Discorsi di Bismarck

Discorsi di Bismarck Discorsi di Bismarck csln I «Pensieri e ricordi» (Gedanken und Erinnerungen) di Bismarck suscitarono un vivo e giustificato in-, leresse storico ed unfflno anche nel CnipGpubblico italiano quando se ne curò, fra il 1808 ed il 1902, una traduzione nella nostra lingiifl: nulla era ancora stato tradotto dei suoi discorsi, e la lacuna viene ora colmata da lina buona scelta a cura di Zino Zini. Naturalmente, in confronto ai «Pensieri e ricordi» l'in1 eresse è meno immediato, in quanto l'intendimento dei discorsi parlamentari del grande Cancelliere richiede una certa preparazione e molti chiarimenti delle situazioni e. delle circostanze in cui i discorsi furono pronunciati, poiché a noi vengono necessariamente presentati astratti dalla discussione che assai spesso li ha provocati, e, talvolta, hanno un valore più che altro dorumentario ed umano. Tuttavia, quando il lettore, attraverso la limpida versione italiana, affronti la lettura avendo qualche conoscenza dei grandi problemi della vita e della cultura politica tedesca del secolo XIX, troverà certamente, nella scelta di discorsi raggnippati non cronologicamente, ma attorno a singoli problemi, un prezioso elemento per la conoscenza dell'opera nazionale del Principe di Bismarck. Come il Ranke nella dottrina, Bismarck fu il primo a superare nella pratica politica, il diritto naturale ed il romanticismo. In tutta la vicenda dottrinale del suo secolo il problema dell'unità germanica era stato dibattuto dalle scuole teoriche in mn lungo travaglio di trasformazione del concetto dello Stato, soprattutto sotto l'influenza del conretto di Nazione come unità spirimale e culturale. Sotto l'inrpuilso delle dottrine che trovavano la loro origine nel pensiero del Fichte, si era giunti alla visione del Gneiseinau, per cui Nazione era essenzialmente autonomia morale o culturale. Ancora nel 1844 Ludovico von Gerlach non chiariva esattamente la distinzione fra Nazione culturale e Nazione territoriale, mentre ferveva anche, in rapporto alle discussioni teoriche ed in diretta derivazione da esse, «attorno alla costituzione di Francoforte ed ai primeipii politici allora prevalenti, il dissenso sulla convenienza del prevalere «l'uno Stato nel' seno d'una Confederazione germanica. In sostanza il contrasto,• sul terreno pratico coine" sul terreno dottrinale, fra le individuulità ' storiche dei piccoli e grandi Stati germanici e la idea tedesca, non era stato .per nulla superato nei primi lustri della seconda metà del secolo. Là concezione storica del Ranke, fqevsr«—kcccusgsvdddgNapnpdlsderlnsAanfsi fonda sulla 1 ce, per la quale la Nazione non è frutto di autodecisione ma di predeterminazione, e giunge ad, una netta affermazione dell'esigenza del ahaueUa dA!^àlB^S\fa quella del P^en^t«J^^U\\rispetto alla, tradizione storica dei j Principati. I contrasto ideale veni-rva risolto nel senso di considerare.duo coso diverse e non interdipen- 'denti Nazione tedesca (nel senso'culturale) ed Impero tedesco (nel senso di unità statale), ed il com pito dello spirito nazionale, di cui si riconosceva l'esistenza* attraverso la cultura, era quello di. rendere « veramente tedeschi » i singoli Sta ti. II. Ranke, strettamente realista]e rigidamente conservatore, djsap-|provava l'idea liberalo dello Stato nazionale, che considerava astratta ed antistorica. L'individualismo del Ranke (come, per altri riguardi, 1' individualismo dello Humboldt) vedeva il valore dell'individualità anche nelle unioni di massa, e richiamava quindi alla realtà che consisteva nel non negare i valori '.già formati attraverso i singoli Sta-]ti tedeschi. In queste dottrine, inlquanto vi eradi vitale per la consi- delazione dell importanza dei Prin-I cipati rispetto ad un futuro Stato,nazionale, consente sostanzialmente il Bismarck. Nei « Pensieri e ricor- di » eglli ha attestato che per il popolo tedesco il sentimento nazionale può manifestarsi soltanto attraverso le » nazionalità particolari che si sono formate da noi 6uJ.la base del possesso dinastico ». In uno dei discorsi tradotti dal Zini, pronunciato alla Camera prussiana il 21 gennaio 1861, Bismarck, méntre fervevano le discussioni sulla costituzione federale, cosi rispondeva al deputato Schulzo: « L'on. deputato ci ha mosso il rimprovero di non voler saper niente della Germania. Bisogna che- ci sia un fascino tutto particolare in questa parola : « tedesco ». Si vede che ciascuno cerca d'accaparrare per se questa parola, e ciascuno chiama «'tedesco» ciò ohe gli è utile, ciò che può recar vantaggio all'interesse del- proprio partito, e varia perciò secondo bisogno il significato del vocabolo. Viene di qui che in certi tempi ciò che si chiama « tedesco » è fare opposizione alla Confederazione, in altri si dice che è « tedesco » prendere partito per la Confederazione diventata progressista. Cosi può facilmente accadere che ci venera rimproverato di non voler nient'altro sapere della Germania fuorché i nostri privati interessi. Posso a buon diritto restituirvi questo rimprovero. Voi non volete saper niente della Prussia, perchè ciò non collima col vostro punto di vista di partito, non conviene coi vostri interessi di partito; a voi converrebbe o che la Prussia non esistesse, o che fosse un dominio dell'ii Unione Nazionale». A questo modo si affermava lucidamente lo spirito conservatore, realisticamente rispettoso drillo tra» dizioni degli Stati tedeschi, ma sopratutto intransigente su tutto quanto si riferiva alla posizione della Prussia. E' appunto in quel tempo che Bismarck iniziava 'la lotta contro le pretese di egemonia austriaca in Germania e consigliava Guglielmo I a respingere le proposte austriache di riforma federale. Egli sosteneva, come disse in quello stesso discorso, il rocker de bronze della sovranità prussiana, cioè della «Prussia come grande poteniza ». Alla sua rigida convinzione della posizione di assoluto dominio del Re di fronte al governo (Discorso del 22 febbraio 1863: Non riconosco altra autorità superiore che S. M. il Re...) corrisponde la sua convinzione della necessità di una posizione di predominio della Prussia di fronte alla eventuale unità tedesca. La visione' Cni deve essere capo? o... : Chi deveconservatrice del rispetto alla realtàstorica dei principati, e la visioneliberale della necessità d'una Unione nazionale tedesca, si risolvevanonella mente politica del Bismarck in un problema di rapporti di reciproca dipendenza : « Non c'è per la Germania che una questione sola fondersi nell'altro?» (p. 41); e, quando si tratta di definire che cosa eia la Germania, Bismarck — Ja cui viva e varia cultura apparo assai spesso nei discorsi parlamentari — ricorda i versi di Moritz Arridt: « Was ist des Deulscìien Vate/land? — So wcil die deutsche Zunge kh'ngt ». Così il Bismarck non esclude nè il concetto di Nazione culturale nè il concetto dì formazione statale storica. Jl iprussianesimo lo spinge ad una giustificazione del particolarismo, la volontà di unificazione giunge a superare jl particolarismo stesso dandogli nuova vita in una nuova unità nazionale. La lotta di ideo dell 1848, cui Bismarck aveva presa dine Ma mente panie come membro d-e-l'le Diete è deTOe Camere, gli aveva già permesso di prendere posizione. Nel discorso del 15 aprile del 1850 alla Camera di Erfurt (che avrebbe potuto utilmente essere incluso nella scelta del Zini) Bismarck già proponeva la creazione del collegio dei Principi, cioè il Consiglio dell'Unione come semplice, organo consultivo del Capo dell'Impero, cioè del Re di Prussia, facendo organi essenziali della costituzione federale il Re di Prussia, presidente dell'Unione, la Camera dei Principi e lcllmp a 0 e o à o è i e la Camera Bassa: ma, come la Macedonia nella lega di Corinto di Filippo e di Alessandro Magno, così la Prussia restava separata ed estranea; perché superiore, alla Camera dei Principi, ed il potere esecutivo, cioè il dominio di fatto, spettava alla Prussia. Lo idee esposte ad Erfurt furono quelle che ispirarono l'ordinamento della Confederazione del Nord nel 1866 e dell'Impero nel 1870. Molto interessanti, nella raccolta dei discorsi, il gruppo relativo alla questione sociale e-quello relativo al liulturk.a-m.pf. Dopo la costituzione della Confederazione del Nord, in cui l'unione doganale con gli Stati del Sud (Baviera, Wiirttemberg, Baden e Granducato d'Assia) costituiva il primo passo verso la definitiva unificazione, la. via. per l'Impero era tracciata con la soluzione di compromesso concepita dal Bismarck. Il compromesso era la risoluzione d'un conflitto, il quale, com'egli aveva affermato nel discorso del 27 gennaio 1863, poteva essere soltanto risolto con la forza di chi poteva prevalere. Dopo il 1866 la Prussia aveva tale forza e tale prevalenza. L'orientamento verso il partito liberale nazionale fu il superamento della posizione conservatrice già resa inutile dal fatto che, nel. 1866, il problema dello Stato unitario germanico era virtualmente risolto. Il particolarismo «nello stesso tempo causa della debolezza e della forza tedesca » (p. 87) era ormai da eliminarsi completamente, ma gradualmente: egli ormai concepiva, come Napoleone III, le idee lzlNsmdsbssB liberali come un mezzo di rafforzamento per la monarchia. 11 Parlamento della Confederazione del Nord, fondato sul suffragio universale, permise a Bismarck lo svolgimento della sua azione politica prima e dopo il 1870. IL 17 settembre 1878 diceva al Reichstag: « mi sento più a mio agio qui in mezxo ai prodotti del suffragio universa lo, nonostante le cose enormi che gli dobbiamo». Ed anche sui limiti della sua politica sociale, nello stesso discorso, è interessa lite l'affermazione dell'origine della s-ua ostilità verso i socialisti dal momento in cui Bcbel e Licbknecht lanciarono un patetico appello di simpatia verso la Comune di Parigi « evangelo di assassini e di incendiarli ». Scelta di discorsi, questa dello Zini, da cui il lettore italiano, se li mediterà con la conveniente preparazione dottrinale e storica (e per questo, forse, lo note e la introduzione avrebbero dovuto dare assai di più, se pure non lo avesse impedito il carattere della collezione), potrà trarre un notevole approfondimento delle correnti cognizioni sul grande Cancelliere germanico. La sua figura politica appare lùmeg giata, da molte pagine, in chiarii sima luce: e soprattutto viene sovente a risaltare la schietta, forte e robusta personalità del fondatore dell'Impero tedesco. m. a. levi. Ottone di Bismarck: Discorsi, di Zino Zini (Collana di tfoduzion diretta da Arturo Farinelli). Tori no, Utet, 1931-1X. L. 14 a cura i d