Nel quartiere Canelliano

Nel quartiere CanellianoTRIBUNALE PER LA DIFESA DELLO « STATO » La cospirazione degli "intellettuali,, milanesi Roma, 59 notte. E' incominciato nel pomeriggio d'i bggl dinanzi al Tribunale Speciale il grave processo a carico di un gruppo di sovversivi milanesi imputati di complotto contro i poteri dello Stato, del quale demmo giorni addietro notizia. Si tratta, corno si ricorderà, dei cosidetti intellettuali di Milano tratti in arresto nell'ottobre scorso. Gli imputati sono: il commerciante Riccardo Bauea- di Milano; Ernesto Rossi nativo di Caserta e professore di economia politica ; Mario Damiani di Milano ingegnere; Vincenzo Calace di Troni anche egli ingegnere; Pietro Zari di Milano, professore di belle lettere; Bernardino Roberto di Milano rappresentante di commercio; Giordano Viezzoli di Trieste aviatore; il padre di costui Giuliano Viezzoli ri: Isola d'Istria, elettrotecnico, ed il fratello Romano Viezzoli di Trieste; Carlo Del Re, residente a Milano. Gli ultimi tre sono latitanti. Le Imputazioni Essi debbono rispondere del delitto di au «ui articolo o pu-mo l.o della legge 25 novembre 1926 in relazione all'articolo 2- della stessa legge per avere in Milano, in Sardegna e altrove nel 1930 concertato fra loro e con altri di attentare all'ordine costituito dello Stato, dando adesione e attività i primi due, in qualità di capi, alla organizzazione segreta rivoluzionaria a carattere repubblicano denominata « Giustizia e Libertà », la quale mirava a provocare nel Regno la insurrezione armata e la guerra civile, e organizzando dimostrazioni intimidatrici di carattere insurrezionale. Gli imputati sono cosi difesi: lo Zari dall'avv. Giovanni Persico; il Viezzoli dall'avv. Giuseppe Sarda; il Bauer dall'avv. Mario Ferrara; il Damiani e il Roberto dall'avv. Aristide Manassero; il Rossi dall'avv. Mario Trozzi; il Calace dall'avv. Antonino Genovese di Milano. Molto pubblico assiste nello spazio ad esso riservato. Nei banchi della stampa si notano moltissimi corrispondenti di giornali esteri. Presiede il Tribunale il Vice Presidente Console Generale avv. Tringali Casanova, e sostiene l'accusa il Sostituto Procuratore Generalo cav. uff. Fallace. L'udienza è aperta alle 15,30 ; e dopo che gli imputati hanno declinato le proprie generalità il Pubblico Ministero chiede lo stralcio del processo nei confronti dei latitanti Giuliano e Romano Viezzoli, e Carlo Del Re. Terminata la lettura della sentenza di rinvio a giudizio il Presidente la introdurre i testimoni al quali ripete Tammonninento di rito. F"a i testimoni è anche un religioso già preside del Collegio Borromeo di Pavia. Esaurita la lettura degli atti generici si passa agli interrogatori. Primo ed essere interrogato è il Bauer. Il eapo dell'associazione clandestina Presidente: — Voi vi-siete professato nei vostri interrogatori per antifascista ed iscritto al movimento - Giustizia e Libertà ». Lo confermate? — Lo confermo — risponde l'imputato. , _ , „ — Avete preso parte in casa del Cantoni a riunioni di carattere massonico? — Partecipavo a tutte le riunioni in cui si svolgeva attività contro il Regime. — Vi fu sequestrata una carta d'identità in bianco che poteva essere riempita a ^volontà. Come l'avevate avuta? — L'avevo acquistata. — Vi fu altresì sequestrata della corrispondenza che dimostra che voi eravate un capo della • Giustizia e Libertà ». — Non ero capo, svolgevo soltanto intensa attività per l'associazione e per questo molta corrispondenza faceva capo a me. Il Presidente gli contesta una cartolina diretta alla signorina Livia Bevilacqua, scritta con inchiostro simpatico ed altre lettere e cartoline provenienti dall'Italia e da Parigi. 11 tenore di tali documenti non lascia alcun dubbio sull'attività a scopo rivoluzionario ed insurrezionale che svolgeva clandestinamente l'Associazione, e sul complotto che i suoi affiliati andavano preparando. In una lettera si dà notizia che Moto Giafferi, il noto avvocato dei fuorusciti parigini, aveva accettato la difesa del Bassanesi, ciò che pare destasse molta soddisfazione nello scrivente. Presidente: — In una lettera si parta della « nota cosa » in gestazione. A che cosa si riferiva? Imputato: — Alla diffusione di un (rolantino. — E che cosa conteneva il volantino' — Riaffermava le nostre idee demo trattene. — O non piuttosto doveva servire ad annunziare il volo dèi noto fuoruscito Bassanesi su Milano, ed il contemporaneo scoppio di alcuni ordigni disposti ìn alcuni Uffici statali di Milano? — Lo escludo. — Parò in una lettera a voi sequestrata si parla del volo che avrebbe 'dovuto effettuare il Viezzoli. — Il movimento della ■ Giustizia e Libertà » era molto vasto — si limita a rispondere l'imputato. — Non sapevate neppure delle bombe the erano state confezionate? — Lo ignoravo. — Perchè sceglieste lo Zari per recarsi in Svizzera a ritirare dei pacchi Hi manifestini sovversivi? — Perche era poco conosciuto, svolgendo e*rli poca attività politica. — E dove veniva depositata questa starnila sovversiva quando arrivava in Italia? — Non intendo rispondere. 20 mila lire sospetta — Sta bene. E le 20.000 lire che furono sequestrate alla vostra domestl ca. nascoste in un cassetto, donde prò venivano? — Da mio fratello, che aveva voluto contribuire con esse ad aiutare la famiglia in occasione di un trasloco 'di casa. — Però vostro fratello ha detto che al massimo egli aveva dato otto o novemila lire, — Forse non ricordava bene. — E' strano però che una somma si mila dovesse esseiv custodita proprio dalla donna di servizio, che nel tem po stesso deteneva anche i documenti che si riferivano alla « Giustizia e Libertà •. — Era una donna di fiducia. Pubblico Ministero: — Quali contatti l'imputato ebbe con il Damiani? Imputato: — Mi servii del suo indirizzo perchè egli politicamente non destava sospetti. — Avete voi redatto un elenco di inficiali al quali Inviare un manifestino? — L'elenco non l'ho scritto io:' è esatto però che lo mi proponevo di inviare a detti nominativi una circolare. Viene quindi interrogato il Rossi, altro capo del movimento sovversivo. Presidente: — Voi, nei vostri interrogatori, oltre alla vostra dichiarazione di fede antifascista, vi siete rifiutato di fare altre dichisrazforf. Persistete in questo atteggiamento? — Ora che gli altri hanno parlato — egli risponde — darò delle spiegazioni in ordine all'addebito che mi viene fatto di avere preparato le bombe esplosive. E qui l'imputato racconta una lunga Storia nella quale ammette di avere fornito solfuro di carbonio ad un al#o coimputato per fabbricare le bombe, che egli chiama semplicemente ap¬ parecchi incendiari. Ma nega ohe esse dovessero servire a scopo intimidatorio. 11 terzo imputato, Zari, quando viene chiamato a rendere il suo interrogatorio incomincia con lo sprofondarsi in inchini all'indirizzo del Presidente, dei giudici, del Pubblico Ministero. — Facevate voi parte della « Giustizia e Liberta » 7 — gli chiede il Presidente, Oli inchini e i pentimenti di un Imputato — Non ho mal fatto parte di alcun partito politico — risponde l'imputato non fare oltremodo untuoso. — Io sono di sentimenti cristiani e mi sono occupato solo di Missioni. — Però vi sono stati sequestrati 22 buoni di soiloserizione per la. erGiustizia e Liberta», la circolare sobillatrlce diretta agli ufficiali ed i manifestini mneggianti all'anarchico De Rosa, rutta roba che mi pare non si conditi troppo con le Missioni. — Era il Bauer che mi aveva dato a tenere tali documenti, ma io ne ignoravo il contenuto. — E' un colmo di buona fede, lo ammettete? E perchè il Bauer mandò proprio voi in Svizzera per ritirare i pacchi delle stampe sovversive? — Perchè con l'automobile dovevo recarmi frequentemente in Svizzera. — Ed anche per quelle stampe non avete mal sospettato nulla: non si tratta più di buona fede ma addirittura di incoscienza. Avete anche partecipato alle riunioni in casa del massone rag. Cantoni. — Si, ma mi trattenni solo poehi minuti — si affretta a rispondere l'imputato, che appare oltremodo preoccupato. — State calmo — gli dice il Presidente e dite tutto quello che credete a vostra discolpa. Ma poiché l'imputato continua a protestare i suoi sentimenti cristiani, il suo interessamento per le Missioni ed il suo orrore per la violenza, il Presidente lo rassicura: — Ma si, non ci vuole molto ad accorgersi che non siete un tipo da cospiratore. Avreste fatto bene però ad applicare meglio le vostre massime cristiane. — Sono pentito — balbetta ancora I imputato — ed i miei sentimenti sono espressi in un memoriale inviato a V. E. •II Presidente ne dà lettura e l'imputato è quindi fatto rientrare nella gabbia dopo che egli si è sprofondato in nuovi inchini a destra e a sinistra. Repubblicano ma non antifascista Il Calace incomincia con aria professorale a declinare la sua professione di fede. Tiene a far sapere che è repubblicano convinto ma che non è antifascista, per la semplice ragione che avendo fatto un'affermazione è inutile che faccia anche una negazione. Presidente: — Bene. E non facevate parte della Giustizia e Libertà? — No; ho rieevuio soltanto in busta i bollettini dell'associazione. — Però dorante la perquisizione domiciliare vi fu sequestrata una lettera scritta di vostro pugno che è tutto un programma insurrezionale e dove si parla perfino di un vero e proprio comitato di guerra. Vi furono sequestrati anche opuscoli di noti fuorusciti. — Si trattava di materiale lasciato in casa mia dal confinato politico Giobbe, una volta che questi venne a Milano e aveva potuto sottrarsi alla vigilanza della Pubblica Sicurezza. La lettera a firma « ì confinati di Ponza» non era mia ma del Giobbe. — Veniamo allora alle bombe. Non slete voi che avete fornito materiale esplosivo al vostro coimpntato Ceva deceduto nelle more del giudizio? — Non conoscevo il Ceva. Pubblico Ministero: — Ma è il Ceva che nei suoi interrogatori ha detto di avere avuto da voi 10 orologi Roskoff, e altro materiale per le bombe. Presidente: — Avete preso parte alle riunioni in casa del Cantoni? — No. Non conoscevo nemmeno II Cantoni. Presidente, all'imputato Zari: — C'era il Calace in quelle riunioni? Zari: — Sì, lo riconosco perfetta mente. Il Presidente muove altre contestarlo ni all'imputato che però persiste a. negare i suoi rapporti con gli altri imputati. — Non siete voi che avete spedito un telegramma all'aviatore Viezzoli 11 28 ottobre scorso? — gli chiede ancora il Presidente. — Si, era un telegramma della fami glia. Era un tale Isaia che me. ne aveva dato Incarico. — Sicché neppure voi sapevate del volo che il Viezzoli avrebbe dovuto effettuare su Roma? — Non lo sapevo e l'ho appreso dalla Istruttoria. — Ma i! vostro coimputato Roberto dice 11 contrario. Un aviatore che non riesce a decollare E' quindi la volta del Viezzoli. Egli dice che il padre ed il fratello recatisi da lui a Cagliari nel settembre insistettero perchè egli con il suo apparecchio li espatriasse clandestinamente in Coreica. — E voi — gli contesta il Presidente — non avete capito che compivate un atto gravissimo? — Nel mio intimo si accese una vi va lotta ed io fui molto combattuto. — Non pare, perchè li avete senz'ai, tro imbarcati; soltanto non siete riuscì to a decollare. — La verità è che io non volli decollare appunto perchè capivo la gravità di quello che facevo. L'imputato continua dicendo che sempre su istigazione del padre egli conobbe il Roberto e prese accordi con lui per un volo da effettuare sulle coste della Corsica. — Quale era lo scopo del volo? — chiede il Presidente. — Per ritirare un pauco di manife stinl antifascisti da gettare su Roma II volo avrebbe dovuto effettuarsi tra il 24 ed il 27 ottobre. — E dopo il volo che cosa avreste dovuto fare? — Raggiungere con l'apparecchio la Corsica e rifugiarmi all'estero. Questo erano le istruzioni che mi erano state date. — E l'apparecchio? — Lo avrei lasciato 11. — Cioè lo avreste consegnato ad uno Stato estero. E non avete avuto nemmeno la sensazione del vergognoso tradimento che compivate? L'imputato china il capo senza ri spondere. A domanda del Presidente aggiunge che iniziò effettivamente il volo partendo da Terranova, ma poi, avendo scorso due carabinieri, amarrò e fu cosi tratto in arresto. Un espatrio clandestino Il Roberto dice di avere appartenuto al partito repubblicano fino al 1926, quando taie partito fu sciolto. Nega di aver fatio parte della • Giustizia e Libertà ». Presidente: — Come va allora che vi siete prestato a fare da intermediario tra il padre ed il figlio Viezzoli per concertare il volo su Roma? Imputato: — Conoscevo da tempo il Viezzoli padre, anche egli di idee repubblicane fino da prima della guerra Lo rividi a Grado, dove mi disse che intendeva fspatriare clandestinamente per ragioni di lavoro. Egli mi disse che avrebbe tentato di espatriare servendosi dell'apparecchio del fl- flio. Il tentativo andò fallito. Temeno però di avere compromesso gravemente il figlio, mi pregò di mettermi in rapporti con lui. Ricevetti infatti da Parigi, dove il Viezzoli padre si era poi recato espatriando clandestinamente, una lettera con doppia busta. Dentro vi era un biglietto che lo avrei dovuto consegnare al Viezzoli figlio. Presidente: — E perchè quella lettera non la mandò per posta, se dobbiamo credere a questa realtà romanzesca che ci avete raccontato? Imputato: — Forse il Viezzoli padre penso che la lettera potesse essere intercettata. Certo 6 che io nulla sapevo di quello che conteneva la lettera diretta al figlio. Andai a Cagliari, consegnai la lettera al giovane Viezzoli e solo allora seppi che in «ssa si contenevano le istruzioni per il noto volo. L'aviatore si mostrò molto perplesso. Ci rivedemmo il giorno dopo e spedii allora i due telegrammi convenzionali a Parigi. — Non sapevate che uno degli indirizzi parigini era quello del fuoruscito Facchinetti? — Non lo sapevo pur conoscendo il Facchinetti. Aspettai la risposta ai spiegazioni di un biglietto da lui scritto nel carcere indirizzato ai Calace e naturalmente intercettato nel quale è detto fra l'altro: « l'aviatore che è al numero -ITO ha campato e ora io e Sforza siamo fritti ». Il Presidente domanda chi sia lo Sforza, ma l'imputato tace. Ultimo a essere interrogato è il Damiani il quale nega di aver fatto parte dell'Associazione « Giustizia e Libertà » e dice di aver dato il suo Indirizzo per il recapito della corrispondenza del Bauer per fare un piacere personale a costui senza però sapere che si trattasse di un carteggio politico. Il Presidente gli fa rilevare che il suo era un colmo di ingenuità dal momento che lo scopo clandestino della corrispondenza qra più che evidente. Depongono alcuni testimoni tra i quali il prof. Enrico Morselli di Milano il quale dice di aver temilo in cura lo Zari e che ha riscontrato in lut un evidente squilibrio psichico. Anche a favóre dello Zari depongono il do- menicano don Joseph Riboldi e il dot-! mercio Alfredo Bocca fu Ainertone aa tor Pettinati libero docente di chirur-j Lu ^iabat, (Francia), disarmi*3, abi¬ li fallimento della S, A. Pinerolese Industria Calzature {Tribunale Penale di Torino) Le disgraziate vicende della Società Anonima Pinerolese per l'Industria delle Calzature (S.A.P.I.C.), hanno condotto a sedere sul banco degli accusati sei persone che di essa facevano parte in vario modo e con attribuzioni diverse: il commerciante in pellami Ernesto Giacobbe Levi di Donato, da Casale Monferrato, di anni -i4, qui dimorante in via Gioberti, n. 30; l'Impiegato Giuseppe Antonio Chiarameilo di Giacomo, da Mondovi, di anni 49, residente a Chiavari, corso Li ma, 5; l'avvocato Amedeo Camillo B'. netti di Luigi, d'anni 32, domiciliato a Pinerolo; il ragioniere Alberto Galno fu Alessandro, oriundo di Melazzo tli Acqui, di anni 29, abitante a Torino in via Cernaia, 38; l'avvocato Giuliano Capponi-Trenca di Carlo, genovese, di anni 63, qui dimorante in via S. Dalmazzo. 16, ed il rappresentante di commercio Alfredo Bocca fu Albertone, da due telegrammi che mi pervenne nel la notte. già all'Università di Milano — E che confermava la perfetta in-1 A discarico del Damiani depone Antesa coi fuorusciti di Parigi. drea Peruzzi, dopo di che alle 20 l'u- II Presidente chiede all'imputato dienza è tolta e rinviata a domattina. Serena fiducia nella quiete di Affi - « E' giunto il momentocli^sSell8?. so'L^n'azTni di di combattere, afferma il prof. Renzo Canella, e saranno cose grosse » L'ex-ricoverato comparirà il 5 giugno? tante in via Chiavrie, 3. Rinviati h. giù dizio per rispondere tutti del reato di truffa continuata, il Levi anche di bancarotta semplice, nella sua qualità di consigliere delegato della Savie, es, si sono comparsi ieri davanti ai magistrati della Sezione IX del Tribunale. Cóme abbiamo più sopra accennato l'attuale dibattito si riallaccia alla fortunosa esistenza della S. A. Pinerolese per la Industria delle Calzature, co- Verona, 28 notte. E' terminata l'epoca dei lunghi colloqui con l'uomo di Collegno. Gli avvocati gli hanno, ora, imposto la regola del silenzio ed egli non parla più, specialmente con i giornalisti. La villa della contessina Da Persico, ad Affi, dove egli è ospitato, oltre che rappresentare un incantevole soggiorno, un luogo di pace e di riposo, rappresenta, essa pure, un ostacolo alle visite. Affi non è raccordata a Verona con alcun mezzo, tranne che per una ferrovia più che economica, la quale compie due sole corse giornaliere. I venticinque chilometri, che separano la villa dalla patria di Giulietta e Bomeo, rappresentano quindi un'altra notevole barriera ai visitatori indesiderabili. Inoltre la villa è difesa dagli sguardi indiscreti degli estranei, da un alto muro, che la cinge completamente e nel quale non si aprono che due robusti cancelli. Uno serve di ingresso e dà sulla via principale; da esso si vede il giardino e. in fondo a questo, la facciata della palazzina. L'altro, dalla parte del parco, si apre su un viale alberato secondario e solitario. Reclusione paradisiaca A questo cancello, qualche volta si affacciano i curiosi — ve ne sono anche qui — per tentare di scorgere l'uomo, le cui avventure hanno destato tanto interesse. Ma la curiosità ha ad Affi un sapore assai diverso che a Verona o in altri centri. Si può dire che essa, in questo luogo, si spogli di ogni antipatica veste. Del resto, le persone che sostano per curiosare, assistono ad un quadro dei più comuni. Seduto all'ombra di uno dei grandi alberi che popolano il parco, sia l'ex-ricoverato di Collegno, il quale legge o scrive. A volte, su una sedia vicina, si trova la signora "Giulia, e quei due osservano i bambini, i due più piccoli, che si trastullano sul tappeto erboso. Dall'alto dei monti vicini, scende una fresca brezza a temperare il calore di questa primavera che sfoggia una temperatura di pieno estate. Lavilla, con il suo giardino e il suo parco, è incantevole. C'è tutto quanto si può desiderare: la reclusione, qui, sarebbe un paradiso. Davanti a quel quadro di tranquilla vita borghese, la gente si domanda se sarà proprio vero che il 5 giugno preparerà a quell'uomo hen altra residenza. Ma, c'è pure un altro, il «protagonista della vicenda », che indubbiamente, e con affanno, si pone l'Identico quesito. Ad Affi, i giorni volano più rapidi che altrove e la data del mandato di comparizione si avvicina inesorabilmente. Cosa porterà essa? Non deve essere piacevole, per il « protagonista ». il pensare di essere chiamato a rispondere dei reati commessi da Mario Bruneri; quell'uomo che ha trascinato una vita sciagurata, sugli ultimi gradini della scala sociale, senza più amici nè parenti, n bandonato completamente dalla famiglia, anzi respinto da essa, perseguito dalla giustizia, costretto a vivere in continua angoscia, a cambiare residenza e nome, ridotto, bene spesso, a cercare ricovero la notte sotto i ponti, quando a lui si chiudevano perfino gli asili notturni. Che era rimasto di lui? Ina larva d'uomo, che non aveva trovato appoggio, se non In una sciagurata sua pari, la Camilla Ghiuini... Aveva mai, cotale uomo, conosciuto vita cosi tranquilla, cosi completo benessere morale e materiale, quale ha conosciuto in questi 4 anni benché combattuto e osteggiato, l'exncoverato di Collegno? L'ex-ricoverato tace L'accesso alla villa è vietalo a tutti; ma per noi, la contessina Da Persico fa un'eccezione. Ella ci riceve in una fresca sala, a terreno della palazzina. Abbiamo attraversato il giardino, sulla cui aiuola centrale troneggia una palma; abbiamo ciato una occhiaia ai fabbricati rustici, che si raccordano con la palazzina e i cui rossi mattoni segnano macchie di colore fra il verde del fogliame che li nasconde. E siamo qui. E' questa una di quelle residenze, che gli antichi signori si costruivano per 11 soggiorno estivo; e in essa la comessina ha mantenuto la tradizione di larga ospitalità, tramandatale dagli avi. Ed è ella appunto che ci riceve. Entrando, abbiamo sentito la signora Giulia parlare con l'ex-ricoverato; ma dal momento hi cui ha avuto inizio il nostro colloquio con l'ospite, nella stanza vicina di cui l'uscio e pero rimasto aperto, si è fatto silenzio La contessina Da Persico ci dice che, per ottemperare in lutto e per mito agli ordini dei difensori non può concederci di parlare con l'uomo, che ci interessa. Come, nei casi gravi, il me dico proibisce che nella camera dell'anuiia'ato abbiano accesso estranei, cosi ora. .<=i sono adottato por l'ex-ricoverato le stesse precauzjonl. Ritengono che veramente il caso sia disperato? chiediamo noi. La signorina Da. Persico non ha'affatto perduto le speranze. Essa ci ha dichiarato tante volte, in tante occasioni, la sua fermissima convinzione che quell'uomo sia il vero prof. Gin Ilo Canella, ma non trova superfluo di ripetercelo ancora e soggiunge: — Ma credono che se io conservassi anche il più piccolo dubbio sulla identità di lui, lo terrei qui da me? 11 solo pensiero di dar ricetto, sotto 11 mio tetto, a Mario Bruneri mi farebbe accapponare la pelle. E più tardi, parlandoci della notifica de) mandato di comparizione, ella precisa che l'uomo ha firmato la ricevuta con il nome di Giulio Canella. A questo particolare, la contessina an nette molta importanza; a proposito poi della domanda di grazia, che la famiglia Bruneri ha inoltrato per 11 congiunto Mario, ella precisa: « una domanda di grazia rìovrebh.- essere sottosegnata da lui. Ora egli ha dichiarato che, qualunque siano le conseguenze che possano attenderlo, non scriverà mal e per nessuna ragione il nome di Mario Bruneri, questo nome mille lire cadmia. La funzione di presidente venne assunta dal conte Enrico Scapinelli, quella di consigliere delegato dall'Ernesto Levi e diedero inoltre il loro intervento l'avv. Binett.i, col quale inveep, aggiunge la contessi-1 l'avv. Capponi-Trenca, il signor Alfredo na, ì giornali lo designano, come se Bocca ed altri professionisti e conisi trattasse ormai'di una cosa decisaImercianti. Scopo della società era 1 ee definita. servizio dell'industria, produzione e Le facciamo osservare che sono sta-1 smercio delle calzature e generi affili il Tribunale e la Corte di Appello ni. non esclusa la gestione di rappreche gli hanno aggiudicato tal nome, sentanze, e la trattazione di opeTazioMa la nostra interlocutrice non si ni finanziarie, commerciali ed anche mostra persuasa. La porta della sten- immobiliari, za vicina è sempre aperta. Guardiamo ideatole e promotore della Sapic ad essa con la stessa curiosità, con la!sarebbe stato il rag. .Alberto Gaino, il quale, nel parlatorio di un convento, quale si era specialmente occupato si guarda alla grata misteriosa ma,'della costituzione ed organizzazione oltre che non vedere, non udiamo tiep-j della nuova azienda. La Sapic però pure la voce di chi sta oltre la porta, perchè colà regna perfetto silenzio. Quante cose ci dice questa buona signorina, la quale crede fermamente di non essere stata tratta in errore. Essa ci assicura che ancora gli avvo- mancava di stabilimento ove sviluppare la propria attività ed a tale fine vennero condotte trattative con lo stesso rag. Ga.ino, in allora liquidatore del Calzaturificio Chiaramello e C, una ditta solida e di antica data, sorta cali non hanno deciso se l'ex-ricove.luria ventina di anni addietro a Pine rato dovrà presentarsi personalmente, i rcu0- gi convenne che la Sapic avrebbe come subito ne ha espresso il deside-j elevato lo stabilimento del Calzaturirio; o se, invece, anririinno essi a rap-iflc(0 chiaramello e C. in un secondo presentarlo, il 5 giugno prossimo. Maltemp0i pattuendo inizialmente un conella attende questa decisione con l*i tratto di affitto di tutto lo stabile inpiù grande fiducia. E, come la contes-jdustTiale> terreno, impianti e macchinario per il canone annuo di L. 25.000. La Sapic si riservava il diritto di op- sina, sono fiduciosi gli altri A colloquio con Cesare e Renzo Canella Ci siamo recati a Padova, dove ci era stato detto si trovasse, oggi, a quella Università il prof. Carnelutti; ma non ve lo abbiamo trovato e abbiamo dovuto andarlo a cercare nel suo studio di avvocato a Venezia. Il prof. Carnelutti, che è a capo del collegio di difesa, avrebbe potuto darci quelle informazioni, clic desideravamo, ma l'Illustre avvocato è stato di una Irremovibile fermezza nel negarci alcun chiarimento, per ciò che riguarda la linea di condotta, che intende tenere, nei confronti del nuovo atto giudiziario, notificato al suo difeso. Irremovibile, ma nello siesso tempo molto cortese; egli ci ha giustificato il suo rifiuto, assicurandosi che, non solamente nel caso attuale, ma durante tutta la sua carriera, csli mai concesse interviste o fornì Chiariménti di sorta su cause che egli i.raitase, a giornalisti. Egli ci ha anzi invitati a reiinere noto ciò, anche per evitare che altri si proponga di aliare da lui, nella lusinga di sapere qualche cosa. Siamo quindi tornati a Padova dove abbiamo potulo avvicinare l'avv. Cesare e il prof. Renzo Canella. Abbiamo trovato il primo oberato di lavoro, nel l'ufficio della segreteria dell'Arca di S. Antonio. Padova è invasa da una folla di pellegrini poiché proprio in questi giorni si iniziano le celebrazioni del Santo. Ci e stato tuttavia possibile intrattenerci con lui. Egli si è rammaricato di non «.ver potuto recarsi zione per l'acquisto globale al prezzo di L. 400.000 da corrispondersi parte in azioni e parte in denaro. Assolutamente sproporzionato ai bisogni appariva il ca.pita.le sociale di L. 50.000 in rafronto ai gravi oneri assunti dalla nuova azienda. Si verificava quindi ben presto il fatto che, mentre a Porte di Pinerolo la gestione di produzione si svolgeva TegolaTmente con discreti risultati, quella commerciale e amministrativa si arrabattava in strettezze e ripieghi per sopperire alle indilazionabili urgenze di fabbricazione. A rendere più acuta la situazione della Sapic si aggiungevano le condizioni complesse e travagliate del Calzaturificio Pinerolese in liquidazione, oppresso dalle esecuzioni di creditori, la cui ripercussione veniva, ad esercitarsi sopra la nascente industria. Riuscito vano il tentativo di aumentare il capitale sociale a L. 500 mila colla emissione di 450 azioni nuove da mille lire caduna, il 15 ottobre 1927 se guirono le dimissioni dell'aw. Capponi Trenca ed a breve distanza quelle del Presidente Carlo Scapinelli. Nel gennaio 1928 la Sapic, presentava il proprio bilancio al Tribunale chiedendo di essere ammessa all'esperimento della procedura di concordato preven tivo. La posizione però si rivelava subito insostenibile e nel giugno dello stesso anno veniva dichiarato d'ufficio il fallimento, con la nomina a curato re dell'aw. Silvio Risso di Torino. L'attenzione del curatore non poteva -.-inon esser immediatamente richiamata ad Affi, in questi giorni; ritiene però!daJ,e molteplici e palesi interferenze che sia. giunto il momento di combat fere. II verdetto eli Firenze ha costi tutto una sgradevole sorpresa per lui; sorpresa, però, che è aumentata di cento cubiti, a lansa. del nuovo atto giudiziario contro l'ex-ricoverato. Una cosa — egli ci die — che proprio non si aspettava. Chiaramello di Pinerolo. E frattanto 11 curatore individuava un deficit di circa 300 mila lire accumulatosi entro un periodo di tempo non superiore ad un anno. Di fronte a queste risultanze un gruppo di creditori presentava un lungo esposto al Procuratore del Re con cui censurava aspramente l'operato degli amministratori della Sopie, accusandoli di raggiri e di gravi ed ingenti malversazioni. Si faceva loro carico di avere, allo scopo di ottenere un lungo credito, vantato attività sociali inesistenti o quasi, magnificando la prosperità di una azienda la quale versava, fin dal primi giorni di vita, nelle più disperate condizioni. Soprattutto le ire dei creditori si appuntavano sopra un elegante opuscolo-programma, riccamente illustrato e recante un titolo curioso: «Perchè le calzature di lusso per uomo sono troppo care ». In questo volume si auspicava appunto alla costituzione della Sa.plc col capitale sociale di un milione, enumerando i vantaggi che sarebbero derivati dall'affiancarsi della nuova industria al vecchio Calzaturificio Pinerolese Chiaramello e C. Il tono altisonante e pomposo del fasclcoletto diede l'impressione ai creditori che esso costituisse una trappola per gli ingenui. L'esposto inoltrato dal creditori al Procuratore del Re metteva poi In rilievo circostanze e coincidenze le quali offrivano il destro alle più azzardate ipotesi nel confronti degli amministratori della Sapir.. Attraverso il dibattimento orale però le singole posizioni si sono chiarite ed è 6fumato ogni addebito. L'avv. Capponi-Trenca ha dichiarato come appena ebbe sentore della mancanza di serietà nello svolgimento degli affari, si sia affrettato a rassegnare le proprie dimissioni da consigliere della Sapic. Il rag. Garlno si è scagionato dicendo di avere dato soltanto assistenza professional* alla formazione dell'anonima senza ingerirsi nella compilazione del famoso opuscolo, frutto dell'opera di un agente di pubblicità. Il Bocca si è qualificato semplice impiegato estraneo alle trattative di costituzione della Sapic e cosi pure il Chiaramello, direttore tecnico e semplice azionista II Levi ed il Blnettl hanno pure respinto ogni addebito proclamando la loro assoluta buona fede. Il Tribunale (Pres. cav. Gatti; P. (M. cav. Buscaglino: Cane. cav. De Vito) ha assolto il Levi e il Chiaramello (difesa avv. Dagasso e Gianotti) perchè 11 fatto non costituisce reato, l'avv. Blnetti ed il Bocca (difesa a.vv. Giulio) per Pidentìca ragione, Gaino (difesa aw. Farinelli) e l'avv. Capponi-Trenca (difesa avv. Colla) per non avere concorso nel fatto loro ascritto. La misteriosa storia di una pelliccia {Tribunale Penale di Torino) Una complessa ed alquanto oscura vicenda relativa alla vendita di una pelliccia di visone ed alla ritardata scadenza di certe cambiali ha dato luogo ad un procedimento penale nei confronti del commerciante Salvatore Augusto Debenedetti fu Leone, di anni 53, qui dimorante in piazza Carlo Emanuele I, 8, e del figlio di lui ventiquattrenne, a nome Leo, nato in Asti ed abitante a Torino in via Calandra, n. 5. Entrambi sono comparsi ieri davanti ai giudici della VII Sezione del Tribunale per rispondere di una duplice appropriazione indebita qualificata ai danni del signor Mario Destefanis, dimorante nella nostra città in corso Firenze, 51. Il Tribunale (Pres. conte Pinelll; P. M. cav. Bellono; Cane. cav. Luotto) accedendo alla tesi svolta dal difensore avv. Villabruna ha mandato assolto per Insufficienza di prove il Salvatore Debenedet.ti dall'imputazione di concorso nell'appropriazione relativa all'affare della pelliccia e per non avere commesso il fatto dell'addebito delle L. 500. Ha inoltre assolto il Leo Debenedetti per non aver commesso il fatto da quest'ultima accusa e per insufficienza di prove dalla precedente imputazione. fra la Sapic ed il Calzaturificio Chiaraniello e C, di cui era liquidatore il rag. Gaino, nel tempo stesso ideatore e promotore della S. A. Pinerolese per l'industria delle Calzature. L'aw. Binetti ed il signor Chiaramello, azionisti della Sapic, erano pure soci fattivi dell'altra azienda. Si venne così raffor- Chi invece si è mostrato quasi con-izando il sospetto che gli amministra- tento di questo improvviso episodio è stato il prof. Renzo. Egli ci assicura che è più facile guarire di una malat La rituale comunione dei carcerati impartita dal vescovo a Novi Novi, 29 notte. Ieri 11 Vescovo della Diocesi di Tortona, monsignor gr. uff. Simon Pietro Grassi, Principe dì Cambiò, ha impartito, secondo un antico rito simpaticissimo, la Comunione ai carcerati delle nostre carceri giudiziarie. Alla semplice, ma austera, cerimonia erano presenti il Podestà di Novi, aw. conni. Porta, il pretore dott. cav. Cortona, il teol. don Mario Traverso, li comm. Tacchino, la Segretaria del Fa- LUBRIFICAZIONE: LA TREMENDA INEZIA.. tori del due enti, avessero abusato del la fiducia dei creditori, ingenerando equivoco sull'apporlo o meno del fa-, tia acuta, che di una a lento decorso. Inioso stabilimento dei Calzaturificio scio femminile Emma Fossati 11 mandato di comparizione, a. suo giudizio, ha mutato forma ad un male, che minacciava di diventare cronico; da ciò egli trae buoni auspici. Afferma, con grande sicurezza, che colui, che gli altri chiamano Mario Bruneri ma che egli invece riconosce per il fratello, non'andrà in carcere. Ed è forse venuto 11 momento — egli dice, senza però bene spiegarci di che cosa si tratti — di fare certe rivelazioni, che metteranno in chiaro tanti retroscena, dal quali risulterà che l'ospite della contessina Da Persico alla villa di Affi non è e non può essere Mario Bruneri. Rivelazioni di qua! genere? sono rose di cui è già stato fatto cenno nei processi di Torino e di Firenze? — insistiamo noi. — No, cose nuove. Sarà un crosso affare — ci risponde ridendo il professore. Troviamo il prof. Renzo Canella effettivamente tranquillo, sicuro, sta.remmo per dire contento di tutto quanto avviene; e confessiamo che tutto ciò ci disorienta. Egli, congedandoci, ci assicura che, se come spera, gli avvocati ]iernietteranno all'ex-ricoverato di presentarsi in Camera di Consiglio, lo a-'compagnerà egli stesso n Torino e forse con lui andranno pure altri congiunti e amici. Come si è detto, a Verona, gli amici fedelissimi dell'uomo di Collegno si mantengono inalteratamente fiduciosi. Il prof. Gastnldelli continua instancabilmente nella sua propaganda canellista, e non solamente a parole ma anche per Iscritto. \[ e stato in questi giorni, uno scambio di lettere fra lui e l'on. Guarienti, al quale il Gastaldelli non sa perdonare di essere passato al campo avversario, dopo essere stato, all'inizio della, vicenda, uno dei più saldi fautori del riconoscimento. L'on. Guarienti, a sua volta, rimprovera agli altri la cieca fiducia, che ha cooperato a far si ..he l'uomo di Collegno abbia potuto prendere in pieno il posto, lasciato, presso la moglie e presso i figli, dal prof. Giulio Canella. Lo stesso prof. Gastaldelli, indicandoci, mentre passiamo sul ponte Umberto, una grande fotografia del prof. Giulio Canella, eseguita prima della guerra dal fotografo Persutti, ci dice: Se a qualcuno rimanessero dei dubbi, basterebbe guardare quella fotografia e confrontare quel lineamenti con l'ex-ricoverato di Collegno, perché ogni dubbio scompaia.-. E aggiunge: - Ma noi abbiamo non una, ma cento prove ancora più attendibili di una semplice rassomiglianza. Questa gente ha assistito ai diversi processi, ha conosciuto i documenti di fatto, sentite le ragioni che hanno indotto il magistrato a giudicare in modo assolutamente contrario a loro, ma è rimasta, nonostante tutto ciò .incrollabilmente e inalteratamente convinta, tome nel primi giorni, anzi oggi più di prima, che l'exricoverato di Collegno sia proprio Giulio Canella i. UGO PAVIA. Una gara di generosità {Pretura di Torino) In una sera alquanto oscura di settembre, una curiosa rissa - che a suo tempo abbiamo raccontato - avveniva, tra alcuni individui, alla presenza di uno «chauffeur» certo Rossi Francesco, che li avova condotti in un pellegrinaggio attraverso diverse osterie Della comitiva faceva parte un certo Pace, che a un dato momento si dileguò. Rimasti così senza.... Pace, gin altri dichiararono la guerra. La dichiarazione fu presto fatta. 11 desiderio di battersi, in quei guerrieri dilettanti, era vivissimo, tanto più che lo spirito bellicoso era in essi mescolato a molto spirito di... vino. E si sa che il vino, quando non è sposato con l'acqua, secondo l'onesta e prudente tradizione, dei nostri osti, dà al cervello. Il (Ufficile però era trovare il motivo della battaglia; non solo ma. trovato il motivo, bisognava cercare l'avversario. Battersi è presto detto, ma contro chi? Se tra quei bravi o allegri giovanotti, ci fosse stato qualcuno che, al levare delle mense (che in nueslo caso erano bottiglie vuole) si fosse rifiutato di pagare il conto, la rissa avrebbe subito trovato la sua ragion d'essere. Ma è accaduto invece l'opposto E fu appunto (vedi combinazione) la circostanza opposta che provocò l'alterco. Quella sera, al momento di andarsene dall'osteria, tutti volevano pagare. — Pago iol — gridava uno. — Se non lasci pagare a mp — rispondeva un altro — sarai tu che me la pagherai: — Silenzio! — urlava cnmp un energumeno un certo Armando Todesrhini. — Se vi è qualcuno qui clip deve pagare, quello sono iol II primo che si avvicinerà al banco con l'intenzione di pagare, dovrà passare sul mio corpol Lo « chauffeur •, che era stato invitato a bere, commosso a quella gara di generosità, credette suo devero mettere una buona parola. — Provate a pagare alla romanal — egli suggerì. , m Non l'avesse mal detto! Il Todeschlnt gli si avvicinò con gli occhi iniettati di sangue (ma doveva essere vino) e gridò: — Pagare alla romana, quando ci sono io. che son nato a Sant'Albano Stura? Pensa a gonfiare 1 pneumatici tu, se non vuol ch'io pensi a far gonfiare un occhio a te. Lo «chauffeur.. allora perdette 11 controllo... dei freni, e investi l'avversario., di male parole. L'intervento dello « chauffeur » valse tuttavia a ottenere un armistìzio L'oste fu pagato; tutti uscirai.i, ma nella via l'alterco tra l'automobilista Rossi e il Todescliini si riaccese. Il secondo percosse il primo con una chiave; il primo percosse il secondo con un ordigno preso nella cassetta dell'automobile. Alla vista del sangue, il duello cessò e tutti coraggiosamente fuggii ono. Il Todeschini produsse al Rossi lesioni guaribili in 10 giorni, il Rossi produsse al Todeschini lesioni guaribili in giorni 6. La questione ebbe come conseguenza il fermo del Todeschini, uno scambio di querela e un processo svoltosi ierii in Pretura. Interrogati dal Pretore-capo avv. Scarpelli (Cancelliere Anelli) i due contendenti, che vicendevolmente, per remissione di querela avevano rinunciato a costituirsi l'un contr.> l'altro Parta Civile, sembravano disposti ad abbracciarsi, pur di essere dichiarati innocenti. Il Todeschini guardava lo « chauffeur » con due occhi lagrimosi come' per dirgli: — Se mi perdoni, giuro che ogni qual volta mi occorrerà l'automobile, prenderò il tuo taxi, e non avrò paura che tu mi rovesci in un fosso. A sua volta il Rossi, con le sue oc-, chiate languide sembrava dire: — Un'altra volta ch'io t'incontri in un'osteria, raccomanderò agli avven- ■ tori: « Non pagate il vostro conto. C'è Todeschini che paga per tutti... e guai a contraddirlo! Io lo so per esperienza ». Essendo essi animati di cosi miti propositi, è stato di miti propositi anche il P. M. avv. Barberis junior. Ma i difensori avv. Maecari e Rivano hanno sostenuto doversi assolvere, in seguito alla remissione delle querele, ambeduo i prevenuti. Per il Todeschini, che era Imputato anche di minacele con la rivoltella, i difensori hanno chiesto l'assoluzione per legittima difesa. E il Pretore, accogliendo le tesi dogli avvocati, ha assolto Rossi e Tode. schini per il reato di lesioni in seguito a remissione di querela; e Todeschini dal reato di minaccia a mano armata per legittima difesa. — Grazie — ha detto al difensori, uscendo, il Todeschini. — Dopo tutto, c'era tantt nebbia quella notte... — Credo piuttosto — ha soggiunto! l'aw. Maecari — che la nebbia fosse' nei vostri cervelli! Chiedeteci l'invio gratuito dell' opuscolo "Lubrificazione Scientifica dell'Automobile». è soltanto if ò*5°h delle vostre spese Il lubrificante è un'inezia, nel costo di manutenzione della vostra auto, ma dalla sua qualità dipende la vita e il rendimento del motore. Le conseguenze di una cattiva scelta possono costarvi parecchie volte le poche lire risparmiate sul prezzo. 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