Il fratello dell'aviatore Lovadina precipita nel Sangone da 200 metri di altezza

Il fratello dell'aviatore Lovadina precipita nel Sangone da 200 metri di altezza Il fratello dell'aviatore Lovadina precipita nel Sangone da 200 metri di altezza Le gravissime condizioni del ferito - Il salvataggio compiuto da una signorina Una grave disgrazia è toccata ieri a Giuseppe Lovadina, di 17 anni, fratello del compianto aviatore, abitante in via Pomaro 4. 11 giovane, ieri, ap¬ prolittando della magnifica giornata, sì era recato con alcuni amici in gita a Giaveno, ed aveva con loro passato il pomeriggio sulla montagna. La disgrazia è avvenuta verso le ore 18, in Frazione Maddalena, dove si erge una rupe che strapiomba dall'altezza di 200 meit-ri sul torrente Sangone. 11 Lovadina si era portato sulla cima di questa rupe per ammirare il paesaggio circostante, quando ad un tratto è precipitato dalla cresta del masso nel sottostante torreme. le cui acque .tormentate dai sassi che ne ostacolano i cammino, formano qua e là delle pozze profonde. In una di queste è caduto lo sventurato giovane. 11 grido da lui lanciato nel tragico istante era stato adito dai compagni, che alla loro volta stavano arrampicandosi sulla ru•pe, e lo stesso appello disperato, unitamente al tonfo prodotto, dal corpo nell'acqua, era stato inteso- dalla .signorina Margherita Prever, la cui casa sorge in quel punto, non lontano dal torrente. Subito la signorina, intuendo la disgrazia, si è precipitata fuori, e alla sua presenza di spirito si deve se il Lovadina non è miseramente annegato, perchè egli giaceva aell'acqua privo di sensi. La Prever, sprezzante del pericolo, scendeva la scarpata, entrava risolutamente nell'acqua e riusciva a trarre il giovane alla riva, mentre gli amici in preda a grande spavento, dopo essere scesi dalla parte opposta del masso, accor revano. Come sia avvenuta la disgrazia non è stato possibile precisare. Può darsi che il Lovadina si sia imprudentemente sporto per vedere l'acqua gorgogliare alla base della rupe, e pre-so da un capogiro sia precipitato; oppure che una scheggia di roccia gli si sia staccata sotto i piedi ed egli non abbia trovato appiglio. Anche un crepaccio nascosto da rovi, sul quale inavvertitamente egli avrebbe posto un piede, potrebbe aver originato la perdita dell'equilibrio. Ma si tratta di supposizioni, perchè nessuno in quel momento era vicino a lui. L'acqua ha attutito il colpo, giacché se così non fosse stato, la caduta da quella spaventosa altezza significava la morte immediata. Senonchè il corpo del giovane, nel precipitare, era rimbalzato a più riprese sulle rocce. Questi colpi, unitamente all'angosciosa, disperata emozione inevitabilmente da lui provata in quell'attimo in cui si è veduto perduto, hanno fatto perdere i sensi al Lovadina, il quale, come abbiamo detto, sarebbe morto annegato nel Sangone senza il pronto e provvido intervento delila signorina Prever. Comunque però le condizioni del ferito apparivano gravi: gli amici, compreso che occorreva l'immediata assistenza di un medico, ne cercavano affannosamente uno nel paese. Ma questi, subito ac'eorso, rilevava che il caso si presentava allarmante e ordinava che il poveretto venisse subito tras- i i ' gg pga e ¬ portato all'ospedale. Con ogni cura il Lovadina veniva perciò adagiato su di un'automobile ed assistito tìngili amici, che in così triste modo avevano chiu-, sa la spensierata gita domenicale, sia , e a 1 i o o e o o a o niziava la via del ritorno. A Torino il ferito veniva accompagnato all'Ospedale Mauriziano, dove il dott. Trossarello gli prestava le cure indicate dal caso. Era manifesta la commozione cerebrale e si aveva ragione di dubitare che fosse avvenuta la fratturadella base del cranio. Il ferito, dopole medicazioni, veniva subito portatoin un padiglione e amorevolmente assistito. Agli amici spettava un altro non meno doloroso compito: quello di informare della disgrazia i congiunti. I famigliari giungevano poco dopo al- l'ospedale, angosciati, disperati perl'accanirsi della sventura. La crudeleferita provocata dalla tragica fine delfratello del Giuseppe, l'aviatore, éttben lungi dall'essere rimarginata, ed ecco che una nuova sventura si abbatteva su di loro. I congiunti sono rimasti per tutta la notte in angosciosa veglia al capezzale del ferito, che. per la commozione cerebrale, non prò nuncia parola.

Persone citate: Giuseppe Lovadina, Margherita Prever, Prever, Trossarello

Luoghi citati: Giaveno, Torino