Un segreto mediterraneo

Un segreto mediterraneo ITINERARI ARTISTICI Un segreto mediterraneo {!>«. 1 «ostro Inviato) a e e a - ranepesestpidecaOuncilocota« ndimpntecamOledccrnSALERNO, maggio. Una notte illune, ma serena. Il mare calmo. Quando non c'è luna il mare è senza linea. E' un abisso nero immerso nell'abisso dell'universo. La prua sembra puntare nell'ignoto, andare a picco nel nulla. Anche il fondo dell'imbarcazione sembra cedere, colare lentnrneute, lasciandovi sospesi nel vuoto. In alto, astri e astri, col loro perplesso sbattere di ciglia. Alle tene bre si aggiunge il silenzio, un silenzio quasi cosmico, nel quale quaiche re moto sciacquìo sembra un bisbiglio umano, eco di baci discreti, murmure d'idilli marini. Soltanto l'olfatto diventa una guida. Odore di maretta, sentori di profumi abissali, di fosforescenze. Quali flore favolose, quali giardini suhacquei si espandono tra le selve dei coralli? Una fauna misteriosa, un mondo taciturno, fatto di guizzi e di brividi, vive tuttavia in questo immenso tepidario mediterraneo, Io screzia, lo complica, lo moltiplica, mentre la -barca scivola sopra una superficie, tesa, nera ed eguale. L'Eldorado delle triglie I pescatori salernitani che guidano rimila reazione non immaginano probabilmente tutte queste cose, perché la immaginazione è una squisita malattia ignota alla gente avvezza alle rudi\{afatiche del mare. Ma essi sanno chej^sotto la superficie calma cè quel teso- , mro che i tecnici chiamano elegante-;rmente ittico un'abbondanza favolosa jd£ J5!2£ Sterrane*. l'Eldorado del-,vtsdCq. e a o i g i — , i l e a a a a — a el a l a e e a o, di n a n a — ; a o, o si el i o i e eù oi 11 le triglie E appunto essi vanno, con quella delicatezza e quella sagacia che caratterizzano i cacciatori dell'acqua, in cerca di triglie, si servono di una di quelle reti a lungo metraggio che le loro donne rammendano durante ti giorno, lungo la riva, come enormi calze, c si preparano a calarla nel punto più adatto, presso una certa scogliera dove i pesci sogliono passare In vaste migrazioni, o improvvisare i loro taciturni comizi. I <• Misteri della pesca » non sono mai stati editi e probabilmente non lo saranno mai. I pescatori sono gente parsimoniosa di parole, e mantengono per sè i propri segreti. Eppure a quanti naturalisti potrebbero, io credo, dare dei punti! La rete cala, creando un leggerissimo risucchio, appena visibile al ghirigoro rossastro stampato dal fanale di prua nell'acqua Da Salerno vengono, scivolando sulla pista liquida, dei rintocchi. Lo due. Le orse inclinano nel firmamento enorme. Come non pensare al racconto notturno d'Enea? Questi sono ì posti virgiliani. A sud-est il golfo di Posidonia, al quale si affacciano le Tovine romane di Paestum; più in là il capo ove Palinuro s'inabissò. A nord Amalfi e Capri, anfratto di sirene. La notte, che ha eclissato ogni moderno aspetto della riva, riaccoglie i misteriosi mormorii del mito... Una rete sfondata La rete ha toccato il fondo. I pescatori s'accingono a ritirarla. Come è dura a tirarci Che peso insolito sta essa ritirando? I pescatori meditano. Il cuoio dei volti s'increspa a un sorriso. Pesca grossa; abbondanza, stanotte 1 La Cornucopia del mare ha versato stanotte i suoi doni. Domani falangi coricate di triglie, guarderanno dalla rena umida, con l'unico occhio attonito, la folla accorsa a salutare la generosità del Mediterraneo. La rete è durissima. Occorre uno sforzo sempre più erculeo. E" stato forse pescato un tonno d'oro? I pescatori cominciano ad avere qualche dubbio. A un tratto — maledizione! — c'è uno strappo. — Clio cos'è avvenuto? Gosummarie, imprecazioni. La rete si è rotta Che cosa può essere stato? I pescatori s'interrogano. Non poteva certo essere un « peso vivo ». un mastodontico pesce, incappato nella nassa. Esso avrebbe dato strappi, imprimendo le violento oscillazioni a bordo. Un enorme crostaceo? Un cadavere? Probabilmente qualcosa di metallico. La rete riaffiora. Si fa un esame minuto delle maglie. C'è uno strappo, ma non vasto. Anche le immaginazioni dei pescatori cominciano a lavorare. Gente primitiva, gente del Meridione, incline per natura al motfvo favoloso, essa pensa a qualche scrigno, a qualche cassetta racchiudente un tesoro. L'interrogatorio è troppo assillante per lasciarlo insoluto. Conviene riapprodare, prendere una rete più forte, ritentare la pesca. Il crepuscolo non è lontano. Tanto meglio: la luce aiuterà. E i pescatori tornano a riva; prendono una rete più robusta, si armano di scandagli; ritornano a forti palate sul posto. Ormai c'è un mistero da svelare. Anche i poveri non si risparmiano davanti a questo motivo di lusso. pdsuqcaiavtplpMlDnmvUna testa! La rete riattenda, più lenta, più cauta; tocca. I pescatori ritentano la pesca, a lenta tensione. I! corpo misterioso c'è! Gli uomini cominciano ailo- ra a tirar su, con infinita, preo,auzio-| lane, con delicatezza quasi femminea. 11 pepeso è forte, ma la rete questa volta sembra resistere. Anche i cuori di questi uomini rudi battono ora un ritmo più accelerato. Ecco il fondo della trama. Il fondo della rete è quasi al bordo della barca. Si scorge un corpo scuro, rotondo. Oli sguardi s'aguzzano. Si tratta di una testa umana. Una testa? Due braccia robuste si protendono. Afferrano o strano volume. SI: è una testa. Ma come pesai Sembra quella del decapitato Montagna dei Pascitadi, nella « Francesca da Rimini ». Essa rotola nel fondo della barca facendola ondeggiare. E' una testa, ma — come potevate immaginare — di metallo. 11 mistero perde il suo carattere sinistro, ma non la sua suggestione. Come mai la testa d'un simulacro può essersi staccata dal torso ed essere rotolata in mare, a tanta distanza dalia riva? Oppure è stata gettata nelle acque e le correnti l'hanno trascinata lontano? fili uomini della, barca non sono degli insegnanti di. Storia dell'arte e comprendono soltanto all'ingrosso; anche perchè il rudere è tutto ingrom rnato di sali marini e avvolto d'alghe. ! pvssaazsmreststdadibiandigscdte{a jialioa," chT'sT tratta'di "qualche"co-1 r^ d'importante. Forse la scoperta può h mtei eSsare quaiche antiquario e può ! irrullarp una ^mm& cne u rifaccia! edella delle triglle. m-i^volKOno ,a m sacCQ eBla por. tono a riva. E' l'alba. Le stelle impallidiscono sul mare. Un grande mito è risorte dagli abissi. coacareafeNsspj vComunque i pescatori capiscono, per quel senso misterioso che è nella gen-|la , e E o i l . La scoperta mpctttgtSenza far confidenze con aicuno, i pescatori nascondono l'involto in una delle loro casupole. Poi tengono consiglio. Che fare? Escludono ogni viajufficiale. Si rivolgeranno a uno di j quegli empirici d'arte che in queste j citta del Meridione ricche di m/musi archeologico e fruttifere di scavi, si | interessano al contrabbando di resti Marcheologici. L'empirico viene al con 'vegno, esamina la testa. Si rende conto, sia pure a un dipresso, dell'ini- ICportanza del ritrovamento, ma non, lascia trapelare la sua impressione ai | ipescatori. Va invece di filato dal prof, Marzulio, direttore del Museo archeo-inlogico di Salerno ;a— F' imi tesi* di hrmrn imi™ 1 nrvw.!„;l! bronzo, antica. Dev essere rarissima... ; Si tratta ora di vederla. Ma come non insospettire i pescatori? L'inter-j mediano riesce, dopo lunghe trattati-[ve, ad averla, Il pesante involto viene portato all'archeologo. E' un momento d'emozione. Il sacco viene aperto. Il prof. Marzullo si precipita sull'oggetto. Un grido di stupore. Si tratta di una enorme testa in bronzo di Apollo. Benché ancora incrostata di gromme verdi, essa rivela le sue linee divine, la, sua origine greca. In un orecchio é ancora incrostata ima conchiglia. In preda all'emozione, l'archeologo ne palpa febbrilmente i contorni. La ichioma a dolci ondulazioni, rialzate [sulla fronte in un ricciolo, la soavità' delle gote, la linea dolce e aggraziata del collo, quel che di femmineamente ambiguo die è nel sorriso, nella bocca quasi deliziosamente sbucciata da una lama forma nella polpa d'un frutto, non lasciano dubbi. E' probabilmente un capolavoro, benché imitato, dell'ellenismo decadente, e risale probabilmente al V secolo a. C. La sua rassomiglianza con la testa dell'Apollo Barberini è impressionante. Gli taglio misteriosamente lunato. Probabilmente lo cavila contenevano bulbi di pasta vitrea o d'argentò, staccati dall'azione de! mare. Il collo presenta un taglio netto. Probabilmente la testa bronzea era inserita sopra una figura marmorea. Comunque, il volto è perfettamente conservato, perchè, com'è noto, quasi per un divino ritegno, l'acqua marina non corrode il bronzo. ■echi cavi hanno uni- Un sonno di millenni in fondo al mare Il prof. Marzullo informa della scoperta il Prof. Maiusi, Sovrintendente alle Balie Arti per la Campania, che si recti a sua volta a vedere la testa di Apollo e conferma l'importanza deJla scoperta. Sorge a questo punto un sug gestivo quesito. Come può la testa • sere caduta in mare ed essersi con servata attraverso tanti secoli, senza un notevole deterioramento? Il feno meno ha aspetti miracolosi. I«i testa probabilmente apparteneva a una statua che veniva trasportata por mare da qualche ricco patrizio emigrarne da Paestum, nell'epoca in cui questa città e lo sue rive vennero disertate dai loro abitanti per l'infierire della malaria. Staccatasi dal busto, la testa deve essere rotolata in mare e, per imo strano destino, deve aver trovato una ca vita rocciosa, in cui giacque tran-quii lamento attraverso 1 secoli. Non si può pensare diversamente che a un inca- s- podestà vsrnamento. Altrimenti è lecito pensare che il movimento del mare e la azione delle sabbie avrebbero finito iper smerigliare, limare e infine distruggere : lineamenti apollinei. Ma questa stessa realtà sembra una favola. Questa divina testa di bronzo rispettata dal mare in una cavità marina che diventa uno scrigno, ha senza dubbio una storia meravigliosa. Senonchè a questo punto comincia anche la traversia della famosa testa di Apollo. Traversie archeologiche e giudiziarie, litigi e contestazioni. 1 pescatori hanno fiutato l'affare e pretendono una grossa somma. E d'altra parte sorge contro di essi un curioso caso rh9 vl ho raccontato risale al dicem hre scorso. Essa è passata pressoché inosservata nella stampa italiana, ma ertamente le ossa di Goethe e di Niet^c, vati del Sud, fremeranno di coni- mppacmugIdccdtctsttdcontemplato dal Codice. Essi si sonojpappropriati di un oggetto d'arte unti-Tsenza denunciarlo. E per questo, sono citati a comparire nelle!f|ica reato aule giudiziarie. Strana ed anche in felice sorte di questi umili scopritori! D altra parte un duello si inizia fra Napoli e Salerno, per il diritto di possedere la testa apollinea. Le due città si contendono l'ospitalità del dio. La popolazione partecipa a questa contro vorsia. Premurosamente se ne interesE. il Prefetto e l'on. Janneili, di Salerno. Il dibatìito . llnua anc°r oggi. La veridica mozione nei loro avelli. In altri tempi l'episodio avrebbe ispirato a qua) che grande poeta una lirica. Oggi, nel turbine moderno, il pubblico si accon tenterà di un modesto articolo. Intanto la testa dell'Apollo salernitano, sopra uno sfondo di velluto sanguigno, attende, divinamente serena, tra un quotidiano omaggio di rnisses innamorale e di teutoni stupefatti, la oluzione di questi intrighi e di que- jste complicazioni che ben meritano il j nome di romanzo mediterraneo, j i | ~ CURIO MORTARI savesmona|

Persone citate: Barberini, Goethe, Marzullo, Strana

Luoghi citati: Campania, Napoli, Rimini, Salerno