Li-Ta--Pù, pedicure cinese

Li-Ta--Pù, pedicure cinese PROIEZIONI DELLA COSTA AZZURRA Li-Ta--Pù, pedicure cinese ' a a e l a , o e , o , i r o a n NIZZA, aprile. In un mattino grìgiargenteo di pioggia, che spazzola e spiumaccia la Costa Azzurra, come se volesse raderla del grasso bitume della nuvolaglia, Li-ta-pù, pedicure cinese, da alcune generazioni, riordina i suoi legnetti, i suoi ferri minuscoli, le sue pomate, i suoi rasoi, i suoi unguenti. E sorride con la bocca melensa larga e gialla, spiando da dietro la vetrina setosa del suo regno. E' davvero un personaggio importante, incrostato su questo monumento colossale dell'industria alberghiera, della P-romenade des Anglais; un personaggio che può segnare un punto di vista specifico nella ricostruzione panoramica della vecchia e nuova vita che voglio studiare, e fornirmi un colore che non sia abusato, una interpretazione che non si appesanlisca di falso classicismo, una sensibilità esule, ma personale. Madame la princesse, è appena uscita dalle sue mani flessibili ed armoniose, tenendo in braccio Vinseparabile testimonianza del suo pequinois, un conterraneo quasi prezioso come Li-ta-pù. Più tardi, forse, Sua Maestà il Re di Svezia farà chiamare Vartefl.ce giallo, dopo la partita di tenni». Ed anche il generale Pétain. E non so che nobiltà russa di anterivoluzione, mischiata nella macedonia internazionale di Nizza, intenderà valersi della sua miracolosa potenza. La folla, che il mondo ha rovescialo dalle sue tasche, saccheggiando per la collezione che mi offre, quanto c'era di meglio in ogni campo, e che oggi non appare alla caccia del sole che non c'è, ma che si è messa in conserva in ogni casinò, in ogni boite, in ogni thea room, in ogni american-bar, in ogni dancing, può essere giudicata da lui che la conosce. Il mondo visto da un pedicure è un fenomeno. Approfittiamone. La regola del capriccio II modo di camminare, di appoggiare i piedi, di battere i tacchi, di incrociare le gambe, di molleggiare il passo discreto, di insistere su di un tallone, di civettare su di un'inar calura, di dondolare una caviglia, di piegare il giuoco delle falangi, di calcare, di sfiorare o di scivolare su di un pavimento, offrono un segno infallibile di giudizio. Perchè mai, dunque, tutta questa umanità diversa, che gremisce ogni albergo in modo inverosimile, — dalle porle di servizio che ingozzano piramidi di bagagli, macchiati di etichette, come albums di francobolli, prima ancora di assorbire il peso della carne umana, valutata e sopravvalutata, dalle vetrate giganti custodite dai più autorevoli portieri — è qui ad offrire a Li-tapù, uno spettacolo europeo, per il suo esame maturo? Che cosa cerca? Che cosa chiede? Che cosa domanda per armonizzare le proprie abitudini, nella organizzazione perfetta che la circonda e la opprime, vello sfruttamento sorridente e cortese fino all'inverosimile die l'accarezza, nella esibizione d'ogni buono e d'ogni cattivo gusto, die la protegge, nella raffinata ricerca, purché sia molto costosa? Li-ta-pù sorride : — Soltanto qualche cosa di più. Soffre, sopporta, e vive la malattia della esagerazione, che richiede, se condo la diagnosi comune, una specie di ebbrezza superante ogni pos sibilità materiale, inquadrala in una cornice di meraviglia oleografica e di scapigliatura ultimo-grido E' convenuta per questo. Tutto, allora, diventa superlativo: il cielo, il mare, il verde, i fiori, il sole, la musica, il rischio, l'amore, la gra zia, la velocità, il suono, il peso del denaro e quello della bellezza. Non c'è filosofia possibile che faccia leg-(gc C'è solo una regola generale del ^capriccio e dell'imprevisto, che do- e mina r comanda. ej «Infatti, qualunque cosa chiedia- n- fc od ammiriate, è quasi perfetta a.\come i miei legnetti di bosso, infal- libili e precisi, e le lame che arrovento prima di servirmene, per rimettere in equilibrio camminante l'umanità che traballa. E lutto è intonalo alla grazia ilare della sua disperazione. Iti secoli di silenzio, la mia razza ha raggiunto la perfezione estatica nel piacere e nel dolore, nella piena gioia fisica della carne e nella rassegnata inviolabilità morale dello spirito. Anche qui non c'è, però, phì nulla di assoluto. Basta camminare. Si cammina... II richiamo dello « snob » Li-ta-pù, saggio organizzatore teorico dell'umanità, in questa giornata di pioggia sottile, che sembra la macchia di un peccalo sulla veste turchina e casta della lìiviera lussuriosa, immobile nella tradizione della sua bellezza da litografia e divina nella sua riposante accoglienza, tu, certo, cerchi di truffare la mia ingenua originalità!... La Cina d'eccezione, die ingiallisce la maschera del tuo viso glabro, forse non ha che il riflesso di qualche via malfamata di Parigi, in cui vedesti la luce, masticando un rumoroso argot da contrabbandieri. E i tuoi strumenti di tortura dolcissima, che si trasformeranno, più tardi, per la gioia dei camminanti d'ogni età, in qualche pipa d'oppio, che torna di moda, o in qualche cartina di stupefacente, presentata con la più misteriosa grazia di questo mondo, fecero la loro prima timida apparizione in qualche Institui de Beante: di quella bellezza di cui sei l'antidoto e il sacerdote, per amor di contrasto. Ora, tu mi dici che in questi mille archi di verde e di mare, scomposti e ricomposti nella grazia della luce piena e del sole vivente, che domani risplenderà di nuovo, l'unico richiamo che fece accorrere da vicino e da lontano le razze più diverse, die vantano un pedigree tZlustrissimo, per non dire un albero genealogico, non fu che il contagioso grido dello snob. Intruppata dall'organizzazione sapiente che la recluta da per tutto, la folla abbagliata dall'abbondanza dei divertimenti, dal costo singolare della vita, dai contatti inattesi, dagli scambi impreveduli, accompagnata quasi per mano sulla soglia dei mille casinò in cui rotola la houle, apprendista in questa università della follia luminosa, si mosse e si muove : come se dovesse conquistare, a qualunque prezzo, la propria felicità. Ed è la felicità degli occhi, prima di ogni altra cosa, a sprofondarsi nelle vetrine dei negozii, pronti ad offrire il lusso autentico e proibitivo dei loro profumi, delle loro toilettes, delle loro novità urlanti, dei loro gioielli costosi, per la suggestione femminile ed irresistibile del lusso. Senza queste controscene di alta eleganza, che debbono costituire lo stato di grazia necessario, l'organizzazione non sarebbe stala completa. Il fascino di Parigi è qui, quintessenziato dunque fino all'impossibile, pieno del suo gusto più divino e barocco, spogliato di ogni provincialismo, reso più spirituale, più ricco, più contagioso, nella selezione quotidiana dei suoi richiami. Le mille luci, che danno un aspetto di féerie cronica e convulsa ad ogni minima attrattiva, cantano l'elettrica eloquenza dello stupore. I manichini in voga sfilano nelle succursali delle grandi sartorie, con lo stesso passo molle e ieratico che hanno in rue de la Paix. Le bacheche dei gioiellieri, scintillano di « occasioni uniche » marcate da cinquantamila franchi in su, ma protette da rigide grate d'acciaio, con Irò la cupidigia degli ammiratori. I quali, in verità, son pochi. I più, si assiepano dinanzi alle esposizioni dei gioielli imitali, pac- qpccrrssrnstlscspsemlbddrgsdocmcalurlmmbnasdq(cotliglia della cuccagna, in cui gli s'™ss ed * brillanti chimici supera »?. in irritato splendore, le autenli \che P!e"'e Preziose. I negozi di «fri volila », sono imboniti di collane e di bracciali, che un tempo avrebbe cmlstdlsuplcMdnlnfrrnpm ro fatto la felicità impotente di\ a a a a a i d i l a o o ù e i i e n e i I e qualche dinastia di negri africani: pietre dure, galaliti, ricostituite, cristallini di rocci, rossi, verdi, acciaio, coralli, margheritine : desidera femminili di un'ora che si esauriranno tra breve. Nasi incollati e pupille in brivido, si ritrovano in ogni corridoio di casinò, di teatro di varietà, di cabaret alla moda, di sala da the, dinanzi alle stesse vetrine ed agli slessi oggetti. Il coktail è una istituzione : miscuglio di profumi, di liquori, di colori, di suoni. Lo stesso mondo, diverso e curioso, è un coktail dal sapore extra dry che assaporiamo, buono per qualunque palato, con una saggezza sibaritica. Sappiamo, è vero, che lutto questo è artificiale. Non importa. La stessa avvenenza è artificiale e accomodata. Se Venere usci dalla spuma del mare e trasmise il mito classico della sua legge a tulli gli uomini di buona volontà, la Venere moderna della Riviera, esce da un Istituto di Bellezza, in cui si è falla depilare le sopracciglia, dipingere le guancie da una rosea primavera, stellare un neo sulla parte sinistra del volto, ondulare i capelli con una operazione indefrisable. E Li-ta-pù, artefice minimo e necessario dì tanta perfezione, dà la mano ai fratelli maggiori, che si chiamano Charles, Paul, Henry; ed alle sorelle, minori sacerdotesse dell'ordine, che dettano i cartoni della ultima estetica femminile. Problemi dell'illusione Piove da tre. giorni, in queste mirabili rade, che la natura prima, e la intelligenza speculatricc degli uomini, poi, ridussero come dei salotti mobili, di verde e di mare, di abbandono e di nostalgia, per la infinita gioia di vivere del mondo. Ma a elle serve? La pioggia che caccia sempre i villeggianti con gli aghi d'argento della sua noia liquida, qui li raccoglie. A quale segreta legge psicologica i e scivisszQtrlnMlobsscFsecollettiva, risponde dunque questa] organizzazione inaudita che per-'mette di spostarsi nel raggio di tut-Uli la riviera, con la maggior faci-\lità e velocità, accessibile alla borsa di ognuno, nella catena degli autobus, che si susseguono di dieci in dieci minuti; e sostituisce al sole la luce elettrica, alla passeggiata la stasi più invitante, al miraggio di un'ora il brivido dell'attimo die passa? La promenade des Angtais si allunga, lucida, nella cintura dei suoi chilometri, lanciati verso Cannes o Montecarlo, come un nastro di vetro, davanti ai baluardi masisicci dei grandi alberghi, che accendono nella sera le spie intermittenti delle loro fiamme colorate. La processione delle automobili, sbadiglia i suoi fari, a compasso, dalla terra al mare, fuggendo nel crepuscolo che si rintana al limite dell'orizzonte. Dall'atrio del Negresco, scivolano figure di eccitante eleganza, inequivocabili, che le limousines inghiottono con un ron-ron tranquillo, per portarle ai loro destini di divertimento, di amore, di giuoco. Non si è ancora spenta l'eco del the danzante, che le orchestrine in delirio attaccano la musica del pranzo, in ritmo di fox, come se fosse loro attribuzione equilibrare tutta la vita del mondo, sull'armonia sincopata del jazz. La strada non esiste più che come mezzo di comunicazione. I teatri d'opera, dì varietà, te sale di coneerto, sono già gremite. Fra una pausa e l'altra, la bouie che trovale da per tutto, s'incaridierà di rendere più eccitante lo spettacolo, col suo piccolo frisson di attesa. E vi troverete a gomito a gomito, col vicino più inaspettato : che potrebbe essere un commesso di droghiere in baldoria, o un sottosegretario alle Belle Arli in incognito, la figlia del maggior concia tare di pelli della California, o l'ultima vedette pensionata e giubilala i\aall'aniore internazionale; un mini- stro a riposo o un principe asiatico del sangue. C'è anche Li-las-pù, col suo abito impe ce abile tdal taglio europeo, e il volto glabro e giallo, più sorridente in- letizia, che mai. Guarda con le spille penetranti degli occhi, come se volesse forare la moltitudine, senza ferirla. Che cosa cerchi, non so. Quale compare o quale complice in toilette da sera, ora che i clienti ragguardevoli si sono dispersi nella vertigine dei suoni e delle luci, nelle grandi sale del Palais de la Mediterranée? La conlessa cecoslovacca, che mei-' le in mostra la triplice fila di perle orientali sul petto immacolato, ed i brillanti che nella semiluce danno sprazzi come il faro di Capferrat, è seduta in amabile circolo. Li-ta-pù sorride. Quanta autentica nobiltà, in questa oasi della Francia democratica, a dettare i postulali dell'esistenza modello, difesa e goduta secondo le esperienze più sonili e nervose, più aspre ed eccitanti! Ogni avventuriero può sembrare un gentiluomo. E viceversa. E' riverito da una formula di educazione che non gli ricorda il bagno penale, e gli fa sognare, soltanto, il castello di Spagna, die fu dominio degli avi defunti. Il problema di ogni illusione è risolto. « Basta camminare... » La Costa Azzurra, a quest'ora non è che la Costa luminosa, artificiale, piena di insidie, di trabocchetti, di falsi scopi, da canzonetta sentimentale di Varietà. Le vie staffilate di pioggia, sono siale invase dal formicolio serale degli irrequièti. Forse, qualcuno scruta fra le nubi se occhieggi l'annunzio di una stella, apportatrice di buon tempo. Ma nessuno si preoccupa. Essere in Riviera, non vuol dire camuffarsi da patriarchi in cerca di serenità. Significa approfittare di ogni diverlimenloK alzarsi alle dicci del mattina, dopo essere andati a letto alle cinque, rimpinzarsi di aperitivi al bar americano, giuo eare a tennis ed a golf, partecipare U^a battaglia di fiori di Montecarl°, od alla cauta fortuna dello tfhe- min de fe.r, far colazione all'hotel de Paris ed un giro di tango nella sala più in voga, ascoltare un concerto di Bavel, per finire la sera al Bulli, ed ubbriacarsi al Perroquet. Questo programma si può moltiplicare per tutte le combinazioni di ogni paese della Costa: per le regate di Cannes o di Villafranca, per l'esposizione dei cani o il tiro a piccione di Montecarlo, per il torneo di sclierma o la gara aviatoria di Nizza, per la, festa veneziana di Beaulieu o il banchetto del Club della Vela, per il ricevimento di una viscontessa X o il garden-party di un lord, per un'ora di conversazione di Henry Bordeaux o la sorridente bonomia di Sommerse! Maugham. Ma tutto senza meraviglia, come se fosse nell'ordine più naturale delle cose, e questo concentrato di attività mondana, che si rinnova quotidianamente, ed accomuna Aga Khan e madame Herriot, campione del mondo di yacthing, non rotolasse con una successione perfetta, in un quadro nel quale i personaggi sono, volta per volta, sostituiti. La cronaca scompare dinanzi al guizzo frenetico della vita. Chi si occupa, se non per cinque minuti, del caso Lequeux, e del romanzo L'ami, che sconvolge U mondo letterario francese? L'autore del Chiostro nella tempesta, ha voluto dimostrare come due persone dello stesso sesso possano giurarsi una tenerezza immensa che nessuna delusione potrà mai scolorire. Sembra che Roma abbia veduto in questa tesi l'apologia dell'amicizia spinta ai limiti estremi, e che i cattolici si siano divisi sulle intenzioni dello scrittore. I nega tori, infatti, lo accusano di aver vo luto dare una specie di cauzione religiosa alla letteratura, e non solo alla letteratura, di Gide... Chi ha tempo di meravigliarsi, sia pure, percorrendo con l'occhio distratto le colonne dei giornali, al caso di 7nistress Towsend, che, per morire, si precipita con la sua vettura dalla scarpala d'Eze, dopo essersi ubriacala di ragionamento e di cognac? Eutanasia disperala ed americana! L'automobile tenta la strada sinuosa nella notte, coi suoi fari assonnati, come se fiutasse il punto esalto, in cui l'abisso si spalancherà dinanzi alla sua ultima corsa. Ecco, Un colpo di acceleratore. La roccia maciulla nei suoi denti aguzzi questa rinuncia alla gioia. La macchina e la creatura si sfasciano nella stessa fine. Si accomunano nell'identico destino di distruzione. E poi? Oggi, c'è battaglia di fiori, a Beaulieu. Da tutte le terrazze della Costa, sono discesi cesti di garofani, a quintali odorosi ed urlanti, e le mammole sdolcinate imprimono uno stupore violetto alle automobili trionfali, su cui monteranno le reginette della grazia cosmopolita, nel combattimento cortese. Presto, le vie saranno selciate da un tappeto di profumo. Dalle tribune improvvisate, dai balconi degli alberghi, pioveranno i proiettili floreali, per la delicata gazzarra di un'ora. E di qui stesso, passerà, più tardi, una piccala bara, in cui la suicida-fu composta a fatica, perchè l'oltraggio della morte non apparisse, e gli occhi chiusi e lividi, non si confondessero con un mazzo di viole colle ad Antibes. Mistress Towsend batterà il definitivo cammino crepuscolare verso la felicità die non seppe riconoscere, sazia ma insoddisfatta, sola nella moltitudine che non sa impietosirsi, seguita da una bambina di quattro anni, che non sa piangere di malinconia, anclie se chiama desolatamente u mg mamy » e uno stupore dolce tramuta in sorriso le sue lacrime infantili... — Che cosa ne dite, mio saggio Li-ta-pù, pedicure cinese? Il giallo sorriso della sua maschera immobile, contempla i legnetti ed i rasoi, gli unguenti e le pomate. E la sua voce commenta, come se venisse dall'ai di là: — Basta camminare. Si cammina... ENRICO CAVACCHIOLI. scdolugrleridol'Ol'Aalma selatimnoleteststcoIna grsogrl'Agedalummdemenmoge coddrii zicodlezaghai dvadgstvridciramsuprisoziuSdrominfa

Persone citate: Aga Khan, Gide, Henry Bordeaux, Herriot, Maugham, Mistress Towsend, Nasi, Perroquet, Towsend