Lisbona, porta d'Europa

Lisbona, porta d'Europa Lisbona, porta d'Europa r»f» 1 nostro lnvlat(|) LISBONA, maggio. Proco do ComerclO; mezzodì. Su quéta piazza quadrata averta da. un lato opra il Togo azzurro; su questa piaza immensa accecata dt sole, colma di una cosi profonda e intensa purezza di cielo che ta. più luminosa serenità Urrenlca JiaTC _ al rlnordo _ valuda spenltt< ,-M ml darà ,a ragionala ar„l0re,a mlna di ull arco del Brunelflsc0? Dove, per tutta la città che dol'estuario increspato dal tepido vento oceanico a ventaglio si spande sul'erta dei colli e dilaga lungo le sler- imiate Avenide fiorite e s'influisce nei brulicanti, vleoll d'Alfama, e tutta, favilla d'azulejos policromi e romba di transiti al Chiado e a Bacio e poi conventualmente si fa silenziosa inurno alle scheletriche rovine del Carno — dove mai ritroverò una logica, gr un nmo d( ( di m pwUo SQlo dnl quaXe< lo guardo flssandovist, proceda con deduzione limpida e piana la storia d'un popolo, d'una civiltà, d'un paese? Guardo l'opposta, lontanissima riva, verde di alberi, bianca di case nell'abbagliante luce; seguo i piroscafi che fendono l'acqua, scendendo verso 'Atlantico mentre sontuose barche raccolgono nelle vele gialle la brezza greve dei profumi rapiti ai giardini di Monsermte e d'Esloril, e lente risalgono l'onda verso il Mercato; tendo l'orecchio a questo molle idioma che stranamente riecheggia nelle sue cadenze il ligure dialetto; volgo ora gli occhi su queste donne-sedute immobili sugli scalini del molo con torme di bimbi cenciosi intorno; e mi sento estraneo, smarrito, perduto come se lutto il mondo che era più mio — il mondo che pur ieri ho lasciato — si. fosse lungo il viaggio dissolto nella vampa gialla del bruciato deserto castigliano per meglio venire a morire agli estremi orizzonti di questi nuovi mari. Civiltà atlantica E' una sensazione che quasi ml soffoca. Tento allora reagire cercando negtt aspetti e nel volti identità di CH/d/re e di gusti. E tosto riconosco {{ mio errore. Eppure Lisbona è città europea, è una delle grandi metropoli atlantiche che appena qua e là con vaghissimi accenni moreschi rammenta come la sponda africana non sia trop po discosta. Per chiese e per chiostri, per palazzi e monumenti, pur nella manierala opulenza dello stile mantienilo è agevole sceverare dal rabesco arabo le gagliardle romaniche o le taglienti rigidezze gotiche, e dall'or ma immancabile di Roma al trionfale barocco degli altari precisare affinità e risonanze. Net quartieri popolari, nelle viuzze chiassose pavesate di panni stesi da finestra a finestra, coi marmocchi scalzi che ti vengon fra i piedi, e che se per un'immaginetta di Sant'Antonio dai a uno dieci centa vos te ne sbuca addosso un nugolo che non ti salvi più, con le comari su gli usci a cianciare, e l'improvviso occhieggiar del Tago ora azzurro ora grigio secondo come varia il cielo, ad ogni passo ritrovi i tipici carrugi genovesi. A Boclo, in rua Garret o in Avenirla, alberghi, caffè, teatri, negozi son quelli di tutte le capitali europee, e quando sul tramonto, mentre le vetrine s'accendono e il primo ven 10 notturno fa stormire i palmizi, e 11 flusso e il riflusso del transito enorme è tagliato dai gesti meccanici dei vigili dal casco bianco, Avenida da Liberdade è anche più grandiosa e magnifica del Champs-Elgsès. E se al Largo del Chiado la statua del Viilon portoghese è di una cosi precisa e vivida arguzia popolaresca che porebbe esser stata scolpita a Napoli o a Firenze; se le migliaia e migliaia d'automobili pubbliche sono d'un lusso che meraviglia; se il servizio tranviario è inappuntabile; se i colossali ascensori abbreviano i lunghi cammini sollevando di minuto in minuto carichi enormi di passeggeri; se ogni commesso di negozio parla il francese come un parigino; — non è forse goffo ed ingenuo tirare in ballo qui a Li sbona esotismo e colore e miti solari e il consueto frasario del reportage pili sciatto? E tuttavia lo smarrimento perdura E tuttavia qualcosa m'avverte che su quegli spalti dell'altopiano spagnuolo dove il treno indugiava con interminabili soste presso desolate solitarie stazioni, la civiltà mediterranea più vera, non quella delle apparenze esteriori ina delle intimità meditate delle tradizioni, dell'arte, delle culture, dei gusti, s'è arenata come su banchi di arida sabbia. Altra civiltà, qui. Di là dal baluardo di Spagna, quella del mare chiuso, delle nostre religioni estetiche, forse delle nostre etiche; dt qua, la civiltà atlantica, degli orizzon ti sconfinati, delle avventure folli e misteriose, dell'epica marinara, del sogno_ Il Portogallo ha dinanzi l'O reano; è la soglia spalancata d'Europa, verso il mondo nuovo. Credo sia questa la prima verità da tener presente per comprendere questo paese, il suo costume, la sua vita morale, probabilmente anche la sua vita politica. M'hanno detto: — A Coimbra, città LstfgpdngNsipiltgmrdegli studi, ad Oporto, città del lavoro, è diverso —. Ne sono persuaso. Studio e lavoro sono sempre stali i due grandi inganni offerti agli uomini per truccare di attivila senza m.ète. i più segreti e pericolosi stati dell'animo. Ma qui a Lishana, a due passi dalle lande fiorite di. Cascaes e di Monte Esloril, dove il respiro oceanico già si fa cosi possente e pànico che tutu i pini curvali dal soffio del vento paion protesi in.un anelilo di desiderio verso la larga onda incostante {e intanto il sole gioca su i. campi rossi di gerani, e i bianchi eucalipti geltan. sul suolo strane ombre fugaci dalle loro pendute foglie); a due passi, dai dossi boscosi di Cintra dove, ogni albero, ogni stelo, ogni flore è gigantesco e sontuoso come nelle, cupe foreste equatoriali, e le smantellate mura della rocca moresca, di fronte all'un vgiorno reale'Palacio da Pena, ram- pmentano la lunga lolla fra invasori e moppressi, fra Nord e Sud, Ira Roma e vIslam; — qui a Lisbona amorosamen- cvfgspsmdvddrvte adagiata nel gremito del suo immenso estuario armonioso, qui regna ancora la contemplazione; ed il ritorno alla storia, più che la sua contimuta, è evidente. Tulli gli orgogli e i vanti, sono allora possibili, al pari, delle ingenuità più Inattese. {E non c'è del resto forse in Europa popolo più orgoglioso, pur essendo di eccezionale cortesia ed ospitalità, del portoghese: e più conscio della grandezza delle proprie antiche gesta). Ecco in tondo alla interminabile Avenida da India, non lungi dal monumento ad Alfonso di. Albuquerque, il vero fondatore dell'Impero coloniale portoghese, il Convento dos le ronimos e Santa Maria dt Relem dove, stanno i cesellati sarcofagi delle due più luminose glorie nazionali, Vasco da Gama e il poeta Camoens, cantore della leggendaria impresa. Volle, ie o pere, d'irraggiungibile magnificenza. Re Manuel I, il più gran Re del Portogallo; e se anche il Convento non fu alzato per celebrare il primo viaggio alle Indie, il popolo lo crede, e più che crederlo, l'afferma. Ma ai nostri occhi, avvezzi a classiche purezze anche questa opulenza senza pari dello stile manueiino, nel quale le aristocrazie di tutti gli stili, dal gotico al romanico al moresco si fondono in una nuova nobiltà dal linguaggio greve e confuso, dalle sembianze straric che e iperboliche — anche il prodigio architettonico della volta del transetto della chiesa che miracolosamente resistette al terremoto distruttore di Li sbona — anche le fantastiche trine marmoree che dagli archi alle bifore si stendono come leggerissimi veli boi ticelliani con incredibili effetti di luce per il recinto del chiostro; tutto ciò ai nostri occhi, ripeto, che sanno trovare le più profonde realtà dell'arte in due bianche colonne doriche ritte contro un fondo azzurro di cielo, può apparire ingenuo, e quasi fanciullesco e leggermente barbaro. E' qui in questo chiostro di fiaba che il custode m'ha avvertito come i muri, per meglio documentarne l'antichità, non vengano ripuliti ogni anno al pari degli altri monumenti lisbonesi; ed ha voluto che m'accertassi col dito, novello Tommaso, che proprio si trattava di marmo. — Vero marmo, non cemento armato, come i monumenti d'Inghilterra —. Ho palpato la pietra, mentre volgevo lo sguardo su quei, ricami, e pensando a Westminster segnavo nella memoria l'edificante battuta. Storia e contemplazione Ma su, sull'alto del colle, dove la poderosa torre di ferro di un ascensore gigante getta una passerella dalla gitale si spazia su tutta Lisbona squillante di luci e, oltre il Tago. lontano, fin verso la penisola verde di Setùbal, a due passi dalla macchina elettrica il Convento do Carino alza il suo scheletro nudo. Lo squassò, straziandolo, il terremoto celebre (gli italiani ne sanno qualcosa dal Barettl) del 1755. Crollaron le volte, parte dei muri, ma le nervature granitiche — l'anima slessa della pietra — gemendo resistettero. Risorse Lisbona distrutta, per la dura volontà di Pombal, il ministro tirannico, spietato e geniale-, si rischierarono le case uguali, dalle finestre incorniciate di schislo, lungo rua Aurea, rua Augusta, rua .da Prata, rua dos Douradorcs, nomi che dicono il fato di Roma e le. favolose montagne di preziosi metalli che con rivi di diamanti il Brasile inviava al Portogallo nel delirio di sfarzo del regno di Giovanni V. Ma il convento non risorse. Passarono gli unni, passarono i secoli. Esso è ancora là come allora, nome nel giorno successivo alla catastrofe immane; e mostra la sua povero ossatura, te sue colonne e gli archi smoz zicati, e accoglie nel pochi vani si curi il museo archeologico, con orride mummie peruviane dal ghigno spaventoso. La notte, quando la luna brilla su quelle rovine, e i gufi stendono intorno il loro vellutato volo, non sai se più il terrore o l'estasi romantlcat'invadano l'anima. E' stato questo itprimo monumento che ho visitato a Lisbona; ed ora mi spiego perchè m'è embralo un mònito. Contemplazione, ho dello. E la conemplazione, pei popoli che un giorno urono conquistatori e colonizzatori, sinifica, ripiegarsi sulla storia e sul assato. Altra soglia atlantica, sul, meesimo parallelo, sta di là dell'Oceao: e si chiama New York: le due randi metropoli che dal. Yccchio al Nuovo Mondo, divise dal mare, più tanno prossime. Ma per l'Oltreoeeano secoli son tutti davanti al momento resente; noi spesso ce ne portiamo l carico dietro le spalle. E per il Portogallo la storia, consoi/lata, appena In nazione e scrollalo il. emporaneo giogo del Icone di. Castilia, è intera sui. mari, ed ni di In dei mari. f.a. sua meravigliosa, epopea sii daccoglie nelle, vele, quadre delle, rara- elie agili balzanti come cavalli iraennati siti, flutti in tempesta («E' il m/ire che trema, dinanzi a noi. ». dicea Vasco da Gama per rincorare i ompagni durante le bufere), la. sua aventura, è l'audacia, il suo poema, mitonale i Lusiadi. Il principe Enrico, glio di Giovanni I, non è che un manifico commissario di Sialo per l'epansione marittima: Camoens, sulla piazza omonima, di Lisbona, è rappreentato col. lauro intorno alla fronte, ma con la spada, in pugno, stupendo destino poetico solo uguaglialo da Cervantes. Va questa pedana rettangolare di terra iberica salpavano le flotte che dovevano dare alla Patria quell'impero coloniale che inglesi, olandesi e rivoluzioni avrebbero sgretolalo, pur laciandone avanzi magnifici cha ancor oggi sono la forza del paese insieme con la. dura pazienza e la. formidabile, resistenza al lavoro del contadini del Nord. L'orgoglio di una immagine Donde l'orgoglio del portoghese, che tanto colpisce il forestiere? Sta questo orgoglio in un'immagine poetica, supremamente sontuosa e pittoresca. A vele spiegate, rombante di salve delle colubrine, egli vede sfilare sotto la Torre di Bclcm, il, faro fatidico del Portogallo, i navigli di Vasco che recano da. Calcutta le spezie, i galeoni di Albuquerque colmi dei. tesori del. Malabar. Vede sul Terretro do Paco il Re e la. Corte porgere il. saluto al vincitori, decretare il trionfo ai conquistatori. Rivede Lisbona quand'era la capitale forse più splendida d'Europa. E non possiamo perdonare allora l'ingenuità di questi ciceroni? Bisogna rovarsi al Mercado de Pcixe quando e barche dalle prue dorate approdano. E' uno dei più stupendi, spettacoli che si possono godere a Lisbona. Il tumulto delle voci, la regalità dei gesti, il brillar delle squamine di cento e cento mislri marini, il groviglio dele carni ancor vive e palpitanti, le schiere interminabili, delle varinas statuarie sciamanti per l'intera città coi cesti ricolmi sul capo, la confusione stessa e l'apparente disordine, tutto davvero sembra rinnovare un mito-, questo mito del mare che colma a cuore del popolo lusitano.— Allora, quando si è compreso che qui, sull'estuario, civiltà, costumi, vanti e storia sono, sì. europei, ma schiettamente e prepotentemente atlantici come forse in nessun, altro paese d'Europa, non si. ricercano più i contatti col mondo mediterraneo che si è lasciato oltre i Pirenei, e la Casliglia, ci si rifa un'anima nuova, si guarda, si. giudica, si apprezza o st condanna, ma. nella luce vera, degli aspetti e delle realtà. Ero alla Torre di Relem., faro un giorno nel mezzo del Togo, oggi monumento muto fìtto nella, sahbia. della riva. Tutta una. ghirlanda di. fregi, nella luce radente de! tramonto già. prossimo, appariva, la Torre coi suoi pin nacoli, le sue logge marmoree, le sue ricamate bifore. Anche qui lo stile monacano mostrava il bizzarro eclettismo dei suoi gusti. Velieri e vapori sa Urano e scendevano l'onda placida del grande fiume, mentre leggerissime nubi di vento tessevano sull'azzurro i loro bianchi rabeschi e l'estuarlo intero sfolgorava, colmo di luce d'oro. Parlava accanto a me, che cercavo conchiglie nella sabbia, una signora — mia compagna di gita. — slava d'origine, italiana deiezione, portoghese di no zionalilà. Poco lungi dei bruiti camini di fabbriche contaminavano di fumo nerastro la purezza del. luogo. Ed in quel singolare contrasto di circostanze, su quelle nuvole stirate dal vento, su quell'antico faro accostato a ciminiere, mi pareva di leggere la vicenda di mi popolo. MARZIANO BERNARDI civnsrlbmssfnso

Persone citate: Cervantes, Coimbra, Gama, Ira Roma, Mercado, Pena, Prata, Re Manuel I, Tulli