Andiamo a vedere la Luna

Andiamo a vedere la Luna Andiamo a vedere la Luna e o o , e i a a e i ù e e o o l a a i e , o o o n , i a e e e i i e , i e a e i a a o — i i a o e o o n e i n Quello che pareva un lontano sogno dell'umanità, una chimera realizzabile so non attraverso la fantasia dei poeti, sembra oggi di prossima realizzazione. Da più punti della piccola terra si (preparano o.rditi argonauti pronti ad essere lanciati nello spazio verso il nostro antico satellite e compagno nel corso sidereo fra le stelle.. E' quello di andare a fare visita alla Luna un desiderio antico, nato con l'umanità. Non v'é chi, nelle sere che l'argenteo disco illumina le nostre contrade e con un po' di buona volontà è rintracciahile il oremonia.no profilo dei due amanti, scorto dallo Zamboni, per la prima volta; non ceda alla dolce ed innocua fantasticheria di un viaggio nello spazio, quasi che la luna, che attrae le acque della terra, attragga anche i nostri conpi, che nel suo languore sembrano svanire e dissolversi. Se in tutti i tempi gli astronomi e gli scienziati hanno mostrato, se non l'impossibilita, almeno la enorme difficoltà di tali viaggi interplanetari, i poeti hanno sempre liberamente spaziato ed attuato con la loro fantasia le oscure ed indistinte aspirazioni umane. Dal fantastico Fontanelle, al Micromegas di Voltaire, al mondo della Luna di Wilkiris, all'uomo nella Luna di Goldwin, per non ricordare le fantasie Kepleriane del suo Sogno ed i suoi privolves e subvolves, ed ancora le ariostesche fa.vole ed i mirabili modi di Cyrano: è tutta una fioritura di geniali fantasie sul inondo lunare e sul modo di raggiungerlo. Ma nonostante 10 scetticismo della scienza ufficiale, spiriti irrequieti in ogni epoca non tralasciarono di studiare le possibilità di questi viaggi, approfittando delle nuove risorse che ogni scoperta offriva. // razzo e il propulsore Tra i possibili sistemi di locomozione, per tali viaggi interplanetari, quello che attualmente offre più possibilità e gode maggior credito e popolarità è senza dubbio quello dei razzi, basati sui propulsori a reazione. Teoricamente questo mezzo è il solo che possa far pensare di avvicinarci alle velocità occorrenti e realizzi le condizioni necessarie, se non sufficienti, per 11 non breve tragitto di 380.000 Km. I Di tali propulsori, studiati da anni dall'Esnault Pelticr e da altri tecnici se n'ò occupato largamente anche un italiano, apportandovi anzi dei iperfe zionamenti non indifferenti. E ci pare giusto oggi, che i nostri giornali, come ì al solito, si occupano con larghezza j dei tentativi stranieri, ricordare come 1 precursore il nostro ing. Gussalli che, i in un volumetto comparso anni sono, i se ne occupava con rara competenza j e larghezza di vedute. I propulsori a reazione sono costruiti in modo di uti ! lizzare la forza prodotta ad altissima | velocità da una data massa di rniate| ria in direzione opposta al movimen to che si vuol ottenere, in modo da comunicare all'apparecchio di grande massa, sul quale sono fìssati, una velocità relativamente inferiore ima sempre grande. Questi apparecchi hanno il vantaggio di funzionare indipenden temente dal fluido nel quale sono immersi e possono funzionare anche nel vuoto. Il Gussàlil cita ad esempio i razzi che servono i sondaggi nell'alta atmosfera, e la mitragliatrice che fun ziona nel vuoto ed inoltre le turbine a reazione del tipo Nerst. In tale maniera si sarebbe vinta la prima diffl colta opposta dal mezzo che si dovreb be attraversare. In seguito, il Gussalli parla di un propulsore a doppia reazione di sua invenzione, che potrebbe esercitare uno sforzo di trazione molto superiore ed offrirebbe la possibilità di ulteriori sviluppi. Si può anche ammettere che effettivamente non necessita di raggiungere la velocità di 11 Km. al secondo, necessaria per vincere l'attrazione terrestre e staccarsi dalla terra, basterebbe che dopo 5780 chilometri il razzo raggiungesse la velocità di 8.18 Km. al secondo, sufficiente, a quella distanza, per vincere l'attrazione terrestre di molto indebolita, «aggiunta tale distanza 11 moto potrebbe continuare per inerzia. Nel momento in cui si annullano le forze attrattive della terra e della luna, la velocità sarebbe ridotta a 2030 metri al secondo. Poi il propulsore dovrebbe mettersi in moto in senso inverso per scendere sulla luna. Secondo l'EsnaultPeltier basterebbero, con tali mezzi, meno di cento ore per andare e tornare dalla luna. Per superare la difficoltà del trasporto della quantità di energia necessaria venne proposto un apparecchio costruito da una serie di piccoli (propulsori, i quali man mano che il viaggio si compie verrebbero automaticamente usati ed eliminati. Per supplire all'energia necessaria onde raggiungere subito forti velocità, si potrebbe ricorrere ad una forte spinta iniziale, cioè a qualcosa di simile al pilone di lancio dei fratelli Wright. Infatti, secondo calcoli teorici, basterebbe il la.voro di un'ora di 23 HP. per dare ad un chilogrammo la velocità di 11 Km. al secondo. Si potrebbe anche, sempre in via teorica, ricorrere al mezzo proposto tempo fa dal Drouet, dell'utilizzazione, per il lancio, della forza centrifuga. Tutte questioni attraenti e che però danno solo adito a speculazioni teoriche, perchè in realtà siamo ancora lontani: sia dai propulsori atti a tale impresa, sia dalla possibilità di lancio dell'apparecchio, e potrebbe anche avvenire, che pur costruendo un mezzo atto a un efficace funzionamento a 1000 Km. di distanza dalla terra, tale mezzo non riuscisse a staccarsi dalla terra stessa... Ma se non è possibile materialmente compiere un viaggio verso la figlia di Latona, possiamo però compierlo idealmente, per mezzo dei potenti telescopi moderni, i quali possono portarci la luna a qualche centinaio di Km. di distanza. Per quanto possa sembrare meravigliosa la potenza dei telescopi e le loro possibilità di visione, conviene ricordare che se è possibile vedere chiaramente ceni dettagli, una visione netta di tutti gli oggetti lunari ed in particolare modo della costituzione del suolo lunare non è ancora possibile, perchè pur essendo in tal modo la luna, virtualmente avvicinata, è sempre solo visibile ciò che ad occhio nudo, si può discernere a centinaia di Km. sia pure con aria limpida ed in linea retta. Meglio la macchina fotografica Ottimo mezzo per avvicinare e studiare ila luna si mostrò la fotografia e tra i primi ad usarne furono il padre Secchi, il De Le Bue ed il Rutherfurd verso il 18G0; nel 1S99 veniva compiuto il magnifico atlante lunare di Loewy e Puiseux, al quale si aggiunse, in seguito, quello dell'Osservatorio di Lick e di Monte Wilson. NfvgpddppmtdslpflAggSpfsl^rbcmsptrdctscbrfmtlsiftmsndmtvlabatpvn—tcCtu o l e a l e r i n i o o , Nelle fotografìe francesi le negative furono ingrandite sino a diciotto e venti volte, ottenendo cosi una immagine lunare di due metri e mezzo e più di diametro Queste immagini danno con grande nitidezza tutti i dettogli dell'asperrimo suolo lunare, pieno di crateri e di circhi, di solchi profondi lunghi centinaia di Km.; che mostrano quali convulsioni abbia attraversato la luna nella sua agonia, dopo essersi staccata miliardi di anni sono dalla terrai Sebbene interessanti, le fotografie lunari, non portarono perù gran copia di risultati nuovi, e forse per alcuni dettagli ottenne di più l'intelligente pazienza di astronomi Ancora oggi appare magnifico il dlse gno del cratere Copernico eseguito con grande dovizia di particolari dal Padre Secchi, il quale, per primo espose l'ipotesi che molti dei circhi lunari non fossero che il fondo di enormi bolle scoppiate. Ipotesi nota sotto il nome li Loewy e Puiseux che più tardi la' ^posero. Un'altra ipotesi che venne riaffacciata subito dopo la guerra in egulto alla osservazione delle enormi buche prodotte dai proiettili di grosso aìibro nel terreno, fu quella che molti circhi lunari fossero originati da enormi bolidi caduti sulla luna a fortis sima velocità e quindi con fortissimo potere esplosivo. Altri crateri presentano molte somiglianze con 1 nostri ricordiamo con Padre Secchi: « i laghi di Albano e di Bracciano sono in piecolo una somiglianza perfetta del crateri lunari ». Ancora oggi l'ultima parola non 6 stata detta, sia per i crateri lunari come per 1 grandi solchi, al quali ab biamo accennato prima, che si pensarono, in un primo tempo, alvei di fiumi scomparsi; ma l'osservazione mostrò subito inaccettabile tali ipo tesi perchè, tra l'altro, molte di queste linee passano sopra montagne altis sime, e forse più accettabili sono le ipotesi del Sacco suill'origine delle forme lunari interpretate come l'effetto di un grandioso ribollimento di un magma in condizioni bariche, atmosferiche ben diverse da quelle della nostra terra. ; Come sono alle quelle montagne Meravigliano nella luna le altezze delle montagne che raggiungono, come il monte Leibniz, gli ottomila me tri,, pur essendo la luna cinquanta volte più piccola della terra come volume. Queste montagne presentano aspetti veramente dolomitici e farebbero la gioia degli amatori di cime aguzze e di superbe erode. OÌtre a queste accidentalità: montagne, circhi, crateri e solchi, la luna presenta le famose macchie che movevano Dante a chiedere a Beatrice nel .Paradiso: '...che son li segni bui — di questo corpo che laggiuso in terra — fan di Caln. favoleggiare altrui? » alludendo alla nota leggenda che raffigura, con le macchie lunari. Caino carico di un fascio di spine. A tutta prima gli astronomi li credettero laghi e mari e tali furono chiamati, ma uno studio più accurato mostrò che sulla luna non c'era traccia di atmosfera e di acqua e che quindi non potevano essere, tutt'al più, che fondi di mari essicati. Ma studi più recenti ed In particolare quelli compiuti all'Osservatorio del Campidoglio a Roma e confermati da successive ricerche tedesche, mostrarono che essi non sono che enormi dislese vitree di lava. Come Padre Secchi aveva annunciato più di cinquantanni prima. E sebbene « il tranquillo astro d'argento — comr- una vela candida — navighi II firmamento: — come una dolce amica — in sua carriera antica —- segua la terra in del » e sia a lei vicinissima, purtroppo non la si conosce con l'esattezza che gli attuali mezzi scientifici potrebbero lasciare sperare e molte incognite essa racchiude ermeticamente in se stessa; così come mostrasi ribelle a seguire le leggi della meccanica celeste alle quali, con maggiore disciplina, sottostanno gli altri abitatori dello spazio. E' anche vero che. forse per la sua maggior vicinanza, è più facile constatare nella luna infrazioni che ci sfuggono negli altri astrt. Elemento certo è che la luna staccatasi miliardi di anni sono dalla terra e raffreddatasi prima di questa, fu sottoposta ad enormi cataclismi e ad eruzioni vulcaniche di una fantastica portata, passando ad una morte precoce ed ora segue l'amica antici ripetendole, forse, il motto che trovasi scritto sui muri delle rustiche cappelle di montagna, sotto allo scheletro umano: « io fui come tu set — tu diverrai come son io ». Celeste monito alle umane creature che credono alla Immortalità della loro opere! Diomène. zflMddaclemlAplqdeSgpgcefpttvCnatsdtltcsccegdecentfapzslpsr

Luoghi citati: Bracciano, Roma