Riposo del clown

Riposo del clown Riposo del clown p el clown E' antica usanza degli artisti di teatro compiere il cosi detto « giro di addio» prima di ritirarsi a vita privata. Qui si parla, naturalmente, di artisti celebri, di quei pochi che avendo percorso una lunga carriera e conservato il loro ascendente sulla folla delle platee, abbian messo da parte quanto basta ad affrontare la vecchiaia senza tribolazioni. Ordinariamente fanno così: un bel giorno smettono di lavorare, all' improvviso, senza dir niente a nessuno; o si figurano che il pubblico, non sapendo rendersi conto di questo loro appartarsi, abbia da chiedersi ansioso e costernato: «Ma che n'è avvenuto di quel Tale, che non se ne sente più parlare? Poi, quando ritengono che sia giunto il momento buono, si rifanno vivi a un tratto e annunziano la loro ultima tournée (così, in francese) di congedo definitivo, persuasi che questo annunzio farà accorrere in massa gli spettatori desiderosi di sa-, lutarli e festeggiarli per l'ultima volta. Certo dev'esser grande la pena del distacco, ma quasi sempre gli artisti di teatro a una certa età si sentono realmente un po' stanchi; e al tempo stesso cominciano a temere che il pubblico possa a sua volta stancarsi delle loro esibizioni e abbandonarli a poco a poco, senza rimpianto e senza gloria, nell'ora della decadenza. E cosi il « giro di addio » suol essere proficuo e commovente : più l'ima cosa che l'altra, a dir vero, poi che la nostra esperienza in fatto di congedi definitivi che si son ripetuti .parecchio volte è tutta a detrimento della coinmozione. Le considerazioni suesposte mi son venute in mente a proposito dell'addio di un clown alle scene: di un cloirn. famoso in tutto il mondo, Groek, che attualmente sta congedandosi dal pubblico dello principali città italiane prima di mettersi a riposo. Probabilmen» te egli ha scelto l'Italia per le sue rap-» presentazioni di commiato perchè, es* scndo nato noi Canton Ticino, vuol be» 110 al nostro Paese: tanto è vero clwt si e fatto costruire sulia nostra Hiviera, a Imperia, quel sontuoso castello la cui fa conto di trascorrere serenamem- te i suoi anni maturi. Ma non è di lui die intendo parlare, nè dei suol prossimi tepidi ozii in riva al mare. Vado soltanto riflettendo che cosa strana, complicata e faticosa deva essere, in generale, il riposo di un clown. Penso che un clown, un vero clown degno di questo nome, dopo di aver fatto per tanti anni la sua curiosa professione, difficilmente riuscirà a sentirsi un uomo come tutti gli altri, ed a vivere vestito in borghese e con la faccia pulita in mezzo al prossimo del quale ha saputo destare l'ilarità con una smorfia, una capriola, una caduta rumorosa. Del prossimo egli conosca l'animo attraverso le proprie buffonerie. Certo ebbe tanto da studiare, in principio, per ammaestrarsi nell'arte sua: ina il bello 6 questo, che fu costretto a imparare alla perfezione una quantità di cose solo per deformarle, per beffeggiarle, per cavarne immediati effetti di comicità. Studiò musica, e ginnastica, e daaiza, e giochi dli prestigio e di equilibrio sapendo di non dovere esser mai nè musicista nè ginnasta nè ballerino nè giocoliere nè equilibrista; ma solamente un pagliaccio deciso a burlarsi di tutte le proprie virtù per provocare le risate degli spettatori. E di costoro che concetto si sarà' mai fatto? Lo hanno costretto, ogni sera, a vestire di ridicolo alcune cose serie ; la musica, ad esempio, e la ginnastica. Se si fosse presentato in frali a suonare egregiamente il violino e il clarinetto e il sossofono e la fisarmonica, o in maglia a far l'acrobata, avrebbe avuto dinanzi a lui platee svagate e tiepide e forse sarebbe appena riuscito a campar la vita con la scarsa paga di un numero di varietà. Ma si è presentato col volto bianco dì farina, gli occhi cerchiati di rosso e la bocca di nero, e gli abiti a brandelli; ed ha suonato strumenti inverosimili, ed ha inventato acrobazie prodigiosa col fare più tranquillo del mondo; ha eseguito danze e giochi, esercizi di forza e di abilità annullando con un torrente di lazzi l'importanza e là difficoltà di ogni cosa: solo per quest'aria di indifferenza, di improvvisazione, di svalutazione è riuscito a farsi una fama e una fortuna. E si è costruito un castello per il suo riposo. Perciò il clown che diventa un borghese qualunque proverà un serio imbarazzo a vivere in società. Deve farsi una mentalità nuova, vincere la' forza della consuetudine che lo spinge a osservare e commentare gli avvenimenti della vita quotidiana coma ,. soleva fare sul palcoscenico. La difnerenza fra un attore drammatico e un clown che si ritirano dalle scena sta tutta qui: l'attore drammatico nelle sue innumerevoli finzioni è sempre rimasto un uomo. E' stato volta a volta buono e malvagio, stupido e intelligente, ricco e povero, innamorato, tra- ' dito, deluso, felice, timido, eroico e ogni altra cosa secondo il carattere del personaggio, ma costantemente uomo fra uomini. Uomo inventato fra uomini inventati: ma quando finirà di recitare, rimunendo soltanto uomo vero fra uomini veri non s'accorgerà della differenza. Il clown invece è uscito dall'umanità appena s'è imbiancato il viso di farina e si è messo a far ridere la' gente capovolgendo il valore delle cosa di tutti 1 giorni: si è finto morto, ha preso schiaffi e pedate, si è fatto cadere addosso ogni sorta di guai, e gli spettatori sono andati in sollucchero assistendo alle sue sciagure. Appena andrà in riposo, egli stesso non avrà più un'idea precisa delle cose serie a delle cose buffe, e gli capiteranno molti incidenti spiacevoli a cagione di questa sua incertezza. Eccolo ricco signore, a prender aria' nel giardino del suo manjero. Se un mendicante, pallido e sbrindellato, si avvicinerà al cancello a chiedergli la elemosina, egli scoppierà a ridere pensando che nessuno fu mai più pallido e sbrindellato di luì. E se per disgrazia da una finestra gli piomberà un vaso da fiori sulla testa, per prima cosa, Istintivamente, farà una capriola. E poi se ne andrà all'ospedale a farsi medicar la ferita... Cirillo.

Luoghi citati: Canton, Imperia, Italia