Gli imputati assolti

Gli imputati assolti L'ORO DI G IA VE NO Gli imputati assolti E' continuato anche ieri li processo a carico del geologo Mario Felici e del minatore Giovanni Rufflnatto, i e a , - due protagonisti della famosa vicenda dell'oro di Giaveno. Aperta l'udienza il Presidente conte Plnelli prosegue nell'escussione dei testi: viene per primo chiamato a deporre l'ing. Alberto Bianchini, uomo di fiducia dell'avv. Mercuri, in compagnia del quale ebbe a trascorrere lunghi anni nel Messico. Il Bianchini, che ha compiuto appunto laggiù una notevole pratica professionale in miniere auro-argentifere, spiega come si proceda allo sfruttamento di esse, quali le produzioni che industrialmente si ritengono interessanti e redditizie. 11 teste, data la sua competenza tecnica e dottrinaria, è bersagliato dì domande dal P. M., dal patrono di P. C, dagli avvocati della difesa, e l'ing.. Bianchini appaga la curiosità di tutti gli interpellanti. Indagini disastrose — Nel settembre del 1927 fui incaricato dì procedere ad un prelievo di campioni per controllare le risultanze delle analisi fatte in precedenza su materiale fornito dal Felici e dal Rufflnatto. — Quali risultati ha ottenuto? — Disastrosi. — Dopo l'arresto del Felici e dèi Rufflnatto subentrò nella direzione dei lavori delia miniera? — Sì: mi occupai anzitutto di otte nere la rinnovazione del permesso di ricerche, che mi fu concessa. Feci allora delle prove e controprove, prelevando la bellezza di 150 campioni che furono mandati, per le analisi. In Germania, alla Casa Krupp, alla Scuola industriale dì Milano e all'Istituto Zeppegno di Torino. Le analisi diedero come massimo un tenore di cinque grammi d'oro. — Furono eseguiti dei nuovi lavori di assàggio? • — Per accertare quali fossero realmente le possibilità di sfruttamento del giacimento, iniziammo dei lavori metodici: le gallerie che riconoscemmo più interessanti furono sviluppate e constatammo l'esistenza di due filoni con leggera mineralizzazione aurifera. Un campione mi diede una percentuale di 40 grammi per tonnellata. — Di convincersi se vi era oppure no dell'oro: furono a tale scopo decise delle ricerche sistematiche. — Dal complesso dei risultati ottenuti, quale convinzione si fece? — Che una indagine fosse sempre interessante. — Anche industrialmente? — Industrialmente ancora non Io si può dire: occorrono altri elementi di giudizio. La miniera è stata abbandonata nel 1928 perchè è subentrato nei finanziatori lo scoraggiamento. L'ing. Bianchini accenna quindi ad alcune divergenze che sarebbero sor le tra di lui ed il Felici circa una op posta interpretazione data alle dispo sizioni impartite dall'aw. Mercuri. Il Felici diceva che il colonnello Calilani e l'aw. Mercuri, l'avessero autorizzato a .procedere a nuovi lavori, mentre il teste riteneva che il compito del geologo dovesse limitarsi unicamente ad indicare i punti dove aveva trovato l'oro. Avv. Omodel (P. C): — L'ingegnere Bianchini era stato inviato a Giaveno per sopraintendere ai lavori? Teste: — SI, però non volli eseguire il mandato ricevuto per non creare dualismi e inutili dissensi. L'aw. Mercuri mi aveva fatto capire come un'ingerenza di estranei non fosse molto gradita el Felici. I Sindacati di sfruttamento La discussione si sofferma Quindi sull'attività svolta dal Mercuri al Messico e si accenna alla creazione di due Sindacati per lo sfruttamento di miniere aurifere e di pozzi petroliferi. L'aw. Goria Gatti, difensore del Ruflinatto, narra al Tribunale le peripezie giudiziarie in cui è stato coinvolto l'aw. Mercuri in Francia. Il procedimento penale per agiotagglo di cui egli venne fatto oggetto si ò chiuso con una sentenza di assoluzione che il patrono di P. C. presenta al Collegio giudicante affinchè sia allegata all'incarto processuale. l'ics.: — L'ing. Bianchini non è rimasto meravigliato dell'esito contrad- ìdl'!or>0 deU|,PcJ*zJf.Z*?Mn°! Teste: — Sì, e per questo appunto ' sottoposti all'analisi, mi diedero I effettuai io ..stesso dei prelievi che, ri¬ a ; a ; e : a A i a sultati ben poco soddisfacenti Chiarisce a questo punto 11 Felici come gli sbalzi riscontrati nelle relazioni peritali si possano realmente spiegare con l'esistenza di zone di ossidazione che si riscontrano in tutti i giacimenti: man mano che si procede nei lavori all'interno delle gallerie, il titolo aumenta. P. M.: — L'aw. Mercuri quanto ha speso per questi lavori di ricerche ia Giaveno? Teste: — Circa un mlliene. Viene quindi inteso l'ing. prof. Cozzaglio, che esegui anche dei prelievi di campioni e delle analisi. Fu una prima volta a Giaveno nel giugno dei 1927. Il Felici ed il Rufflnntto non posero mano all'opera di estrazione del materiale aurifero che fu tolto da varie parti. I sacchetti, forniti dal Rufflnatto erano nuovi e non furono toccati da nessuno, ad operazione compiuta. Il prof. Cozzoglio dichiara di aver in quel tempo concesso un'intervista ai giornali, non sollecitato però nè dal Felici, nè dal Rufflnatto: egli stesso credette opportuno esporre sinceramente la propria opinione in merito alla scoperta del giacimenti auriferi di Giaveno. Pres.: — Lei prelevò del campioni ddqcfzlcttisserpns dall'analisi risultò he 11 tenore di uno di essi era di 500 grammi, mentre quello degli altri era molto basso. Teste: — Non c'è di che stupirsi eccessivamente, perchè nella miniera si formano delle cosidette « concentrazioni » le quali danno precisamente luogo a questi squilibrii. In un giacimento di quella natura si possono trovare, senza rimanere sbalorditi, dei enori che superano i cento ed anche i cinquecento grammi d'oro. P. M.: — I campioni possono essere stati sofisticati? Teste: — Lo escludo per le ragioni suesposte. Il « tenore » dei campioni L'alpigiano Matteo Merlo narra che, essendo in possesso di un documento risalente al 1876 dal quale risultava la presenza di nichel ed oro nella regione « Ca' Merlerà » ne faceva cenno con il parroco don Valle, il quale a sua volta ne parlava col Rufflnatto. Conferma in sostanza quanto ebbe a deporre ieri il sacerdote. E l'esame testimoniale è cosi esaurito. Il Presidente dà quindi la parola all'avv. comm. P. A. Omodel, patrono di P. C. Egli definisce il sedicente prof. Felici un volgare mistificatore che, appena venuto a contatto con l'aw. Mercuri, alle cui spalle stava una potente organizzazione finanziarla, intuì subito la bontà della speculazione. Ed a riprova di ciò l'aw. Omodel ricorda come il Felici si sia affrettato a farsi concedere dal Rufflnatto l'opzione per 10 sfruttamento dei giacimenti aurtfe ri di Giaveno. Secondo l'oratore della P. C, l'accorto geologo, il quale con Ja massima sfrontatezza ostentò titoli che mai gli sono stati conferiti, di venta ben presto il dominatore della situazione, si fa assegnare un conside revole stipendio e per di più pretende supplementi rilevanti di spese, oltre gli emolumenti pattuiti col Sndacato Italo Canadese. L'aw. Mercuri, di fronte alle analisi mirabolanti, rimane stupito, preplesso, mentre il Felici rinfocola ogni giorno le sue speranze: il fi nanziatore dell'impresa ad un certo punto viene a sapere che il Felici un venditore di fumo a usurpa dei titoli. Comprende di essere rimasto vittima di un complesso di circostanze fatalmente disastrose. Afferma l'aw Omodel che tutto il comportamento del Felici dimostra la sua colpevolezza, il mancato ritorno alla miniera di « Cà Merlerà ■ dopo la scarcerazione, l'im possibilità a fornire spiegazioni circa 11 di lui operato-in determinate circostanze. Il patrono di P. C. si appoggia essenzialmente sulle conclusioni della perizia redatta dal prof. Bibolini, titolare di Mineralogia al Politecnico di Torino, un autentico scienziato, secondo il quale 1 campioni di materiale prelevato da « Cn Merlerà » dovevano essere truccati, polche quel giacimento è incapace di rendere alti tenori. L'aw. Omode! chiede che per il Felici venga affermata la piena responsabilità, mentre, nei confronti del Rufnnatto, dichiara di rimettersi alla saviezza del Tribunale. Le arringhe e la sentenza Con parola facile e plana, con un eloquio venato di sottile Umorismo pronuncia quindi la sua reguisitoria il P. M. cav. Bellono. Per 'quanto ha tratto all'imputazione del Felici, di abuso di titolo, essa viene a cadere dovendosi applicare il beneficio del recente decreto di amnistia. Circa la truffa il rappresentante della legge non crede ricorrano nella fattispecie gli estremi. Nota il cav. Bellono 'come attraverso la dissertazione scientifica svoltasi al dibattimento non sia stato possibile giungere ad una constatazione precisa ed inconfutabile. Si sono intese dogli esperti citati come testimoni e periti le tesi più opposte e piti disparate; insigni studiosi di mineràloffia si sono trovati in perfetta, stridente contraddizione riguardo alle anaiisi del materiale sottoposto ai loro esperimenti. Come avvenne la sofisticazione? Furono manipolati i sacchetti? Venne preparata, soffiata di pulviscolo d'oro la galleria della miniera? Il P. M. non sa trovare una risposta tranquillante a questi varil quesiti, es senziali ai fini della causa, e perciò conclude chiedendo l'assolutoria di entrambi gl'imputati per insufficienza di prove. In difesa del Rufflnatto parlano auindi brevemente gli avvocati Goria Gatti e De Antonio, i quali sostengono come il minatore debba andare esente da ogni responsabilità, avendo egli ceduto nel gennaio 1927 ogni diritto sul giacimento aurifero di Giaveno e debba perciò essere considerato completamente estraneo alla vicenda. Ultimo oratore della difesa è l'aw. Gillio il quale pronuncia la sua arringa a discarico del geologo Mario Felici. L'aw. Gillio, attraverso una nutrita do cumentazione, ricostruisce la figura morale del Felici, non volgare ciurma tore, ma persona dotta e studiosa di mineralogia, riconosciuta tale anche da illustri scienziati. Rfbndisce energicamente le argomentazioni della P. C. in merito ai pretesi raggiri che sarebbero siati messi in opera dal Felici ai danni del Sindacato Italo Canadese e dell'avv. Mercuri. Egli ha sempre agito disinteressatamente e null'altro ebbe a percepire all'infuorl del proprio stipendio: la sua onestà non potrà quindi essere disconosciuta dai magistrati. 11 Tribunale .dopo una breve perma nenza in camera di consiglio, ha prò nunciato sentenza con la quale assolve il Felici ed il Rufilnatto dall'imputa zlone di truffa par non avere corames so il fatto.