L'attrezzatura commerciale nei sistemi degli altri

L'attrezzatura commerciale nei sistemi degli altri UN PROBLEMA CITTADINO DI ATTUALITÀ» L'attrezzatura commerciale nei sistemi degli altri Concludendo 11 nostro primo articolo Ha Stampa, 1S marzo u. s.) sull'attrezzatura commerciale affermavamo che 31 compito di organizzare la macchina commerciale spetta agli imprenditori stessi ed agli Ènti riconosciuti che ne hanno Ja rappresentanza e la tutela giuridica. Non diversamente già tre anni or sono un autorevolissimo scrittore nostro dichiarava «essere gli imprenditori 1 soli idonei a creare Ja razionalizzazione del commercio », e cioè « a realizzare una saldatura razionale tra produttori e consumatori». Vale a dire ancora a migliorare l'economia, i servizi delia distribuzione: mezzo essenziale per ridurre i prezzi di vendita al consumo. Perchè', infatti, che operazione compiono le nostre massaie quando si recano a fare acquisti dal droghiere, dal macellaio, dal salsamentario? Ksse acquistano cose (generi, merci) e servizi. 11 valore vunale della cosa assume nel trapasso da chi vende a chi acquista un plus-valore detcrminato dal costo del servizio. 11 fatto che il servizio non sia tangibile.non sia materializzato in un Quid concreto non toglie nulla alla sua esistenza, non diminuisce il suo valore. Per migliorare d servizi, cioè renderli meno pesanti, per ottenere che il loro costo gravi il meno possibile sul prezzo complessivo della merce posta in vendita sono stati tentati varii sistemi, che rientrano tutti, .appunto, nel campo dell'attrezzamepto commerciale. Problema d'interesse universale A noi basterà, per i furi che ci siamo proposti e ciie abbiamo dichiarati nel precedente articolo, esaminare nei loro caratteri sostanziali i più notevoli. Non prima però di aver rilevato come l'urgenza di correggere i sistemi, tradizionali sia dimostrata non soltanto dai molti melodi escogitati in proposito e con alterne fortune applicati, ma anche dall'imponente letteratura che intorno al problema si è creata. Se in Italia la questione è stata piuttosto trascurata — fanno eccezione gli' interessantissimi studi del Carli, del Lantini, dell'Alberti, del Malinverni, del Morsiello e di altri pochi — all'estero essa ha da qualche decennio trovato una cospicua schiera di privati e di Istituti, il cui contributo alla importante soluzione è un indice dell'interessamento destato dal problema stesso nella parte più attenta della pubblica opinione. Senza parlare delle opere ormai classiche di Herbert Casson (alcune tradotte anche in italiano), delle iniziative dovute alla « New York University » ed al « Prince School of store service education » di Pittsburgh, basterà dire che anche in Inghilterra e in Svizzera, ma soprattutto nella vicina Francia e in Germania, la questione è ormai all'ordine del giorno di teorici e pratici delle situazioni aziendali del commercio. Infine, nel 1926 il Congressi internazionale delle Scienze amministrative, tenutosi a Parigi, e nel 1927 quello pure internazionale dell'Organizzazione scientifica del lavoro, svoltosi a Roma, hanno più che adombrata la1 que*t}pne. Aspéffi della sltoerione torinesi Chiudiamo la parentesi, diciamo cosi, storicistica, e torniamo al punto. E, prima di tutto, quante e quali sono le forme che l'attività commerciale (parliamo sempre del cosi detto commercio al minuto) assume? Guardiamoci attorno: Torino serve benissimo da esempio. Sono tre, e cioè: il commercio risso (negozi, botteghe), il commercio ambulante e il commercio che chiameremo, per intenderci « appoggiato » (Cooperative, Provvide, spacci interni di fabbrica, spacci comunali: Intendiamo cioè tutte quelle attività alla cui esistenza, in un modo o nell'altro, concorrono fattori extra-economici: le facilitazioni nei trasporti, nelle imposte e tasse, ecc.). Or noi, com'è ovvio, non ci possiamo occupare che del commercio del primo tipo. In tutti i Paesi civili all'origine dei vari sistemi di aziende commerciali e come punto di partenza troviamo appunto, proprio come a Torino, l'azienda fissa, la bottega, 11 cosi detto negozio indipendente della tradizione. Una fra le più tipiche forme moderne dell'organizzazione aziendale è data dai negozi a catena [chain-stores). Questo sistema, applicato quasi soltanto al commercio alimentario, 6 di origine americana ed è specialmente diffuso negli Stati Uniti ed in Germania. Sono negozi che fanno capo ad una Direzione centrale la quale acquista per tutti e distribuisce le merci, che dal singoli negozi a catena sono vendute al consumatore ai medesimi prezzi indipendentemente dall'ubicazione degli spacci. La enorme quantità di acquisti fatti alla produzione in una sola volta e la razionale distribuzione ai -numerosi negozi a catena (si tratta talvolta, come nel caso della Bohac e C. Co, di oltre quattrocento) importa ima riduzione del prezzo di acquisto all'origine Insieme con una analoga riduzione delle spese di distribuzione al dettaglio, che si risolvono finalmente entrambe nel minor prezzo di vendita della merce al consumo. I vantaggi del negozi a oatena A questo, che è il vantaggio essenziale del sistema, si aggiungono quelli derivati dalla facilita di controllare le spese e le qualità delle merci, della possibilità di curare e movimentare l'elemento « personale », di ridurre le ^spese per il complesso dei negozi a catena, in confronto di quelle che do vrebbe subire ogni singolo negozio se fosse Indipendente, per quel che riguarda l'amministrazione aziendale. Altro sistema originario dell'Ameri ca del Nord è quello del negozio a prezzo unico. Tutti i generi posti In vendita in questi negozi hanno lo stesso prezzo; poniamo tre lire. E' il non plus ultra della semplificazione la contabilità infatti si riduco ad un'unica operazione quotidiana. Al momento di calare le saracinesche il negoziante Tizio fa il calcolo dei pezzi venduti. Siano trecento. Non ha che da moltiplicare trecento per tre per conoscere l'incasso lordo della giornata. Questa singolare economia del servizio ed il numero cospicuo dette vendite (senza il presupposto di una forte vendita, infatti, il prezzo unico non si sostiene), la facilità quindi dei meno costosi acquisti della merce a stock concorrono al basso prezzo di vendita al consumatore. Ma, come ognuno rapisce, il negozio a prezzo unico offre di necessità una relativamente piccola varietà di merci, ed ecco escogitato un nuovo sistema che è, si può dire, derivato dal primo: il negozio dei prezzi a serie. Il commerciante Caio classifica le sue merci in tanti gruppi: Gruppo A, Gruppo B, Gruppo C, ecc. Ogni pezzo del Gruppo A costerà, poniamo, 2 lire; ogni pezzo del Gruppo B 4 lire e cosi via. I mòdi di acquisto, di contabilità, jjjf.yendita sono analoghi a quelli del o e a i e a o 1 e a e l , a e e e e a e e a e a n o l d l l i a e a a o i o à o , a a l . e , o ; i , l gtnpamdsl'dtcMdegplcapstspfaneG-. gPer utopistico che a prima v.ista possa.msembrare, il sistema ha dato invece ri- jssultati discretamente buoni. Non più ecommessi, non più vendeuses ; il clien- i ste sii serve da se. Vuole un chilo di j zucchero? Ecco il tavolo con tanti sac-ischetti di zucchero da un ciiilo. Il clien- ite prende il sacchetto, passa alla cassa, I vpaga e se ne va. Vuole un litro di lat-|ite? Ecco la bottiglia bell'e pronta.. Vuo- lle dieci soldi di pepe? Ecco il barai- etolo del pepe col suo bravo cucchiaio. «Accanto una serie di pacchettini di j ncarta con tanto di scritta: «Pepe perjdmetodo precedente, e analoghe — salve le proporzioni — le conseguenze Per il consumatore. Negozio specializzato e «Piggly Wiggly» Quarto tipo è il negozio specializzato. Nei negozi del genere si vendono poche qualità di merci, tutte affini tra di loro. E' -insomma l'antitesi del vecchio bazar. Alcuni negozi, per esempio (e ce n'è anche in Italia) non vendono che uova. Può trattarsi di negozi a catena specializzati, che facciano capo cioè ad una sola grande Ditta fornitrice all' ingrosso delle merci, o di negozi indipendenti specializzati. In entrambi i casi il limitato campo delle merui favorisce le compere all'ingrosso di quantità notevoli, il facile smercio ad una clientela pressoché costante, la rapida specializzazione del « personale » e la sua conseguente relativa riduzione numerica, la possibilità di vendere a prezzi bassi. Curiosissimo è il sistema — squisitamente americano e non privo di un I fondo di gentilezza — cosidetto Piggly Wiggly. Gli ideatori di questo tipo si sono fatti le seguenti domande e risposte: Come abbassare i prezzi di vendita? Riducendo i costi. E come ridurre i costi? Riducendo al minimo possibile il personale e gli altri serviz 10 soldi», a Pepe per una lira», ecc. 11 cliente riempie il sacchettino che fa per lui, paga e se ne va. Tutto ciò sì svolge sotto i quattro ocelli vigili di un elegante direttore e di una eccellente cassiera, la quale, al momento di riscuotere il prezzo della merce, sta attenta che ni cliente non abbia abusato della fiducia cosi largamente accordatagli. Metodo elegante, igienico, silenzioso, e, se riesce, economico. Estrema conseguenza di tal metodo è il cosi detto negozio automalico, in gran voga a Vienna dove abbondano i ristoratori automatici frequentati da piccoli impiegati, viaggiatori, operai, di rango, ecc. AHrl tipi Finalmente consideriamo II sistema adottato dai negozi attrezzati per la vendita esclusiva di merce già confezionata in pacchi o in recipienti. Di origine probabilmente inglese, questo tipo ha ottenuto brillanti successi in Isvlzzera. Esiste in questa Confederazione, fra gli altri, un enorme deposito di merci varie che distribuisce i generi — tutti già confezionati in pacchi (l'tmpacchettamento si fa a serie) da mezzo, uno, due chili, o in bottiglie da uno, due, tre litri — a ben 250 negozi dipendenti. Non più bisogno, dunque, di considerare, pesare, avvolgere la merce, la cui genuinità, d'altronde, è garantita dalla Ditta. Possibilità di più rapide e cospicue vendite, vantaggi notevoli nella preparazione e nella distribuzione. Conseguenza, il basso prezzo di vendita al dettaglio. A tutte queste specialità potremmo aggiungere quella dei negozi tipo per lo smercio a minimi prezzi dei generi soprattutto di prima necessità. Questo sistema è attualmente in uso in quasi tutte le città d'Italia, compresa Torino. Si tratta cioè di negozianti i quali dichiarano di accettare, per date qualità di merci, I prezzi fissati, come massimi, dalle loro Federazioni d'accordo con i Consigli dell'Economia e con l'approvazione delle autorità. I commerciantii aderenti subiscono, in caso di mancato adempimento, le punizioni previste dagli organi competenti. Sistema dunque che rientra più nella sfera della vigilanza e della morale che in quella dell'economia. E' per questa ragione sostanziale che non possiamo occuparcene in questa sede. Sistemi applicabili in Italia? pmGlitcmlamsmsrseaepqqgpnsnnrcftrinnclmLnGfibpogcs.mosserviamo invece se i sistemi so-1qpra elencati siano applicabili in Italia, e diciamo subito, anzi, che — eccezion fatta per il Piggly Wiggly, contro il quale osta quel formidabile impedimento che è l'assoluta impreparazione del consumatore italiano, che dovrebbe essere educato ad hoc alme- sosbeSono wi certe categorie delire — nel no-;gstro Paese già s e fatta qualche espe- [Pnenza per tutti gh altri tapi. I nsul- ]l?1^7,,1-^ Possibilità da generalizzazior cne? Vediamo. Il fortunato sistema deilnnegozi a catena presume un numero ; gmolto alto ài negozi, appunto, asso-|zciati. Una grande Ditta di cioccolato'mdi Tonno ha fatto, come tutti sap- ispiamo, 1 esperimento. Altre Ditte han- cno tentato il metodo a Milano, ma | dì loro rispettivi negozi in nessun caso ..msuperano la trentina. Questa deficien-Idza e fatale ai risultati che il metodo lsi propone di raggiungere. Inoltre la ,p« standardizzazione . — che è stretta- ! sncente legata al sistema in esame — .vno,n haJfi ltal?a 'autrice la generalità! ddel pubblico, il che nuoce alla faci- dlità e sveltezza dei rifornimenti che i,Cnegozi a catena patrocinano. Infine-;ae questo e il punto essenziale — nelle'Gnostre città, a cominciare da Tonno, ;tnon esistono, grazie a Dio, quei vasti ;ee complessi agglomerati umani che rsono necessari alla prosperità di saziende come quelle che, appunto, vi- tvono e si sviluppano nelle immense rmetropoli tipo New \ork, Londra e^ienino. . . UQuesta osservazione è fondamentale i sanelle per le imprese commerciali a gprezzo unico, a prezzo a serie, e specializzate. Negozi del genere non troverebbero sulle nostre piazze una richiesta corrispondente alla loro offerta. La popolazione torinese, per non uscire dalle mura, non può essere idealmente frazionata in tanti settori per quel che riguarda i bisogni ed 1 gusti. I settori, cioè, esistono, ma ciascuno di essi è talmente limitato numericamente, da non poter dar vita ai negozi sul tipo di quelli che consideriamo. Gli esperimenti fatti, anche con risultati abbastanza felici, non provano niente, inquantochè esistono, e possono esistere, soltanto come casi isolati, non moltiplicabili, non dunque da assumersi a sistema. Contro la vendita delle merci già confezionate in pacchi o recipienti stanno due notevoli avversari : il gusto del pubblico che, generalmente, ripugna dall'acquistare ciò che non vede (il' problema dell'educazione del consumatore non può far parte della nostra indagine sull'attrezzatura commerciale), e — perchè non dirlo? — il malvezzo (qui, si, è necessaria la più oculata vigilanza delle autorità e si impongono le più severe sanzioni) di alcune Ditte le quali giocano sul disordine che regna nel campo della terminologia riguardante le qualità delle merci. Tentativi di vendita di merce in pacchi, fatti da Ditte serie ed oneste, sono stati frustrati dalla sndacgagcrmpAtshnSqdrftr concorrenza illegittima di pronti Imitatori della carta, del colore, della confezione in genere, con risultato di ingannare il pubblico (si noti che per certi generi anche d'uso assai comune l'inganno è facilissimo) propinandogli merci scadenti sotto etichette di marca. Di qui le legittime, crescenti sfiducia e diffidenza dei consumatori. Sviluppo del Orando Magazzino Resterebbe da dire dei Grandi Magazzini — « questi ambulanti diventati fissi », come dice un po' grossolanamente lo Schwander — che di proposito non abbiamo elencati fra i tipi altrove adottati visto che da ormai molti anni sono conosciutissimi anche da noi, « Il grande magazzino — scrive non senza evidenza lo svizzero Cottier, ostile al sistema, nella sua recentissima ' Crise du petit commerce » — è, si può dire, la manifestazione concreta di una tendenza che mira a concentrare il commercio al dettaglio ». . In Giappone specialmente il Grande Magazzino (al quale Somhart — sia detto di passata — riconosce qualità educative, come quello che pone sotto gli occhi della massaia e fornisce per pochi soldi alla famiglia dell'operaio l'oggetto tendenzialmente artistico: la conchiglia marina dipinta, l'oleografia a serie, ecc.) ha da qualche lustro in poi preso gran voga. Ben presto però si è manifestata laggiù una curiosa tendenza che snatura il carattere del sistema: i Grandi Magazzini a poco poco hanno creato essi stessi le lorfabbriche e vendono perciò — in parte almeno — merce di propria produzione. Negli Stati Uniti — a New Yored a Chicago — le proporzioni deGrande Magazzino sono tali da far stl gurare il classico « warenhaus » ger.manico e hanno qualcosa di fantastico: jsi pensi a edifici di quindici plani con eserciti di 12.000 addetti all'ammini strazione e alle vendite, Ma perchè il grande magazzino possa seriamente esercitare una decisiva influenza sulla riduzione dei prezzi di vendita al minuto, in maniera cioè che il beneficio sia sentito con facilità dal la massa del pubblico, è necessario che esso abbia le proporzioni di quelli no «issimi — per ricordare i più vicini a noi — di Parigi, di Berlino e di Londra. Dove la popolazione cittadina non I LinzFsteEnA—DEgpeLtoza—somreè nmudeALpermetta il fiorire di si grandi e numerosi empori, l'azione benefica del Grande Magazzino sarà naturalmente limitata e del tutto marginale. Modernizzare il negozio indipendente Quel che bisognava dire è stato detto; giudichi ora il lettore se, in una città come Torino, siano applicabili ini maniera assolutamente sensibile per1 l'economia del consumatore i tipi di aziende altrove fiorenti. Per parte nostra, mentre riconosciamo che daTe un parere assoluto su sistemi tuttavia perfettibili e — per lo meno in parte — in via d'esperimento sarebbe arbitrario, e tenuto conto dei risultati in genere nè eccellenti nè pessimi e talora ragguardevoli che qua e là certe applicazioni hanno ottenuto anche in Italia, pensiamo che sarebbe errato voler senz' altro escludere la possibilità di utilizzare su una scala di qualche importanza alcune forme di qua1 metodi. Anzi — a nostro avviso — gioverà far tesoro di quelle esperienze per applicazioni parziali ed opportunamente revisionate in casa nostra. Vera rimane comunque — tutto lo lascia infatti supporre — l'efficienza del negozio indipendente — per ora almeno non sostituibile —, e sia pure liberato da ogni degenerazione verso il cccufusioriariismo del bazar dove trionfa la paccottiglia. Ciò posto, vedremo nel prossimo articolo come il negozio tradizionale torinese e italiano possa essere modernizzato, come cioè debba attrezzarsi il nostro commercio al dettaglio per concorrere alla diminuzione del costo delle merci offerte in vendita al consumatore. 0. A. A. L iit di Piii di Pithqflcocobl'bSè ridutesopcoinamaseanadacidninla1.vaCeddchpsabl's« Csldplapnd

Persone citate: Ameri, Carli, Cottier, Crise, Herbert Casson, Malinverni