Il paese che non volle morire

Il paese che non volle morire VIAGGIO IN TURCHIA Il paese che non volle morire -CD A.r* NOSTRO I X V I A T O)- i d ii e à u à a n a n a . a . o a o l e n e a i i na a ola, o, neinsel e, re di a e uaidi er a co ate ta naa n er moor he iaia sa to ISTAMBUL, aprile. Sarà un effetto delle letture fatte.; ma sbarcando a Costantinopoli gli occhi cercano involontariamente i copricapo. Il cappello occupa, nelle relazioni dei viaggiatori e nella storia moderna della Turchia, un posto assai notevole; sarà un tema dei pensieri di chi si trova qui i primi giorni,, e.non è tutta oziosa curiosità : gli stessi turchi finiscono involontariamente a farvici pensare, e mai una riforma sociale ebbe una prova tanto evidente della sua applicazione. Popolo formalista, la sua rivoluzione cominciò appunto da un formalismo: nel 1925, come e noto, Mustafà Remai Pascià decretava la fine dei copricapo islamici; fez, colbacchi, turbanti; che, come tutti sanno, non dovevano portare falde, nè visiera, dovendo i fedeli, come dice il Corano, adorare Dio con la fronte scoperta. Era, questa, unaf delle barriere contro la r"~ione di tale razza nel mondo, segno.di distinzione e di privilegio, essendo l'Islam nè una nazione nè un. continente: di ■ nazioni parenti, ma un blocco religioso che il Profeta aveva destinato al dominio del mondo. Fallita ia missione dì conquista, il segno di privilegio divenite linea d'isolamento; e la religione, fallita, non bastò a consolidare una nazione. Da cinquecento anni era finita in Europa la missione politica della Chiesa Cattolica, e in cinquecento anni si compiva il lavoro delle formazioni nazionali, e la divisione dei poteri religiosi da quelli civili. Al crepuscolo di questo stesso medio evo si trovava la Turchia, ma con cinquecento anni di ritardo, e con meno felici risultati; e come nelle contrade d'Europa non costituite a nazione si appuntavano le mire dei conquistatori, questa terra cui il cemento religioso non bastava a tenerla in piedi, formò un capitolo d'una lunghissima storia che fu detta della Questione d'Oriente. Romanticismo nuovo La riforma del copricapo fu un episodio della volontà d'una nazione che non volle morire, come pareva fosse il suo destino, e ha la stessa importanza dell'abolizione del costume privilegiato allo scoppio della rivoluzione francese. Ha dato un colpo alla letteratura coloristica sull'Oriente, e il viaggiatore alla ricerca di impressióni si trova qui a mal partito. « Oh, mi diceva uno di questi, non c'è più nulla da vendere; aboliti i fez e i turbanti, aboliti i veli delle donne e i costumi ». La sera del nostro arrivo, a una tavola di donne americane venute fin qua regnava il malumore. Eppure un pia forte romanticismo nasce da questo stato di cose; e chi come me ha odiato sempre*l'Oriente dei bazar e tutto il suo Pierre Loti, trova qui oggi un mondo che dice parole umane. L'Oriente è la. imprecisione, la nessuna aderenza alla realità, la fede senza ragione, l'amore dell'indefinito e le sue stesse scritture rispecchiano questi caratteri. Oggi è come un bambino che comincia a compitare, a mettersi sulla via di una logica e d'una verità. — Avcv-t visto un fez a Brindisi: lo portava un uomo piccolo e nervoso, con due baffi fuligginosi, giacca nera e pantaloni a righe, abito che pare divenuto il costume del Levante; andava su e giù per le vie del porto, con un ombrellino dal bastone di ferro, e tutto insieme formava l'immagine, rovinosa d'una stima mal rassegnata. Che non fosse un esule fedele al suo fezf A Costantinopoli non ne dovevo più vedere, se non in testa a qualche impiegato dì legazione egiziana o persiana, ' al cui passaggio qualcuno si volta. Sul porto i facchini ci prendevano d'assalto, questi personaggi che nelle Notti Arabe fanno la parte dei me dgf a a a a a , a . o i e e a. a , e e i o , e l a a n ie dì al ul se e diatori di piaceri quando per isbà glio non ne profittano; dicevano: « Portefaix » co7ne nelle traduzioni francesi delle Mille e una Notte. C'era un enorme gridare; credo che noi dall'alto del ponte pensassimo tulli alla stessa cosa, al copricapo. Ma lutti erano in berretta a visiera, e i pochi col cappello a falde parevano coperti d'un elmo coloniale. La riforma del copricapo non ha indotto ancora la vecchia. Turchia all'uso del cappello. Berrette di tutte le forme, di tutti i magazzini di Europa, da fantino, da collegiale, da marinaio, danno al popolo l'aspetto d'una turba proletaria, e formano di nuovo le apparenze d'una uniforme. E nello slesso tempo, quasi l'ostentazione di chi dicesse: Hai veduto la mia visiera? Perchè porlare la visiera è un atto politico, e il primo fez che apparisse rotolerebbe in prigione. Politica, una delle Belle Arti A un angolo -di strada mi sono messo a studiare la folla; i giovani svelti sembrano collegiali in vacanza; ma i vecchi vado cercando. Come si poteva, da un giorno all'altro; convertire i vecchi al costume degli infedeli? i vecchi gelosamente istruì ti fin dall'infanzia a non scoprirsi mai, come da noi a salutare con garbò? Berrette stizzose tirate sulla nuca, visiere rialzate sulla fronte, ma pur sempre visiere, cappelli con piccolissime falde sollevate, e tubi ni che ricordano un poco il fez: i tutta una storia delle reazioni indi viduali e minute che deve aver sollevalo la riforma. Beazioni ad essa, in nome della religione, se ne sono avute scarse e deboli; si potrebbe inferire che lo spirilo religioso è qui tolaquunpatrscnochtopibisiatimlevoqugecatedCdnstsdcoetuedrardteaemdaaprndtutto fatto di esteriorità, di brividi e di reazioni fisiclie più che di sol-\elevamenti morali. Il legislatore della Turchia moderna ha avuto in mente ohe l'abito crea necessità e atteggiamenti nuovi, e basta esso soltanto a distruggere con la sua logica abitudini e fedi secolari. Così è accaduto. E si potrebbe scrivere un capitolo sulla Politica come una delle Belle Arti. Ma le donne? Proprio al nostro sbarco, una vecchia donna era seduta su una pietra, lungo la banchina. Si reggeva il capo col braccio, il gomito puntato sul ginocchio, nel pugno stringeva la sigaretta; si scorgeva appena il suo viso appassito; non che lo tenesse coperto, ma un montile nero le copriva la lesta, lasciava scoperto il triangolo del viso, si chiudeva sotto il mento. Molte di queste, generalmente non più giovani, mi capitò di vedere; di tutto il vecchio costume non rimane a loro che questa debole difesa, come se portassero un lutto. O come se avessero freddo, il freddo dei tempi nuovi, delle rivoluzioni, che scoprono tante cose irrimediabili della più povera umanità. Anche qualche giovane popolana porta una ciarpa annodata sotto il mento, come da noi certe donne dei paesi. Qualcuna, piccola borghese, porta il bavero del pastrano rialzato intorno al collo e alla bocca, e la giornata è pur cai da. Abitudini e atteggiamenti storici, difficili da superare, a meno dì non reagire come alcune giovani fanno sulla strada europea di Pera, che scambiano parole ridenti coi loro coetanei in canottiera, e questi incontri sono pieni di rossori improvvisi, di risate fuori posto: come se facessero per gioco, in un travestimento. lì tranello del diavolo A questo vento di rivoluzione, a questa luce abbagliante del mondo moderno, tutta questa umanità costretta a scoprirsi mostra la rugosa storia delle notti orientali; abituata alla penombra, porta il breve vestito europeo quasi se lo vedesse cascare di dosso; le calze, di filo si af¬ fllthfntbègcmerèngdnoldcPfttpscscqCbttcpbcpn O I X V I A T O)- orcigliano alle magre gambe che a moda scopre crudelmente, o a uelle piene, da razza sedentaria; una ha infilati i piceli in un paio di antofole alte, con la fibbia, un'alra ha la pantofole infilate nelle carpe; gli occhi guizzano sui visi non più coperti dal velo, e sembra he se ne ricordino a ogni momeno : c'è una delicatezza malata di piante cresciute nel buio. Morbide, ianche, come nelle miniature periane, alcune signore indossano l'ulimo modello di Parigi, con un'insoenza e un riserbo insieme che vi fa voltare. La riforma dei costume ha ormai quattro anni, e la sua storia si legge ancora chiaramente. Perchè ac canto ad essa ve nè una ugualmene importante, e questa avvenuta là diamente e fatalmente. Sì sa che il Corano proibisce la riproduzione delle sembianze umane, come un tranello del diavolo. Da un secolo gli stessi sultani avevano intaccato questo divieto per poi librarsi in tempo davanti alle reazioni dei religiosi. La conseguenza di tale prescrizione è evidente in tutta la storia dell'arte turca, la qual fini in una monotona esercitazione dì calligrafia, in cui è difficile stabilire le epoche, tanto si rassomigliano tutte : tutta Varie figu rativa sì ridusse alla riproduzione di un arco di porla, $ fiori, e versetti dèi Corano. I loro grandi, scrittori e artisti non furono che dei buoni amanuensi. Fontane e tombe, porte e tappeti, ebbero tutti la stessa forma e lo stesso stile, con l'esclusione della figura umana e d'ogni aspetto animale, che sono le colonne di ogni arte. Per un buon latino è un'arte puerile, se non detestabile. Con la rivoluzione di Remai la figura -urna na fece la sua apparizione, fu una delle leve del rinnovamento turco, e, come succede per le cose nuove, fli anche troppo presa d'assalto Il privilegio di poter riprodurre l'aspetto umano non nacque qui con l'ingenuità dei primitivi artisti e la toro fresca ispirazione; V Occidente ha trasportalo qui le sue macchine fotografiche, e i suoi stampati. In nessun Paese del mondo, credo, si trovano come a Costantinopoli tante botteghe di fotografi. Da una parte è una città ancora imbrogliata nei geroglifici del. Corano, che è la vec chia Stambul, dall'altra il quartiere mercantile di Calata, e il quartiere europeo e coloniale di Pera, dove la riproduzione delle sembianze umane è divenuta una follia. A Stambul penetrano timidamente le prime foto grafie e le prime cartoline, le solite delle donnine succinte in maglia carnicina, sulla parete d'una bottega, o attaccate alla cassetta ornata dei lustrascarpe, o in certi grossi medaglioni che qudimmo porta all'occhiello delia giacca. A Goletta e a Pera, è il trionfo di queste cose, e fermarsi davanti alle vetrine dei fotografi è una delle cose più istruttive. E' l'internazionale del gusto piccolo borghese; la Turchia lo gusta e se ne compiace. Date memorabili Sono date memorabili, nella recente storia turca, quelle in cui Musiate Remai buttò il colbacco, e si coprì con un cappello a falde, o quella in cui il Presidente della Camera apri la seduta deWAssemblea posando sul banco una lucida tuba. In quella stessa sala un deputato dell'Anatolia aveva una volta chiesto la dispensa di portare il f-cs perchè soffriva di emicrania, ed esibiva un certificato medico. E un'altra data è quella in cui Muslafà Remai iniziò un ballo con una turca svelata. La novità di questa prò pagando, salta ancora agli occhi Non c'è fotografo che non ci mostri il Capo dello Stato in tuba e in fai de, o a capo scoperto, e i suoi ministri nello stesso costume. Queste apparizioni, che si trovano dovunque, hanno il tono d'una propaganda continua, ostinata, imperiosa. EtesttemsuLqsuc ee rpbvpedmtfcismlltnvmnmlicvsdvdmInf Essi dicono da tutte le carte: « Siae europei, europei, europei! ». Queto popolo sensuale s'era vietate tute le espressioni sensibili: l'arte, la musica, la danza, e per difetto dei suoi mezzi grafici, la letteratura. La rivoluzione ha comincialo da queste cose. Vecchi grammofoni suonano nei negozi, in ogni vicolo c strada, le musiche americane ed europee, squillando o rantolando, e proclamano la rivoluzione e le riforme. Sono arrivati fin qui i sópramobili dell'Occidente, animali e ballerine di porcellana, sono arrivale le bambole. E' stato eretto sul porlo di Galala un busto di Remai, e sul punto più allo di Pera, opera dello scultore Canonica, un monumento che i saldali venuti dall'interno dell'Anatolia, nella loro uniforme color di steppa, contemplano con stupore: vi si vedono Remai e i suoi collaboratori in abito a falde t sotto l'arco d'una porta turca; l'uomo è entrato con la sua volontà nella vita dei geroglifici, e tutto è crollato. Su una colonna di Santa Sofia, tra le macchie del marmo nero venato di bianco, si scorge, fissandovisi come in un indovinello, l'immagine d'un diavolo cornuto, combinatovi dal caso e dalle macchie del marmo. Sono coperti gli angeli della volta, la Madonna dell'Abside, e i loro profili s'intravedono appena, come apparizioni. Ma questo diavolo nessuno pensò mai a coprirlo sotto un versetto del Corano; e il diavoletto ride perchè la sua ora è venuta. L'arte diabolica e umana della figura ha trionfato. L'ora della preghiera Era l'ora della preghiera nella moscliea di Maometto il Liberatore. I vecchi seminarii che la circondano sono divenuti ricoveri per la gente misera dopo l'abolizione delle Congregazioni religiose. Alle fontane lungo i fianchi della moschea i fedeli, imbarazzati dal costume europeo, facevano le loro abluzioni rituali prima di varcare le soglie del tempio, lavandosi le braccia fino al gomito e il viso. li muezin aveva detto la sua preghiera nell'aria cinerea della sera, con la sua voce singhiozzante di vecchia campanella, e la sentivo risuonare nella mo schea col suono sperduto dei templi. Mi avevano dato da calzare certe grandi ciabatte, e facendo attenzione che le mette si fuor della por ta del tempio, per non portare sul grande tappeto la mia polvere di cristiano. Entrava gente con le scarpe in mano, e il cappello o il berretto sulla testa. Posava su una panca lunga e bassa le scarpe, s'inginocchiava accosciandosi, e in tanto si levava il cappello, alcuni coprendosi la testa con la foderina che si trova nei cappelli, altri girandosi sulla testa la berretta in modo che la visiera andasse sulla naca. Ho in mente il grosso berret ta d'un tramviere con la visiera die quasi gli toccava le spalle. Cosi po levano pregare con la fronte scoperta, e posare la fronte in terra-, ecco un aspetto della rivoluzione L'officiante diceva parole alte, con un'intonazione tutt'altro che pia, con una voce di guerra. A un grido accorsero tutti e si misero in riga, rivolli alla Mecca; a un grido si buttarono in terra; a un grido si prostrarono mostrando le piante dei piedi scalzi o te calzette rotte; a un grido si sollevarono e si dispersero in diversi punti della chiesa; e rimasero immobili dietro alle colonne. La luce attraverso le molte finestre, che assottigliavano come un ricamo le pareti, aveva un color di latte. La preghiera finì presto, e tutti uscirono rimettendo il cappello o equilibrando di nuovo la berretta. Sulla piazza l'officiante mi fece un piccolo saluto; se ne andava lènto a casa, col pacchetto della spesa sotto il braccio. CORRADO ALVARO cefuinpafiquscnnodnsuecvlicprslipsutccqnrsbunzqcsrGscltrnrnppnfmntcclrdps

Persone citate: Canonica, Liberatore, Mustafà, Pera, Pierre Loti, Profeta, Queto