La tragica scena al commissariato di Trevi

La tragica scena al commissariato di Trevi La tragica scena al commissariato di Trevi La cinica confessione odierna dello Schirru, che ha tentato inutilmente di attenuare la sua responsabRità ammantandosi di ubbie ideologiche, ha confermato l'impressione che si ebbe fin dal primo momento subito dopo il drammatico interrogatorio che segui la cattura. Non vi è dubbio che si è di frante a un sovversivo deciso a tutto, che ha dato prova di una abilita diabolica cosi nella preparazione del pdano criminoso come oggi ne.' suo sistema difensivo, dimostrando di essere pronto a giocare tutto per tutto. Egli ha reso il suo interrogatorio- ostentando una assoluta padronanza di sè. affettando fiuanco un'aria di deferenza verso di Presidente e il Tribunale, senza che mai dietro la sua cinica maschera sia trapelata la benché minima emozione. Si inizia quindi l'esame testimoniale. 11 primo a deporre è il commissario cav. Meninchincheri. Egli ricorda ch,e il primo febbraio scorso un fono gramma della Questura centrale se gnalava la presenza dello Schirru al l'albergo . Colonna. L'anarchico era già ricercato dalla autorità di Pub blica Sicurezza, e vennero date subito istruzioni per il suo fermo. Pres.: — Lo Schirru alterava le firme sui registri degli alberghi? — Sempre. Per solito firmava Shirn Min; altre volte firmò Sclr Min, di Ernesto. Nel suo primo interrogatorio disse che era venuto in Italia per vendicarsi del segretario politico e dei medico del suo paese, poi si decise a confessare l'attentato. — Dello « zio Joel » e della cosldetta a sorella Maria » cosa disse? --■ Che si trattava della sua amante, poi di una sua sorella. ~ Fece il nome del Polidori? — In un primo momento no; solo nel secondo interrogatorio, durato quattro ore, si decise a fare tale nome. Il vice-questore Alessandro Feliciangell, che reggeva il commissariato di Trevi all'epoca dei fatti, riferisce aneh'egli sulle indagini compiute per arrestare lo Schirru e sulle circostanze in cui l'arresto avvenne all'albergo Colonna. » I tre feriti E' ora la volta dei tre che ebbero a subire la violenza dell'anarchico e che scamparono miracolosamente a una strage orrenda. Si tratta del commissario di Pubblica Sicurezza e dei due valorosi agenti rimasti gravemente feriti nell'adempimento del loro dovere dalla furia sanguinaria dell'anarchico, il quale, visto «rollare il criminoso piano d'azione, da lungo tempo progettato e di cui andava minuziosamente preparando l'esecuzione, non esitò a infierire su di loro, con selvaggia brutalità. Primo è 11 commissario De Simone Egli fu il più fortunato pprctiè nella colluttazione coll'anarchico riportò sol ,an}° una !?<?«era feri.u ,a una man° mn1° che ..aU indomani stesso potè riP"«*g» » *«° 0 »» »?»°Jhe era stato teatro della scena tragica — Condotto lo schirru nel mio gabinetto — egli dice — io mi alzai dalla mia scrivania e mi portai di fronte all'anarchico. Questi stava con le spai tre l'esaminavo, sentii' il maresciallo Ciani che mi gridava: « Dottore, ha la ri.-nltell» l'ammazza si sa'vi » Seirni SS^S^tunA?a manfdel! io sparatore e il colpo raggiunse il soffitto? Frattanto, il maresciallo Ciani e l'agente Tassi furono sopra lo Schir- c^ rontmuò a sparare. Mi accorsi bit0 d essere ferlln alla mano _ La rivoite]ia era quindi puntata eontro di lei? — Evidentemente, se avesse avuto sul serio intenzione di suicidarsi flvrebbe avuto tutto il tempo e non avrebbe in ogni modo diretto l'arma contro di me. Viene quindi Interrogato l'agente Alfredo Tassi. E' un giovane di 5» anni dalla flsonomia aperta e intelligente, dagli occhi neri e dai capelli bruni. E' nato a Grontardo. in provincia di Cremona, dove ha i genitori e alcuni fratelli. 11 bravo agente fu raggiunto J in pieno petto da un proiettile che gli o i a e o e o e .' o r oae o a . aa a o n i o i a a , o o e i e a e a e e , o a a e a e i o a i ! l i - i a o n a e . i i o attraverso un polmone. Fu ricoverato all'Ospedale del Littorio, dove stette per qualche tempo fra la vita e la morte. La sua forte libra ebbe ragione della grave ferita ed egli potè, dopo alcuni mesi di degenza, essere strappato alla morte. \a scena tragiga del commissariato di Trevi rivive oggi nella deposizione che egli rende dinanzi al Tribunale. — Fu un attimo fulmineo e imprevedibile — egli dice — che rivela un po' l'abitudine di certi delinquenti americani, i quali usano sparare senza pietà e che hanno sempre una cartuccia pronta per coloro che cercano di impadronirsi dalla loro persona. Slavo perquisendo lo Schirru attentamente, quando ebbi appena il tempo di accorgermi che con mossa fei'ia aveva cavato l'arma. Portava in lisca la pistola senza sicura e col proiettile già nella ittnna, altrimenti non avrebbe fatto in tempo a sparare. Ebbi appena la per.eztone di quanto slava per accadere e di gridare: » attenti alla rivoltella -, che già lo Schirru sparava. Mi accorsi subito di essere stato colpito perche sentii un senso di caldo al pptto e il sangue incominciò a inzupparmi la camicia. Mi posi la mano al petto e la ritirai tutta rossa. Intanto una fiera colluttazione si svolgeva nella stanza. Ebbi'la forza di uscirp nel corridoio dove incontrai un collega e sostenuto da lui, perchè le forze cominciavano a mancarmi e sentivo il sangue in bocca, giunsi in strada e con un « taxi » fui trasportato all'ospedale. L'altro ferito, il maresciallo Pasquale Ciani, è una figura simpaticamente nota nella Questura romana. Egli fece iper lungo tempo parte della"squadra reale e poi di quella politica, disimpegnando incarichi di delirata fiducia a.l commissariato» di Testacelo durante il periodo più torbido del sovversivismo. Fra passato da alcuni anni al commissariato di Trevi. Fu quegli che poco prima della tragedia aveva tradotto al commissariato lo SoMirru dalla rui rivoltella doveva poi essere gravemente ferito al braccio sinistro. l'n'ora intera lavorarono i chirurghi per estrarre dalla mano il proiettilo, ima corta pallottola calibro 7,3"), blindata, che si era schiacciala contro l'osso. Il suo racconto non è diverso da quello dei testi precedenti. 11 carabiniere Vincenzo Ranella fu anch'egli presento alla scena drammatica e vide distintamente lo Schirru che .puntava la rivoltella contro il commissario De Simone. Sulle stesse circostanze depone" l'allievo carabiniere Vitale Romagna. Il Presidente invita a questo punte il teste De Simone, l'agente Tassi e il maresciallo Ciani a riprodurre la scena fulminea svoltasi nell'ufficio del commissariato. Anche l'imputato viene fatto uscire dalla gabbia e la scena viene cosi riprodotta: Mentre il commissario rivolge le spalle allo Schirru nell'atto di esaminare le carte trovategli e di posarle sulla scrivania, l'agente Tassi che iròvasi di fronte ma discosto alcuni passi dallo S'-hirrii pprchè al di là della scrivania, vede l'anarchico che estrae l'arma e grida allora all'indirizzo del suo superiore: -Dottore, l'ammazza». L'imputato contesta però questa versione e ripete ancora una volta che egli estrasse la rivoltella solo per uc cidersi. Pubblico Ministero: — Ma voi pensaste dì uccidervi solo cogli ultimi colpi dopo avere scaricato gli altri sugli agenti. Imputato: — Confermo di non averp avuto alcuna intonatone di uccidere e che i colpi che ferirono gli agenti esplosero mentre io ^ero già in terra. Il dottor Giuseppe Atomizzi denone di aver curato lo Schirru a Milano per una. infezione venerea e di averlo conosciuto però sotto il nome di Canucci. Presidente all'imputato: — Perchè deste false generalità? Imputato: — Senza nessuna ragione. Alle 12.15 il Presidente sospende la udienza e la rinvia alle 15,30. Nella ripresa pomeridiana l'aula è ancora pili affollata. Le tribune sono letteralmente gremite. Si continua la escussione dei testi. iMenicampi Ar.mando conobfcp io Schirru al Caffé Aragno dove egli si trovava insipme alle due ballerine. Presidente: — Dove avete conosciuto le ballerine? i — All'Imperiale. Lo Schirru, che era vicino di tavolo a noi, ail'Aragno, intavolò discussione con le ballerine. — Voi non ingelosiste naturalmente? — Lasciai fare. Lo Schirru si uni poi a noi, ma mai parlammo di politica. Alberto Bossolino, studente, si trovaite. insieme con il teste precedente al Caffè Aragno. Lo Schirru, si avvicinò e intavolò conversazione. Da quel giorno però non lo vide più. Il pubblicista Angelo Baiocchi conobbe lo Schirru in un ristorante cittadino. Egli era amico di una ballerina russa, a sua volta amica della Luckoski. Un giorno si recarono insieme a fare colazione in campagna, ma l'ungherese si affretto a fare ritorno a casa perchè attesa dallo Schirru. Insieme — egli continua — andammo poi a. fare una passeggiata in ■piazza Foro Traiano ed in piazza Venezia, Che cosa vi hiese lo Schirru in quella occasione? Insistette per sapere come si poteva visitare la Biblioteca di Palazzo Venezia, aggiungendo che egli sapeva già coinè visitare il Palazzo Reale. — Riconoscete l'imputato? — Lo riconosco perfettamente — risponde il teste, guardando lo S"hirru. Presidente all'imputato: — E' esatto quanto dice il teste? Imputato: — Non parlai affatto di Palazzo Beale: mi interessai solo de! Museo che ritenevo esistesse nell'interno del Palazzo Venezia. — E la Biblioteca? — Non sapevo nemmeno che esistesse. — Comunque, quali intenzioni voi avevate ? Nessuna: Palazzo Venezia mi Interessava come mi avevano interessato le Catacomhe di San Callisto. Il soggiorno negli alberghi Alvise Bonetti, che viene interrogato dopo, è il proprietario dell'Albergo Royal, in via XX Settembre; Egli dice he lo Schirru si presentò al suo albergo con una lettera del proprietario dell'Albergo Minerva, di Firenze — Lo Schirru riempi ìa scheda? — chiede il Presidente. — SI, in Olia presenza — Risulta però che lo Schirru dette generalità diverse da quelle che risultavano sul suo passaporto. Francesco Massa, direttore dell'Ai borgo Rovai, dice eh» quando si pre sento, lo Schirru esibì i: passaporto a merlano. Il commissario Pietro Longo, reggen te l'L'fficio di Castro Pretorio, ricevei le la schedina dell'Albergo Royal, ma non ebbe sospetti sulle generalità in essa indicate. ■Mi.iiPle Broncoli, commissario di Pubblica Sicurezza, fu inviato a San Remo .per assodare a che ora era [ritinto lo Schirru. Risultò che l'anarchico si era trattenuto solo poche ore nella cittadina ligure ed al proprietario dell'albergo aveva detto die era venuto in Italia per visitare una sorella malata. Presidente all'imputato; — Perchè diceste ciò? Imputato: — Non avevo nessuna so rolla, malata. Dissi cosi tanto per stor nare le ricerche. Il cameriere Alfredo Me.nani avvici nò lo Schirru durame la sua permanenza a San Remo. — Non gli domandaste il nome ? gli chiede il Presidente. — Glie lo ohiesi. ma siccome non pernottò nell'albergo non lo registrai Adolfo De Culo, ex-direttore dell'Albergo Isola Bella di Milano, ospitò lo Schirru nell'aprile del '30. — Per quanto rimase? — Mi pare dieci o dodici giorni. Egli dette le generalità che risultavano dal passaporto. La nipote dei toste precedente. Melone Omelia, avvicinò talvolta lo Schirru durante i! soggiorno all'Albergo Isola Bella. — Che vita conduceva? — le chiede il Presidente. — Non i'ho mai notato in compagnia di alcuno. Usciva la mattina e rientrava alle 9 di sera. Posso dire che condii èva vita morigerata. — Come lo sapete se stava fuori tutta la. giornata.? H— So che rientrava ogni sera alle 9. Il sensale Cesare Ravenna «aiobbe . Schirru a fine maggio 1930 a Mi-lano, perchè si recò da lui per averel'indicazione di una camera ammobi- lo Hata. Egli lo indirizzò a tale signora Rota. — Risulta però che alla signora Rota voi deste delio Schirru le migliori referenze. — Ho fatto male perchè non lo conoscevo affatto, ma è il mio mestiere che mi obbliga a fare ciò. L'affittacamere Natalina Scapagnini, vedova Rota, depone sulle stesse circostanze. Presidente : — Voi avete detto un sacco di bugie nel pediodo istruttorio. Vi invito a dire almeno ora la verità e null'altro che la verità. Quanto vi dava al mese ilo Sonimi? Tpste : — Duecentossessanta lire. Mi pagò solo por due mesi. , — La seconda bugia che avete detto è che lo avreste cacciato di casa perche lo sorprendeste con una donna. Teste: — La verità è che io lo invitai ad andarsene. — Che nomi vi diede? «— Schiggiu Giovanni Michele Luigi. Mi disse che potevo chiamarlo più semplicemente Michel. Mi fece subito una cattiva impressione perchè camminava sempre con gli occhi bassi, tanto che io non l'avevo mai potuto guardare in viso. E' venuto mai nessuno in casa a cercare lo Schirru? — Nessuno. Un giorno egli tornò con una donna, che si trattenne due giorni. — E non vi curaste mai di scrivere il suo nome trattoria a Milano, ebbe qualche voltaper avventore lo Schirru. Lo avevapreso per un americano. Egli diceva che voleva presto ritornare in America. Nulla di notevole asgiunge 11 carne riere della trattoria, De Vincenzo Chi lo. Il proprietaria dell'Albergo Colon na di Roma, Maurizio Metraìller, diceche lo schirru si presentò da lui nelpomeriggio del 3! gennaio. Era in compagnia di una donna. — Mia figlia che era al «bureau» — continua il testo — chiese ad entrambi le generalità. Lo Schirru esibì ilpassaporto e su di esso furono rnm-pila) e due schedine nuando comu-nicai il nome di Schirru alla PubblicaSicurezza, questa ini disse di v1gi-larlo. Appena infatti tornò, vennerogli agenti, e il resto è noto. L'ing. Raglielii. che fece la perizia, del luogo dove avvenne la strage, riferisce sulla direzione dei numerosi colpi sparati dall'anarchico e sulle tracce lasciale alla parete e sul soffitto. Il colonnello di artiglieria Carlo Bellini., direttore del laboratorio di Artiglieria, fu quegli che esaminò i due micdiali ordegni rinvenuti allo Schirru e si rimette alla perizia in atti. Pres.; — Le bombe, insomma, era-no preparate con la maggior perle-zione tecnica. Teste: — Precisamente. L'effetto sa-rehbp stato assolutamente sicuro e micidiale. La requisitoria Le testimonianze >ono cosi e e alle le.io il presidente dà la parolaal Sostituto Procuratore Generale, cay uff. Fallace, per la requisitoria. I. a\-vocato fallace .osi comincia^ — Eccellenza. Signori del Tribunalenel prendere la parola in questo giàve processo, piovo un solo imbarazzoun solo imbarazzo che voi più di ognaltro. potete agevolmente. Intendete;mi soloinihaiaz/.o che però è destinato ad essere sulcio combattuto e vinto dalla piena consapevolezza del dovere, che in questo momento a me incombe. Trattasi di dover manteneree comprimere quei sentimenti di u-rrore indicibile, di nausea profondadi indignazione invincible che susci-tano nei! animo i fatti delittuosi di cuidevo occuparmi, e ciò per non turbare ;a necessària serenità di spirito chedeve accompagnare il rappresentantedella logge, durante la fredda, obbiettiva disamina delle risultanze processuali. disamina che. in verità, mi sipresenta anche estremamente facilelopo un dibattimento tanto sapiente inente diretto. Posso, quindi, entrare subito, senza inutili preamboli ne, cuore della causa. l «Ed a questo punto comincio a do- mandarmi ; Chi è Schirru Michele? . à « Della sua vita ante nota ha fornito preziose informazioni proprio suo padre ed una di lui sorella, l'Antonietta Schirru. Costei, presa da sacrosanto sdegno, in seguilo alle notizie avute, relative alle prodezze*romàne del proprio fratello Michele, si affrettò a rivolgere istanza al segretario . federala del Fascio di Sassari, per ottenere di' cambiare il proprio cognome. In tale istanza ed in un successivo interrogatorio da lei roso innanzi a funzionari di Pubblica Sicurezza di Cagliari, ella espone tutte le atroci sofferenze provate da tempo dai famigliari ed in particolar modo dai vecchi genitori, a causa della pessima condotta politica del fratello Michele, che divenne quasi un'esaltato?.». « Forse non è inopportuno ricordare qualche frase della Antonietta Schirru e cidi padre dell'imputata (si leggono alcuni brani dei fogli 87 e 8-Ì-85, volume 1.0, copie foglio 5fi, voi. 7.0). Del resto, notizie ancora più precisa sul suo essere ce le ha fornite lo stesso Michele Schirru a mezzo dei repertati suoi scritti, vergati durante la recente preventiva detenzione. Sono inni all'anarchia, all'odio, alla violenza. L'attentato al Duce « Non si nasconde neppure la prova" di intenzione di voler, pur stando irt pria-ionia, mordere e avvelenare persino le carni più pure dei suoi stessi bambini ed in detti e scrini continue sono le esortazioni ai familiari di inculcare ai proprii figli le sue malsana idee (disumano attentato al divino candore dell'infanzia!), ma l'amoralità di questo violento è camuffata da una morale sul penfiris. Vedremo in seguito come egli, lautamente finanziato dal suoi complici per servire una idea, sl! adagi comodamente sulle mollezze di una gran vita e trovi non di rado la migliori soddisfazioni di facili amori. « Concludendo dalle risultanze processuali, rilevasi che colui che dovete tra poco giudicare è un violento per natura; un individuo di strano inorala per il quale, ad esempio, i'assassinio non è il parossismo della collera, il funesto pensiero di un istante, ma un naturale mezzo di lotta; un individuo insomma, infinitamente pericoloso per la società che egli combatte. « Quali sono le sue azioni criminose?, « Comincierò a occuparmi delle principali : attentato contro il nostro Capai di Governo ; triplice mancato omicidio. Attentato contro il Capo del Governo: è pacifico — per averlo egli stesso reiteratamente confessato — che nel febbraio 1930 Io Schirru lasciò New York — ove risiedeva ed ove era già' noto per la sua attività anarchica —, per venire in Italia a compiere azioni violente; che, sbarcato a Le Hàvre. dopo breve permanenza a Parigi, scese a Milano, ove visse — sono falso nome — vita misteriosa fino olla, niptà di giugno; che in tale epoca tornò a Parigi, ove maturò l'idea di allentare .proprio all'Esponente più puro dell'attuale rinascita spirituale del nosiro Paese, l'Uomo intorno al quale convergono affetti, gratitudine e speranze di un intero Popolo, il nostro Duce, a noi indispensabile come l'aria che respiriamo. Lo stesso Schirru ci dico quel "he a.wenne in seguito. Pregustando 'on satanica voluttà i terribili effetti do] suo infernale piano e ricevendo aiuti da. compiacenti degni compagni, che purtroppo non mancano al di là de! confine, facendo la spoletta, tra Francia è Belgio, riu«ci a confezionare due bombe ad alto esplosivo che a]coccia alla predestinata vittima con ;regolari appostamenti. Oltre alle due bombe, egli ha a sua disposizione una rivoltella ad undici colpi pd un carirotore di riserva. Via. Nazionale a Piazza Venezia vengano quotidiana- jmente ispezionate. Si studia, il modo Idi intromettersi al palazzo Venezia, 'La Divina Provvidenza assisto il Ducei ; le ricerche riescono infruttuóse. Si at — . . jP"5''1'0. «H intento se avesse tonde allora la convocazione della Camera, Frattanto, però, egli cade in potere della Giustizia ed ai funzionari di Pubblica Sicurezza che lo imerrogano, cinicamente afferma che sarebbe avuto buone informazioni in Italia. Si rin- a ve.nS,ono, ncl Sl|n albergo i terribili !^PlotlfVno f,"'',i lla :l" riWto !'1! azione di circa 70 moiri, avvolti in e e giornali che per il loro stato rli conservazione, dimostrano all'evidenza il continuo maneggio degli ordigni. Il tentativo di salvare i complici «Fin qui le confessioni dello Schirru, ma v'è in ani qualche cosa rli più, v'è in ani qualche cosa che lo Schirru ha negato per diminuire le sue responsabilità e salvare i r-ompliei; la, prova della esistenza di un vero <j | proprio compiono. Lo Schirru a Ro-Ima si era tenuto in strettissimo con- tatto con i suoi compiici residenti al l'estero, dai quali riceveva denaro, or- -ldini e perfino' rampogne, per non aver japprofittato di occasioni stimate uiilt |per commettere l'allentato. Leggerò qualche lettera a lui pervenuta dalle quali veramente si evince quanto sopra, (si leggono al'-une lettere di cut al volume secondo). Riepilogando, voi, Schirru, anar- a .chlco ,!.onvintn 'e cohfesso, nel "eh braio 1930 avete abbandonato l'Amen-|ca pfT vellil.e hnltalia. Perchè? Per fa !ve fa pel!p ^ „.;,.„nP persone che, voi . oM,^ v', avrebbero invilito lettore oflen- sive prpmi0 a,,n di coleste nobili vu. t|re jmenzjoiii. del vostro istinto sani gninario, nia osservo che voi eviden lemente mentite. Mentite perché è ri- 5l!itato accertalo che nessuna lettera - 0frensiva quelle persone do voi nomi- eot«ro ad inviarvi. Momito. por- ,-he durante la vostra permanenza in e nana di ben altre cose vi siete occu- pnto. Voi, dunque, avete abbandona,,to l'America col prestabilito proposito di compiere «iti terroristici in Italia, nono breve, misteriosa apparizione in - Milano, ove vi siete presentato con tale se generalità, voi siete tornato all'Ee siero ed avete complottato con rinne- gali della vostra risma. In Francia - sorse l'Idea dell'odioso attentato; in i, Francia e nel Belgio voi a.vete compiue ti i vostri atti preparatori ed ivi con- fezionaste le bombe che dovevano ser- e vire per il delitto, le bombe che una l regolare perizia la riconosciute som Imamente micidiali! Ma da questo mo¬ -;mento molto voi avete ancora fatto per riuscire al vostro criminoso lutea-