La politica della Francia in un discorso di Laval

La politica della Francia in un discorso di Laval La politica della Francia in un discorso di Laval Un atto d'accasa contro la degenerazione parlamentaristica — L'irritazione contro l'accordo austro germanico - ; Parigi, 4. m-nttino. E' d'uso che alla vigilia della ripresa dei lavori parlamentari, il Capo del Governo esponga, in un grande rliscorso, il programma clie esso intende svolgere. Il signor Lavai non è venuto meno a questa tradizione, tanto piti che era la prima volia che egli si dirigeva direttamente alla Nazione. Ed è alla Courneuve, cantone di Aubervilliers che il signor Lavai rappresenta alla Camera, che egli ha preso la parola alla fine di un banchetto cui assistevano piti di duemila persone, circondato dai Ministri dell'Agricoltura, delle Finanze, del Commercio, delle Colonie e della Marina mercantile, e dai Sottosegretari agli Intèrni, al Lavoro, a.ll'Insesnamento tecnico e ai Lavori Pubblici, venuti ad attestare, con la loro presenza, la stretta solidarietà dei membri del Governo. Questo discorso sarà certamente accolto con favore dalla opinione pubblica ' francese, perchè in esso si cercherebbe invano quello che da vicino 0 da lontano rassomiglia alla politica pura. «Malgrado tutta la stima che io ho per le nostre grandi orgahizzaziorri politiche — ha dichiarato esordendo il" signor Lavai — non sono, lo sapete, un uomo di partito •. Il Capo del Governo ha poi esposto 1 risultati conseguiti finora dal Gabinetto che egli presiede: anzittutto il voto del bilancio, che si presentava quest'anno in condizioni particolarmente difficili, e il cui voto è stato assicurato in tempo, avendo il Governo gettato sulla bilanca parlamentare tutto il peso della sua autorità. Egli ha trovato per questa realizzazione il concorso di una maggioranza fedeie, alia quale 6 lieto di esprimere la sua riconoscenza. Ed è stata questa la sola nota .politica del suo discorso. ■ Il bilancio dunque è stato votato, ma al tempo stesso è stato raggiunto, se non oltrepassato, il limite degli oneri che si possono imporre alla Nazione >. Con semplicità, il sig. Lavai ha. mostrato i pericoli e le cause dell'accrescimento indefinito delle spese pubbliche. J pericoli sono mortali per il paese: « Chi vorrebbe — ha detto il sig. Lavai — rivivere le ore oscure del 1026?». I deputati dimenticano i loro doveri In quanto alle cause, egli ha accennato, in termini velati, anzitutto al disconoscimento da parte degli eletti del paese dei loro veri doveri. « Nella sua origine e nel suo principio il Parlamento dovrebbe servire di controllo e di freno alle spese pubbliche. Ma i nostri costumi hanno evoluto. Seguite i nostri dibattiti. Voi vedrete che il Governo e costretto ad Ogni istante ad opporsi all'iniziativa di certe spese ». E il Presidente del Consiglio ha notato giustamente che. i problemi più tecnici « assumono davanti alle assemblee un aspetto sentimentale, che li rende temibili ». E' in questo la causa del male, aggravato dagli abusi del sindacalismo e dalla somma delle rivendicazioni sindacali » che non esprimono sempre gli interessi della collettività ». Il sig. Lavai ha proseguilo dicendo che la saggezza linanziavia e la moderazione nelle spese sono tanto più indispensabili;' in quanto la crisi economica infierisce ancora in modo abbastanza grave, ed ha insistito sulla necessità di evitare la disoccupazione. Vi si è provveduto parzialmente, facendo adottare parti successive del programma di attrezzamento nazionale. In quanto alla crisi stessa, bisognti considerarla con coraggio, ma senza spaventarsene, onde ovviare ai suoi più deplorevoli effetti. « Perseveranza, lavoro e metodo — egli ha detto —: riusciremo a sormontare questo male passeggero. Ma è necessaria anche qualche altra, cosa: la pace socirle ». Esponendo gli sforzi, che egli ha fatto in particolar modo per evitare lo sciopero dei minatori, il c:endeldtucrinszfinsictiLmserpcosdretusFdrrdrdczdtlsfetarmdmcmdnlttqsbpcCPLsdpdnsmddmqsig. Lavai ha messo in luce uno (Jci|risultati più benefici dell'opera finora realizzata dal Governo. Ciò lo induce a preconizzare in modo generale, in fatto di politica, interna, l'ordine e il metodo, adattando l'organizzazione tecnica ai melodi burocratici. Nel campo della politica estera, il signor Lavai lia preconizzato una. politica di intese e di larga coopcrazione econorniea, basata sul rispetto di trattati: formula divenuta, in certo qual modo, tradizionale nelle esposizioni generali dei Capi di Governo. Dopo aver riconfermato le volontà di pace della Francia, la quale si è sempre associata a tutti i provvedimenti, che tendevano al riavvicinamento dei popoli, prendendo spesso l'iniziativa di patti, di conferenze e di unioni, in vieta della organizzazione metodica della pace, il Capo del Governo ha alluso al progetto di accordo economico austro-tedesco: L'accordo austro-tedesco « Le Camere hanno sempre, e in motto continuo, approvato con imponente maggioranza questa polìtica. E' abbastanza per dire che il nostro paese Ini risentito, con profónda amarezza, un.recente evento, che il nostro atteggia- mento non poteva, ne giusti! Ica re iiè|spiegare. Nè sul fondo, uè sulla imo Icedura inopinata e brusca, cui si 0 ricorso, la Francia poteva dare l'adesione a questo progetto, che ha ereato un turbamento nelle relazioni internazionali. «Affinchè venga proseguita e sviluppata la politica di libera cooperazione dei popoli non bisogna che tali malintesi sussistano e che possano essere ammessi tali modi di agire. Noi vogliamo la pace, noi faremo di tutto per organizzarla ma noi la vogliamo col rispetto della nostro dignità decisi, come lo siamo sempre stati, a non attentare mai alla dignità delle aJtre Nazioni. « Aristide Briand ha tracciato, iissato le linee di una politica di intesa internazionale, interamente compatibile con l'esercizio sovrano dei nostri propri mezzi di di Tesa, ed esso deve assicurarci i benefici di una stabilizzazione generale dell'Europa. Un grande malessere economico pesa attualmente sul mondo intero. Rinchiuderci, murarci in uno stretto egoismo non mi sembra conforme nè all'interesse della pace, nè all'interesse della Francia. Bisogna esigere il rispetto dei trattati, perchè essi restano la garanzia più sicura per evitare la guerra, ma bisogna ammettere che la pace non può essere solida e duratura, altro che se basata sulla organizzazione dei rapporti economici fra i popoli. Si è detto che il tentantivo ne era stato fatto, e che la Società delle Nazioni non aveva condotto che ad insuccessi .Non credo che bisogni rinunziareteroterfe^ m'o metterci all'opera con tenacia emo metterci all'opera con con volontà, e approfittare della esperienza acquisita. Ed ecco appunto che la questione dei cereali dell'Europa centrale ed orientale, dopo le Conferenze di Parigi, di Roma e di Ginevra, ci reca la prova che una soluzione può essere ottenuta. T.a creazione di una società internazionale di credito ipotecario agricolo, la intesa fra i paesi venditori, l'intesa tra i paesi compratori per la concessione In certe condizioni di facilitazioni doganali, ai paesi che si tratta di aiutare, non sono forse :1 tipo di una politica internazionale efficace? « Questo metodo è applicato al grano, ma può esserlo anche ad altri prodotti agricoli industriali, e permettere eli realizzare intese economiche. Senza dubbio bisogna essere prudenti e non turbare la nostra economia nazionale con iniziative inopportune è premature. Ma se i popoli, in questo momento inquieti, si avviassero risolutamente sulla via Uella cooperazione internazionale, un sentimento rinforzato di fiducia e di sicurezza si difenderebbe nel mondo intero, e certe opere di assistenza finanziaria non potrebbero che fortificate e accelerare una politica più elle mai necessaria. L'azione economica e Paneuropa • A Ginevra, la Francia non ha mai mancato nè mancherà ai suoi doveri, suggerendo un programma di azione economica, al quale tutti possono aderire. Io spero che, intorno a questo programma, si costituirà l'unione. Se cosi non fosse la Società delle Nazioni subirebbe un aspro colpo. L'Europa, divisa in sistemi chiusi, se ne troverebbe indebolita, esposta alle avventure. Chi vorrebbe assumere tale responsabilità? Non sarà certamente la Francia. « Non si può oggi restare soddisfatti di una politica di presticio e di parata. Dietro alla fraternità delle parole occorre che appaia la solidarietà degli atti. L'equilibrio sarà difficile a realizzare in Europa. Formule nuove debbono condurci a una politica speciale, per ciascuno dei prodotti essenziali di cui l'umanità vive: politica del ■ grano, politica del petrolio; politica del carbone, dell'acciaio, dell'azoto. «E1 un meccanismo delicato a costruirsi, giacché ogni Nazione de\. difendere i propri interessi particolari, e partecipare, ciò non di meno, a intese generali. La pace del mondo si avrà soltanto a questo grezzo: sicurezza, arbitrato, limitazione degli armamenti: formule magiche di un mondo nuovo, che cerca di organizzarsi, ma che non troverà la. sua salvezza che armonizzando i propri interessi materiali. Finché vi saranno nel mondo milioni di uomini disoccupati e nella miseria, la pace sarà incerta, e la nostra vecchia civiltà esposta a tutti i pericoli. Ecco l'opera, fatta tutta, di tenacia e di realizzazioni, alla quale la nostra diplomazia deve consacrarsi. Quando affronto questi problemi, ho la coscienza di prendere la parola in nome di un grande popolo che lavora; ed io so quello che un Capo J: (inverno deve al proprio Paese ». Chiudendo il suo discorso, il signor Lavai ha, ira l'entusiasmo dei presenti, portato un saluto al Presidente della Repubblica, i cui poteri scadono prossimamente. Tentato sabotaggio estremista del discorso « Nel momento in cui il Presidente della Repubblica termina il suo settennato, voglio salutarlo a nome del Paese. Egli partirà circondato dalla stima, dall'ammirazione e dal rincrescimento unanime. Fra 1 nostri uomini di Governo, il signor Doumergue conserverà un posto distinto. E' che in ini il nostro Paese ha riconosciuto le qualità che preferisce :'■ l'intelligenza, il senso della misura, l'autorità sorridente. Egli è e rimarrà fra i più grandi servitori della Francia e dei regime ». Una ovazione, prolungata pe* alcuni minuti, ha accolto la fine del discorso del Capo de! Governo. Degli estremisti hanno tentato di'sabotare la racliodirrusione del discorso del Presidente del Consiglio. L'altra mattina, infatti, veniva constatato, nella strada di Manille, vicino a San Dionigi, dietrr all'ippodromo della Courneuve, che 12 fili telefonici erano staci tagliati. Questi fili situati a tre o quattro metri -=olt'intn dal suolò, erano collegati con la centrale telefoni Nord, |pd erano stati riservati per le comu nicazioni dirette con Parigi, per i vari bisogni degli organizzatori e in particolar modo per la radiodiffusione del discorso e per i servizi della stampa. I danni vennero rapidamente riparati da una squadra di operai telefonisti, l'na inchiesta è stata aperta

Persone citate: Aristide Briand, Laval