egitto, o nel Sudan. Per queste tre vie si sarebbe potuto trovare acqua rispettivamente a 145, 499 e 322 Km. da Cufra. In cerca di scampo La fuga, sotto la pressione vittoriosa degli italiani, ha dovuto essere precipitata. I preparativi dovevano essere fatti sul margine Sud dell'Oasi, sotto la continua minaccia degli aeroplani e degli automobili italiani. Non potevano quindi aver luogo i consueti preparativi che la tecnica carovaniera araba suggerisce per una lunga traversata desertica: il preliminare allenamento dei cammelli, la raccolta di datteri e grasso per il nutrimento lungo la via, la concia e la confezione degli otri di pelle per l'acqua, ed infine il « baghiz ». Cioè la partenza, per raggiungere la quale in condizioni favorevoli devono essere impiegati parecchi giorni prima di mettere in marcia una carovana. Mentre alcuni degli arabi scelsero le prime due vie di fuga (Africa francese ed Egitto), la maggioranza, cioè circa 5(10 uomini, partirono nella direzione Sud-Est, da Cufra ad Owenat. Vegetazione e raccolti della mossa montagnosa di Owenat dipende da sorgenti locali ed In circostanze favorevoli sarebbe stata sufficiente per gli Arabi ed i loro animali. Ma nell'anno scorso, per altro, poca pioggia era caduta in questa regione, ed acqua ed erba erano Insufficienti, Di qui i fuggiaschi si divisero in due parti. Circa | «HUNYADI JANOS», l'ideale Acqua purgativa naturale, eccita mirabilmente l'attività del ricambio, la circolazione del sangue, la peristalsi intestinale ed è perciò particolarmente indicata nei casi di OBESITÀ'. RESPIRAZIONE DIFFICILE, GOTTA. REUMATISMO. STASI VENOSE, ecc. Si trova nelle farmacie e drogherie. (12S CHIEDETE SOlO/d ter* Marc* ilPoll DADO EROS)© 0; manzo pollo i2cii>rcn«i>iic e Vegetali ^SUPERABILE CS CI USfretti'- K e J/l • P * ova««.3 -Toai no UNA SAGGIA PRECAUZIONE DIGESTIVA Se andate soggetti all'indigestione voi soffrite Inutilmente, poiché "potete ottenere un rapido e sicuro sollievo col prendere della Magnesia Bisurata. 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Varici Ulcers <TZ\ Flebiti Gotta Dolori Acne Eczemi Erpete, -Psoriasi 150 lasciò Owenat, con l'intenzione di raggiungere l'Oasi, poco nota e disabitata, di Megga, che si trova in territorio Sudanése a 32f) Km. al sud-est di Owenat," dove speravano di potersi stabilire; gli altri decisero di puntare sull'Oasi di Dakhla in Egitto, Intraprendendo cosi, forse, il più lungo In pena maturità, assai prima che J viaggio compiuto senz'acqua da uoml- cominci la vecchiaia, l'organismo della donna g ni e cammelli in regioni desertiche, i è violentemente scosso da un uragano del o. Con la precipitosa fuga da Kufra non 5an8ue.chB e Sposto, del momento della ? Cattivo san Molesta età critica La partecipazione italiana alia Esposizione bizantina del Louvre Parigi, 29 notte. Ieri al Museo di Arte decorativa, al per suo, questo an-;Louvre, è stata inaugurata una ime del cannone, il crepitare della fud nori: in complesso, oltre cento de- possibile In questa folla eminentemen-|ieria. Il prof. Pilla, quasi incitante da ìitti. Nessun delitto sarebbe avventi- te artistica, l'enorme corteo, orgnniz-|nna cattedra eroica 1 suol allievi, leva to se di là dai confini non fosse zaio dall'on. Buffarmi, si muove frn'ip lira-cria e cade fulminato, ai cuore, stata sferrata un'offensiva terrori- • lo squillare delle musiche che suonano e su lui si riversano altre giovani vite, sta in grande stile, intesa a portar gli inni delle Patria, esso assume ve-'aia l'attacco austriaco e arrestato, ui il disordine e lo sgomento noli a pu- ramente le proporzioni di una gran-ijoro poteva dire il'generale Bava, co-, . polazlone glulia e a metter in pie-,Je manifestazione nazionale, che la- mandante l'Esercito piemontese: » Le ciaria del Gruppo universitario lemmi-patrimonio artistico btzant.no U più codi una « questione slava» e un «< ir- scierebbe pensosi anche quegli uomini truppe toscane, che hanno spinto gii nile di Pisa dopo avere illustrate Lsplcuo in Europa, vi ha concorso mol rad enfiamo slavo», mostruosi frutti di oltr'Alpe, che inclinano tanto facil-Jaustriaci, nella sortita fatta da Manto-1 compiti e i voti delia nuova femjnlnt-lto largamente. ine e noto — t:?n_ .-— -. . lieo rnotió ammonitore : «A tempo a cassante Esposizione internazionale di lempo chi sa, ?a; e chi non sa, suo arte bizantina. Quasi tutti i Paesi danno». 'd'Europa vi hanno partecipato. L'Ita- Quindi la signorina Carplntert fktu- lia, che ha la fortuna di possedere un si era fatta, come s'è detto, nessuna preparazione adatta e sufficiente per il tipo di viaggio a cui i vinti di ElHauwari andavano incontro. Alcuni dei ribelli fuggiaschi erano feriti, vi era pure un certo numero di donne e qualche bimbo. Fra Owenat e Dakhla non v'è nè erba nè acqua, e non vi è inai stata alcuna regolare rotta carovaniera fra le due località: vi era soltanto la vaga tradizione che 11 percorso era già stato compiuto con cammelli. Cosi gli arabi, completamente disorganizzati, partirono da Owenat in piccoli gruppi, e senza nessuna guida che conoscesse il percorso, benché genericamente fosse nota la direzione di Dakhla. In mancanza d'altri mezzi seguirono le traccie lasciate dal principe Kunal-el-DIn che aveva compiuto il percorso da Dakhla ad Owenat valendosi dì carri trascinati, senza ruote, nel 1016. Ma assai spesso le traccie sparivano; come pure avveniva per le traccie assai più recenti, della spedizione del maggiore inglese. Bagnold, avvenuta nel gennaio di questo stesso anno, che del resto non erano che per breve percorso coincidenti con la strada di Dakhla., e poi si dirigevano verso i deserti inesplorati dell'ovest; ed è stato quasi un miracolo che gli arabi non abbiano scelta e seguita questa traccia che li avrebbe portati ad un fato anche p;ù tragico. In queste condizioni, la perdila di animali obbligava spesso i fuggiaschi a lasciare per via i loro pochi beni, mentre per la mancanza di provviste d'acqua erano talvolta obbligati ad uccidere i cammelli per berne il sangue. Sfiniti Ventini giorni dopo aver lasciato Owenat, tre uomini, all'ultimo stadio di sfinimento e quasi boccheggianti entrarono, cadendo qua^i subilo al suolo, nel posto di polizia di Tenlda, il villaggio più orientale del gruppo di Dakhla. Pochi anni fa, quando per la prima volta le automobili cominciarono ad andare da Kharga a Dakhla, molte strade diverse erano state tentate prima di adottare quella che ora è in uso. Gli arabi, avvicinandosi a Dakhla, si erano limitali a percorrere il deserto troppo ad est, e dirigendosi a Mut, il capoluogo dell'Oasi ed il punto più vicino ad Owenat, avevano tro\ata una di quelle traccie abbandonate. La seguirono e raggiunsero la presente via principale, che è contrassegnata da seguali metallici ad SOO metri di disianza uno dall'altro. A quesio punio molli dei fuggiaschi, completamente esausti, non poterono più proseguire, mentre i pochi in grado di proseguire affrontarono gli ultimi 40 Km. che li separavano da Tenlda. Le autorità egiziane mandarono soccorsi e poi. con automobili e cammelli, i superstiti furono ricoverati a Mut. ma già il 40 per cento dei fuggiaschi erano moni di fame, di sete o di stenti per Ja via. Ancora 20 morirono a questo modo mentre vi aitendevano già i soccorsi, tu arabo lasciò la moglie e là figlia ad un giorno di marcia da Dakhla, arido a provvedere per esse acqua e tornò ancora in tempo per trarle in salvo. Dopo tre giorni dacché erano stati salvati, moiti arabi affrontarono fino a cento chilometri di stiada per ricuperare oggetti di loro proprietà abbandonati lungo la tragica ritirata. A Dakhla. giunsero, in complesso. 300 arabi. I primi armati avevano alrinciroa percorsi 675 chilometri senza acqua, nel deserto; una prova che ha pochi paragoni nella storia dei viaggi in quella zona, e che era stata necessaria data l'improvvisa e disastrosa sconfina patita. Comi molti degli abitanti rimasti a Cuf a, anche costoro che preferirono la fuga alla sottomissione non orano mollo devoti ai Senussi appartenendo u tribù Zwaya e ad altre fanaticl-e so- formazione : dolori al venire, vertigini, ■ palpitazioni, manifestazioni accessionah 2 sulla pelle, vampe di calore, crisi di umor § nero, tali sono i sintomi dell età critica. u L'uomo é vittima inch'egli dei disturbi di '1 una specie di età critica. Più che mai dovete g in quel periodo della vita, curare il vostro a sangue, per evitare l'impotenza gottosa o — reumatica, l'anemia cerebrale, le affezioni S cardiache, le malattie della pelle, l'artório- * sclerosi, le varici, le flebili, le ulcere, come precisamente il Dépuratlf trionfa. Esso libera la massa sanguigna Ha'S' tutti gli clementi nocivi e permeltu di stipe» 2 rare senza incidenti il "capo doloroso della a cinquantina". Quanti ammalali condannali Si. debbono la vita al Depurati? Rlchelet e ne o celebrano le lodi 1 « o In Tendila in tutte lo buone Farro».!»: Laboratorio L TU- 2" CHELET, di Sedia, 6,™ de Uelfort, Uavonno ; Fonino ). 4 AVVISO D'ASTA Martedì 2 giugno in Via Bogino 31 saranno venduti all'asta pubblica Mobili, quadri, tappeti, lampadari. 17-U1 ng SEDIE MJ THOHET Via Maria Vittoria.16 -r«r»i=» i oio 3{ir bili glande foBStu-e» ateS rrvoruda .c/eciì* crtBUaxioni . cammini, atta^ioni. ctfCSetcffli'. fofluiu carv9<u0.Candof<.«t HUOtlllM DIFFIDA I-'ORNARESIO GIUSEPPE, proprietario del r.affè Birreria via Conte Verde, n. 2 dichiara di non riconoscere alcun debito che incontrasse sua moglie USSF.nf.IO MERLO GIUSEPPINA. U cura W Dott. F ne* RAG SCOLO rapida, radicale indolore R. OAZZONE • P. Statuto, 1« già, Interno Cltn. Finger, Vienna, Ospedale Saint-Louis, Parigi 19W Ora ll-iat VHO — Fast. 1M9 — Saie separata Trasferito In via Accademia Albertina. 81, Ora ih-dm, 13 tt-15 Vi, is-jo-, festivi 10-12. 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L1 CASA iena MAMMA Perniine p. Pap^a^^" Tipografia del giornale LA STAMPA. {