Scene della citta degli studi

Scene della citta degli studi ITINERARI GOLIARDICI Scene della citta degli studi (D A. I* PTOSTRO INVIAT O) MILANO, maggio. Stupore d'un mattino bianco. La frase non è fatta. Sembra il mattino d'un mondo nuovo. Siamo in una zona inedita, fra abitati bianchi che" sembrano appena usciti dalle matrici, con profumi di calce fresca, di lacche vergini, di legno bianco. Una pioggerella mattutina è trascorsa come la raggerà di un innaffiatoio sulle cose primaverili, rinfrescando sentori, riverniciando gli appezzamenti verdi, disegnati tra quartiere e quartiere, si commina tra giardini dal disegno euclidèo, forse ancora troppo regolari; tra alberi adolescenti, tra aiuole spazzolate, tra editici ai quali l'atmosfera non ha ancora dato quella patina d'intimità che viene dal tempo; ma si cammina una volta tanto Dio sia. lodato — nel nuovo, nell'ampio, senza quell'affannoso urtarsi, quell'orgia di campanelli e di klaxon che caratterizza i pletorici centri metropolitani. Metropoli in miniatura Si sento d'essere in città, in una grande città, senza essere lontani dalla campagna, lì d'altra parte questa zona non ha l'aspetto ' sparso, il piano incompleto di quei sobborghi che seminano cercare ancoro la loro ossatura. C'è, qui, qualcosa d'organico: — una fisionomia, un paesaggio. Sembra il primo foglio sperimentale d'una metropoli futura, fissato sopra un grande tavoliere verde. Le cupole mammellonarl d'un grattacielo, specie di cattedrale laica, dominano edifici e cubi minori; villini unistili e coiinges simmetrici. Soltanto il grigio e l'amaranto, colori da acquerello, alternati col bianco e col verde, mettono una varietà garbata dove la standardizzazione potrebbe imporre il suo specchio monotono. Dall'alto di un aereo questa zona appare come una scacchiera policroma. Siamo in una metropoli in miniatura, ove vive un mondo in miniatura. Circola nelle vie e pei viali una popolazione giovane: — ragazzi e ragazze con fascicoli sotto il braccio; una specie di bohème moderna e ottimista. Alcuni seduti sulle panchine schizzano e annotano, fra la pacifica contemplazione delle balie sgargianti e dei bimbi, pittoresca popolazione accessoria dei mondi nuovi. Un tram dal numero rotondo arriva di quando in quando, con allegro scampanellare, sbarcando nuova giovinezza. All'ombra de gli alberelli appena puberi, i verticali, questi jazz meccanici banditi dal traffico della metropoli e ammessi soltanto nella ridente periferia, rovesciano nell'aria mattutina le loro musiche me talliche. Sopra una palizzata gigantesca, dietro la quale si levano già le bianche vertehrature di un edificio, si legge la scritta • Casa dello Studente ». Abbiamo capito: questa è la Città degli Studi, diremo meglio la prima Città italiana degli Studi. Ci sono delle critiche che fanno cadere gli spettacoli; ma in questo caso è lo spettacolo che fa cadere le critiche. Non soltanto le tradizioni, i colonnati vetusti, i cartigli marmorei si eclissano davanti a questa verginità edilizia, ma davanti alla sua vastità e al suo ottimistico comfort crollano anche i calcoli interessati. Di qui non potranno uscire che ragazzi con nervi saldi, idee sane, ed eccellente appetito. Del resto vada per l'appetito. Sono i popoli che non fanno smorfie davanti a un buon piatto, a conquistare le vie del mondol Tutta questa novità ha il suo pittoresco, anche se non ci sono vecchi portici, ombre suggestive, taverne dagli archi fumosi. Basta guardarsi intorno. Non c'è bisogno di prendere appunti storici e rilievi archeologici. Tutto viene incontro da se con la chiarezza e l'evidenza di ciò che e appena stampato. Gnr Deo Nath : studente indiano — Seguiamo — mi dice un amico dei « Guf » — quel goliardo, piccoletto ma veloce, che cammina laggiù. E' un indiano. Va alla Mensa dello Studente a prendere l'aperitivo, dopo una lahoriosa lezione. Lo ritroviamo davanti al bar, mentre sta degustando. E' lieto di lasciarsi intervistare. Ma poiché nelle presentazioni il nome sfugge sempre (specialmente un nome indù) egli lo scrive coscienziosamente su un pezzo di carta che mi porge come un biglietto da vìsita: « Gitr Deo Nath di Agra (India), d'anni 24, laureato in matematica e laureando in ingegneria ». La sua testa scintilla d'una levigatura di brillantina. Egli porta occhiali circolari e nel suo vestito occidentale c'è una certa ricercatezza. « Le donne italiane sono molto belle! », dice ammiccando. Siamo d'accordo con lui. — Ma vi sposerete in India, Gur Deo Nath? — Non si sai... — risponde sorridendo. Suo padre ha avuto sedici figli: nove maschi e sette femmine : un bel record demografico — Ma mio padre — egli commenta — si è sposato a dodici anni... E' un aggiratore dell'Italia e del Duce. Ma ama anche Gandhil Tesse gll elogi della Città degli Studi. IUu- stra la potenzialità della Mensa, che ha già 500 posti e serve ottimi pasti a L. 4,50. E' informatissimo della « distinta ». — Oggi — egli dice sorridendo — c'è peste. Pesce fresco... Sentite che profumo? Preludio estetico Questo elogio fallo da uno studente straniero, è il miglior riconoscimento della Mensa universitaria, una delle tante e fattive iniziative del • Guf » milanese, e del suo segretario politico dott. Ippolito. Rilievi estetici, dirà qualcuno! Ma essi hanno, in questo saggio Introduttivo, la loro ragione. E' per questo complesso di modernità, di giocondità, di stile che gli studenti sono affezionati alla Città degli Studi. Se è vero — come leggo in una rivista inglese — che la grande rivoluzione didattica in Inghilterra censiste nel far amare e non temere agli studenti le aule e i templi scolastici, questa rivoluzione è già in allo in Italia, a Milano. Casa nuova, vita nuova. E nessuno può negare clic da. queste linde mura, da questo paesaggio che sembra acquerellato di fresco, si sprigioni un senso di vitalità augurale, di vitalità organizzatrice, che si irradia anche fuori della Città degli Studi propriamente detta, nei quartieri che la circondano e prendono già nome da essa. I goliardi hanno ormai la tendenza a vivere entro i confini di questo loro piccolo Slato ideale. Non c'è il fenomeno della vita dispersa, come il ritmo metropolitano, coi suol allettamenti, potrebbe far temere. Gli studenti abitano in maggioranza nelle nuove case sorte intorno alla città. Basta con le camere romantiche, i caminetti, 1 pittoreschi disagi, cari all'oleografia. Occorrono stanze linde, t-crmosifoni, bagni. A quest'uopo gli stessi goliardi affittano intere case, creano le loro amministrazioni, dislribuiscono i fitti, stabiliscono le esazioni. C'è una strada nuova — via della Sila — che è tutta popolata di studenti, che hanno eletto anche un loro Podestà. E' la vita d'una piccola metropoli che tende ormai ad avere una propria fisionomia. Non stupirei se un giorno avrà anche i proprii divertimenti: un Cinema del Goliardo, ad esempio. E goliardicamente gestito! Intanto c'è, per gli svaghi del giorno, il campo sportivo, con il suo stadio e la sua piscina. Di tanto in tanto si vedono maglie multicolori apparire nel vasto recinto. I>e porte bianche del foot-ball si staccano nell'atmosfera azzurra del mattino. Si sentono i tonfi della palla. Di quando in quando passa una folata di campioni in erba. Si corrono i 4M) metril Dove « si laureano » i metalli Ma proseguiamo il nostro itinerario. Quel nucleo più imponente d'edifici, con ila ciminiera alta una cinquantina ai metri, lungo la quale s'inerpicano, come formiche, studenti acrobati in baldoria (una forma sana e sportiva di baldoria) è il Politecnico, vanto di Milano. Ci vorrebbe ur mese per visitarlo bene, per penetrarne tutte Te meraviglie. Ma il bello si è che, anche in questa rapidissima scorribanda, i suoi aspetti si rivelano senza quel cipiglio scientifico che suole caratterizzare le attrezzature di questo genere. Anzi vengono rivelandosi in forma pittoresca e quasi estetica. I^a ciminiera da opificio comanda per così dire i visceri del Politecnico, cioè 1 suoi mastodontici apparecchi di riscaldamento. Sembra di entrare nel reparto macchine di una dreadnotiglit. C'è una caldaia di 180 mq. di superficie; la mamma di altre caldaie minori, dalle quali si diramano 600 metri di tubature ad alta tensione e circa 4 chilometri di tubature secondarie. In questo abisso metallico, tra l'ansimare di pompe centrifughe e l'occhieggiare misterioso di grandi quadranti (analizzano quanta anidride carbonica esce dalla ciminiera), c'è perfino un 'laghetto profondo 8 metri : è il serbatoio per la prova delle turbine. Ecco la sala elettromagnetica con una'enorme batteria da 360.000 volts. Ecco la sala-macchine per le prove dei motori d'aviazione e d'automobili. Ecco la sala dove si « laureano » i metalli e altri materiali duri. C'è una gigantesca macchina di compressione di 500 tonnellate che prova l'elasticità dei muri di cemento. C'è una macchina di trazione da :)00 tonnellate che tira il collo alle verghe d'acciaio per provarne la resistenza. Esse scoppiano, alla spaventosa tortura, con detonazioni simili a cannonate. Tutti questi reparti non hanno soltanto un valore scientifico, ma una portata pratica giacché servono alle industrie, per le verifiche dei materiali. Si esce da questo sale plutoniche per sboccare in corridoi chiari, dalle cui porte aperte si scorgono candide sale da disegno (ce n'è una lunga ioo metri) in cui falangi di studenti lavorano alacremente. Sembrano pit tori affaccendati intorno ai loro ca valletti! Ma il Politecnico, nonostante i suoi ano metri di perimetro, non è tutto. C'è il » villaggio » dell'Istituto Superiore d'Agraria. Tinta argento. C'è il « villaggio » dell' Istituto Superiore di veterinaria. Tinta amaranto. C è il «villaggio» scientifico: medicina, chimica, farmacia. Tinta verde. Il gigantesco edificio centrale è l'Istituto per la chimica industriale. Alquanto più eccentrico è il grandioso edificio intitolato al nome di S. M. il He e destinato alla cura del cancro. Vista cosi nel suo complesso, la Città degli Studi si prospetta come il vero e proprio Ateneo del futuro. Essa è l'ultima, modernissima opera di quella metropoli dinamica, che pure vanta, nel suo cuore, quel miracolo tradizionale che è il Duomo, blocco marmoreo di secoli. Ma intendiamoci: il valore della Città degli Studi non è soltanto in questo magnifico sboccio impressionistico di palagi e di villaggi didattici. Essa racchiude in sè un significato e un indirizzo sintomatico. Non soltanto la Citlà congloba nel suo complesso gli elementi rinnovatori delle vecchie discipline, ma le promesse delle discipline nuove. Oltre gli istituti scientifici propriamente detti, l'Istituto di Chimica industriale, l'Istituto di Agraria, l'Istituto di Veterinaria non indicano forse 11 nuovo piano, intellettuale e pratico al tempo stesso, degli insegnamenti futuri? Con coraggio, che veramente si può dire rivoluzionario, vengono elevate infatti alla dignità dell'insegnamento superiore discipline già ritenute se cbndarie e anche — diciamolo franca mente — disprezzate, e si viene dimo strando in questo modo che, in veri tà, nulla è secondario e disprezzabl le quando rientra nel grande quadro delle forze vive della Nazione. Lo studio razionalizzato della terra e dei suoi prodotti; le cure sempre più scientifiche del patrimonio zootecnico nazionale indicano che il Paese riconosce sempre più le sue fonti di rie chezza, e adegua le sue attività ai più concreti e più pulsanti problemi dell'ora. In questo senso, io credo, la Città degli Studi — che finora è soltanto l'embrione di ciò che la potenza della metropoli creatrice promette — è destinata a un grande avvenire. Essa è potenzialmente il grande aspiratore che richiamerà a sè tutte le forze più dinamiche d'Italia. E' costata 54 milioni? Nessun capita le sarà più redditizio di questo, de stipato a darò i nuovi quadri intel lettuali all'Italia. Gli affari sono af fari. E siate certi che, in tema d'affari, Milano è una città che sa il fatto suo. CURIO MORTARI cs

Persone citate: Duce, Gandhil Tesse, Ippolito, Nath