La vecchia uccisa a Gignod

La vecchia uccisa a Gignod La vecchia uccisa a Gignod Drammatici contrasti tra i due imputati ■- Il figlio della vittima respinge appassionatamente l'accusa - li « mandato » nelle dichiarazioni dell'esecutore Una colluttazione evitata o a a 1 e e o a o a e e a a e o ao o a ee reiio, mi a Ivrea, 23 notte. Contrasti vivaci e momenti drammatici hanno caratterizzato l'udienza di oggi. Ma la drammaticità è insita nella natura stessa e negli aspetti di questa vicenda. Quale fondamento e quale verosimiglianza, alla stregua dei fatti e della realtà processuale, presente la terribile accusa che grava contro Napoleone Fiou, il figlio della povera vittima? Con gesto disperato, con tono straziato, costui ha respinto oggi la tremenda accusa di essere stato il mandante nell'assassinio della propria madre. Ma dopo lo scatto si è acquetato, come se il gesto, l'impeto, con cui aveva risposto alla prima domanda del Presidente, esaurisse ogni sua possibilità di reazione e di difesa. E nell'aula è subentrata un'atmosfera di calma, di vigile e ragionata quiete, nella quale si sono susseguite le deposizioni dei primi testi." 1 quali, a dir veTO, non hanno rafforzato 1 dubbi ma non li hanno neppure rimossi. eul o ueo osel e a a llre r e «Fallo sicuramente» Quando 11 Presidente, conte Marchetti, apre l'udienza, tutti sono al loro posto; ai loro banchi i patroni, più agguerriti e combattivi che mai: avvocati Cavaglià e Chabloz per il Fiou, aw. Dal Fiume e Rattone per il Vittaz; avv. Fusinaz per la P. G. E' interrogato Anselmo Vittaz, 11 giovane esecutore materiale del delitto. Ha 21 anno; di media statura, delicato e biondiccio, ha l'aspetto quasi di un ragazzo. Pres. : — Siete accusato dì avere ucciso a scopo di rapina e con premeditazione Regina Fiou. Raccontate come avete compiuto il delitto. — Sapevo che la donna sarebbe andata ad Aosta la mattina del 25 febbraio. Quella mattina, verso le 7, passai a casa sua e seppi dal figlio Umberto ohe era partita da pochi minuti, Mi incamminai per la stessa strada e la raggiunsi. Dopo essermi fermato po chi istanti a conversare con lei, tolsi dalla palizzata della strada un bastone e mi posi a colpirla. L'imputato ha una sosta nel suo racconto ed il presidente chiede: — Quindi le avete tolto i danari che teneva in seno? — SI. Pres. : — Perchè avete fatto questo? — Un mese prima ero stato in casa dei Flou, e Napoleone mi aveva invitato a seguirlo sul fienile, dove mi aveva parlato dei suoi interessi. Mi raccontò che il padre aveva lezato l'usufrutto delle sue sostanze alla madre e che egli era scontento di ciò, anche perchè non andava d'accordo con la madre. Pres.: — E per questo il Flou voleva sopprimere la madre? — Sì, perchè la madre doveva tare ancora testamento ed egli temeva di essere danneggiato. Pres. : — Tutto quanto, voi dite, ve lo ha detto il Flou. Ma gli è che 11 Fiou nega recisamente di avervi fatto questo discorso e di avervi incoraggiato ad aggredire la di lui madre. — Me lo ha ripetuto ancora una quindicina di giorni dopo, esortandomi a percuotere sua madre. Mi disse: .Fai sicuro, fa! sicuro; sarai ricompensato». Avv. Rattone: — Il discorso col Fiou fu fatto in « patols»? Imp. : — SI. Avv. Rattone: — E come disse 11 Fiou? — Mi disse: Ve lo sture. — E allora voleva dire: t Fallo sicuramente • — precisa l'avv. Rattone, il quale conosce non solo le più diffìcili lingue ma anche i vernacoli. Pres. all'imp.: — Vi ha detto in che misura vi avrebbe compensalo? — Non ha accennato alla cifra Ha detto che potevo tenermi i denari che avrei trovato sulla persona della madre e che lui, a sua volta mi avrebbe donato ancora dell'altro danaro. Ma io non dovevo fare quello che ho fatto benché il Fiou mi avesse incitato... Lo scatto del presunto mandante E pronunciando queste ultime parole, il giovane ha la voce rotta da un gorgo di lacrime. Il suo pianto si fa intenso, disperato ed il presidente lo esorta: — Adesso non è il caso di piangere. A quello che avete fatto non c'è più arimedio. Calmatevi e ripetete voi stesso a Fiou quello che egli vi ha detto ini quell'occasione. Ma il Vittaz è preso da una crisi Ianche più violenta. Egli piange dirottamente e non riesce ad articolare parola. — In carcere — osserva l'avv. Dal Fiume — non siamo riusciti a parlargli. Piangeva perennemente. — Piange — ribatte l'avv. Cavaglià — soltanto quando è in gioco la sua pelle, il suo destino. Non dimentichiamo che i periti psichiatri lo hanno trovato e giudicato un insensibile. Le esortazioni più amorevoli del Presidente non valgono a rasserenare l'imputato, il quale continua a versare lacrime cocenti. Ogni insistenza 6 vana e si passa all'interrogatorio di Napoleone Fiou. Pres. (all'imputato): — Siete accusato di avere determinato questo ragazzo ad aggredire e ad uccidere vostra madre, la quale era Torse un poco autoritaria con voi, come con i vostri fratelli, ma non meritava certo l'atroce fine che le avete fatto fare. — Non è vero — urla* il Fiou facendosi rosso e congestionato in viso. E l'imputato — che è un montanaro di 49 anni, robusto e gagliardo — fa per lanciarsi contro il coimputato Vittaz, che siede nell'angolo opposto della gabbia, piegato su se stesso, in una crisi manifesta di abbattimento. Lo scatto del Fiou diffonde un'atmosfe: ra di drammaticità nell'ambiente, carabinieri che sono stati collocati nella gabbia nell'intento appunto di impedire un eventuale scontro tra 1 due imputati, si interpongono, cercando di immobilizzare 11 Fiou. Ma questi, agitandosi furiosamente, cerca ripetutamente di svincolarsi e di raggiungere il Vittaz. — Mi hai ucciso la madre! — gli grida al colmo del parossismo. — Brutto assassinol Vergognati. Mi hai ucciso la madre ed ora vuoi rovinare anche me. Vieni qua... Ed il Flou tenta ancora di avvici narglisi. Ma ne è energicamente im pedìto. Intanto il Vittaz, come trasognato, si risolleva. Egli sorge In piedi, all'angolo estremo della gabbia, e, quasi accettando la sfida, fissa In viso il Fiou. Il momento è altamente drammatico e nell'aula si fa come una sospensione: il silenzio incombe per alcuni attimi. Pauroso quasi. In questo silenzio, il Vittaz, con tono che rivela come uno schianto interiore, esclama: — Sì, sono io che l'ho uccisa.' Ma tu mi hai istigato. Fiou: — Hai assassinata la mia po vera madre per procurarti i danari per passare le feste di carnevale Pres. (a Fiou): — Non recriminate, ora. Voi avete sempre trattato assai male vostra madre. Che vostra madre sia morta credo vi importi ben poco. Non fate dunque delle scenate e raccontate quello che credete a vostra discolpa. La vicenda testamentaria Le parole del Presidente hanno 11 loro effetto. Il Fiou, dal parossismo passa quasi inopinatamente ad uno stato d'animo quasi sereno. E con voce pacata, ma lievemente enfatica egli dichiara: — Signori giudici, signori giurati. Io non avevo interesse ad uccidere mia madre. Avevo con lei dei litigi, ma si trattava di piccolezze, come accade in tutte le famiglie. Non sentivo verso di lei dell'odio ma un attaccamento sincero, come tutti i miei fratelli del resto. — E l'imputato prosegue rievocando le sue vicende famigliari II padre lasciò le proprie sostanze, in parti eguali, al quattro figli. Solo nei suoi riguardi il testamento conteneva una clausola particolare. Poiché la moglie di lui, Napoleone, dopo l'abbandono del tetto coniugale, aveva dato alla luce altri due figli, il padre nel timore che le proprie sostanze andassero a finire anche a questi figli illegìttimi ed adulterini, aveva legato la quota-parte di Nnpoleone alla sua primogenita, (ijrlia legittima. Delle sostanze, il vecchio Fiou lasciò usufruttuaria la vedova. Da tutto questo l'imputato argomenta che egli non aveva alcun motivo di rancore verso la madre, la quale si era anzi dimostrata assai liberale con lui, accettando di rinunciare in suo favore alla propria parte dell'usufrutto. , ., _. Ho 49 anni — esclama il Fiou —s ma sono stato sempre attaccato a mia madre, come da ragazzo. Del resto non dimenticavo che per far man- giare noi, ella — quando le nostre o o e l i a , e e i a o . a i i n o — condizioni non erano ancora buone aveva patito la fame. Avrei dovuto essere un delinquente come Vittaz per volerle male. — Senonchè — obbietta 11 Presidente — allorchè vostra madre fu uccisa voi mancavate da tre giorni da casa. La vostra assenza non era chiara. Risulta ancora che in quei giorni vi siete ubriacato. Ubriaco non sono stato mai. Avrò fatto festa talvolta. Quanto alla mia assenza da casa, devo dire che la domenica antecedente al delitto ero scesp ad Aosta per svolgere le pratiche allo scopo di ottenere il passaporto per la Francia. , **Pres.: — Ma non siete stato soltanto ad Aosta in quei giorni. — Mi trattenni alla frazione Cré presso una mia zia. E fu appunto là che venni avvertito della disgrazia. La mattina di martedì, avevo fatto comprare da mia zia un litro di vino quando giunse la notizia. Ne bevvi un sorso e quindi accorsi sul luogo. Pres.: — Ahi vedete che bevevate persino In quella circostanza! Avv. Cavaglià: — Beveva per farsi coraggio! Avv. Dal Fiume (con irorfia): — E' esatto: beveva per farsi coraggio! Il Fiou racconta di essere sceso alla frazione Condemine dove trovò la madre che era stata portata in casa di un valligiano. Era già accorso il medico ed egli scoppiò in pianto nell'intendere che la madre era gravemente ferita. Le prese la mano, chiedendole chi l'avesse ferita. Ma la povera donna non poteva parlare: emetteva soltanto dei lamenti. Pres.: — Sembra invece che alla domanda rivoltale vostra madre abbia risposto: • Nessuno ». Chi sa che quella povera donna non avesse Intuito le ragioni della sua tragica Une e non tizceseCo—gliNadrnechto dedetobeceglcomcitatrsevesedetasol'ategrstvolesse accusare il figlio. Avv. Cavaglià: — Eigùrlamocl se quel povero cervello martoriato era in grado di ricordare e di connettere. Il colloquio ani fienile è knaprpoinstntefe...m}^^hrLS?i&}L^^ì*tt.°.?L>.ltl?zv.9?P-S??.1ia^°^?'lemPres. avere vi dava fastidio e bisognava soppri merla? — La mamma era quella che reggeva la casa. Lavorava più di noi tutti, altro che darmi noia. Pres.: — Adesso lo dite. Avv. Cavaglià: — L'ha sempre detto. Pres.: — Perchè il Vittaz frequentava la vostra casa? — Devo dire la verità: nessuno di noi vedeva bene il Vittaz, che non è mai stato amiro mio come non lo è stato di mio fratello. Si sapeva che era leggero e che rubava. Ma mia madre lo accoglieva e noi non ci opponevamo. Pres.: — Il Vittaz afferma che gli avreste dato l'incarico di uccidere vostra madre durante un colloquio avuto sul fienile. Ammettete di essere stato sul fienile con lui? — Ricordo che egli venne a casa nostra mentre io ero nella stalla. MI seguì poi sul fienile e si piuttosto che il fratello Umberto. Pres. fa Vittaz): — Perchè avete accusato Napoleone Flou e non Umberto? — Perchè è stato Napoleone a dirmi di compiere 11 delitto. L'interrogatorio degli imputati è a conchiuso e viene introdotto Umber- ne dieci, minuti. Ma il discorso che si tenne fu solo questo: vedendo che io avevo ancora una grande quantità di fieno, mi dichiarò: « Quest'anno te ne rimarrà d'avanzo ». , — Però in istruttoria avete negato recisamente di esservi trovato col Vittaz sul fienile — osserva il Presidente. Mi sarò confuso. chflcrsacucostdps3 rV-'l't.J^Mtairaiien- -7vlatamsvcnrlSQ . _ V cerno nntpvn cniwre il wK&t'JZ *'J?™eJL*??K?*??IL&MVittaz che vostra madre si sarebbe recata ad Aosta quella mattina? — Gli era facile saperlo. Veniva in casa nostra ogni giorno. Molle altre contestazioni sono mosse al Flou. Egli dichiara che la madre era punto avara con lui. Gli for lrvsAni va - Tutte- - queiìe-ptccole somme di' gcui aveva bisogno. Nè lo tiranneggia-I.Kva in alcun modo. Contesta poi di i^avere solit e conclude ragioni per cui il Vittaz accusi luì dlzdrs tp Flou, l'altro figlio della povera vittima.. Ha 45 anni e conviveva, al pari di Napoleone, colla madre. E' manifesta in lui l'ansia di giovare a salvare il fratello, verso cui, entrando, volge sguardi accorati, ed 1 difensori del Vittaz chiedoìio in quale veste egli venga sentito: se come teste o come parte lesa. Avv. Cavaglià: - Come parte lesa. Del resto se il fratello fosse colpevole ,eglt gli subentrerebbe nell'eredità ma- i a e e a o n terna. « Hai una vipera in corpo » Il Presidente avverte i giurati che la deposizione del Fiou dovrà essere presa con beneficio di inventarlo. Troppo evidenti sono le sue finalità difensive in questa causa. Il Fiou racconta che la mattina del 25 febbraio il Vittaz gli apparve in casa. Entro sbattendo l'uscio e chiese: « Tua madre è già partita? •. Rispose che era partita da poco, ed egli tosto si allontanò per raggiungerla. - Aveva — dice il Fiou — un aspetto selvatico. — Non lo vide più. Poco dopo fu avvertito della sciagura toccata alla madre. Pres.: — Andavate d'accordo con vostra madre? — Avevamo qualche piccolo litigio, talvolta, ma si trattava di cosa passeggera. Pres.: — Eppure risulta che la domenica antecedente al delitto avete avuto un litigio assai violento con vostra madre.1 Siete giunto a dirgli: « Hai una vipera in corpo. Bisognerà che ti tagli la pancia». Il teste nega di avere detto ciò ed ammette: • Avrò detto, tra una parola e l'altra, che aveva del veleno in corpo... ». Quanto al Vittaz, dichiara che egli ed il fratello erano dispiacenti di vederlo sempre per casa e del trattamento che gli usava la loro madre, la quale gli donava cibarie e denari. Avv. Rattone: — Risulta che la notizia del delitto fu recata al Fiou da certo Tobia Persinod, il quale gli disse: « Napoleone ha ucciso tua madre •, Conferma? — Il Persinod si affacciò sulla soglia di casa mie e gridò: • Umberto e Napoleone, hanno ucciso vostra madre! ■. Avv. Rattone: — Ora dà una verslo ne diversa. Ma la realtà è quella dichiarata in istruttoria. L'altro fratello, Giuseppe, è emigrato in Francia e si da lettura della deposizione resa per rogatoria. Ed ecco presentarsi un teste che è detenuto: ValliSto Vittaz, di 23 anni. Pres.: — Per quale reato siete stato condannato? — Per furto. Pres.: — A quanto foste condannato? — A 2 anni e 3 mesi. Pres.: — Allora si trattava di un bel furterello. Il teste racconta di essere stato in cella con l'imputato Vittaz, il quale gli riferì le modalità con cui aveva compiuto il delitto e glie ne rivelò il movente: Napoleone Fiou Io aveva incitato a compiere» il misfatto. Pres.: — Ed il Vittaz vi ha raccontato qualcos'altro? — Mi disse che nell'estate 1929 si trovava a Etroubles, quando gli si presentò un turista svizzero che gli fece vedere un portafogli ben fornito. • Oh se l'avessi seguito, quello ne aveva dei denarìl ■, aveva esclamato il Vittaz rievocando l'episodio. Ma egli soggiunse ancora che quel colpo non l'aveva allettato, poiché non aveva intenzioni delittuose. Invece aveva aggredito la Fiou perchè il figlio di costei l'aveva spinto a farlo. Padra a novant'anni ! ppe n Il teste è riportato In guardina ed è chiamato il dott. Giovanni Trikurakis, medico di Condemine. La matti na del 25 febbraio fu chiamato per' prestare i soccorsi della scienza alla poyera vecchia che era stata portata in uria casa vicina al luogo dove era stata aggredita. Si diceva che la donna fosse caduta dal mulo: invece il teste accertò subito dalla natura delle ferite che non si trattava di caduta, ..ma di aggressione. La disgraziata ave^^ ^ osa del capo fratturate e non ?'lemetteva che lamenti. Quando le tu , . i è è e ai ouaoMI cmmi è r- e o nn , o te. chiesto chi l'avesse colpita, con voce flebile dichiarò: « Nessuno •. Avv. Cavaglià: — Se avesse voluto, crede che avrebbe potuto parlare? — Si. e Avv. Dal Fiume: — La gente accorsa manifestava dei sospetti su qualcuno? — Sì, sul figlio della disgraziata. Il maresciallo Antonio Martino, che condusse le indagini ed operò l'arresto del Vittaz, narra che la famiglia di costai vive stentatamente. Avv. Dal Fiume: — Che età ha 11 padre del Vittaz? — 92 anni e la madre 44. Avv. Chabloz: — E a dispetto della sua età, il Vittaz ha una figliola di 3 anni? — Si. Avv. Dal Fiume: — Digglà che si ricorda questo, diremo anche l'impu^Mtato è nato quando il padre contava n- -n n.„l r>„aeli unrtn immilli /lUril&l 73 anni. Questi sono uominil (ilarità) Ma questo prodigio di vitalità e di virilità non ha che una spiegazione: la vivacità e l'irrequietudine sentimentale della moglie. Il teste accenna poi alla famiglia Fiou, riferendo che la madre trattava 1 figli come se fossero stati ragazzi di 15 anni: non confidava loro alcuna cosa intorno alle vicende della casa ed agli interessi, ed nmil wuw ucun uua cu «.gii imoi cosi, eu &MB. domenica distribuiva loro poche be n sar lire perchè potessero andare all'oste ria. Per, ogni faccenda, si consigliava con altri: mai coi figli. I^a sfilata dei testi prosegue con Giuseppe Marguerittaz, Giovanni Colle, Angelo Henriet, beniamino Monta- di' ggM* gK"^ aomeK' » $L> a-I.K*,™?. TcchT FIm S dfrisodi i^LV* i vf^c^:Àm^\e^ a!£.8° uì dì, quando la Fiou si recò a chiamar lo, suo marito era occupato a confezionare il burro. La Fiou disse che doveva andare infallantemente e si recò da sola. Il viaggio, compiuto da sola, le fu fatale. A stamani la sfilata degli altri testi F. A.

Luoghi citati: Aosta, Etroubles, Francia, Gignod, Ivrea