Il centenario del Regno di Carlo Alberto

Il centenario del Regno di Carlo Alberto Il centenario del Regno di Carlo Alberto Il Sovrano Cento anni fa, il 27 aprile, saliva sul trono sabaudo Carlo Alberto, Principe di Carignano. Succedeva a Carlo Felice, Sovrano rigidamente conservatore ma, in complesso, per orgoglio dinastico e per fìerissimo senso di indipendenza patria, migliore della sua fama. Carlo Alberto, prima degli onori regali, era già stato duramente provato dalle amarezze della vita. Bambino, sbalzato dai Francesi fuori della sua terra, aveva perduto il padre in esilio: fanciullo, era stato istruito lontano dagli affetti famigliari, in collegi stranieri: giovinetto, richiamato in Piemonte come erede presuntivo del trono, sentendo nell'ardore dell'età i fremiti delie idee nuove compresse dalla Restaurazione ma non spente, aveva nel '21' prestato orecchio a sefacenti progetti, gloriosa debolezza amaramente espiata nell'esilio fio rentino, bersaglio a spietate accuse, a recriminazioni, al rancore di Carlo Felice: reduce poi dai trionfi del Trocadero, malgrado la riconcilia zione con Canio Felice, era vissuto appartato dalla Corte, nella pensosa solitudine di Racconigi. Sul tramonto del regno di Carlo Felice l'orizzonte non ora sereno. Le giornate francesi di Luglio che ad una vecchia dinastia avevano sostituito un rogno di coloro democratico «avevano svegliato ovunque timori e speranze. Qua e là cupi bagliori di tempesta: alcuni Stati europei in pieno fermento: gli Stati dell'Italia centrale ribelli : pericolosi armeggìi di fuorusciti : in Piemonte la congiura dei Cavalieri della libertà. Gli albori del Regno Appena sul trono Carlo Alberto si propose di costituire per la maggiore prosperità della patria e per la felicità del suo popolo un Governo forte, retto da giusto leggi eguali per tutti innanzi a Dio : istituire una amministrazione che agisse fuori degli intrighi e degl'interessi personali, animata da uno spirito progres . sivo che incoraggiasse ogni ramo d'industria, premiasse con onori il merito da qualunque stato sociale provenisse, formasse un esercito che fosse poi in grado di sostenere glo riosamente l'onore e l'indipendenza nazionale. Al suo avvento il paese era arenato in tutti i suoi congegni statali; affari in arretrato, esercito mancante di tutto, cassa vuota, bilanci stremati da disavanzi precedenti. Temperando l'assolutismo con illuminati provvedimenti graduali, mantenendo quella istituzioni avite resistenti per la loro saggezza all'esperienza dei tempo, ina ravvivandole svecchiando, abbatto gli avanzi feudali, soppresse spese inutili, restaurò economie, ristabilì pei sudditi le udienze reali. Fu magnanimo coi Cavalieri della libertà ma poi, per difendere l'autorità dello Stato, intuendo che un Governo debole avrebbe rovinato il paese buttandolo in braccio allo straniero, strinse i freni dando ai governatori istruzioni di intransigenza assoluta contro i seminatori di torbidi ed i sovvertitori dello Stalo. Gelosissimo della dignità nazionale, pùnto dal molesto ricordo dell'occupazione austriaca, in parte, del Piemonte pei moti rivoluzionari del '21, premuto dal doppio pericolo delle sospette velleità bellicose di Luigi Filippo e dei progetti rivoluzionari degli esuli, con conseguente intervento austriaco, strinse per convenienza, a parità di condizioni ed a scopo puramente difensivo, un'alleanza 'coli'Austria, che in effetto pò} rimase lettera, morta. Fu. nel '33 e nel "òìt severissimo contro le congiure mazziniane: fu perciò tacciato di feroce tirannia, ma egli obbedì ad un imperioso, categorico dovere di salvare lo Slato dall'anarchia e di liberarlo di quel la parte corrotta che con libelli corrosivi e con seduzioni tentava di avvelenargli quell'esercito che va gheggiava strumento validissimo della futura liberazione dell'Italia Passata la bufera, restaurata lu disciplina, riprese, pensoso dell'av venire, quel programma licostrutloire che doveva portale a passi lenti ma sicuri il Piemonte a quel presti gio che In tempi più maturi lo rese arbitro dei destini nazionali. Re riformatore isclmfosuprifeAl'plidrepregprlocsptrncinctuvdtteprLenta ma sagace fu l'opera riformatrice di Cario Alberto nei primi lustri del suo Regno. Perchè egli fosse illuminato nell'esercizio dell sovranità e sorretto negli sforzi intesi ad assicurare al popolo prosperità, progresso e giustizia, istituì sulle anticihé basi fissate da Emanuele Filiberto, un Consiglio di Stato; a presidio dell'indipendenza con tro le offese altrui ed a sostegno delle speranze nel futuro, grande cura consacro a preparare valido l'esercito; favori la cultura con mis sioni di dotti attraverso l'Europa in traccia di documenti sabaudi, col fondare la Deputazione di Storia Patria, con un generoso dono di quadri per una Pinacoteca col fine di istruire artisticamente .il popolo, col largire onori e sussidii a letterati ed a scienziati. Ebbe a cuore i problemi della beneficenza; emanò disposizioni per il sostentamento dei veri poveri, fa yorì istituzioni che curassero la redenzione dei carcerati, stampò col famoso editto del 1836 sulle Opere pie un'orma profonda negli annali della pubblica beneficenza. Profondamente religioso, pensò pop femore alle condizioni del clero tstbdzi locscsllatcldnqtrcdAltbgstdFpltldeccratagliambzlstnfpvscsdnvmtaltptvCdccpdtllplRcs'.tPr•sCtdmqqi1glsr spirando unità di regolamenti eclesiastici, provvedimenti per i seminari, riforme di ordini religiosi, ondò ed ampliò case monastiche, ussidiò congregazioni, stimolò la ropaganda della fede, profuse caiche ed onorificenze a prelati. Però, edele alile grandi tradizioni degli Avi suoi, non tollerò mai che sul'altare delia fede fosse immolato il prestigio delio Stato : mirò anzi, nei imiti del possibile, a conciliare i due poteri, civile ed ecclesiastico, esistendo a chi voleva che l'uno prevalesse sull'altro. Sotto il suo egno furono compilati e promulgati i nuovi codici che segnarono per Carlo Alberto una gloria impeitura. Anche nel campo economico Caro Alberto fu innovatore: iniziò on coraggio i primi tentativi di vincolarsi dai tradizionali sistemi protezionisti; ridusse i dazi di enrata sul grano, abolì le tasse annonarie, tolse vecchi privilegi noivi al commercio ed aHil'industrla; n materia finanziaria amministrò on rigore il pubblico denaro, istiuì una cassa di riserva per provvedere alla difesa ed alia sicurezza dello Stato. Superato il disavanzo, ale cassa contribuì poi efficacemente allo sviluppo di opere pubbliche, particolarmente delle prime ferrovie. Celaollmvprz3lVerso orizzonti piò vasti Sotto tali impulsi il Piemonte si trasformò in tutti i campi accrescendosi di forza e di credito. Intano Carlo Alberto, sospinto dalle «un biziose tradizioni della sua stirpe e dalla necessità vitale di conservazione lanciava sguardi avidi oltre confini dello Stato per ingrandiro, per stringere rapporti commerciali più estesi, per portare in paesi più lontani la bandiera earda. Lo coadiuvò in questa politica espansionista il suo ministro Solaro dela Margherita, servitore devoto dela monarchia, energico e geloso tutore della dignità del Paese anche contro l'Austria, ma dogmatico nele sue idee e miope nella visione, del problema nazionale, ostinato nel non vedere l'Italia neppure quando essa fatalmente si costituiva. Per Cario Alberto la guerra liberatrice dell'Italia dallo straniero costituì il suo segreto che dovette di fronte all'Austria dissimulare. Alleato con essa, fin dal '35 già nel'intimo suo pensava di mutar rota. Le istruzioni segrete ai suoi ambasciatori e certi sfoghi raccolti dagli intimi, ne sono indizi eloquentissimi. Ufficialmente le cose non mutarono. Troppo vive erano le diffidenze di Cario Alberto per Luigi Filippo e l'avversione al liberalismo per accostarsi alla Francia ed al'Inghilterra; nè era del tutto epenta la sua ossessione contro i rivouzionari. Nella crisi del '40 quando il temuto conflitto tra Francia ed Austria fece correre il pericolo che il Piemonte stretto tra due fuochi diventasse campo di battaglia, resistette con la neutralità armata alle blandizie di entrambe per attrarlo ciascuna ne.lla sua orbita ma allora intuì che, per non essere un giorno inghiottito dall'una o dal'altra il Piemonte avrebbe dovuto ngrandirsi ; così ad una eventuale aggressione avrebhe potuto opporre maggiore resistenza. Mirò quindi alla Lombardia sebbene ii Solaro pensasse che l'aspirazione di Carlo Alberto alle terre ombarde occupate dall'Austria fosse un'ingiustizia ; mantenne coi patrioti lombardi frequenti contatti non tralasciando occasione di informarsi sullo spirito di quella popolazione. Volse pure Io sguardo verso la Svizzera minacciata nella sua unità da fermami interni e poiché, in paso di dissoluzione, Austria e Francia avrebbero, a danno del Piemonte, fallo la parte del leone, tentò con protezioni e con favori accaparrarsi proseliti, speeiuimente nel Valiese che più degli altri Cantoni, eli sembrava devoto. Anche il Principato di Monaco avrebbe voluto acquistare se la geosia francese non avesse intralciato i suoi piani. Per allargare sempre più la cerchia dei rapporti internazionali, Carlo Alberto concluse vari trattati commerciali, istituì Consolati in tutte le parti del mondo e mandò istruzioni segrete ai consoli sardi in Oriente perchè cercassero destramente di sostituire a poco a poco la Francia nella tutela degli interessi cattolici. gsbamvcabiotpmmndtcgg(Nel 1848 Il neo-guelflsmo intrecciando patria e fede conquistò, infervorandole, molte coscienze. Lo smagliante libro del Gioberti che esultando il primato storico d'Italia .richiamava l'attenzione sul Piemonte e sul suu Re, affascinò lo 6tesso Carlo Alberto consapevole della sua storica missione. Altri scrittori auspicarono '.'Italia guardando ai Savoia. Mettermeli inquieto tentò d'isolare il Piemonte contrastandp la lungimirante politica ferroviaria di Carlo •Uberto e ricorrendo, per la resistenza opposta, a rappresagilie. Ma Cario Alberto, geloso dei suo diritto, tenne duro raccogliendo la sfl. da. Il fiero atteggiamento gli fruttò molte simpatie che 6i accrebbero, quando il nome suo, intrecciato a quello di Piq IX, risuonò benedetto, in nome della fratellanza italiana. 1.,'Albertismo, varcati i confini regionali, cominciò a farsi strada nelle contrade italiane e specialmente si propagò quando, occupata Ferrara dalla prepotenza austriaca, aessm Carlo Alberto si dichiarò pronto ad erigersi campione della causa itaiana. Negli albori dei '48 tutti gLi animi sorsero in fermento: sventolio ovunque di coccarde azzurre e giale, inni italici, chiassate. Parve allora che Carlo Alberto resistesse al movimento e segnasse il passo, ma vero è che, infastidito dei tumulti piazzaiuoli e geloso della sua autorità, temette che gli si volesse forzare la mano. Le sue riforme del 30 ottobre gli parvero sufficienti alla felicità del popolo, ma, sbava- glia.ta la stampa e prorompendo sfrenata per ie rotte dighe la pubblica opinione reclamò lo Statuto, a cui Carlo Alberto fu restìo pel timore ohe la divisione dei poteri in un Paese non ancora maturo alla libertà, potesse compromettere il problema che gli stava più a cuore: l'indipendenza nazionale. Ma vinti gli scrupoli, sacrificate ile convinzioni, largi lo Statuito che lealmente mantenne e scrupolosamente osservò. Re guerriero e martire Gli avvenimenti incalzano. Crolla va in Francia la monarchia agitando lo spauracchio repubblicano. Le cinque giornate milanesi impongono al Ministero appena composto il problema dell'intervento. Premono gli impazienti perchè si rompano gl'indugi. Gravi però gli ostacoli: li truppe disseminate tra oriente ed occidente; la diplomazia ostile; forte il timore di scendere in campo per la repubblica; incerti gli umori milanesi. Ma Carlo Alberto già intimamente deciso prima che Cavour nel suo giornale ponesse il ferreo dilemma, nello storico Consiglio del Ministri assunse, secondo lo Selopla lutlu la responsabilità dell'interven tp : poi, accettate senza discussione tulle le condizioni imposte dai ini lanosi, persino il cambiamento del colori Sabaudi della bandiera, si gettò cavallerescamente nello spara glio delia guerra, pronto a giocare (ulto purché lo straniero tosse cuc ciato dall'Halia. (jrande in lui la fiducia nulle sue forze, molle le illusioni nel concorso dog[i Italiani. Voleva, che l'Italia fa- piscmprdidtrbgccecòfoserbqmdscliIdnLlivScrselom„V„cesse da s,ò : temevi, l'aiuto degli tanngfri)ilstranieri, che si farebbero ripaga li ad usura: diffidava soprattutto, della Franila pej le sue mire su Nizza e Savoia. Ma eia appena sceso in campo che già era sferzato dalla raffica velenosa dei repubblicani insinuai, ii dubbi sulla calcolata lentezza delle mosse e sulla lealtà degli intenti. Scarso era il concorso di alili. Stali italiani, timorosi di essere assorbiti dal Piemonte, onde Egli sopportò quasi solo tulto il peso della campagna. Nella condotta della guerra non «' rivelò quello stratega che s'illuse di essere, ma rifulse per una dote spiccatissima nei Principi Sabaudi, per la bravura militare, pel coraggio fino alla temerità. Ammirevole la sua vita al campo. Molta parte della notte passava in preghiere; di buon mattino si alzava, sentiva la Messa; poi o si metteva al tavolino da lavoro o saliva a cavallo per esplorazione. In battaglia era sempre impavido nel più folto della mischia, fra il tempestare dei colpi, restìo ai consigli d,i prudenza, fermo nel compimento de} suo dovere. Ma mentre l'esercito si batteva e sfolgorava nelle battaglie la figura del Re soldato, nelle retrovie' si sprizzava veleno da strateghi da caffo mormoranti sulle mosse dejl'asercito, da politicanti travolti da passioni partigiane e municipali. Sulle miserie dei nart;ti che indebolivano il paese, Carlo Alberto si elevava di molti cubiti: avrebbe anche accettata la Costituente, avrebbe anche sacrificata Torino cojne capitale, purché sj mantenesse e si rinsaldasse la sacra unione per cacciare lo straniero per 6empre. MbnDiilarmCcacpeQmmmtedladnmstotilincfisuSsèinrncalegBstroscDlizitrfacoMa dopo le vittorie effimere, piom-1 p barono le ore grigie della sconfitta. Cario Alberto ne diventò la vittima: fu taccialo di tradimento, fu schernito, fu oli raggiato. Sopportò con rassegnazione il suo calvario illuminato dalla fede. Non vacillò mai l'animo suo anche se, nello sconforto, accarezzò il pensiero dell'abdicazione. Si rassegnò a bere l'amaro calice fino all'ultima goccia. E fu assillato dal desiderio della rivincila. Vincere o morire, fu il suo motto di quei giorni; ancora uh giorno di gloria sospirò prima di piegare. Molti, compresi della realtà sconsigliarono la ripresa delle armi, ma egli si ostinò nel ritentare la prova, disperatamente. Sugli spalti di Novara si. consumò l'ultimo atto del suo regno. Nella battaglia fu ritratto più vòlte.dal pericolo incombente, e sui baluardi della città, flagellati ancora .dalla mitràglia nemica., attese iiivano";là palla, liberatrice. Poi, convocato Consiglio, abdicò perchè le condizioni della pace fossero mcn dure. Ad Oporto, nella terra d'esilio, visse pochi mesi, modestamente, tórtu rato dà dolori fisici e morali, turbato dai fantasmi del passato. Ma quando morì, nella santità di un martire, le ultime parole sue furono di auspicio che 1 germi da lui la sciati fra le mine', per la causa ita liana, non andassero perduti. ADOLFO COLOMBO. cedtrtusprinasbgvedapcnCcsasSènsacIl culto per la Sindone d^fflnar ^dÀ^0., ^r&.TnLrfn *r"tt t ,-, ? ™? ?> - Mia, doinuip lunm mori » Farmi, la *vedova Muri. Cristina Albertina di, Scorna ,.:i.....dia. eli? ...«tardi « drimanto con .tu signor Mnntléard, mi-1Inse il lieliuoki'o Carlo Alberto in co| ojjift, 11 futuro Re móstro fin da m issi mi «imi i i»n- (un ,.,..l,::2n«:din,rt.T:i?h»lamento ,d allo studio ,-S.e ritalfe„,,,!,. : . ,i, | ■ , ! _ r.' r . : .„ . ,. „, I IV„ Y r !' . L?. h. .,, u1"'-;',!! tanto coni n.>!llt-sse irn! nii..a del ii ni gnu abati'. • franiejri-. in i i)i\ a edili illustra fa iti. be otva- snntimnnta religioso i indistruttibili nel radei fanciullo, fu deic dirigeva il i olii gio !i:ale il Principino ve' oi riguardi dovuti alla .. cui uppiiri-n-va. tildi dire albi in idi-, che miiuiiiim.mil' noi :••..<.'. coo lo missioni di quésto ..iciullo: ii Crocifisso e a,1 Ai legge dit||'■ln'r-embrò fatalmente, la vita iravagiinia di ne chiedevi. - Die due l'--- iipbilissi.no . la spada. Pivro piti il rqi.trasti, chi minare luna Cario Alberto, "gli passò In un altro collegio, a lìh.'Pvrfi, ove si trovò in un ambiente .1 '. tutto diverso. Questo collegio ora tenuto da un minisiro protestante rieniocéetioo, ammiratore entusiasta di iiian Giacomo liousseau. Qili il f'rin.'ipiì gioviuietto provò i primi turbamenti spirituali, le prime tormentose incertezze, che dovevano poi mettere roghi precoci sulla sua fronte pensosa .• sognare il suo carattere d'un sol. o eh non si sarebbe cancellalo mai pi... Ma, pur fra le correnti diverse tra le miali si trovò a lottare nel mare lempestpgo della sua vita romanzesca, ('.mio Alberto si mantenne sempre un ottimo e italianissimo cattolico. Stai.un a dimostrare ciò le continue prove ili attaccamento alla Heligione data dal Re Magnanimo in ìnnumerevoli circostanze, 11 canonico cav. Silvio Soli i'u, cappellano capo nel fi. Esercito. 1 ivace scrittore ed appassionato cultore di storia sabauda, in un suo recei ie volume « La Casa di Savoia », ove i:i una rapida sintesi e cem-dsènza pèsam.'zza di erudizione, sono!d• • TI in l'orma pi.nuvolissima passato In rassegna le vicènde d-ella augusta Dinastia, lui traccialo di Carlo Alberto cattolico un alt mente profilo, notevole soprattutto perchè rispettoso, coraggiosamente rispettoso, della verità. Benché la .ausa delle riforme fosse stala avversata da parte dell'Alto Clero e « da ipiegli elementi retrivi — ili oèatPssrnpictnTrsgiMtdEsfcpcstlscrive il con. Solerò— che si -raggrup-j aDavano intorno alla «Amicizia Catto-'Eioa», islhuzl me benemerita per ini-! qziative culturali e benefiche, ma fàii- —trice del Governo assoluto e ritenuta rfavoreggiatrii e dell'Austria (venivano'dconsiderate come «novità pericolose » jgperfino gli osili infantili, le scuole se-| rall, le scuole di metodo, le ferrovie!)» —Carlo Alberto, che non confon-deva nel suo animo puro e pio, perdifendere interessi anti-italiani. la fé de cattolica con l'oscurantismo, profondamente impressionato, del resto, dalle opere di Pio IX. seppe e volle conciliare con 1 principil della coscienza cristiana la causa di quelle riforme civili, verso le quali si sentiva spinto dagli impulsi generosi del cuore. « E in quet frangenti — scrive ancora il Solerò — l'Arcivescovo di Vercelli, nions. D'Angennes, un Pastore illuminato, tolse al Ile ogni scrupolo di coscienza, assicurandolo che nessun vincolo di sorta poteva impedire a un Principe di avviare il suo popolo su quelle vie di giustizia e di progresso che sono segnate dalla Provvidenza. E poco dopo il Re faceva redigere 1 capisaldi della Costituzione. Dopo la promulgazione dello Statuto, mentre il popolo esprimeva il suo entusiasmo in quelle clamorose manifestazioni che divennero poi proverbiali, col nome di « quarantottate », Carlo Alberto intensificava ancora il suo fervore religioso. Sono di quell'epoca i restauri alla Cappella Reale della Santa Sindone, che fu per volontà di Carlo Alberto, e sotto la Sua personale vigilanza, adornala del quattro monumenti sepolcrali, che oggi ne arricchiscono la sontuosità. La scelta fu guidata da un criterio di opportunità storica. Il primo inonr.iiient/o a sinistra è dedicato ad Amedeo VIII, che, fu il primo Duca sabaudo (scultore Cacciatori. Il secondo a sinistra è dedicato a Carlo Emanuele II, il 'costruttore deità Cappella Reale e del Palazzo Reale (scultore: il veronese Fraecarolt). Il primo a destra è dedicato a Emanuele Filiberto, ricostruttore dello Stato Sabaudo, il quale volle la Sindone a Torino e stabilì presso di essa il luogo della Sua sepoltura (scultore: Pompeo Marchesi). Il secondo a destra è dedicato al Principe Tomaso, figlio di Carlo Emanuele I, capo stipite del ramo collaterale dei Savoia-Garignano, ramo che successe al trono sarda alla morte di Carlo Felice, con Carlo Alberto Ma prima che i monumenti fossero compiuti, il Re, che a quell'epoca avevaanche fatto costruire l'attuale cancellata, coi monumenti a Castore e Polluce, a chiusura della Piazzetta Rea le, volle fosse organizzata un'ostensione della Sacra Reliquia; il che avvenne dinanzi a moltitudini di fedo li arcorsf dà ogni parte del Piemonte e dalle altre regioni d'Italia.