"La coda di Minosse,,

"La coda di Minosse,, "La coda di Minosse,, Cos'è questa « Coda di Minosse » di Arturo Majrpio.aM? (Kditorc Luigi Cappelli - Bologna - Lire Dieci). Un romanzo, come dichiara il frontespizio, proprio non è: ma non si dovrebbe ormai confessare che da un pezzo, dei romanzi costruiti secondo la necessaria architettura, non se ne sente più bisogno, salvo per quelli poliziescht? Diciamo allora ohe è una novella, un novellone, corno Lorenzo Ruggì ebbe il coraggio di scrivere-sotto il suo belli'» Occhio di pollo », che adesso sta riducendo per una stupenda truccatura di Ermete Zacconi. Novellone an^tie questa « Coda di Minosse », di costruzione classica, con descrizioni di ambiente e di paesaggio veduto con gli occhi dei personaggi (« Val Kamenka, cosi angusta, cosi lugubre di giorno, sprofondata tra due schiene di monti, nude e diritte come pareti, afflitta dalla rabbia senza tregua d'un torrcii'taccio pantanoso, da cui prende il nome; senza sole, senza un'apertura di panorama, senza boschi», eccetera: ed è una bella descrizione); con personaggi che sono tutti vivi, o sono purtroppo vissuti, e vissuti al sicuro durante quel periodo di guerra in cui 1 soldati, Saciìetto lo chiamavan Fuciletto, per via delle esecuzioni ca.piun.li onde fu celebre un tribunale di guerra che altari ha ricordato; con un filo conduttore che qua e la sembra ti porti fuor di strada, ma è accortezza di narratore saputo che ti distoglie per darti ansietà d'arrivare in fondo, e sapere, ad esempio, ohe il tenente Denanttri, reo di aver dato un cazzotto a un soldato ribelle, invece che di fracassargli 11 cranio con una rivoltellata, e denunciato al Tribunale di guerra per abuso di autorità, sarà poi assolto, come sarà assolto quel capitano di cavalleria accusato di un reato contro l'onore. La Coda di Minosse — 1 lettori l'hanno capito — è la giustizia militare, che manda secondo avvinghia: incerti fallax fiducia, Martis, ripeterebbe l'avvocato militare, che sapeva di latino. Coda paurosa, che vibra nelle cieche anella e chi prende prende. Ma per questo non c'è che rimandare il lettore al libro del Marpicati: e l'episodio della fucilazione dei due soldati gliene darà la misura e il terrore. Qui stavo per lasciarmi cadere dalla penna due aggettivi — stupida e crudele, quella giustizia — anzi, mi son caduti e poi li ho cancellati, perchè se a qualcosa giova, questa giustizia (e giova, ammette più in là il Marpicati) non è più stupida, e se è crudele, essa non è crudele nella guerra e — dopo tanti anni che ne siamo a e badachdorigucovonelaStrsakernriqubcocaluOsalaseznsgvimimvsmgpnlesgurdgpqtccrè i e i e w e , i e i i o o o a , o . o i n l o a , , l dIdft tornati, e molte cose con gli anni ab-!^biamo imparato — coso, anche nella a i a ni i l n e o, e e r i e oo o> aee r li ilò a, e a si vita, non è crudele, posto, che tutto è sempre combattimento, vuoi che ci sospinga la fame, l'amore o la paura, i tre formidabili sentimenti — comuni alle bestie — che la sostengono, la vita, la «onttnuano e la governano? Il guaio è di andarci, alla guerra, senza essere liberati dal bagaglio della consuetudine a dire: questo è ben fatto, e questo no; che si fa, altrimenti, come quel tenente medico, che guarda con orrore 1 cadaveri dei fucilati, e poi grida, scappando, la dichiarazione che sono deceduti. Se il tenente Denondri avesse riflettuto in trincea come rifletteva in carcere, allorché prendeva i suoi appunti, forse non avrebbe guadagnata una medaglia al valore, anzi chi sa che brutte sciocchezze avrebbe fatto. Fortunati coloro che — buttato ogni bagaglio, se pur l'avevano — la guerra l'hanno accettata come quel maresciallo dei carabinieri, tranquillo, sereno, imperturbabile, che denuncia i soldati già graziati, e poi, saldo a cavallo, li accompagna a sciabola sguainata sul prato dell'esecuzione, e li lega, quei due capretti belanti che sj dibattono, saldamente alle sedie, passando < la corda intorno alle gambe, intorno alla vita, intorno alle braccia, intorno alle spalle, avvolgendo quindi, negli stessi giri di corda, seggiola ed albero »; é poi, dopo la fucilazione, passando innanzi al tenente, che pensa atterrito ciò che pensa l'Autore, lo saluta e nemmeno pensa di salutare, sotto il berretto gallonato, un cervello che pensa quelle cose che il tenente scriverà poi nel suo tiaccuino: che il maresciallo non saluta l'uomo, ma quei due filetti del grado, simile in tutto a quei due militi stupendi i quali stavano dietro agli esecutori « diritti e sicuri come cipressi ». Un libro terribile — si è — scritto. Un libro vero, si risponde. L'arte è sempre terribile: e se ti intenerisci a guardare un'aurora, gli è perchè sai che nulla in te e ne' tuoi simili, e nelle ore che verranno, è così rosa azzurro e oro: e però terribile è la differenza. Nella prefazione Arturo Marpicati dice che, scritto nel 1919, il libro lo pubblica ora, perchè « viviamo in tempi gagliardi e per ogni rispetto coraggiosi » e che se l'avesse pubblicato negli ■ anni ciechi dei '19 e del '20, avrebbe corso il rischio d'essere frainteso dagli amici e, peggio, di servire alla più brutta politica dei nemici senz'averne alcuna voglia nè... alcun merito pertanto ». Insomma, lo scopo del libro è questo: « trarre da quelle grandi esperienze tutto il succo, sempre salutare, anche se, in parte, amaro ». Questo è snato lo scopo di molti; e si sa che molti mostran le piaghe perchè il sole le rasciughi. Resta quel senso di tempestività, ma questo è soggettivo, che si può anche pensare che un popolo forte deve avere il coraggio di sapere a ogni momento la verità, per temprarvisi; se molte illusioni non si fossero seminate, molte delusioni non sarebbero spuntate poi, nella gramigna dell'Ottobre '17. Ma anche questa, ho detto, è questione soggettiva e per mio conto sto con i meno, ma ce ne son di alta statura, perchè il « Diario di fiucrra » di Benito Mussolini, per esempio, è un libro coraggioso e se non l'avesse scritto lui, qualche dispiacere gli sarebbe costato. Penso, in sostanza, che certa letteratura rosea melata e perbene, guasti il carattere; altri invece vorrebbe che del male si tacesse, per non destarne insana curiosità. Mio Dio: chi è nel giusto? Ix; intenzioni purtroppo, non bastano e la coda di Minosse senz'altro manda libri e autori. Però si deve far questione d'altro: il libro di Arturo Marpicati risponde al sano proposito? Si, risponde: sì. Un libro siffatto non lo poteva scrivere che un combattente coraggioso (quosto bravo tenente Denandri, il Marpicati deve averlo conosciuto dappresso) e un artista cura'piuto. Un libro, dunque, che piacerà asda tutti coloro che hanno combattuta! sofferto: sofferto pèrche hanno coni- ■ attuto, che se alla guerra ci si anasse, davvero, col raiapian del vechio sergente « come al ballo cantano si va », a farla non ci sarebbe meto e ad averla fatta non ci sarebbe usto; un libro die spiccerà a tutti oloro — e sono ancóra tanti — che olentieri ripunterebbero le bandierl-i e tricolori "sulle cartine topografiche» amentando che si va troppo adagio. piacerà forse a quel segretario del ibunale di guerra cui dispiaceva (la apevano i detenuti) di perdere a po-ì er, e adesso sarà ancóra ben profili ato sebbene ormai calvo, ma « inse* to » a tempo giusto; e spiacerà ■ uel bravo avvocato militare che lm-» oscava gli imputali a fabbricar ri* ordi di guerra (con le spolette ottlm* alamai e con le corone dei 305 bel-i ussimi tagliacarte) e che adesso al razio proferirà Giovenale, se mal gli arà occorso di ritrovare uno strale» atino da lanciare contro il nuovo es» etto che adesso si è dato alla giusti* ia militare. A chi non farà nè caldei è freddo sarà quel maresciallo (adeso sarà maresciallo-capo) il quale, a cM| li dicesse: « Un giudice se ascolta lo oci della coscienza, vien meno allo mposizioni della legge; so ascolta lo mposizioni della legge, fa tacere la oce drila coscienza: eppure le leggt ono chiamate la sapienza degli uo« mini, e la coscienza è la più alta lege », risponderebbe: • Non ne ho caito molto; ma più alto della legge on c'è nessuno, neanche chi fa la egge. Io, se me l'ordinassero, arreterei anche lui ». Il dovere, che vigila alle spalle, diritto e sicuro corno n cipresso. Ixi ha fatto, il suo dovee, anche Arturo Marpicati volontario i guerra, decorato di medaglia d'argento, legionario fiumano, fascista: é perciò artista di coraggio, scrivendo; questo libro bello. Ecco un aggettivo che non so sostiuire, nemmeno con un superlativo, he oggi se ne abusa e più nessuno i crede; il che è capitato alla letteatura del rataplan. ATTILIO FRESCURA.

Persone citate: Arturo Majrpio, Arturo Marpicati, Attilio Frescura, Benito Mussolini, Ermete Zacconi, Luigi Cappelli, Martis, Novellone

Luoghi citati: Bologna