Mara coglie la sua prima vittoria di tappa battendo in volata Binda e Guerra

Mara coglie la sua prima vittoria di tappa battendo in volata Binda e Guerra Mara coglie la sua prima vittoria di tappa battendo in volata Binda e Guerra Napoli, 17 notte. Xff popatazionq di Napoli ha fatto una accoglienza frenetici!, delirante ai corridori del Giro d'Italia. Per tutti gli ultimi venti chilometri che portavano al traguardo di arrivo fissato al campo sportivo dell'Arenacela, da Avcrsa e poi 'da Sccondigliaiio, Caporiichino, sino alle porte della città del sole c del canto, i corridori sono passati fra une splodvrc di grida di entusiasmo, ili fanatismo quasi, phe poche volte ho visto altrove per avvenimento del genere. L'esuberante anitota partenopea ha voluto riserbare ai partecipanti di questa grande prova sportiva un'accoglienza come soltanto essa, nelle degne occasioni, sa fare. Vi è riuscita, e dobbiamo prenderne atto. Ma detto ciò, aggiungiamo che se degli ospiti meritavano minori riguardi que'tti sono stati proprio i corridori del i"Giro", almeno quelli i cui nomi più ^calorosamente e ripetutamente venivano urlati dalla folla; gli " assi", insomma. Poiché noi siamo qui a levarci a ore impossibili, a rimanere digiuni dalla mattina alla sera, a mangiare polvere, clic ira rovina i polmoni e vi infiamma gli occhi, ad arrischiare anche la pelle nell'infernale polverone sollevato dalla corta, vuol dire che ci hanno mandato perchè dicessimo la verità su quanto accade e su quanto vediamo e sentiamo al seguito della, corsa. Una passeggiata turistica Non sì può neanche, minimamente pensare che il nostro obbligo sia soltanto quello di stendere della cronaca, più o hw»u> minuziosa, più o meno colorita. Questo poteva essere ammissibile e predo di averlo scritto — per le prime tappe; ma quando i corridori, e dicendo corridori alludo a quelli che, se godono maggior fama, hanno pure maggiori obblighi, col proseguire della corsa dovrebbero sentirsi spinti, a battagliare, ad attaccarsi, a correre, insomma; e non lo fanno, ina, come oggi, se ne vengono tutti in gruppo compatto da Pescara fina a Napoli, senza- uno scolto, senza una qualunque velleità di movimentare la gara, allora ci corre l'obbligo di mettere in guardia gli sportivi perchè non si facciailo più prendere in giro da questi signori che guadagnano stipendi da ministri, passano da un " Palace " ad. una cabina, di prima elasse in transatlantico e vedono dai giornali, non so se più compiacenti o più. ingenui, eternali con minuziosa piaggeria ogni loro gesto, ogni loro parola, ogni loro capriccio. Il pubblico, c anche questo pubblici! meridionale a cui la. istintiva tendenza ad entusiasmarsi per oni spettacolo che sia di festa, o di forza concede di essere generoso e longanime, deve essere informato. Veramente, certi sintomi non mancano che esso stia aprendo un occhio. Lasciate che ve ne racconti uno, accaduto sotto i mici occhi non più tardi di qualche, ora. fa. 8e ne veniva Ut-.corsa pian piano bel bello da Capita versò l'arrivo clic non distava più di una ventina di chilometri. La- strada, cosa rara per oggi, era- completamente asfaltata. Liscia e bella come un amore, invitava i ciclisti a percorrerla in volato. T ciclisti, invece, dico i corridori del Giro d'Italia, se ne venivano placidi e tranquilli, quasi tutti assieme quanti erano partiti stamane da Pescara. Pareva, a. vederlo da lontano, l'avanzarsi di un battaglione di fanteria, per la uniformità della sua marcia, là. sua- compattezza e... la sua lentezza. Fw allora che da un giovanotto sul bordo della strada, che assisteva al passaggio ed era tutt'ocohi per afferrare quanto più potesse dello spettacolo che aspettava da tante ore sotto il sole, parli questi grido rivelatore: •i Ma questa non è eorsa ! » E così gridando, agitava la mano Ovanti e indietro, con tutte le dita riunite attorno al pollice, in un gesto napoletano bensì di origine, ma di comprensione e di nazionalità ormai internazionali, forse più dell'esperanto e del volapuk. n Ma questa non è corsa! » aGdrsdqCome corrono gli "assi... gtdplnrfsCsfiidrCmmrdgpMlggvsnnqrpmtrtensuaiglRtcicdcgapttpvtmtddddbtslmaldpbpgcMsuepuclsfeEh, caro giovanotto; torlo non lo are- ste, e noi pure pensavamo, non con mag- giore autorità, ma certo con un Iantine,'pdi esperienza di più, la stessa cosa -vo-ìzUro. Dopo questo po' di salite ineon-ìirate per valicare l'Appennino e venlreYfin una tappa sola dall'uno all'altro ma te, dopo che ieri avevuno fatto capirel\he volevano sferrare battaglia controìTizio e contro Sempronio, i corridori—u3 parliamo sempre degli aggruppati nel-\le- squadre, non degli ''isolati ,, che sticomportano brillantemente e meritarioUil nostro elogio — i corridori hanno batAluto non il "record ,, della gara, ma lo fiacca, in moda che sulle aspre e lunghe, salite di Roecaraso prima e pai di Alfedemi, mai la forza del gruppo ai testa scese al di sotto dei venti uomini, che verso l'arrivo e fino all'arrivo rallentarono siffattamente che il plotone venne a contare una sessantina di corridori; che, infine. In media dìilomctrica risultò dì poco superiore ai velieinque e mezzo all'ora, una media, insamma, da corsa di duellanti, e non di campioni con tanto di aureola mondiale o nazionale, carteggiati e viziati dai gioì: Pali, osannati- addirittura dalle folle, premiati dai Gerarchi. Lceo penili-, do¬ po essere rimasti sorpresi e cammossidalla fantastica accoglienza napolrta-ita-, ci sentiamo in doveve di additare la -verità, e dichiarare che gli "assi,, proprio non meritavano l'abbraccia ideale col quale Napoli tutta, non soltanto quella sportiva, li ha accolti e salutatipoco fa dentro e fuori del campa spor-tivo, dove, con un finale bruciante n iella più ortodossa regolarità. Michele Mara vinceva la tappa, battendo Guerra di una ruota, Binda terzo e gli altri moltissimi disseminati a varie distanze lungo la pista attorno alla quale la folla, quasi impazzita, buttava per aria berretti e cappelli, per poi. rovesciare ugni ostacolo, accorrere presso i corridori e portarli in trionfo. E pure la corsa è cominciata stamattina sotto un lieto auspicio. Dopo che i [lovantotto arrivati venerdì a Pescara avevano firmato il foglio di partenza sul Piazzale Crispi, in faccia al mare riie pareni di alabastro con venature di virili- e di zzurro, ce ne venimmo dalla parli di Chieti ad andatura molti srella. Poeo prima. Guerra era stato jatta uggitili di una valorosa dimostraCione da parte di un gruppo foltissimo il sportivi abruzzesi, dimostrazione che aveva- trovato il smr bersaglio anehr. in Girardengo che seguirà la corsa a bordo di un'automobile di giornalisti. C'era stato uno scatto nientemeno dì Chesi — ricordate, quel toscano che vinse di sorpresa una Milano-Sanremo di qualche anno fu — il quale riuscì a guadagnare da solo un centinaio di mc-tri, che mantenne per parecchio, La stra- da era quasi pianeggiante, asfaltata, c permei leva la veloclìà. Per un po' non lo pigliarono sul serio, poi l'altro losca no Gestri e l'isolato cremonese, Tasselli ricondussero il grosso alle calcagna de'l fuggitivo. La vivacità iniziale non si spense sulla lungo salila che porta a Chicli (km. 18) : sotto il comando dot siciliano La Rocca c di Orecchia-, la fila si allungò frazionandosi ben presto in tanti tronconi. Alle 7 precise attraversavamo le viedi Chieti, affollatissima nonostante t'ora mattutina. Il traguardo fu vinto da C'anavcsl. Di Paco forò una gomma, ma mezz'ora dopo era nuovamente eoi primi. La- strada, dopo un brere respiro riprese a salire. Per un momento vedemmo in testa Gestri, poi scorgemmo gli isolati Ferrando, Cavallini e Pesenti prodigarsi al comando, con l'effetto di Mettere in difficoltà, oltre parecchi colleghi della categoria, più di un a aggruppato » : e fra questi Uelannoijc, Negrilli, Battesini, Crippa, Arrls. A sua volta il romano Codoni volle f la sua parte di lavoro, e lavorò tanto bene, che soltanto una trentina di uomini rimasero con lui. Poi andò in testa quel bel tipo di Rorida, ma non per fare sul serio, ma per mostrarci clic sapeva pedalare in salita senza (encre le mani sul manubrio : esercizio certamente peregrino, ma che non impedì a parecchi degli staccati di fqrsl sotto. Con tutto ciò, noi pensammo che la giornata era cominciata bene, e che dovesse fini re meglio. Ci pareva di vedere nelle squadre una certa inquietudine, perche una rolla o due che i soliti » isolati » accenna rollo nuovamente ad accelerare in salito, gli « assi » mandarono ì loro gregari a togliergli la posizione. In salita, senza forzare Pensammo che volessero riserbarsi pala prossima lunga, estenuante fatica di Rocca raso, dove, magali, attaccare battaglia. Illusi che eravamo! Lassù a Roecaraso dovevano arrivare in quaranta in gruppo. Ma andiamo adagio con In cronaca, come andarono pianino i corridori lungo la stradi/. Su in alto, dove c'è il bivio per la stazione di Giuirriiugrelr (km. 52! Meini e Vaia zza furono appiedati da scappi di gomme. Poco dopo anche Giacobbe subiva la stessa sorte, ma- dopo una decina di. minuti ritornava nelle prime posizioni, in compagnia di Battesini e di Rinaldi che l'avevano aspettato. Ritornò anche Piemontesi che. si lamentava di dolori allo stomaco. Scendemmo per gualche chilometro nella valle, del aaugro, risalimmo dal versante opposto prendendo la strada per Casali e, più avanti, per Lama dei Pcligni. Alti sul colle che. si parava, dinanzi-, i parsi sembravano, visti dui basso, delle fortezze cinte, da mura altissime, con tante feritoie dalle quali si spiasse l'approssimarsi del nemico. Sulle scolte della strada in salila vedeva.mo dei puntini neri che correra.no, si agitavano, come se stessero dando l'allarme. Annunciavano invece, l'arrivo della carovana ciclistica, seguita dai polverone sollevato dalle dieci auloinobili del seguito. Si saliva- continuameli!e. L'orizzontepoco alla volta si allargava; il Sungvo, giù in fondo, sembrava sempre più piecolo e perduto fra i sassi e le rire; la Majella dominava ancora, come ieri, la scena odierna della corsa con la innesta ultra millenaria dilla sua imponenza e. delle sue leggende. La strada, chs. prima si inerpicava passando fra. noci, ulivi, faggi e lentischi, ora era quasi a contatto col fianco della montagna che le mandava incontro le sue propaggini spoglie e. pietrose. C'erano anche pietre sulla strada - IIfrancese Robaehe una ne urtò, cadde, ^si ferì ad un polso. Ma proseguì dopoessersi fascialo. Poco più tardi, traver. sondo Lama dei Pcligni (km. 9S), anche Cavallini cadeva, ferendosi al braccio, phe ridi sanguinante. Ma si legò un fazìzolelto, e via, a raggiungere il sua coniìpaano Pesenti, clic, al camaudo della YfoUa schiera conduceva di buona lena, La salita era aspra, si- svolgeva su un lfando stradale ricoperta d'un leggero ìstrato di pietrisco. Ma non produceva u-itlimr. 0, se qualcuna ve n'era, non \mcrilava menzione. Gli « assi » si aspriilavano al lavoro, ma costoro nicchiavaUio: Queste eorse sona d'un genere tulioAgpeclale, Corridori che nelle gare in li. e , o : , ¬ nai --■ una Milano-Sanremo tirata ini denti, un a Giro di Lombardia >i a un «Gira delia Ramaglia >. ancien style, scomparirebbero al momento nel tinaie la battaglia entra nella sua fase viso, lutivu, qui resistono sulle più aspre e irte salite e. come ieri Cavallini e Pcscnti, un alleo giorno come Lulle, e narrai, rimangano con gli « assi », assumendo, anzi, il comando del gruppo. E' vero, pero, olle si va lentamente su questa salita che dura più di venti chilometri! E' però anche vero che su queste stesse strade i corridori d'un tempo, che ogni giorno più siamo in parecchi a rimpiangere, si rendevano piata-i\gonisti di battaglie acciinitc, ili lotte-'eonrulsc, senza quartiere, che facevanoa e o i] -\ n mutar farcia, alle prime posizioni tre o quattro volle in una giornata. Alle fonti per placare la sete Avevamo percorso più di quindici, chi-lometri di salila; avevamo lasciato allespullr Lama dei Pcligni e la groppa au- n e i a Cora nevosa dilla Maiella, e circa cinquanta corridori 'nino tuttora nel gruppo di testa, l.e fontane lungo la strada li richiamavano c, salvo i quattro «assi » del mazzo -- cioè Binda, Mitra, Guerra e Cai mini, — gli altri- vi si slanciavano addosso, abbeverandosi come -\bestia me, grillando, urtandosi per arri- vare prima allo zampillo di acqua fro¬ c n i l i t o tea. Il sole era- giù alto sull'orizzonti e scoi tara tremendamente. Passammo presso un bacino prosciugato per un impianto idro-elettrico. Le pareti di cemento datano la netta, precisa impres sionc di frullarsi di una pilla per CQrse, e, alla voce, facemmo al capitano Spositi segretario drll'I'A .1. _ clic segue la corsa in automobile, la prono- sia di fermare tutti e far disputare su Ilici velodromo di nuovo genere., una corsa ad eliminazione, con premi maga ri offerti da noi stessi. La noia, ovvevassia la « barba », era giunta a tali proporzioni che davvero avremmo pagato di tasca per assistere ad uno spettacolo un po' di più spartirò di quello offertoci dai a giganti dilla strada». Sali- che ti. sali, i chilometri passavano; l'orizzonte, si allargò, e senza che ci fosse alcunché di i/otevole da segnalare all'infuori di una cadala di. Marchisio che si spellò la mano ed il ginocchio sinistro, ed una foratura del francese Pcgliou, giungemmo al Bivio di J'escocostanza, (km. 12.1) dove l'ampia distesa dell'altipiano di Roecaraso ci offrì una risiane bellissima. I colli digradanti, tutt'intorno facevano maestosa, curnipo al pianoro verde. fiorito, percorso dalla ferrovia clic in quel punto raggiunge la massima altitudine toccata In Italia '1""" ferrato- Armenti pascolavano ?""e Pendici vicine, lìucoliga, pastori. "indcrnità : passa il Giro ciclistico dell'Italia, ma eoa quanta mala voglia! Sono una cinquantina, tulli assi.-me da buoni amici, come si fossero messi d'accordo per non- disturbarsi a vicenda., l'assi per Binda — ma anche di Ini, al momento opportuno, diremo una parolina, - ma- gli altri? Propria davanti al gruppo degli alberghi di Roecaraso (km. 128) era posto il colinotijrifornìinpiito. .Voi vi ginn gemmo prima dei corridori, sicurissimi che durante In nostra, assenza essi si sarebbi io ben guardati diill'uscire dallo staio di beatitudine, che tanto gli spiace se oramai stanno facendoci .. Imitali dosi .li piedi -■ il callo, l'iei quindi in tempo a salutare il brut:,, ex-colonnello degli alpini /.amboni, a. gustine dello squisito prosciutto seguita du un mira caloso piallo di taglierini casalinghi, a spedire una cartolina illustrata all'ami co Stiger che propria qui a Roecaraso, l'inrrnin scorso, partala la sua altiera l'aula n vincere il campionato fan mi nile di sci. Come tranquillamente arrivavano alle ll,3ó, così il gruppo paci fi. i-anienle ne riparli. In automobile ginnse Vallazza, che aveva deciso di ritirarsi. • Aertz battuto'alla boxe, o C'è troppi corridori che vanno bene, mi dichiarò il rosso di Borgomanero. A continuare non si guadagna un soldoanzi ii si riunite del proprio. Perciò ho deciso di ritornare al mio lavoro a rasa » \ paco più in là, la monotonia della gior nata fu interrotta da un episodio assolti lamenlc fuori programma : un match di boxo fra il belga Jean A vis e l'isolato Giannini, provocato da un non so quale urlo in discesa. Dalle limole i. due boi lenti corridori vennero presto ai fatti, e per esuttezza di cronista si può diro che il fiorentino, un pezzo ili giovanotto alta Linari, riportò la decisione ai punti. Un altro toscano, il ilici, detto ape 10 » per non, so quali mondile ragioni, andò alla testa della compagnia e ci di vcrtì coi suoi lazzi, Cera un ciclista sul la strada che disturbimi evidentemente 11 sistema nervoso a IH l'avo ed ceco il itivorncsc mandarlo a gambe levate in un fossato; poi, non soritlisfatto, scendere dalla bicicletta e rincorrerlo per i campi ] meli Ire quel tapina, a vedersi minacciato di essere mangiato come una bistecca, se la dava a gambe con quel poco fiato che. gli era rimasto. Bravo, IH Paco, che ci vien vicino a dirci che anello oggi si sente forte come un toro; finivo toro, in verità, in mezzo a tanti vitellini di latte.' Naturalmente, durante iiuesti conversari ed avventure ì chilometri passavano e il tempo pure. La compagnia continuava imperterrita ad andare comodamente. Anche sulle altre non lievi e non brevi salite che si attaccarono dono Castel di Snngro e Alfcdcna. Tuit'iniorno, dalle cime scendevano sottili rigagnoli d'acqua per canaloni; erano le ultime nevi che si scioglievano, ma si sarebbe detto che fossero le montagne ihll'Abritzzo che piangevano sulla triste sorte delle corse — esse clic avevano assistito a ben altre battaglie! Certo che i pastori si dovevano dar la voce da un pascolo all'altro, di groppa ingroppa, chiedendosi: « Sono proprio questi i famosi corri, dorit Ma se vanno più svelte le nostre pecore! ». Cento chilometri, parte in lieve discesa, il resto in pianura, ristavano da per¬ correre per giungere a Sa poli. Vi chiedono., . , A , o prlasodei mnerosmdocasi reÌco102n84indmi0. temla.Ili.10.raDenasel48'Lain CigprPoMaBecatemViCu(Fa•o»ie una grazia di esimermi dall'ohbli go di descrivervi .queste quattro ore di corsa. Sotto il sole scottante, frammezzo ari un polverone -asfissiante che non lasciava vedere cinque lucivi davanti il ofano della vettura, la corsa, sì, chiamiamola, pure con tale nome sebbene non lo meriti, scendendo dalli) gole ilell'Abrunzo s> immerse nella tallirà della valle del Volturno senza dir la sua fisionomia subisse un Mutamento. Tulli in gruppo — pareva fosse In parola d'ordine, alla <iualc lutti abbnitì ano : gli «assi» per starsene quieti r sornioni, gli. e isolati « per fare la simili fra le fontane ed il gruppo, fra la votiti e la testa del medesima, ara staccati, ora baldanzosamente ni. comando. Cinque minuti di lotta Prima di Vouaf.ro (km. 104), ove si passò alle 18,50, nello spazio di poco più, di un chilometro Cannimi, Piemontesi e Caimmi dovettero cambiare una gomma. Nr.ll'attruvcvsare l'abitalo apprendemmo che i pareri degli sporlin locati sono con trastanti alquanto in merito agli auguri di rittoria sbandierali ila cartelloni e te Ioni. Chi diceva Guerra, chi Binda, chi Piemontesi che nel Mezzogiorno è assai popolare. Rorida,'a buon conta, si accontentò di vincere lui il traguardo a premio posto in quella località, vincendo cinquanta lire. A Teano (km. 225) era posto il secondo controllo-rlfornintento della giornata, il più svelto a ripartirne fu Piemontesi, seguito ad un centinaiometri da Di Paco, Binda e Guerra sempre vicini. Negri ni, ecc. Ma non se ne fece niente. La mattana durò poto e gli staccati, fra i quali Mara e Bovet the s'erano uttardati\ 70.sim1234. con42,S. ore87'BaAdadioto GegoVnla Intrtecoè gitodemscrofotuinpodal controllo, ritornmonoa farsi vedere:*?Da ircntaquattro che eravamo salimmo,So- nnaraiilacimtur. Ci fu un momento di battaglia dopo:«Teano, dove la strada J^rtroppo breue tempo alitino, eva asfaltata. Morelli e, Canazza riuscirono a scapparsene e furo- '"no soli per cinque minuti. Poi Binda «'}^piccolo riportò il gruppo alle loro calca-ì"U il plotone si er,rappe,,a riformato,|£che Guerra tentò a sua volta di assag- giare le resistenze degli avversari, seat-■)tondo di sorpresa. I più solleciti a rincor- rerc ,1 mantovano e a mettersi a la sua ruota furono Alitami! Magne, Binda, Bai- marnili, e Mordi, n primo ad inseguir^era stato, naturalmente, Binda. Fallilo-\ivo, la calma.più piatta ritornò J_ ' .._„„..A „ „„,.;„> iil tentativi nel gruppo che rallentò, e anche questo armai nell'ordine naturale dello cose. Napoli è vicina; la decisione che non si ralle provocare sulle salite (e che salite:) dell'Abruzzo, dovrà ricercarsi nell'inevitabile arrivo in votala sulla pista dell'A renacela. Sessanta corridori transitano insieme klg7gscsessanta corridori transumiti "">»•"".ad- Aversa .km. 2(0. Poco dopo Gremo cede, per avere, urtalo un curioso; ma, gdopo intontimento che. dura due o tre =minuti riesce anche Dti a raggiungere i tprimi, come Firpo e Peglion che poco pri- ,- minuti riesce anche lìti a raggiungere i primi, come Firpo e Peglion che poco prima avevano foralo. Avvicinandosi a Na pali la. folla si fa sempre più densa. Si passa fra. una rioppia siepe ininterrotta di farce congestionate ed urlanti. I nomi dei corridori più nati vengono gridati da migliaia e migliaia di voci. Si vedono sollevaiè sulla folla delle targhe di legno, sulle quali hanno inchiodato la fotografia di Guerra. E le sollevano alte, le parlano in processione, come un'immagine sacra ' " . Mara la '■■ freccia bianco-celeste ., Soltanto in vista di Napoli la velocità aumenta. Gli ultimi chilometri attraverso Sccuiidigliauo e Capodichino sono percorsi velocissimi. A Caimani scoppia una gomma e non potrà, il romagnolo partecipare alla, volala. /)o»o varie curve che frazionano enormemente il gruppo, l'ingresso sulla iiista dei primi avviene in questo ordino: Hi Poco, Guerra, Binda, Mara, Piemontesi, Gestri, Marchisio e Balmamion. il primo del secondo gruppo è. ad una veiilina di metri. Di Paco conduce Guerra assai forte per tutto il giro; ma, all'entrala dell'ultima curva, forse quando Guerra si. aspettava l'atlac co di Binda che era alla sua ruota, allargo veniva ionie mia freccia Mara, che. sopravanzava lutti ed entrava nella curva con due lunghezze di vantaggio. Rimessosi dalla sorpresa, Guerra inseguirà il n bianco-celeste u c negli ultimi cento metri lo rimontava quasi completamente, finendo sciando a nicì.a ruota. Il'ergo eva Binda, che non fu minaccioso [pel mantovano in nessun momento della rollila. Potente e magnifico lo scatto di Mara. Questa, la cronaca della corsa e della volata finale, che ha, visto, classificato (((n12i20OBO1Nr quasi contemporaneamente un imponentenumero di uomini. La nostra opinione sullo svolgimento della tappa ò stalo dello in principio, e con espressioni molto chiare ed esplicite.Xè è il. caso di tornarci sopra, per stase-ra. Dico soltanto che ,«.>tó ranno bene a prendere in esame l OPI'0'-tunità di stabilire per la prossima. (à/)/>nNapoli-Roma le partenze separale, cioèprima gli « aggruppati » poscia gli « iso latin, così se i primi volessero, come al solito, battere la fiacca e infischiarscnc degli sparlivi e dello sport, penserebbero i secondi a vincergli i premi di lappa e, magari, a. sorpassarli nella classifica generale. In tal caso, gli « assiti dovrebbero ben svegliarsi; e, da Roma in poi. smettere di scrutarsi in-faccia, aspettando che l'uno o l'altro si decida ad attac care, o, peggio, ohe un incidente qualsia si dia all'attaccante ogni vantaggio. Correre sul serio, insomma. VITTORIO VARALE. 00 M 49 to, <tm>iw;iXitfz^ io io m fu iti tur ili liti