La più ricca

La più ricca La più ricca — Severo, mi raccomando... Nulla eli speciale in quella raccomandazione. iSlilla di insolito. Teresa, la moglie, era autoritaria ma giusta, arida ma irreprensibile e si ,vautava del più perfetto equilibrio, della più esatta misura. Clio colpa .tic aveva lei se il marito si chiamava Severo'.' Quelle parole che ella gli gettava vedendolo uscire, potevano riferirsi al pastrano da abbottonare, a non tardare rincasando, a ricordarsi di una lettera da scrivere... Sempre ella gli raccomandava qualcosa: come un pedagogo i cui rapporti conIsl'allievo si riducono aci un ammoni-1pmvdpLTsvsnlctnicnto. li marito fece un gesto come a Sdire: «Sta tranquilla». E se ne andò. Il suo passo era ferino e la sua mente lucida. Quello lo portava a .un colloquio previsto di cui questa aveva saggiato tutte le asprezze e )tutts le passibilità. Emozioni, no: t'erano forse ancora delle emozioni pei lui ì Nella sua vita che si svolgeva calma, ordinata, riempita di poveri e di lavoro, le emozioni erano tutt'al più sorprese: interessavano il suo orario più che il suo (cuore. Cosi quel colloquio. La lettera che aveva ricevuto due giorni prima glielo aveva fatto fissare. Rifiutarlo non poteva. Tu fondo, benché i rapporti tra loro si fossero completamente interrotti, Giulia era ancora Bua sorella partecipo dello stesso suo sangue, accomunata, per tanti anni idi infanzia e di giovinezza, alla sua medesima vita. Poi, d'un tratto, la separazione era avvenuta, brusca, totale, rivelante sotto l'apparente Somiglianza una natura del tutto (dissimile. Mcntr'egli si piegava ad ogni disciplina, ad ogni, tradizione, lad ogni abitudine, magari ad ogni pregiudizio, ella a tutto questo si ribellava, o non ne teneva conto. Cosi, contro l'opposizione dei genitori, ella aveva voluto sposare, appena maggiorenne, un giovano che quelli non volevano darle; ed era .uscita di casa, scontrosa e ribelle, »on aveva più chiesto nulla ne più 6Ì era fatta vedere... I genitori erano morti: Severo anjthe lui si era accasato. Il suo matrimonio era stato, come tutto per lui, preciso, logico, freddo. Una ragazza di buona famiglia, non intrisa di modernità, ricca, non bella. La bellezza delle mogli non serve che agli altri, usava ripetere suo padre. Teresa aveva tutte le qualità per reggere una casa, per educare dei figli. II la casa infatti era retta e i figli educati. Cli anni man mano erano passati : Severo era contento di bò, idi lei. di tutto... Ma la sorella?... Severo si abbottonò il pastrano, clic improvvisamen. te aveva sentito un freddo pungerlo. Non poteva essere il pensiero ideila sua casa: era dunque il penero di, Giulia. Ritrovarla ! Rivederla! La sua lettera lasciava travedére {quale sarebbe stato lo scopo, il soggetto del colloquio chiesto e ottenu ,to. Un tono di tonerezza supplice, di rimpianto accorato. Ho bisogno idi te, in questo momento... Spero che tu non vorrai... ecc., ecc.: Spe-, ro che tu non negherai di aiutare' fa tua povera sorella... Ah, povera? Ella si accorgeva dun-l Ique adesso che la disubbidienza ò un pericolo, che la ribellione e la imperizia generano mali frutti e che tosto o tardi i capricci si pagano e ile illusioni si espiano? Il suo appello commosso verso il fratello non vi sto da tanto tempo, il suo ritorno in quella città ond'era partita come a sfidare il destino, egli, Severo, ben sapeva che cosa erano, da the procedevano. Benché di proporlo non si ' fosse più voluto occupare di lei, benché egli e Teresa. Jra loro, non ne avessero più pariaito, egli sapeva che il marito, ingolfato in speculazioni ardite — essi pensavano in affari dubbi — s'era (trovato più volte a difficili passi. AHesso doveva essere intervenuta una fcrisi più grave. Severo la prevedeva, col fiuto dell'uomo per cui la povertà è non solo il peggiore dei mali ftna il più grave dei difetti. E che farebbe egli, adesso? Aintarla? Sì, forse doveva aiutarla. Ma nei modi e nei limiti che le parole di lei, la sua storia, gli ayrebbero imposto. Anche egli era dunque come un giudice. Salì, enjLrò nel suo studio. Un cameriere gli 'fé' cenno che i suoi ordini erano ptati eseguiti, che qualcuno era già fad aspettarlo. Severo aperse la porta... E la vide. Stava seduta in atto ìun po' abbandonato, ma non doloroso: come di chi pur stanco si senjte giunto ad un porto. Non pareva l'estranea venuta a implorare, ma la visitatrice che aspetta di discorrere, e, se occorre, di discutere. In un attimo Severo si stupì di non .vederla vecchia come aveva pensato. La paragonò mentalmente a se stesso, minore di due anni : e gli parve quasi ancora quella che era uso a vedere allora, capelli neri, spalle leggere, vita snella. Solo, quand'elJa si voltò, il pallore del suo volto ' gli parve un po' affaticato, e gli occhi affossati. E quando gli fu più Vicino notò nel suo vestito una trasandatura leggera, guanti lisi, pclJiccia un poco rapata... — Oh, finalmente ! Egli guardò l'orologio, tranquillo. — Ti avevo detto alle dieci. Sono Jc dieci. — Severo ! Voleva forse dire: «Ti aspettavo 'da anni». Ma non dis<o nulla. Sorrise. Soltanto si alzò, gli venne vicino; o prima che egli potesse impedirla, gli buttò le braccia al eolio, 'fli slancio. —- Fratello mio I T^gli volle respingerla: non potè. Qualche cosa di un tratto gli si fipiet.ro nel cuore. Pensò : « l'evo aiularla, l'aiuterò». Come un'eco lontana, labile, sorsero nel suo pensie- gvflmè;cicdltcreFtpul1 I si come 8C „n paragone fisico siiti poncssi. anche a lei... — E tua mo ro altro parole: «Severo, mi raccomando »... — Ho pensato a te, subito — continuò ella. — Ho pensato che tu mi avevi certo perdonato, che tu mi volevi sempre bene... Sì, ho avuto dei torti... verso di te... Non ti ho più cercato finora... Ma che vuoi... L'orgoglio... Anche tu, del resto... Tu non hai fatto nessun passo ver so di me: non hai mai dimostrato di volermi rivedere... Vi fu una pausa. Ella cercava forse una parola, un atto. Egli rima ne immobile, pensando ancora involontariamente: «Com'è giovane ancora I Che cosa può averla conservata cosi?». Sei ingrassato — diss'ella. qua- glie? Bene? E i figliuoli? Quando li vedrò? — Quando vuoi! — diss'egli, irriflessivamente. — Oh! La sorella impallidì, due lacrime le scesero dagli occhi. Afferrò la mano del fratello, la strinse... — Sei buono, tu ! E io, che pensavo!... E io che temevo... Ma no... sei buono. Mi aiuterai, vero? Mi aiuterai?... — Sì — disse lui tranquillamente, guardandola in faccia, preso dalla pietà di prima. — Grazie, grazie, Severo! Che dicovo? No: non ho mai dubitato... Ti dirò, ti dirò... Poi con una esplosione di gioia che parve ridare al suo volto anche quello che gli mancava per essere sempre giovane, un po' di colore, ella riprese : — Soltanto questo speravo, soltanto questo... La tua riconciliazione, il tuo aiuto... Ah, adesso come sono contenta ! — Hai sofferto? — mormorò Severo, quasi senza ascoltarla, come seguendo il filo del suo pensiero che gli mostrava la vita di lei devastata dal disordine, dall'ansia, dalla instabilità... — Sofferto? — esclamò lei, vivamente. — Ah, ma no... ma no... Certo abbiamo avuto, certo abbiamo dello seccature, degli imbarazzi, dei dispiaceri, Giovanni ed io... Ma sofferto I Come, si può soffrire quando si è insieme dalla mattina alla sera, e si hanno gli stessi desideri, le stesse gioie, le stesse preoccupazioni; e si vive l'uno per l'altro, tutti i giorni, tutte le ore, nella piena fiducia e nell'affetto più sicuro? Sofferto? Ah no no! Come puoi diro così, Severo, tu che sai... Perchè anche tu hai avuto la tua felicità, non e vero? Ma allora... pensa: ho sempre amato Giovanni e Giovanni mi ha sempre amata... Fin dai primi giorni, fin dalle prime notti — anche tu hai provato questo, non è vero? — Noi abbiamo avuto sempre la sensazione che tutto intorno era fatto per noi, per noi soli c che noi potevamo gioire di tutto, in una comunione profonda assoluta. La nostra casa... i nostri tìgli... Tutto tutto ci ha continuato questa sensazione... Ah, io non so se sempre l'amore è così, la fusione di due esseri in uno ; ma so che por noi così è stato, così è, così sarà... E tutto quello che minaccia, tutto quello che succede, può ferirci, sì, ma non scompone la nostra felicità... Anchela miseria, anche la morte... Sì: perchè lo sento, aggiunse con voce piùsorda, l'uno di noi non sopravviverebbe all'altro... Eh! Severo, che hai? Si era alzato, Severo. Con un sto secco, la "faccia chiusa e quasi contratta, l'occhio bieco. Pareva chel ì .,*4.un impeto mal rattenuto squassas-se ì suoi nervi. 11 i u f- — Nulla, non ho nulla!... tu ti ho detto che potevo aiutarti? E cu vuoi che ti aiuti, fcn? — Ma... Severo... Che dici? Ma egli, ecco, si era già ricompo-sto. Traeva l'orologio, diceva affret- tatamentc delle parole che quell'ini- peto gli smozzicava nella bocca : E' tardi... aspetto gente... Ti telefonerò... Sta bene... Adesso va! E la spingeva, e la sospingeva verso l'u- scita, maravigliata, reluttante; la congedava, corno in una invidia in>-sa, di persona che si crede ricca e vede ad un tratto accampargli^ contro qualcuno infinitamente più ricco di Ini... COSIMO GIORGIERI-CONTRI.

Persone citate: Cosimo Giorgieri