Guerra è primo a Mantova battendo in volata Binda e Mara

Guerra è primo a Mantova battendo in volata Binda e Mara Guerra è primo a Mantova battendo in volata Binda e Mara Corsa velocissima a quasi 34 Km. di media -100 corridori assieme all'arrivo -(E» A. Iv KTOSXRO INVIAT O)- . ; 0 ; ; Mantova, 11 inalino. Duecento chilometri, a zig-zag nella Valle Padana, guardandosi bendall'andare alla ricerca delle salileinsomma ima tappa piana, pianissima. Che poteva dare di più di quello die ha dato? Quasi U0 corridori in gruppo serralo a pochi chilometri datraguardo, e una soluzione in volata che ha accontentato tutti, salvo, naturalmente i battuti. Siamo sinceri: era la prima tappa e da un pezzo, alme7io nelle eorse italiane, non si usa più darsi battaglia cosi di colpo. La conformazione del percorso e l'umore dei corridori non potevano provocare una .soluzione diversa, se pure la prestanza atletica r. la forma di quasi tulli i concorrenti a queste gare, siano ormai, tali da giustificare che si vada almeno forte, cioè veloci, cioè ad una media che ieri è risultata di oltre 33 chilometri all'ora. La sfilata attraverso Milano Meno male. E' già un progresso dall'ultima volta che ci fecero annoiare tanto da mettere a repentaglio l'incolumità delle nostre preziose mascelle. La corsa è durala poco più di 6 ore, perchè come dissi più su, i corridori sono venuti, da Milano a una velocità inusitata.- Eravamo parila che mancavano 5 minuti ulte 9, fuori Porta Romana, dopo avere attraversato la città fra due ali di curiosi che chia mavano per nome i corridori più co nosciuti, c li applaudivano. Il punto di riunione per la firma di partenza nella prima tappa era stato fissalo all'Arena, dove sino dalle 7, alla spicciolata, erano incominciali, ad affluire i concorrenti, primi gli « isolati », poscia gli aggruppati portati la dalle automobili delle rispettive Case. Nessun ritiro dell'ultima ora degno di nota, salvo quello, pietoso, dell'astigiano Giuntela causalo da un telegramma che gli annunziava l'improvvisa morte del padre. Quando erano passati tutti, al tavolo della firma e poscia sotto l'obbiettivo degli immancabili fotografi, i corridori salirono in bicicletta, fecero mezzo gir0 dell'Arena c uscirono per la Porta Trionfale che si era spalancata appositamente per loro. Erano precisamente 110. Quanti di essi ripasseranno sotto lo slesso Arco fra venti giorni, quando a chiudere la lunga c pesante fatica del Giro non. rimarranno da compiere clic poche pedalale? Uopo il maltempo dei uiorni scorsi era giusto che venisse un po' di sole: veramente ne è venuto fin troppo, perchè il caldo ha cominciato a farsi subito sentire. Il .via» fu dato dall'on. Garelli, presidente dell'Unione Velocipedistica Italiana. La strada liscia e piana come un biliardo invitava alla velocità. .Voti ci eravamo quasi nemmeno accorti che la corsa, fosse cominciata, che eravamo alle prime case, di Melegnano, in tempo per vedere l'isolalo Cignoli fermarsi imprecando, e chinarsi a toccare la macchina. L'irrequieto Robache Il colore delle maglie che aprivano il veloce e scintillante corico, si cangiava continuamente. Ce ne erano di grigie, di bianco e celesti, di bianco blcii. Urano gli assi, insomma, che imprimevano alla corsa subito un tono sostenuto. Alzandoci in piedi sutlu vettura riweimmo a identificare quello che più degli altri si mostrava irrequieto, e balzava di qua e di là della strada cercando di scrollarsi dalla ruota quella molesta compagnia: era il francese Robache. Naturalmente i suoi scatti non servivano che a fare allungare la fila, che tosto si riformava in un gruppo compatto appena l'andatura si calmava. ì 27 chilometri da Milano a Lodi risultarono percorsi in 45 minuti. Dunque del buon 36 all'ora. In questa località avvenne un incidente : per non investire un cane l due romani D'Achille e Bergami si urtarono e caddero. Mentre il secondo si rialzò incolume, D' Achille fu visto perdere sangue da una ferita al gomito sinistro. Ma riusciva a riparare, il guasto prodottosi alla bicicletta nella, caduta e, dopo un paio d'ore di inseguimento condotto con bella cneraia, D'Achille riusciva a riprendere il gruppo, quast contemporaneamente a Cignoli, Stente di interessante sino al bivio di Codogno, dove si lascia la Via Emilia per una strada provinciale piuttosto mal tenuta e polverosa. Purtroppo, in tulio il. Cremonese che attraversammo ieri, le strade non erano migliori. Il traguardo a premio di Codogno fu vinto con una volatinu da Codazzo.; quello di Pizziahetlone, che tra. l'altro si gloria di aver dato i natali ul corridore Beltonl, venne vinto da cosini in persona, die poi si voltò a ringraziare c salutare i suoi concittadini con il suo più largo e bianco sorriso. Ma non si può dire che agli industri pizzighetton.'si diletti, l'anima, sportiva, chù su tutta quanta è larga la facciata di unu casa potemmo leggere una grande scritta inneggiante a Binda signore della .montagna. Fuori paese, sul ponte, un altro della squadra del bianco-blu, il marsigliese Peglion, parli di scatto, ma cinque minuti dopo era ripreso. Per lo scompiglio portato da una. vettura che incrociò la corsa, per un po' rimasero in lesta, soli. Bove, Crippa, Mara, Orecchia e Gestri e gli altri a cento metrima anche questo fu un episodio senza seguito. L'abbraccio alla moglie ed al rampollo La velocità era sempre sostenuta, nggirantesi sul 35 all'ora, ma oggidì, e in pianura, gif « isolati » rcsislon i come ad un giuoco a questa andatura. Perciò Ugaglia che è di questi parti, ad un certo punto avendo visto la moglie con il bimbo in braccio, che veniva, correndo da una cascina, scese dalla bicicletta, abbracciò la donivi e il rampollo e potè cinque minuti dopo riprendere il suo posto nella compagnia. Non che si andasse adagio, ripeto, perchè negli ottanta chi lomctri da Milano a Cremona, ove si giunse alle 11,15. la. media risultò an cora supcriore ai 33 chilometri. Molto disciplinata l'organiziaztone in questa città. Il traguardo a premio fu irido da Canavesi davanti al consorio Rovida, che oggi ha perduto il brio tante volte, in altre corse, sfoggiato. Oppure non è che una finta? Al comando del piccolo esercito furono sovente visti i francesi e i compagni di Guerra, ma particolarmente i primi. I quattro belgi rimanevano costantemente nel centro, mentre lo spaglinolo Monterò più di una volta fu visto attardato nella retroguardia Binda junior forò poco dopo Cremo na, ma poteva quasi subito riprendere contatto, il gruppo essendo stato fermato ad un passaggio a livello chiuso. Passò più di un'ora di questa calma piatta. Il sole scottava sopra le nostre teste, quando di lontano co minciarono a profilarsi l colli che fanno guardia a Brescia. Qui era po sto l'unico controllo rifornimento della tappa. La formalità dclla firma fu opportunamente abolita, ma chissà perchè concessero tre minuti di fermata per il rifornimento. Il gruppo irruppe a Rebuffonc guidato da Jean Aerts. Anche qui ordine e disciplina perfetta, grazie alle cure degli appas sianoli soci dell'Untone Sportiva Ra velli, e dello Sport Club Brescia. Alle 12,51 i/ gruppo, che contava una novantina di uomini, tranquillamente rifornitosi, ripartiva con alla testa Grandi e Baimamion, alla volta di Mantova che dista ancora una» settantina di chilometri. Un guasto intelligente La strada era ritornala bellissima senza un granello di polvere. Breve felicità! Potili chilometri più in là abbandonammo la grande arteria clic va verso Verona per picgvre su una provinciale di una manutenzione molto discutibile. I corridori che al control o di Brescia si. erano lavali la faccia, dopo cinque minuti di questo tragitto 'avevano nuovamente ricoperta giù di polvere. Nonostante le spesse volute di questa... nebbia artificiale riusciamo a vedere altri scatti di Peglion. Vediamo pure Mara che apparirà in difficolta, rimanere in roda a. tutti e parlottare con il consocio Crippa. Poi si. fermò, appiamo per cambiare la ruota libera che, pare, gli si era guastala. Fu un guasto intelligente che capitò anche ad altri corridori, che trovarono cosi modo di (are la corsa usando non due pignoni, come era stabilito, bensì, tre. Per la- tappa di oggi. Mantova-Ravenna, a Giuria provvederli perché l'inconveniente non abbia a ripetersi. Dicevamo Mara-, un quarto d'ora dopo era nuovamente con i primi assie¬ me a Bellont, reduce d'i un inseguimento per foratura. Davvero che con tutta la buona volontà di descrivere gualche cosa di interessante e. di curioso non ci riesco. Non si vorrà certamente leggere a un pezzo » su Chesi, quel toscano che cinque anni fa strabiliò con la sua vittoria nella classica Milano-San Remo, e adesso, modesto tra gli umili isolati, sguardo da spiritalo, testa pelata, posizione in macchina da- ranocchia, percorre, a fatica le strade nella scia degli assi che, pure, quel, giorno tanto biflnrdamenlc sgominò? Vanno forte, si vanno a 32, a 33 all'ora, ma in fin dei conti, la strada è piana se pure un tantino polverosa e inghiaiala; fin quando sono tulli in un gruppo nello spazio di 100 metri o poco più non si ha l'impressione di una lolla vivaee, di. uomini risoluti a tutto. Ma forse corriamo noi, corriamo con la nostra tanlasia e non con le nostre gambe — die è. lutt'altra cosa. Questi corridori si risparmiano, perche fra poche ore dovranno di nuovo partire. Mentre il giornale sarà nelle munì, della gente, essi si. avvicineranno al termine della seconda tappa. Giacobbe e Rinaldi movimentanoCi fu, è vero, un po' di battaglia nel l'attraversare Castiglione delle Sliviere [Km. 162), dote la strada è in salita e tutta accidentata ; la lotta parti da un attacco di Giacobbe e Rinaldi; per un po' il gruppo si trovò allungato su un paio di chilometri, in tanti tronconi. Ma trascorso un quarto d'ora, ancora novanta corridori erano insieme, sebbene ravvolti, dalla poloere. Attraverso la quale ci parve di vedere dei corridori alle prese con i tubolari e fra essi Bclloni, Deiannoge; degli altri die sentendo approssimarsi l'arrivo scendevano a mettere il. rapporto grande per la volata. Diremo poi come questa semplicissima operazione doveva avere delle conseguenze piuttosto sensibili nello stabilire i posti all'arrivo. Goito, Curtulonc, nomi di paesi storici per altre ragioni, perchè per queste piccole — o grandi secondo i punti di vista — battaglie sportive, davvero che essi non hanno rappresentato alcunché di saliente. I corridori vi sono transitati in gruppo, sfilando sotto gli applausi della gente in abito da festa, che chiamava: « Guerra! Guerra: », l'idolo della plaga, l'atleta che tramanda anche quest'altra gloria, di Mantova. La maglia irieoiore — occórre dirlo? — era in gruppo, sempre con i primissimi. E quella dai sette colori del campione del mando, non molto discosto... Dovevamo rivederle, prima e seconda, di li a poco, sulla pista di Mantova. Ma raccontiamo con ordine. 100 corridori all'arrivo Ci avvicinavamo dunque all'arrivo, e pensavamo rou una certa preoccupazione a quello che sarebbe stato lo rrompere di quelle 100 persone, nel recinto del Velodromo. Per larghi che stano i viali d'ingresso alla città e poi alla pista, ':<>mc faranno a passarci sema che si produca qualche guaio? Gli ultimi chilometri furono percorsi a. 3G un'ora di certo, perchè anti isolali m>-:ro fuori la lingua. Lottando c resistendo disperatamente, per non perdere la vreztosa ruota degli assi, in testa ai quali erano i arigio-blcu finalmente rltornait garibaldini... I tetti rossi, le cupole delle chiese luccicanti al sole apparirono dietro le. chiome degli alberi. L'annunzio dell'arrivi prendeva tutti. Diero ai corridori il rombo delle automobili li incitavi! e li incalzava. La trada, a curve targhe, era completamente sgombra avvicinandoci al Veodromo. Molli isolati trovarono che Ut volata era cominciata troppo preto; e sì interessarono per prendere lato, esausti. In testa a tulli vi erano ancora i rigio-blu e qualche compagno di Bina. Mancavano duecento metri all'inresso sulla pista, quando Negrini, ella curva presa troppo velocemente on riuscì con il pignone fìsso che pingeva a mantenere la macchina, e adde, trascinando con se Camusso. I! ruppo ebbe uno sbandamento; qualuno frenò, qualche altro mise piede terra per non investire l caduti; alri tuttavia, i più torti, i più risoluti iuscirono a sgattaiolare prima di tuti, primi entrando sulla pista attorno alla quale si notava un pubblico foltissimo. L'offensiva di Guerra Cinque erano costoro, e li elenco nell'ordine con il qvale entrarono neVelodromo per il giro e un quarto che restava da compiere; Di Paco, Battesiili, Binda, Guerra e Marchisio. Dietro una ventina di metri veniva Marapoi a jjti metri un gruppo di olio o dicci fra i quali Piemontesi, BaimamionAerts ecc. Mara fu visto piegarsi sul manubrio e dare lutto se stesso per raggiungere i cinque, e infatti vi riuscì prima che essi, entrassero nella prima, curva. A metà dal rettilineo opposto Binda attaccò Di Paco e Battcsinl e ti passò agevolmente. Ma si era appena portalo in testa che si verificò l'offensiva di Guerra. Questa', come al solito, fu brusca e polente. Binda c Guerra lottarono per metà circa detta curva a gomito a gomitocioè per una ottantina di metri, dopo di che, entrando nel rettilineo finaleIl mantovuno era già tuttamente avanti al campione del mondo. Nessu no poteva minacciare la vittoria di Guerra, neanche Mara, il cui ritorno tinaie non riusciva neppure a togliereil secondo posto o Binda. Fra il primo e il secondo una lunghezza e mezza, mezza lunghezza fra il secondo -e II terzo; 4. Marchisio: 5. Batlesini; (5. IH Paco, e poi a brevissima distanza gli allri secondo l'ordine di arrivo sotto riportalo, dal quote appare che i sei corridori succilali hanno un vantag. gio di 7" su quelli del cosidetlo secondo gruppo. Ad un minuto e mezzo dai primi sono arrivati, fra gli altri Delannoye, Beltonl e Monterò. Appena sceso dalla bicicletta, Gucr ra fu afferrato dai suoi amici e portato in trionfo all'automobile della Maino che lo coiuiusse all'abitazione a Belfiore, dove lo, attendei-ano la moglie, il piccolo bimbo e, probabilmente, abbondanti tagliatelle alla manto vana. A questo punto ci vorrebbe il « pezzo d'obbligo » a commento della eorsa. Ma it migliore commento con sistc nella cronaca dei fatti. La cor sa, ripelo, non è slata ne brutta, nè bella; è stata quella che doveva essere. Se Negrini, e con lui tutu gli allri, meno i grigi, di Guerra, non avesserò adottato per la volata il rapporto fisso, forse avrebbero potuto mantenere, l'equilibrio nella curva fatale e non sarebbe caduto con le conseguenze che sappiamo. Quello che abbiamo notato, c che fa piacere rilevarlo, è stalo il contegno, in generale, degli uomini se non quello delle squadre clic, del resto, non sono stale chiamale a funzionare. Gli uomini si sono mostrali attivi, risoluti a condurre forte, sfoggiando una continuità, nello sforzo che II accomuna nell'elogio, che non fu distinzioni di nomi e di colori. Tutto benino, insomma. Stamane alle 0 $t darà la partenza per la seconda lappa Mantova Ravenna. VITTORIO VARALE.