La scoperta e l'arresto di unabanda di falsari

La scoperta e l'arresto di unabanda di falsari La scoperta e l'arresto di unabanda di falsari Abilissimi fabbricatori e spacciatori di monete da 5 e da 10 lire • Un'industria che durava da alcuni mesi - Due officine presso via Nizza - Le sorprese della Polizia - Sette arrestati, un latitante e tre denunciati a piede libero ■ Uno degli arrestati muore in carcere per sincope , : febbraio in qua, la Questura era stat edotta di rilevanti spendite di monete ' false da 5 e da 10 lire, clic venivano i fatte per io pili nei negozi di alcune zone della città. Non meno di ern[quanta denuncio erano pervenuto ai :vari Commissariali ed alla Questura : Centrale, e una buona parte di esse ; provenivano dalla zona di via Nizza, l Di questo stato di cose il Questore cav, . De Roma si era preoccupato, tanto più che da certi particolari indizi risultaIva come, con molta probabilità, le .monete di falso argento fossero fabI bricate nella nostra città; ed egli ave- Da alcuni mesi, e segnatamente di) |va personalmente interessato il vicc- ; questore cav. .tavolili per pronte ed attive indagini clic stroncassero alle -radici la mala pianta, 'l'ali indagini ,sono sdite affidine alla Squadra Mo bile, il cui capo commissairio cav. Mo relli, coadiuvato dal vice-commissario idoli-. Fortunato, subito si è messo al- , l'opera, impartendo ai suoi dipendenti tje disposizioni dea caso ! ... . . Il bandolo della matassa Le prime investigazioni operate nella detta zona adiacente, a via Nizza hanno portato in luco uno strano individuo, che già non era passato inosservato alla Polizia per il suo tenore di vita. Si trattava di un veneto sulla quarantina., il quale, pur non possedendo nè arte riiì parte, riusciva a sbarcare il lunario con una discreta larghezza di mezzi, dei quali si ignora.va !a provenienza. Egli inoltre era solito frequentare un pericoloso pregiudicato, certo Paolo Anastasio di Gaetano, di 43 anni, senza fissa dimo ra, sul conio del quale si registrano una ventina di condanne per reati di genere diverso; e ciò naturalmente ac cresceva contro di lui prevenzioni e sospetti. Questo individuo non tardò ad essere identificato per certo Egidio Begal fu Felice, di anni 44, nativo di Verona, già condannato per spaccio di cocaina. Non era dunque, come si era subito supposto, uno stinco di santo, e le indagini condotte intorno a lui condussero presto a conoscere la sua abitazione. Abitava egli una camera ammobigliata, affittala in un'osteria di corso Massimo d'Azeglio "9, condona da certo Marino Minini. Venuta l'ora di procedere, il giorno 12 corr., i brigadieri Brambilla. Scarpa e Carratrè e le guardie scelte. Lugana e Franco passarono senz' altro all'azione. Nel pomeriggio di detto (giorno una parte di questi agenti si portò nella camera abitata dal Begal, il quale però era assente, e vi fece una minuziosa persiquisizione. Sul tetto di uno scaffale, abilmente dissimulata, era della roba, che venne esaminata. E saltò fuori proprio la. spiegazione del mistero che gli agenti erano incaricati di svelare. C'erano del pezzi di vetro, della polvere di bismuto, del gesso, della scagliola, dello smeriglio, un raschietto, quattro bottigliette di acidi diversi, nonché 41 pezzi di monete da 5 lire, buoni, e altri due pure da lire 5. ma falsificati. C'era, in una parola, un piccolo ma completo arsenale da falsario, non escluso un piccolo saggio della lucrosa industria. Capolavori della falsificazione i Gli agenti non dubitarono plinto esn-iminando^ le due ponete falsificate,^ ai rIE™ «<ita «nwstauna caratteristica dcl- ffi1^: , rj capolavori. Mai si erano viste mor, nete d'argento così abilmente lmita- .;1p; Essc e?ano in Ulttfl oplm;j „ ql1ene -im]ono npl coiore nei peso e persino ,!w\ suono. ei Mentre in casa del Begal durava l'o, perazione. un'altra parte degli agenti o [slava in appostamento nei pressi, cine coqualI inadzitelaripee stneadbipeFchrasisovesutapg. l . i r r a a i a o , a e - » all' ancrnlo di corso Dante con corso Massimo d'Azeglio, in attesa dm. il vendo rincasasse. E difatti dopo non lunga attesa egli comparve, accompagnato dal suo amicone Anastasio. Entrambi vennero acciuffati e condotti in Questura, davanti al cav. Morelli, che li interrogò e mosse loro le opportu nn contestazioni, avendo già sul suo tavolo tutto il significativo emporio sequestrato nella camera perquisita. Sulla persona dell'Anastasio venne trovalo, nascosto sotto la fodera della giacca, un coltello di misura superiore a quella, prescritta. Indosso al Begal |venne sequestrata una chiave che non era nero quella della sua camera: egli precisò che si trattava della chiave di .•asa di un amico, cerio Alberto Cerimi fu Amedeo, da Verona, di 41 anno, abitante in via Nizza 135. . Il segreto di una chiave Presa la chiave, un paio di agenti di quelli già nominati si recarono al detto indirizzo, ove però constatarono die la chiave non era la buona. Gli agenti fecero sul luogo delle indagini, .e seppero che il Ceccon aveva una .'amante, identificata poi per Emilia - Bertinelli, da Castellucclo di Mantova, ildi 52 anni, la quale abitava in via e,Giotto li, stabile adiacente a quello di .'via Nizza 135. I due amanti, cioè, abi Itavann vicini uno all'altro. Allora gli -!^11 alloggio della Bertinelli, e constai che ^^raT^d^Te" - Statore, eoi Ceccon. della casa del - ,., Bertinelli. gli uomini ridi:, poii/.i: o decisero di aspettare i due amanti, si -;,,uri dj veTlire a rapn fli (;llalco?a r]j - importante. Cosi fecero, e diradi vi ldero poco Aop0t verso le o]( che la resoBmchsbbd2oemtodlosrsmpdteinvcQimdnfasnchsaMsasdritiqsezstvbcitadsumchngprezosaqfiMdtrGnzndlaosstpni qddqnBddnlrdsdctdsfLmconscfsrs ppia rincasava. Lisciato passare aalche minuto, gli agenti bussarono la porta della domili ed entrarono. due erano a tavola, ma dovettero terrompere il pranzo, per assistere una perquisizione in piena regola. Per farla, breve, diremo che i poliotti scoprirono, in alle, in una pare un armadietto abilmente dissimuto dalla tappezzeria, e die dentro vi nvennero una tavoletta speciale fatta r metà di legno e pei' metà di vetro, recante traccio di scagliola, un meolo e un recipiente per la liquefazio dei mei al li, una lampada speciale alcool, duo lime, polvere di gesso, smuto, scagliola, raschietti, arnesi r la rifinitura di catelli e di metalli. a, insomma, il « pendant * di quello e già era stato scoperto nella came del Begal, era un nliro piccolo armmo da falsario, in cui inancavano lamente i calchi, clic evidentemente nivano volta a volta distrutti per mira ili prudenza. Imitile dire che tut questa roba ed i due amanti hanno eso la via della Questura, ove sono unti verso le 22. Una confessione Intanto nel pomeriggio ii cav. Molli aveva continuato l'iiiierrogalorio, ttoponendo a. stringente esame il egal. Cosini in un primo tempo si ostrò assai reticente, ma poi, visto he non v'era altro da fare, fini per bottonarsi. Confessò cosi di avere fabricato monete d'argento false da 5 e a io lire, dapprima in via Foscolo , ove abitava, e poi nella camera di steria che conósciamo. Quivi però si ra allarmalo del contegno della caeriera che, essendo donna, ora molo curiosa e anche ^-ilegala, e temeno che costei svelasse il suo segreto e projxi.lasse, aveva decìso di cambiar edo alla sua. fabbrica. Allora si era volto al Ceccon, suo amico, e quei, messosi d'accordo con la sua a ante, lo aveva, consigliato di imantare la siili, azienda ìidl'alloggetto ella donna: il clic egli aveva fatto. Naturalmente d Begal vennero constate le due in.mete false, ritrovate n camera suo. l'osse spavalderia ò erità, egli respinse decisamente l'acusa che fossero opera sua. — lo lavoro assai meglio — disse — uelle due moneto sono troppo malo mitate per essere mie. Devono essere qualcun altro che conosco... Infatti, on sono io solo a fabbricare monete alse! Queste imprudenti parole lo condusero ad altre confessioni. Il Begal arrò così clic un tale, un bronzista he abitava in vii. Nizza, faceva il falrio. Altro inni volto dire. Ma il cav. orelli ebbe l'impressione che l'arre ato dicesse la verità, tanto pili che, ppunto in viti Nizza, come sì è detto, erano verificati molti casi di spenta delle melinite in questione. Un piccolo arsenale Quella stosa sera il vicé-commissa o dott. Alarlo Fortunato, iniziava at vatiientc la. ricerea in via Nizza di uesta seconda fabbrica di monete fal. Valendosi delle sommarie indicaoni fornite da! Begal, egli riusciva a abilire che a! numero nove di detta a esisteva una piccola officina da ronzista. La scoperta di questa offina non era cosa tacile poiché la por d'accesso restava nascosta nel fouo di un vicolo cieco e non aveva nesna indicazione. A quell'ora la porta, unita di solide spranghe di ferro, era hiusa. Comunque il funzionario, per on perdere lempo, dato che le indani dovevano aver un rapido corso er non permettere ai ricercali di corre ai ripari, s'informava dell'indirizo di casa del bronzista e veniva a apere che questi abitava in via Arunta, 23. Egli si recava colà e identicava il bronzista per certo Alfredo aoggi, di ignoti, di 48 anni, nativo Firenze. Nella casa del Maoggi si ovava pure un'altro individuo, certo iovanni Crespo iu Giovanni, di 44 ani, senza fissa dimora che, dal funonario, venne riconosciuto per un oto pregiudicalo. Quest'ultimo tentò i giustificare la sua presenza in quela casa, dicendo di essere garzone di fficina del Maoggi da più di due me e die cosmi, per ricompensarlo dei uoi servigi, gli dava ospitalità grauita e pensava al suo mantenimento. L'abitazione veniva accuratamente erquisita dagli agenti, i quali rinveivano, accuratamente nascosti sotto cuscini di un divano nel salotto, uattro forme in scagliola di monete a 5 e da 10 lire. Ciò era sufficpnte a imostrare che il Maoggi era appunto uel tale bronzista, fabbricatore di moete false, cui aveva accennato il egal. Il Maoggi e il suo garzone venivano ichiarati in arresto e il funzionario, a essi stessi, si faceva accompagnare c-ll'olficiiia di via Nizza. La porta del ocale veniva aperta, e entrati che fuono gli agenti, non tardarono a renersi conto de! lavoro che, da due me a questa parte, veniva eseguito la entro. Nei piccolo e sudicio locale he prendeva luce da una finestra ala tre metri circa dal suolo e protetta a un fitto reticolato, essi rinvennero oltanto arnesi e macchinario atto alla abbricazione delle monete false. a confidenza in camera di sicurezza In un angolo v'era un sajco di oltre ezzo quintale di scagliola, sul bano verghe di stagno, pani di antimoo e bismuto, fiaschi di acidi diver: a terra batterie di accumulatori ollegato fra di loro e pronte per far unzionare i bagni di galvanoplastica tuali in vasello a ridosso di una paete; bacinelle, lime, morse e un gros o apparecchio da applicare al tornio ìd•cdvda'l'citlivpildml•tg■Ma'P■dtgmfsnpsd■cam■ddq< pedale e che serviva a zegrinare le oneic da 20 lire. Mentre il dott. Fortunato era inten a condurre a termine l'operazione e portava all'arresto del Maoggi e el Crespo, il cav. Morelli proseguia nell'interrogatorio del Ceccon e lla Bertinelli, i quali si ostinavano negare i fatti che erano a loro attriuili. Il funzionario allora disponeva e gli arrestati, mentre si trovavano camera di sicurezza, fossero attenmente sorvegliati. Ed ceco quanto veniva, alla luce. Nel cella dove la Bertinelli si trovava, era pure un'altra donna arrestata r misure di pubblica sicurezza, cer Angela Candida Geraudo in Testa, 24 anni, abitante in via San Tomaso, che doveva essere rilasciata in bertà, il giorno dopo. A costei la Bernolii fece le suo confidenze c la preò di recarsi da una stiratrice, in via adama Cristina, 165, a. dirle che si frettasse a gettare nelle acque del o una valigetta clic il Ceccon, prima el suo arresto, le aveva consegna. Nel pomeriggio del 13 corrente, orno successivo ai fatti che abbiao Un qui narrato, la. Cerando uscì a.Ho camere di sicurezza della Queura, e, a sua insaputa, veniva pedi ata da alcuni agenti. La. donna, do o aver sbrigate alcune sue oominis oini, si recò nella stireria di via Maama Cristina, avvicinò la persona he le era stata indicata e le fece la mbasciata. Ma, quasi nello stesso omento, il negozio veniva invaso agli agenti, i quali, fermate le due onne, intimavano loro di confessare uanto si erano detto nelle loro confienze. Ciò che esse fecero senza rilutanza. La valigia misteriosa La Geraudo raccontò l'incarico avuo dalla compagna di prigione, e la iratrice, che è certa Maria Zanoni u Alessandro, di 35 anni, nata a Vo desihilBcodfiacom—habari28—I SafcIBqC•mpedigr- tivigiMmdrsave2.anamnaVelafodi- dpblinra presentai! Ceccm? ra presentato U ceccon, U quale ap-|„,ariva assai agitato, e 1 aveva, prega-j^u di custodire una valigia della qua-; to essa ignorava il contenuto. Non so-irto: ma il Ceccon si era fatto indicare Fa precisa ubicazione di una cantina, il"ve'va aperto la valigia, ne aveva ; gslrntto due sacchetti assai pesanti, e, vtolo, era. sceso nel sotterraneo. Quin-;1,i era risalito, frettolosamente aveva 28alutn.to la stiratrice e si era allon-l rnnato ' AOli ùe-onti «scopro nella cantina la'T» JS»»«Lh i», Ò„,n2 Cerrjuisirono e, nascosti fra alcune.rotti rinvennero ì due saccbetti ì qua-;]a contenevano: il primo 170 monete Lalse da 10 lire l'uno, e il secondo 65 Oa lire fi. la valigia sequestrata ncllcaegozio conteneva arnesi di vario gè ere, c specialmente ferri di precisio e per rifinitura di monete c un caroccio di antimonio. Ma non era tutto erquisendo il negozio, gli agenti scorivano, nel fondo di una cassa piena i biancheria sporca, nel retrobottega, na forma di gesso con l'impronta di na. moneta da 5 lire, un pezzo di anmonio, altri metalli, e una serie comleta di punzoni clic servivano per inidere le diciture quasi invisibili, clic ecano ad bordo le monete da ó e da 0 lire. La Zenoni pertanto negava di essere conoscenza di ciò clic era nascosto el retrobottega, ma gli agenti, di ronte alla gravità della scoperta, proedevano senz'altro al suo arresto. Le ndagini accertavano che la stiratrice ra l'amante del figlio della Bertinelli, 1 ventisettenne Aldo, che giti, aveva ubita una condanna per fabbricazione di passaporti falsi. Costui, secondo uanto è emerso dagli interrogatori deeli arrestati, avrebbe partecipato, ella casa della madre alla confezione delle monete false. Egli si è dato lla latitanza. • La morta in carcera Nel frattempo il Maoggi era sottopoto, dal capo della Squadra Mobile, ad nterrogatorio e dichiarava, senza esiare, che da circa due mesi si dediava esclusivamente alla fabbricazione delle monete false e che in questo avoro non era aiutato nè dal Crespo nè dai suoi famigliari. Durante la onfessione egli si dimostrava unicamente preoccupato a scagionare ogni esponsabilità a carico della sua famiglia, assicurando il funzionario che egili provvedeva puie a spacciare le monete. Ben altre dichiarazioni ha fatto il Crespo. Egli ha raccontato che aveva conosciuto il Maoggi in carcere qualche mese fa. e, uscito poi dal carcere, i era recato presso il bronzista e lo aveva aiutato nella fabbricazione dele monete false. Non solo : ma nella piccola officina di via Nizza lavorava anche il figlio del Maoggi, Renato, di 7 anni, il quale particolarmente si ncaricava di far fondere i metalli. La iglia Fosca, di 2t anno, e Ha moglie del bronzista. Maria Castellani, di -il anno, provvedevano a spendere le moneto false. Infine, a completare il quadro ecco un piccolo colpo di scena. Ieri l'altro mattina, dalle carec.-i. perveniva alla Questura la notizia della improvvisa morte, dovuta a sincope cardiaca, del Maoggi. Il disgraziato era stato rovato steso al suolo nella cella in cui era custodito da un guardiano, l quale si affrettava ad avvertire il medico. La morte sembra sia la conseguenza del dolore che il Maoggi ha provato nel sapere che anche la di ui famiglia era stata travolta, per sua colpa, nel losco affare. Riassumendo, si trovano attualmene in carcere il Begal, il Ceccon. il Crespo, la Bertinelli la /.annui e l'Anasiasio. 11 tiglio della Bertinelli è ativamente ricercalo. La moglie ed i Peli del Maoggi sono stati rilasciati e rienunciati all'autorità giudiziaria a piede libero. BdSPgGPAPvGtssGuULli•3CbnMsPIgnBr17ViCmcBvnGsgBAiMFmNdcrBnEirTTand—CTt^Td

Luoghi citati: Emilia, Firenze, Mantova, Nizza, Verona