Conversazione con un uomo felice

Conversazione con un uomo felice K^ishnarnupti, nuovo Jttessia Conversazione con un uomo felice VIENNA, maggio. Molte scale. Terzo, quarto, quinto plano... un piccolo salotto semplice, in velluto verde, un lungo corridoio bianco su cui si aprono molte iporte numerate. Ad una di queste bussa, quasi impercettibilmente, la vecchia cameriera dalla cuffia e dai capelli bianchi. — Oh « Madame, bon jour ». Posso riceverla qui? — Ma si, naturalmente. La camera è piccola, bianca, nuda, ammoblgliata con semplicità monacale: alcune sedie, un letto, un tavolino; in un angolo due valigette. Null'altro, del resto non ci sarebbe posto per altro. Però dappertutto fiori, fiori, fiori: garofani, rose, violette. Questa fredda primavera viennese non mi ha abituata a tanta ricchezza, perciò mormoro, involontariamente : — Quanti fiori... — Glieli regalo — dice subito Krlshnamurti energico. — Anzi, aspetti, li prendo subito, altrimenti dopo me ne dimentico. Malgrado le mie proteste fa un gran mazzo del fiori più belli, e intanto con un furtivo gesto infantile spinge col piede sotto il tavolo un paio di sandali impertinenti, che occupavano proprio il centro della cameretta. Poi si siede sorridendo soddisfatto. « Sono povero » Se lui stesso non mi avesse detto di aver trentaquattro anni non lo crederei possibile. Con quel suo modo* di fare timido ed Impetuoso ad un tempo; con quella faccina nera, squarciala da enormi occhi curiosi e raggianti, le spalle gracili e le piccole mani feb brili egli sembra piuttosto un adolescente che non abbia ancora varcato la soglia della giovinezza. Cosi che mi riesce difficile immaginare che questo Krishnamurti che ora mi parla, in un francese energico e pieno di errori, interrompendosi spesso per chiedermi timidamente: « Vous comprenez, Madame ? » sia lo stesso che anni or sono ha sciolto l'Associazione della Stella, che contava migliaia di adepti e lo ri conosceva come suo capo; lo stesso intorno al quale si radunano ogni anno, a Eerde Casti, tremila persone che giungono da ogni parte del mondo per passare una settimana accanto a lui. Lo stesso che, almeno secondo gli in ! numerevoli intervistatori, avrebbe det t0, in quest0 Pr™o giorno di pennatejJtenM' tante parole dlfflciu e ! _ 0h; ma Ja col non è del ^Qr. Lalisti - dice Krishnamurti ridendo ma del fatto che io non so il tedesco e loro non sanno l'inglese, allora è un PO' difficile capirsi. Peggio succederà domani, durame la conferenza. Chi sa W™1* ?ente sbadiglierà... Del resto ci sono Q«as« tutti vengono solo per vedermi, come se fossi un «divo » |(IPl cinematografo, e si immaginano ;,riaBari che io sia vestito all'orientale ! ;Toliasi la prima curiosità cominciano subito ad annoiarsi. — E dopo una pie i cola pausa, con un sorrisino furbesco '- Atizì alcuni non resistono neppure fÌ"°na,la flr^?„0"mi ™si-u,n tempo avrei sofferto anch'io di queste piccole disavventure. Solo dopo la mor te di mio fratello Nityananda tante ìcose hanno perduto ogni valore per l me. Cosi ho rinunciato al Castello d «,0mmen e a tutto ,jUe,Io cne possedevo a 0 adesso sono povero. Quando non vae|do in giro per conferenze viaggio in -"01"7'''1 ''lasse Krishnamurti dice sono povero, con Io stesso sorriso raggiante con cui un -i -jajtro annuncierebbTdi aver conquista - tn una immensa fortuna, e accompa i p»" sua parola con piccoli gest .delle sub esili, scarne, febbrili man i fIi .^tico. aj _ sono, cioè, non del tutto po e\vero perchè ricevo dal «trust, al qua- Ho ceduto il Castello di Ornmen ■ duecento sterline all'anno che mi ba- , |slano largamente. Per le conferenze jnon mi faccio pagare. Solo il viaggio ;\e quattro giorni di pensione. Non vo^f^^^^^^ Ojianto qualcuno mi propone di guadagnare dei milioni. L'ultima è stata una Casa cinematografica american che mi voleva come... protagonista di un film I Il metodo per etiere felici Come ride spesso e allegramente tutti vo atmosfera 1 a i, ^ Jjgg Jgg *%%A-. j mistero e di nebuloso esotismo! E co -,me guarda la vita con occhi chiari riconoscenti, felici! — Ma si, ma si, io sono una persona semplice ; non sono riè un messia nè un profeta e neppure un filosofo... an zi leggo tutto quello che mi capita fra le mani, tutto, meno libri di filosofia. Se mia madre quando ero bambino non mi avesse istruito nel Buddismo non conoscerei neppure quello. Non bl r n o , i , chlalafrrepEbMmnspstsecscppiorsupzrqnbpglccbttqstnimfpvutspszgcècqssdcetdusogna studiare, pensare all'ai di là, chiedersi se esisto qualche cosa dopo a morte. Bisogna vivere e credere nella vita, non averne paura, amare, soffrire, godere, e soprattutto dimenticare sè stessi. Solo dimenticando, oltrepassando sè stessi si può essere felici. E questo non si può imparare dai libri, ma dalla vita. « Vous comprenez, Madame ?» 10 comprendo che molti possano amare questa flguretta esotica che nel nostro scettico, crudele secolo dello sport é della corsa al denaro, nel no st.ro mondo iconoclasta e profittatore se ne va, timida e coraggiosa, predi cando l'amore, la povertà, l'altruismo Comprendo anche che alcuni pos sano credere In lei. — Ma io non domando alla gente di credere in me, ma in se stessa. Tutti possono percorrere la via che io ho percorso, raggiungere la felicità che io ho raggiunta. Una felicità interiore completa, che nessun dolore, nessuna paura, nessuna tristezza, nulla può turbare o distruggere... Tutti, senza distinzione di sesso, di casta, di razza, di religione. Come sempre quando si occupa d! quello che è 11 nucleo della sna dottrina, Krishnamurti riesce a trovare, benché parli in une lingua non sua, parole semplici, veementi, vive. Io loj guardo In silenzio. Se e quanto si il-' luda estendendo ad altri possibilità che forse sono solo sue, non so. Ma credo realmente che Krishnamurti abbia raggiunto uno stato di mite fraternità con tutte le cose e nello stesso tempo di sereno, distacco, simile a quello in cui DostoiewskJ trasportò il suo Principe Mischkyn che amava tutto eppure era nel profondo estraneo a tutto, solo ed intangibile. Che in questo senso sia felice lo credo, ma non credo che questo genere di felicità, inumano e sovrumano, rappresenterebbe, se realmente potesse diventare bene comune, un passo avanti, un progresso nel senso umano. E mentre Krishnamurti parla io sento pesare sopra di me la tristezza di non potere, neppure per un momento, lasciarmi persuadere dalla sua veemenza e dalla sua sincerità, di doverlo guardare con occhi freddi e distanti. La vera vita Allora mi.ricordo ad un tratto che c'è di là molta gente che aspetta, che è venuta anche di lontano per parlare con Krishnamurti, e ascolterebbe certo queste stesse parole con animo diverso. E con un po' di rimorso e di tristezza mi alzo : E' tardi, bisogna che me ne vada. Oh ma lei ha le mani gelate. Perchè non mi ha detto che aveva freddo e ha lasciato la finestra aperta? — Perchè altrimenti lei avrebbe avuto caldo, con la pelliccia — risponde Krishnamurti col suo timido sorriso. La sua testa si incide contro il grigio divido del cielo e sembra uscita da un mosaico bizantino tanto grandi sono gli occhi e scarna, stilizzata, pura, la struttura del volto. Attraversiamo il corridoio bianco e 11 piccolo salotto verde dove alcune signore sono sedute immobili e pazienti. Vedendo Krishnamurti si alzano in piedi e sorridono. Esco. Fuori piove e tutto è grigio e triste come se questa primavera fosse un autunno. Una coppia passa in ifretta, stringendosi sotto lo stesso minuscolo ombrello; una mendicante attraversa la piazza a passi lenti, sotto la pioggia. Io penso a Krishnamurti e ho ad un tratto la sensazione, non basata su •nulla di preciso, eppure chiara e definitiva, che egli non conosca questa vita di cui parla tanto, che viva ai 6uoi margini, ignorandone i problemi veri, i bisogni e le leggi, e giudichi l'universo da se stesso, come un grande bambino, lo creda fraterno e generoso cqn tutti, poiché con lui fu fraterno e generoso, creda che i pochi problemi che la vita, benigna, gli diede da risolvere siano i problemi di tutta l'umanità. E se ne vada per il mondo, ignaro della vera vita che freme e lotta intorno a lui, veemente faticosa, crudele. E così menta, pure essendo sincero M. D'ARLE. su11dfrngezigvcnlscspleptEm

Luoghi citati: Vienna