Per cime e sponde

Per cime e sponde Per cime e sponde Raggiunta la Colma i due amici si fermarono per riposalo un poco e guardare la prospettiva lontana delle vallate e dei moliti su cui covavano nebbie di pioggia. Vi cercarono le 6trade e i paesi che dovevano attraversare, poi stettero ad ascoltare il canto del cuculo che andava in giro per vette col suo zufolo di due note. Primavera grigia, nervosa. Un'afa stanca colava dal ciclo sui prati delle valli dove ranuncoli e miosòtidi sbocciavano in una luco smorta ed avara: e la vita degli uomini elio laggiù nelle città, volere o no, si modella pur sempre sul tempo che fa, anch' essa appariva scompaginata e triste come la vita minacciata da un cataclisma. 0 che per questo ossi, rinuncerebbero alla loro gita, alla gita cui tenevano tautol Di buon passo, quel giorno, valicarono, sacco in spalla, i monti e le valli che separano il lago Maggiore dal lago d'Orta, e a sera, un po' stanchi, calarono su questa cittadina, in uno splendido morir di sole. Di tutta la gita indimenticabili furono i momenti di quella discesa. Lamberto adorava la mite cittadina piemontese dov' era venuto qualche volta da fanciullo con suo padre, e non è da diro con quanto piacere la rivedesse ora. Dopo sei ore di cammino serrato per la montagna, attraversata da ultimo le praterie dell'ai-J80lopiauo di Anne.no, erano giunti sul-'' lo scrimolo di Miasino. Brano lo cinque del pomeriggio e il tempo, per grande cortesia, s'era rasserenato e veniva preparando per loro una lieta fantasmagoria d'oro e di nuvoli, laggiù sopra i monti di Polio. I due amici sostarono in quella beatitudine d'oro, ammirando sotto di loro la Bcifinil c'ècafemzaalVIcoquunfovasiopracfericDrianoziodae niSacrficpisalobella conca di Orta, il suo verde tenero e diffuso, le fioriture danzanti pei clivi tra lago e vigneti; poi risalirono al Santuario e ridiscesero sulla citta per la strada dei pe^ legrinaggi. Filippo che non era mai stato da quelle parti compreso o.gustò subito la delizia finemente provinciale del nobile soggiorno, ma alcune scusa-. stzioni che ambedue provarono lì al plimate della città, in quell'ora di pa-jince quasi religiosa, in quella natura irodi cose così antica e così espressiva, | vsarebbero state degne di una pagina titi cofinFriziinqalunntenacovagrdi Proust. Dopo aver trambustato il giorno intero su e giù per boscaglie e per greppi il terminare la giornata in una tale estasi di musicale luce era proprio una benedizione di Dio. Sulla chiesetta, situata un poco in tolitamdralto a dominio della città, il sóle qbatteva il più fino oro «Iella sua co- o lata, facendo arderò i vecchi graniti ndel pronao e la facciata dagli sbia-jsoditi affreschi. Dentro, un organista|eisi provava e riprovava in un semplice mottetto dalle note lunghe e gravi: e una gran pace di sogno era dappertutto. Sotto la chiesa scendeva al¬ ndvgia città una.strada di nobile ampiez-,r0za, scendeva a lente gradinate, tuttaj vdeserta e silenziosa e lì al suo termi-;dfbLqncsrcne, due bei jmlazzi la compivano, quello a destra di puro ottocento di linee serene, e l'altro, a sinistra, un settecento austero e ducale: bellissimi a loro modo, ambedue, che parevan due secoli i quali seduti di fronte l'uno all' altro discutessero a fondo ma con un garbo ormai sorpassato, qualche questione puerilo ed arcadica. Lamberto provò la sensazione di esser riportato indietro di una lren-:mtina d'anni nella storia del mondo, alla sua stessa infanzia, ed ebbe in rcuore ancora per un istante, la pace tlunga e distesa dell'Italia ^ Umberti- „na. Povera e cara Italia d'allora!... nPer l'aperto portone il sale formava eul piantilo della chiesa un gran da-jpdo d'oro chiaro, fino a mezzo la cor- sesia dove la figura di una giovine PreSava' Il piccolo lago piemontese appari- va quell'anno un po abbandonato. '(.]Si lagnavano bottegai ed. artigiani bche non facevano affari, si lagnava-J1Uno i barcaioli cho ci venissero pochi coinglesi. La crisi si faceva sentire in pieno su quei luoghi eli deiiaia che rvivono unicamente sul forestiero, che non hanno industrie loro proprie. Ma Orta era cosi graziosa con le sue |jcasette antiche, la sua piazzetta a . i . j_ ■ „. „• • lago ombrata da ippocastani, sigilo- 6 . , , , , , ' i ,. ureggiata dal bel arengo, lo sue viuz-; .66 . . . •ii.r~._i._i_ dze misteriose e pittoresche, la sua f ii j- t>* „ii .uaria vecchiotta di Piemonte alber-l. j^noi t'd— Tuttavia io sento dire che. oggi eà cerca di rimettere in valore questo vostro lago — disse Filippo al .barcajolo, mentre questo li traghettava all'Isola di San Giulio. — Eh sì, eh sì, farebbero bene... perche guardi, dove lo trova lei un. dqssdposto pm bollo? — sospiro1 altro,I facendo un cenno vago ali intorno come per racchiudervi tutta quella primizia di spondo e di villo e di' monti e di acque. E lì descrisse lorol anche la bellezza del lago d'autunno, , quando sono in fiore tutti i rosai nei ' giardini delle ville, e il paese ù tutto un profumo. Erano giunti un po' al largo e la ridente grazia di Orta appariva intera al loro sguardo: la schiera delle casette varicolori, con le darsene, i giardini sfioccanti a specchio dell'acque e, sopra la città, il bel santuario e a destra e a sinistra le sponde si dilungano romantiche di solitudine, coi versanti ricoperti di un verde appena sbocciato. Lamberto pensò che pure quell'abbandono aveva la sua grazia. Non osava dirlo ma come artista era ne\ mico degli aspetti troppo trionfanti e • salubri, e scopriva volontieri in questo graduale impoverimento del inondo un sottile piacere pittoresco, tutto suo proprio. Esso, se non ad altro gioverebbe almeno all'arte ed i siero, poiché arte e pensiero sono dpsvflcdllLcisnmdudnell'i^^_ ! moir.iu, uuienc arie e inniuu i-.Miiv ii- _i; ,i; \ ". ■ Jc. i..ir,.„„i: ngli di tempi poveri. Sarà dell egoti-1 ° „ • 1 . i cnim un simo, si diceva, sarà eh io sono un ' i.- ' •■ . .... i„ „.,»„ cromantico impenitente, ma la natu|a seaza troppa furia d'uomini l'a- 80 sugli affreschi. Pestilenze, terremo ' mo assai più : meglio che insolenti di salute e di attività gli uomini li amo così: un po' tristi, un po' abboBciati, un po' preoccupati : pensosi, finalmente, del loro destino! Filippo, invece, a cui egli accennò il suo pensiero, sosteneva che dove c'è industria c'è arti», dove la politica è grande un forte pensiero fiorisce. — Bene, bene, eccoci all'Isola, — fece Lamberto per tagliar corto alla minaccia di una discussione imitile. Sbarcarono all'approdo. Una viuzza selciala li condusse direttamente all'ingresso della, vecchia basilica del VII secolo dove il giovine scaccino, couducendoli attorno, mostrò loro quadri, affreschi e reliquie e ancor una volta ricordò la leggenda del fondatore della chiesa, Sau Giulio, evangelizzatore dell'epoca di Teodosio, il quale arrivando sull'Isola, sopra il suo mantello posato sopra le acque vi cacciò i mostri che la infestavano, vi diradò le selve che la ricoprivano e fondò la dimora del suo Dio, dove poi lui stesso fu sepolto. La piccola basilica aveva quell'a ria misteriosa e segregata che han no in genere tutte le antiche costru zioni che vivono sulle isole, circou date da un mondo d'acque e d'abissi e di leggende. Generazioni d'uomi ni erano venuti a baciare la teca del Santo racchiuso laggiù nella sua cripta d'argento, immobile e mummificato da secoli, ed altre avevano scolpito sui muri dei pilastri della chie sa le loro frasi d'augurio e di salu lo. Erano queste note scritte a ca- UcsBustectlecdfnfplccsstzptvlDfesli idF". stretti entro pezzuole colorate, dei panieri in mauo, e disponendosi poi jin ginocchio per le panche, continua irono a cantare a mani giunte, tutte | voltate verso l'altare, ti, inondazioni, miracoli e simiglienti eventi vi erano storicamente ricordati. E alcune di esse risalivano fino al 1421. Quanto a Lamberto e a Filippo si misero a ridere quando vi rintracciarono perfino una dichiarazione d'amore ! Stavano ammirando il bel ambone in marmo nero, scolpito a bestiari, quando, da una barca approdata allora allora, irruppe nella chiesa uno stormo di ragazze cantando inni. Erano fanciulle dei dintorni, alte e ben atticciate, e venivano innanzi, una dietro l'altra, cantando con gioia e invadendo tutte le navate col fresco squillo delle loro voci grezze, di paese. Avevano i capi La vita dell'Isola antica! Lamberto si rituffò con voluttà nella sua so litudine mortale. Una strada, stret ta, umida, la percorreva circolarmente aperta tra le vecchie muraglie del Seminario da un lato e una schiera di grigie villette dall'altro, le quali davano sul lago, tutte chiuse, o meditabonde. Non incontrarono a nima viva. Nel mezzo della strada jsolitaria c'era un trottatoio e il sei |eiato era pieno d'erbe e muscose era¬ no le antiche pietre dei gradini cho di tanto in tanto interrompevano la via, mentre da tutta quella vita di giardini che lasciavano piovere i lo¬ ,r0 salici di lunghe chiome nel lago j veniva un forte profumo di olean;dri, un odor caldo di germinazione, furente di non poter prorompere liberamente al sole. Allora un'ira sorda prese al cuore Lamberto pensando alla perfidia di questa indiavolata primavera che nega le sue gioie alla terra e alle sue creature. Malandrina ! Ed egli stesso sentiva circolare in sè un deside rio folle di sole, un bisogno di luce così prepotente e selvaggio. Audiamo, partiamo ! — escla :mò j.] tornato nel mezzo delìla strada repentinamente si mise a correre sul trottatoio come uno fugato, come „no che volesse sfuggire alla mi naccia di una prigionia orrenda. a Fiilinpo lo seguì di malavoglia, stu jpj,i.0, finche gira e corri, lo'raggiun se all'approdo, _ Che t'ò successo, Lamberto? — Nulla, nu!!a... Colne fu,.0no di nuovo in barca '(.]iretti verso la sponda di Fello, Lam b(M.lo avfiVa proso j rem; e si era J1Uesso a vogare vigorosameute, di conserva col'barcajolo. _ Un , cho rpstavo am.ora rTs0,,a tj '.^imrQ <.ne finivo di la ]a vita _ nu>rmorò. _ uh diamim;! _ esclamò pj |j|lno ' ' . , , — Che so, mi aveva preso un afa, , c ' , : un terrore, uno sconforto da non si ; .. ., ' ., , . . , dire... Ah quelle vecchie pietre cosi ., , . -»-, • . , .umide h cosi sante! E poi, vuoi che l. , ,. , T , ' , te lo dica? Io credo che qualcuno 'dei draghi che scamparono all'ecci l . n. dio di San Giulio viva ancora in qualche sotterraneo dell'Isola, pa scendosi di vermi e di chiocciole. — Già, e appestando l'Isola de suo fiato leggendario! — esclamò ri dendo Filippo. Lamberto remava, sbracciato, ac ,I jn y| capelli a] vento men o a Wajolo _Vl.a mes80 a dlsror. a Fijj _ H andava diwu. i' ol , i o a e i e n n e o do che di pesca ormai non s« ne fa più nel lago perchè una fabbrica di seta versa nello acquo tutti i suoi veleni e i pesci muoiono. — Maledizione ! La loro giornata finiva male. Giìi faceva buio ed essi avevano davant la prospettiva di un'altra lunga camminata da fare su per lo colme di Civiasco o di Varallo, poiché per la dimane mattina volevano assolti lamento trovarsi in questa città L'aria imbruniva a dirotto e la con ca di Orta ormai tutta teneramente invasa di grigie nebbie primaverili si stendeva davanti a loro malinco nica e dolce come la bellezza di un mite regno perduto Di lì a poco toccarono la sponda di Pello, pagarono il barcajolo ed uscirono sulla spiaggetta arenosa. — Bene, bene, — disse Lamberto dopo aver dato un'occhiata alle, mon 'i^'1"110 incombenti sopra il paese, ri _ ! mettendosi in spalla il sacco, — sta - . . -, . notte, a l'io piacendo, dormiremo as -1 , . > . ' . • n su in qualche cascinale e faremo ami n . . 1 . ^ .. cizia coi gufi e co cuculi... - CARLO LIMATI. Eqtb

Persone citate: Orta, Proust

Luoghi citati: Civiasco, Italia, Miasino, Piemonte, Varallo