L'agricoltura albanese

L'agricoltura albanese L'agricoltura albanese TIRANA, maggio. Vi fu un tempo nel quale si accennava all'agricoltura albanese come ad una grande ricchezza da efruttare. In confronto a questa tendenza nel giudicare le risorse agricole albanesi, sopravvivono le testimonianze pessimiste di tutti coloro, e furono molti, che per esigenze di guerra, dovettero conoscere questo paese, in tempi lontani, ma non dimenticai!. La verità sta nel mezzo. Siamo di fronte ad una regione evariatissima, un poco più piccola del Piemonte ed un poco più grande della Sicilia, con una popolazione di 800.000 abitanti, meno cioè di quanti ne conta Milano, dove esistono zone inaccessibili-e pianure magnifiche, paludi sconfinate e terreni fertili, luoghi pittoreschi e lande desolate. Nella parte media, verso il litorale, tutto acquista il colore del fango, nella parte meridionale tutto brilla al sole. In mólti luoghi sembra perfino che 51 paese non abbia ancora acquista to una sua fisonomia e una sua sistemazione dato che le acque più sei vaggie spaziano ovunque, e trasformano, quasi ogni settimana, la topografia delle località battute, che restano senza la difesa della più modesta opera idraulica. Ricorderemo infatti che l'Albania è uno dei paesi di Europa dove piove di più e per conseguenza in cosi piccolo ambiente esistono almeno sei grandi fiumi, con le direzioni più diverse, che convogliano al mare, con piene irruenti e rapidissime, le pioggie, le quali specialmente al sud ed al centro non sono trattenute dalle montagne rocciose, quasi brulle. Siccome in Albania il miglior mezzo, se non l'unico, di locomozione è l'aeroplano, ed esistono delle regolarissime linee, è facile a tutti rendersi conto di questa fisonomia del paese. Per tali condizioni non si può immaginare che l'agricoltura albanese, seppure rappresenta 1' attività più vasta, costituisca la risorsa migliore del paese. Il latifondo o ciflik è dominante, e non bisogna dimenticare che la maggior parte di questi ciflik sono demaniali o di proprietà ecclesiastica. Questi beni vengono dati all'asta pei- alcuni anni ed il ricavato costituisce una delle significanti entrate del bilancio dello Stalo, che potrebbe essere sensibilissima, se la gestione fosse maggiormente curata. Invece l'entrata più forte del Governo albanese è la tassa sul bestiame, ili ragione di circa dieci milioni di franchi, poi vengono le Dogane con circa sei milioni e mezzo, poi i monopoli con oltre quattro milioni e mezzo. Invero i redditi del Demanio fono all'ordine di un milione e mezzo, pur ra.ppreseniando lo Stato — come si è detto — il più grande prò priétario di terra dell'Albania. Nessun dubbio che vi sieno delle condizioni per un migliore avvenire, ma queslo avvenire deve essere le gato a grandi opere di sistemazione idraulica per le quali non si sa chi debba o possa anticipare i fondi. Ecco perchè la più grande risorsa rèsta ancora la pastorizia, anche se lo Stalo albanese si è curato di fon dare tre Scuole agrarie e due Scuole sieno state istituii e da una Missione americana, però con fini confessio nali, perchè di agricoltura se ne fa poca. Malgrado ciò vi sono stati degli i taliani i quali hanno tentato di im piantare delle aziende agricole, affrontando immense difficoltà e riuscendo solamente in parte, cioè riducendo i programmi primitivi. La prima difficoltà è consistita nel fatto che la legge albanese proibisce la cessione di qualsiasi parte di territorio a stranieri.- La cosa non appare ingiusta nè irragionevole pensando che il territorio è piccolo, ed è minacciato da infiltrazioni da tutte le parti, soprattutto jugoslave e greche. Una vecchia legge consentiva una specie di enfiteusi per 90 anni, ma la nuova legge limita questo tempo a 20 anni. In secondo luogo è difficile poter trovare la mano d'opera adatta ed è quasi impossibile portare famiglie italiane, in quanto queste famiglie malamente si adattano, ed in genere sono prese dalla preoccupatone della malaria quando non sono prese dalla stessa malaria. Infine, non esistendo un catasto, non solo dal lato probativo, ma dal lato descrittivo, è sempre diffìcile sapere quello che si affìtta o si compera anche nelle forme previste dalla legge albanese. Sostanzialmente però la difficoltà maggiore è trovare il contadino. La nostra Opera Combattenti, che ha potuto ottenere con la vecchia legge una estensione di terreno di circa ROfiO ettari, ha dovuto ridurre la sua coltivazione a. carattere moderno ad una piccolissima parte, data la mancanza di braccia, pur possedendo ima buona dotazione di macchi nario. A questo proposito ricorderemo la meravigliti degli albanesi quando vi dero arrivare alcuni nostri buoi romagnoli bianchi di imponente statura, mentre il bestiame albanese è piccolo, di caratteristico color rosso ed in condizioni deplorevoli, vivendo costantemente allo stato brado. Ma la meraviglia crthhc fino allo stupore quando videro questi buoi portati in stalle che gli albanesi credevano dei magnifici dormitori, certamente per uomini. Questo riconferma una volta di più il concetto nostro che se alcuno volesse fare dell'agricoltura in Albania deve prevedere forti anticipazioni e la mancanza di braccia. Il contadino o il colono albanese non rende. Di solito la malaria ha intaccato la sua fibra ancor da giovane e la denutrizione gli ha tolto ogni resistenza alla fatica. Per di più è difficile vincere la sua mentalità primitiva. Basta pensare phe per un contadino è indifferente boptCdpolgmmbcapcrvgmlzadppmftcttls e e i a e e e a a e a a a o a o a , l a à a a e a a d o a è o . i o o a a e e bere l'acqua pulita di una fontana o chinarsi a sorbire il fango della palude. Avviene per questo che l'agricoltura albanese non basta al paese. Come si vanta la ricchezza forestale dell'Albania e nel 1929 ha dovuto importare oltre un milione di franchi oro di legname da costruzione, nello stesso tempo l'importazione del grano è cresciuta sensibilmente, mentre le esportazioni dei generi alimentari e animali vivi sono sensibilmente diminuite. Così un paese che potrebbe contare almeno sulla agricoltura per compensare le parti passive del suo bilancio commerciale, per tutte le materie semilavorate o prodotti manifatturati che deve importare, vede ogni anno aggravarsi il suo sbilancio. Nel 1925 era di quattro milioni e mezzo di tranci oro, nel 1929 era salito ad oltre 23 milioni. Le importazioni di grano, malgrado il Governo albanese abbia cercato di mettere delle difficoltà per cercare di sviluppare la coltivazione interna, sono passate da un milione ad oltre sei milioni dal 1926 al i'..»29. In agricoltura vi è perciò tutto da fare, ed è col progresso dell'agricoltura che si potrebbero sviluppare anche i mestieri elementari per una vita più rispondente alle necessità attuali, creando e dando lavoro a falegnami, carrai, fabbri-ferrai, muratori, ecc. Sotto questo aspetto la istituzione di tre scuole professionali perfettamente attrezzate e guidate da insegnanti italiani a Scutari, Argirocastro, Coritza, potrà servire a qualche cosa, ma non bi sogna illudersi perchè la mentalità delie classi albanesi che si preten dono intellettuali non è orientata verso questi insegnamenti ai quali preferiscono i ginnasi-licei, e la pò polazione bassa (non vi è borghesia nel significato economico della parola) deve sfruttare i figlioli co me attrezzi da lavoro. Malgrado questa' situazione, non è detto che sieno mancate le iscrizioni (180 al lievi nella scuola di Coritza) ma lo sviluppo sarà lento e diffìcile, dovendo servire queste scuole a modi ficare prima la forma mentale, poi la vita economica, ed infine la struttura sociale della popolazione albanese, la quale non 6 insensibile a quote influenze morali e pratiche, essendo di intelligenza pronta ed in molti casi dimostrando buona volontà di imparare. Ma ' per ritornare all'agricoltura, vasto campo nel quale soprattutto si deve e si può lavorare, occorre accennare alla mancanza fonda mentale per qualsiasi progresso « studio, e cioè alla mancanza del Catasto. Con decreto legge .24 gennaio 1928 è stata stabilita in Albania l'abolizione dell'imposta «decima» e la istituzione di un Catasto dichiarativo. Si è tentato di cominciare dalla parte descrittiva perchè l'accertamento delle proprietà avrebbe portato a conseguenze facilmente intuibili in un Paese dove tale accertamento avviene per la testimonianza dell'uso, piuttosto che della effettiva proprietà. Malgrado che il legislatore, per evitare allarmi, contrasti e peggio, abbia, premesso all'art. 5 della legge: « Il presente decreto legge ha per iscopo di .assicurare l'imposta* sul terreno e sugli ulivi e non ha a che fare con le questioni di proprietà che vengono regolate in base alle leggi relative », ciascuno immagina subito che cosa voglia dire affrontare il rilievo catastale di una grande regione in condizioni di vita primitiva, quando si pensi che il rilievo per il nuovo Catasto in Italia non è finito dopo circa sessant'anni dalla costituzione del P.egno, avendo ereditato rilievi e mappe, cioè tutto il lavoro preparatorio costituito da. secoli, malgrado che l'organizzazione catastale italiana sia presa a modello in Europa. Ma dopo l'accertamento catastale viene l'a conservazione, per stabilire tutti i passaggi di proprietà, ed ecco perchè, malgrado l'avvertimento della legge, le difficoltà per la costituzione del Catasto albanese crescono tutti i giorni. E' inutile descrivere le norme del nuovo Catasto, ma appare evidente che almeno nel primo tempo della sua costituzione ed applicazione non sarà possibile aggravare i redditi tributari pure percepiti in forma diversa. Intanto si continuerà con le «decime» fissate ed esatte dagli appaltatori che sono così, contrariamente a qualunque criterio e norma fiscale, accertatori e riscua titori, di fronte ai quali i contribuenti non hanno che la vaga dife sa di una Commissione di ricorso che sembra fatta per dare sempre ragione agli appaltatori. Ma di fronte a questo problema è bene ricordarne un altro: e rltoè quello degli impianti delle funzioni statali. Per fare il Catasto occorrono le relative spese, per fondare le seno le, occorrono, oltre gli insegnami, anche i fabbricati scolastici, per l'è sercito occorrono le' caserme e tutto il resto. L'Albania dovrebbe perciò avere un bilancio di esercizio, ed un bilancio patrimoniale straordinario. Le sue rendite dovrebbero infine servire ai due scopi, mentre il bilancio alatale ogni giorno presenta una falla di più. Considerazioni queste che bisogna tener presenti per giudicare gli sforzi che vanno facendo il Governo albanese ed i suoi uomini, sfoni più criticati che conosciuti, sforzi dei quali non vi è correlazione in altri paesi balcanici, i quali più o meno avevano da tempo una sistemazione definita e avviata, se non completa. Ecco perchè noi nel primo articolo abbiamo scritto che l'amicizia verso il giovane Regno si deve dimostrare soprattutto nel comprendere la situazione nella .-uà realtà e non con vaghe parole che posso¬ mmqslgnlivsitgvnatisprlcrdcpd no accéntuai'e diffidenze o creare false speranze. ili lavoro da fare in Albania è imnicnso, ed è un lavoro soprattutto di carattere tecnico, dove la tecnica manca completamente in tutti i rami della vita: da quello statale a quello privato, da quello amministrativo a quello giuridico, da quello sociale a quello economico. Si vede così che, mentre tutti seguono solamente la politica esterna. deil'Albania, la vera faccia dell'Albania si deve cercare altrove, in mezzo alle sue popolazioni, vivendo le loro difficoltà e le loro miserie, come precisamente fanno gli italiani. Questo tremendo compito di aiutare l'Albania, che si sono assunti gli italiani, è di quelli che onorano veramente una nazione, e dimostrano delle forze di civiltà che vanno aj di sopra di tutti i calcoli di potenza. E' questa un'opera silenziosa e ingrata, la quale non può dare i suoi frutti subito e forse non li darà per chi la compie, ma ohe non può rimanere sterile. Quando l'Albania avrà superato le sue difficoltà, presenti e potrà cominciare a fare da sè, allora sarà'nelle migliori condizioni di giudicare chi l'ha aiutata con le chiacchicire e chi con i fatti, e nessuno potrà negare che i fatti valgono più delle chiacchiere. ALFREDO GIARRATANA.