Duelli di finta spada

Duelli di finta spada Duelli di finta spada Ero in sala d'armi, al tempo di una mia vertenza, aspettando il maestro, quando un signore atticciato, rubicondo e pieu di veneta cortesia, entrò gorgheggiando dei ciao, dei ■paron e dei servo suo fra altri due che erano lì ad attenderlo, e che •assai gentilmente insorsero a rendergli sorrisi, garbi e parolette. Mi domandai chi mai potesse aver offeso, un uomo da tanta grazia, per frequentare le sale d'armi : e già mi confortavo del mio pessimo carattere considerando che, &\ postutto, non ci si salva dalle brighe neppure Ad averne uno eccellente,- quando seppi che il sopraggiunto era un tenore della Scala; e per l'appunto il l'ertile, il quale da un par di giorni -v-r.ivu. ',! a prepararsi, in buona regola schermistica, pel «giudizio di ■Dio» noi primo atto del Lohengrin,. Ammirai, una volta ancora, lo scrupolo dell'artista: Scrupoloso, diciamo pure, sino all'eresia. Difatti Lohengrin deve vincere il suo duello con l'aiuto del Graal, cioè del Signore: e quindi gli allenamenti sarebbero inutili. Ma chissà che i tenori non. si figurino l'Onnipotente come una specie d'alto impresario, che non si ha poi sempre da prendere sulla parola? E allora aiutati, che Dio t'aiuti. Non si sa mai. ; Più tardi poi seppi che anche il Galeffi, dovendo quale Telramondo incrociare il ferro col cavalier Lohengrin, s'allenava in segreto per non fare, anche, perdente, brutta figura: e mi piacque accostare questi due attori italiani del novecento ai celebratissiimi inglesi del tempo di Shakespeare, che tenzonando in scena facevano sul serio, o almeno mostravano di poterlo fare, non trascurando alcuna dello buone regole insegnate loro dai manenti fiorentini, o dai trattati agonistici dell'epoca. Erano botte, parate, inquartate, eavazioni magistrali, per la più grande gioia degli ottimi spettatori del Globe. Ai quali poco importava che la luna fosse figurata in scena con una melarancia, o un bosco con un mazzetto d'agrifogli; ma i duelli avevan da essere duelli : e ne andasse pur di mezzo qualcuno — come quel Nichols, pianto da Ben Johnson, ohe un ferro d'avversario passò da parte a parte — che le approssimazioni non erano consentite. I due citati cantanti sono purtroppo, in Italia, eccezioni. Dalle scene moderne, tubt'al contrario che al tempo Elisabettiano, vi apparirà che la verosimiglianza dei boschi e perfetta, sino all'ultimo rametto o fogliolina ; e che la luna navigante nei cieli della cupola Fortuny è una vera luna, tale da far abbaiare (Dio mi scampi dalle allusioni) tutti i cani se ve ne fossero. Ma se mai un cozzo d'armi abbia luogo a dei lumi di ribalta, dica chi vi ha assistito quale gioco si giochi. Veramente, è la' burletta. E quei riflettori che allora si avventano. a illuminare in pieno i duellanti, per trar luci di folgore «dalle sciabole snudate ! Io non sono manente, nè di professione nò di vocazione, e non mi intendo poi troppo neanche di queste, cose : ma a vedere, come ho visto, i cavalieri del ballo Sieba incrociare le draghinasse, su due file, col gesto vezzoso di ohi tocchi i bicchieri nei brindisi; o il nobile Cassio affrontare il nobile Montano, nell'OfeZZo, con una spada di stagnola che si piega, dopo essersi forbita sull'altra epada con due educati d/in-dlin, penso ohe simbolisti e surrealisti della nuova scenografia potrebbero intendersi, qualche volta, anche col maestro d'armi. Fin ohe il dramma e il melodramma abbiano vita, per Dio, nobilitiamo il brando, nobilitiamo l'acciaro.' Sono vocaboli antiquati : ma, in attesa del disarmo che li abolisca, meritano ancora rispetto. «(La scherma in palcoscenico viene trattata in modo grottesco e con tuonai eteroclite, particolarmente in Italia, ed anche da sommità artistiche: — scriveva fin dal 1901, in un giornale sportivo il dottor Cougnet — quasi ohe l'interpretazione dei ca Ipolavori romantici, e soprattutto delle tragedie Shakespeariane (Amleto, Otello, Ile Lear, Riccardo III) non richiedease da parte dell'artista, per la verità scenica, l'integrazione assoluta del personaggio storico o drammatico nella cui pelle è entrato facendogli estrinsecare tutte quelle dòti ohe realmente possedeva o a yrebbe dovuto possedere». E forse qui i voti del dottor sportivo, generalizzandosi, andavano un po' al di là della pratica realizzatrice : che tra la pelle, com'egli diceva, del personaggio, e quella dell'attore le differenze somatiche son troppe, per sognare d'abolirle. Ad ogni modo, egli aveva ragione d'opinare che fra i tratti caratteristici, imprescindibili dei personaggi di quel teatro, tutti gentiluomini o soldati, fosse «la cori osceni» della scherma e la professione di armi dell'epoca loro appropriate, sia come foggia ohe come eleganza artistica». E ancora il Cougnet avvertiva, dolendosi, come in Francia, diversamente che da noi, queste coltura schermistica, quest'altra integrazione dell'artista lirico o tragico col personaggio, fosse abbastanza diffusa e di buon risultato. (Questo, nel 1901. Trent'anni dopo, non ho l'impressione che gli homeni 'd'arme siano, alla ribalta, migliorati di molto. Ho visto, non dirò dove, un Sigfrido celebrare la propria spa da impugnandola come un aspersorio. C'è il Lauri-Volpi che l'abbranca come una mazza di oapotamburo. Ce n'è un terzo, rinomato del pari, fche nell'Emoni la fa picchiare sull'acuto come un battipanni. Il Peritile, ai, meglio di tutti. Ma fra poco, prosperoso e ritondetto come si va facendo, la spada, se non l'arte, dovrà metterla da parte: e noi reste><emo senza « giudizi di Dio» in buo*a regola t^rrpna. Converrà, allora. ritornare ai precetti ohe il Morroohesi, maestro ai tiranni di scena e gran tiranno egli stesso, impartiva circa le maniere più adatte ad infilzare il prossimo sulla ribalta? Si badi : il Morrochesi era uno stilista. Egli era convinto che un despota dovesse dir «trema», e una vittima dovesse dir «moro», secondo certi modi, e non altri: modi che per lui erano immodificabili e sacri, non essendo però quelli della verità, e neppure della logica elementare. Meno costoso, ma più sicuro, sarà dunque ricorrere a un vero e proprio maestro di pedana. Tanto più che il ritorno del dramma in costume, o io mi sbaglio, o ò inevitabile. Patria di Sardou e Torre di Neslc han già ribussato alle porte. Vedano i cerebrali di scongiurare quest'altra spada, anzi quest'altro brando di Damocle che pende sul loro capo pensoso. Ma ho paura che non ci riescano. I drammi con duelli sono imminenti : e non ci possono far nulla, nò i cerebrali, nè Ginevra. S'insegnerà la scherma agli attori : e sarà, una volta ancora, un buon ritorno all'antico. Al tempo in cui, cent'anni fa, le vicende di cappa e spada trionfavano, ne i Lemaitre nò i Parvillo arrossivano di prender lezioni in palestra. Così Bocage, quando dovette snudare la daga nella D dorme.. Così, più tardi, i Le Bargy e i De Max, negli ultimi drammi a fondo guerriero. E' noto che il Coquelin, per impugnare degnamente lo stocco di Cyrano (...«e 10 s/tadon. sguaino! »...), ascoltò le istruzioni di Vigeant, alunno del celebro mulatto Jean Louis e maestro di Kirohoffer. La platea parigina, cui la risonanza del « Gare à toil » premeva come alle nostre quella del « Muori dannato! t, non avrebbe perdonato neppure a Coquelin un'imperizia, che avesse mancato di giustificare le tante baldanze e tante stragi del suo personaggio : come purtroppo capitò al nostro De Sanctis, che nel « giusto alla fin. della licenza io tocco» non atterriva proprio nessuno: così che il visconte di Valvert, suo avversario, pareva a quel «tocco» cadere per semplice effetto d'un capogiro. In Francia, per oltre vent'anni, Desbarolles governò personalmente i duelli di scena: c sono ancora citate le sue fatiche per dar franchezza e risalto a quelli dedlMmieto; o della Dama di Monsoreau, dove un signore di Bussy doveva battersi a lume di luna contro quattro mignon»; o dell'ai Scanio, dov'era iu ballo la lama nientemeno che di Benvenuto Cellini. Fu nel1*89, se non erro, che il maestro Bertrand dispose, oidinò e diresse un duello nel dramma inglese Dead Heart: e il successo fu tale che i giornali di Londra. Pali Mail Budget alla testa, vi dedicarono colonne. Uno, non ricordo ohi, finì per crucciarsene. Anche la fortuna delle commedie, non meno di quella dei regni, starebbe dunque sulla punta delle spade? E ci fu polemica. E pare che al brontolone finissero per dar torto. All'evidenza delle tenzoni sceniche, nel tempo nostro, non dà meno studio e oiira la cinematografia americana. Vera scherma è quella con cui Ramon Novarro affronta Lewis Storne in Scaramoùche; vera, ed eccellente, quella di Douglas in tutte le sue parti, da Robin a Zorro e a D'Artagnan; o di Barrymore, che nella Lucrezia Borgia realizza una serie d'assalti degni della migliore scuola. E sia anche detto che gli attori, laggiù, imparano realmente tutte le imprese ohe figurano in scena o sullo Bchermo. Valentino, come Giorgio O'Brien, imparò davvero la boxe; Haynes è campione di rugby; Jim MacCoy salta veramente alla pertica; Tom Mix, Gibbons e Maynard cavalcano sul serio da prodi; e Barthelemess è sportivo compia to: sicché alle ragazze, che lo sanno, è poi tanto caro; e ora sento dire che persino il duello alla frusta tra Roy d'Arcy e Antonio Moreno nella Tentatrice — ferocissima sfida, che ha la sola giustificazione d'avere per posta Greta Garbo — è avvenuto alla lettera, senza finzione nò esclusione di colpi ! In verità, su questo punto della verosimiglianza atletica, gli Americani non fransi gono. Il tenore Muratore, il quale doveva cantere il Sansone a Chica.go alla prova generale trovò inchiodate le colonne del tempio: nè gli riuscì di scrollarle che dopo rabbiosissime spinte. Domandò spiegazioni. Presto detto. Volevano lo sforzo. Volevano la verità. E fu così ohe Muratore, oh'è pure il tenore più forte del mondo nel'senso muscolare della parola, dovette assoggettarsi agli opportuni allenamenti con la santa pazienza- d'un olimpionico. Fu quel yigeamt di cui dicevamo, allora che gli fu commesso d'insegnare duellistica al Conservatorio di Parigi, a render pubbliche alcune norme che, in mancanza d'istruzioni più dirette, vorrei pur oggi raccomandare ai capocomici nostrani Tra l'altro, egli avvertiva' la differenza tra le azioni agonistiche che si sarebbero dovute svolgere in paesi chimerici o in climi leggendarii, e quelle da figurare in tempi e luoghi designati ; nè import» dire che una partita d'armi, ad esempio, tra due personaggi di Maeterlinck, ha ad apparire totalmente diversa dall'assalto tra due moschettieri del Dumas, o due gentiluomini del Gaboriau. Quella non dev'essere che un simulacro di lotta: queste, al contrario, ha da mostrarsi precisa in ogni movimento, e consona in tutto all'epoca di cui rivive, traverso le tenzoni, 11 costume. Ai nostri attori, mentre il dramma di cappa e spada si riaffaccia nel calendario, queste ed altre segnalazioni non riusciranno forse superflue. Uno solo di loro, il Palmarini, ho visto impugnare il ferro a dovere: ed è statò, se ricordo bene, nel Cagliostro di Nulli. D'altri, vorrei tacere. Ma come dimenticare il protagonista di quel «fresco du- ■d gentesco», che affrontava ì contemporanei dell'Alighieri, con un fioretto da sala sportiva? Altri, duellando, non si preoccupano che di far tintinnare le lame, magari in cadenza, come sisbri giulivi. Una specie di brindisi, dicevo, dove il brando ha preso il posto del calice: e l'uno tocca alla salute dell'altro, sin che l'altro, chissà perchè va per terra. Diamo dunque questo nuovo allarmi ai nostri comici: e i buoni comici ci perdonino la nuova fìsima, probabilmente sproporzionata a dei tempi di orisi. Si dice, con ragione, che combattere è vivere: ma poiché l'attore teatrale vive anche a ritroso, e poiché una volta i combattimenti, da uomo a uomo, non erano soltanto simbolici, ma fatti con vere armi alla mano, questa realtà sappiano rievocarla a puntino. D'altra parte, ora che nella vita corrente i duelli sono proibiti, a che dovrebbero servire scuole di scherma e tornei, se non all'incremento dei dtielli rappresentativi? Ci pensino, gli amici attori. A loro tocca, tra l'altro, di giustificare l'esistenza d'uno sport oh'è tra i migliori conosciuti. Mano dunque all'«ce/aro: però non di stagnola; e con le debite maniere. MARCO RAMPERTI.

Luoghi citati: Francia, Ginevra, Italia, Londra, Parigi, Zorro