Tre processi al Tribunale Speciale

Tre processi al Tribunale Speciale Tre processi al Tribunale Speciale Tre processi al TRoma, 18 notte. Tre processi sono stati dilaniati sta mane innanzi al Tribunale Specialepresieduto dal Vice-Presidente, generale di Divisione Ciaccio. 11 pruno era a carico di tale Francesco Meinì. di Volterra, imputato di appartenere al Partito comunista e di propaganda sov versiva. Il 7 novembre 19*1 venivano rinvenuti sulla via di sant'Alessandro, in Volterra, alcuni manifestini sovversivi inneggianti al comunismo e contenenti espressioni offensive contro il Governo Nazionale e contro i dirigenti del Fascio locale. Poco lontano dal luogo ove erano stati rinvenuti i manifestini veniva fermato il Meini, noto sovversivo, che da Borgo Sant'Alessandro si recava n Volterra 1 sospetti caddero sopra di lui, ma egli, sottoposto ad interrogatorio, si mantenne negativo. Una perizia calligrafica, però, fatta eseguire in istrut torla. accertò che I manifestini incri minati, scritti con inchiostro comune erano stati vergati appunto dal Meinl. Negativo altresì egli si mantiene nel suo interrogatorio orale, pur ammettendo di aver fatto parte in passato del Partito comunista. Il Tribunale, aderendo alla tesi difensiva, assolveva l Meini per insufficienza di prove. I viaggi di un pericoloso sovversivo Il secondo processo è a carico di tale Libero Verardo di Stefano. Il processo si fa in assenza dell'imputato, che non ha voluto presenziare al dibattimento Egli è accusato di avpr diffuso all'estero, nel luglio 1930. notizie false e tendenziose sulle condizioni interne dello Stato italiano, in modo da menomare il credito ed i) prestigio dello Stato all'estero, e di avere svolto attività nociva agli interessi nazionali. E' mputato, inoltre, del delitto di cui al 'art. 9 della legge 24 dicembre 1925, per avere in una lettera datata da Bona (Algeria) e fatta pubblicare a mezzo della stampa, offeso S. E. il Capo del Governo, e del delitto di cui all'art. 126 del Codice Penale, per avere, nelle stesse circostanze di tempo e di luogo, vilipeso il Governo Fascista. Delle stesse imputazioni dovrebbe rispondere anche tale Alessandro Buecalari, di Genova, ma egli è latitante, e nei suoi confronti si ordina lo stralcio del processo. Si tratta di due noti e pericolosi sovversivi, pio volte condannati per reati comuni. II Verardo. espatriato clandestinamente, si inconrò con il Buccalari in Algeria, dove vissero alcun tempo insieme e dov? combinarono la lettera in parola, che diressero a vari) giornali esteri. Il Verardo, lasciato quindi a Bona il suo compagno lluccalari, si imbarcò, diretto a Danzica. con il proposito di stabilirsi poi Ir: Russia; ma venne ar restato dalla gendarmeria polacca al primi di settembre e poi consegnato all'autorità consolare italiana. Si prò cedette di conseguenza al suo Immediato rimpatrio e, sbarcato a Venezia egli fu arrestato dalla Questura. Dopi a lettura degli atti, il Puhhltco Mini stero chiede la condanna del Verardo al massimo della pena, e cioè a 15 anni e 6 mesi di reclusione, e lire tremila di multa II difensore, avv. Pltaluga. si rimette alla giustizia del Tribunale, e questo, con la sua sentenza, condanna il Verardo ad anni 16 e mesi 5 di reclusione e lire seimila di multa. I manifestini filosofici... Il terzo processo è a carico della Inegnante Maria Antonietta Falorni, naa a San Paolo, della studentessa in ilosofia Renata Gradi, di Siena, e del ipografo Luigi Naldini. di Firenze. 1 re imputati devono rispondere di ave re ir. Firenze, nell'anno 1930, istigalo, a mezzo della stampa, a commettere atti diretti contro la vita del Capo del Governo ed a fare sorgere in armi gli bitanti del Regno contro i poteri dello Stato. La Gradi, nel suo interrogatorio, nega però di avere svolta attività antinazionale. Dice di essersi occupata anhe di studi filosofici e di non essersi occupata di politica; di essere anzi staa iscritta al Fascio fino al lf>29. Il Preidente le contesta delle lettere nelle quali non sono espressi precisamente entimenti fascisti, e l'imputata riponde che ella successivamente subì una specie di crisi di coscienza, pet ui avvicinò elementi antifascisti, tra quali la Falorni ed il Naldini ed il omunista Cadenti. pa , aa o i e i l o a i . l o , a e e o e e o a a , o o a , e i n l 1 , e l i o i e e — Non vi ha dato dei manifestini la Falorni? — chiede il Presidente. — Si; ma solamente perchè li leggessi — risponde l'imputata — senza pero dirmi che era stata lei a coni Dilani. — Non c'era stato alcuno scambio di idee tra voi a questo riguardo? — Nessuno. Del resto i manifestini non avevano altro scopo che quello., filosofico. Io li disapprovai, pure avendoli passati in lettura ad altre com patron dt scuola. lì Pubblico Ministero chiede all'lm pinata perchè.'Se il suo scopo era solo di studio, prese poi contatto proprio con un tipografo, quale il Naldini, ed essa risponde che il tipocrafd non Io cercò lei. ma le fu presentato. A mezzogiorno l'udienza viene tolta e rinviata al pomeriggio. L'udienza pomeridiana La Falorni, che viene interrogata nel pomeripgio. tenta d: ziustiflcarsl dicendo di non aver avuta l'intenzione di offendere il Capo del Governo e il Regime Fascista. Scrisse cosi per... dilettantismo, e fece stampare qualche copia dei manifestini. Quando furono stampati si. accorse della sciocchezza che aveva commessa. Presidente: — E infatti avete completata la sciocchezza seminando 1 manifestini nella pubblica via. L'imputata non risponde e china la testa. Il tipografo Naldini si discolpa a sua volta col dire di aver stampato I manifestini in un momento di debolezza, cedendo alle insistenze della Falorni, per la quale nutriva viva simpatia. Nega però di aver concorso a distribuire i manifestini. Richiamata la Falorni, questa invece conferma quel eh* già disse in istruttoria, che cioè 11 Naldini la aiutò nella diffusione dei manifestini. Esauriti gli interrogatori! si passa ai testimoni. Alberto Meixettì. che.fu compagno di scuola della Gradì, dice di aver avuto con lei frequenti discussioni-, politiche e di essersi formato l'idea che le sue convinzioni non fossero precise e determinate. Il prof Codignola dell'Università di Firenze ebbe come alunna la Gradi, che tenne sempre buona condotta. À suo giudizio la signorina è di natura romantica. Anche la professoressa Imperia Matteuzzi. che conobbe la Gradi da bambina, la ritiene incapace dell'azione delittuosa che le viene addebitata, es sendo nata e cresciuta In una famiglia di buoni italiani e di ferventi fascisti. Il cancelliere, esauriti i testi, dà lettura di una lettera indirizzata dalla Gradi al Capo del Governo, in cui con fessa la propria leggerezza, aggiungendo di essere stata travolta da cattiva • compagnia, e dopo aver protestato il proprio pentimento dichiara di attendere dalla grande bontà e clemenza del Duce il mezzo per tornare ad essere una buona italiana. Si dà anche lettura di altre due lettere, indirizzate al Presidente del Tribunale Speciale, dalla Falcioni e dal Naldini. L'uno e l'altra si dichiarano pentiti di quello che hanno fatto Un giudizio di clemenza Ha quindi la parola il P. M. Isgrò che comincia esprimendo il suo scon fono nel vedere sul banco dei traditori della Patria due ragazze, una delle quali è insegnante, che avrebbero dovuto essere orgogliose di dedicare con entusiasmo la loro giovinezza al servizio della Patria, del Regime e del Capo che ne guida le sorti. Il loro pentimento odierno, che il P. M. ritiene sincero, non elimina la loro responsabilità, ma può soltanto indurre il giudice ad essere clemente. I difensori, che parlano dopo, sostengono la mancanza di dolo per i tre Imputati e si rimettono alla clemenza del Tribunale. Questo alle 19,30 pronunzia la sua sentenza, che ritiene gli imputati responsabili solo di offesa al Capo del Governo e, col beneficio della applicazione dell'art. 6 della legge speciale, condanna il Naldini a 8 mesi di reclusione e 500 lire di multa, e la Falorni e la Gradi a 5 mesi della stessa pena e a. 500 lire di multa. La mitissima sentenza, pronunziata dal Tribunale consentirà ai tre imputati di essere rimessi in libertà, avendo già scontata la pena loro inflitta.