Tradizioni colombiane e memorie napoleoniche

Tradizioni colombiane e memorie napoleoniche PERE<GKINA^IONI IIV VAIALE IDI OJXEGIylA Tradizioni colombiane e memorie napoleoniche u e a a e re o e l r n , l , a i o e a i o i , o o i ^ a n E i , ù Chiusaveccttia, marzo. Poi che mi sono lasciata allo spallo Imporia-Onnglia, con la, triple mole, che in mezzo la ingombra, del penitenziario,«*on il suo bel porto animato di traffici, onde ii limpido e fragrante liquore dell'olivo, maturato al sole de' suoi colli aprichi, spremuto ne' suoi l'rantoj, sua ricchezza e suo vanto, naviga preziosamente ai cinque continenti; la valle dell'Impero, ecco, dal largo sbocco sùbito al risalirla, mi saluta con la gentilezza, nunzia di primavera, dei primi peschi in flore. Il cielo oggi si abbuja minaccioso . di pioggia. Subitanee raffiche di tramon dnicmlOvgsGFntana cacciano nuvoloni grigi, disordinatamene, a spettinarsi tra lo cimo uprealpine, li sfaldano e sbioccolano di cresta in cresta,' dove il verde degli uliveti trascolora argenteo e si perde. Cade qualche gocciola, rara. Dal basso, rimormora il torrente, con multiple voci, più chiare, o sommesse, dei multipli rivoli che solcano il greto sassoso, cilestrini serpeggiando. E per o terrazze, che di qua e di là si susseguono e sovrappongono, costruite con industre arte ai declivi, come spaziami gradi di un'immensa arena, o sostenute dui muretti di pietra a secco, si allineano le piantagioni dei peschi, in lunghe fde parallele e alterne, di geometrica esattezza, coi fusti nani tdclIteApdviRdBnSif^^3? ?,,?f,S^%ir?Sìner Pressarli daf D™?ti Pcón lvper preservarli dal parassiti, con la;espansa rama potata sapientemente in fórma di palla. E più d'uno, precoce, sfidando l'insidia della dubbia stagione, in un'Incontenibile impazienza di rinascita, ha dato fuori più- Jori, voluttuosamente, la gioja della sua fiorita; e rido in quella sua nova, che l'involge, vaporosa veste di corolle, leggere e palpitanti come alucco di farfalla, in quel suo profumato nimbo color di tenera rosa, a maraviglia. Come narrava il maestro Ganiolfo La strada, da Castelveochio di Santa Maria Maggiore, sale per il versante di sinistra della valle; e questa si ristringe, tra monti crescenti. Intorno, dall'alto, paesetti e ville sparse, inerpicati a' pendii, alzati su qualche prominente sperone; e dov'è adunaziono di case, alle mura biancheggianti e ai rossi tetti sovrasta il fron tone della chiesa, e il campanile e , ,. . merge, con la cuspide aguzza che ad' . dita al cielo. Bestagno, giè, titolata castellania — Vistatici aaslruvi slve castellatila, - si affaccia dal suo pog-, gio ameno dal versante di destra del-;la valle. Là, il buon vecchio maestro '. „i ^ f , secolo passato, ogni volta, anno per anno, che rinarrava a* suoi scolaretti ; la storia della portentosa impresa di .Colombo, concludeva immancabil- mente riportandosi all'antica e seni-:pre vìva tradizione locale, di cui egli era .testimonio convinto, come altra volta io accennavo, a titolo di curiosità, concludeva inorgoglito e commosso: • > — E pensato, ragazzi miei, che quel grandissimo uomo, il più grande Torso dell' umanità, è nato proprio qua, In questa nostra valle, dirimpetto a noi, dove vedete, tra Chiusànico e Gazzelli. E parlava di documenti Inoppugnabili, di lettere autografe che ancora si avevano di lui, die le aveva il prete di Chiusànico... La macchina, che mi porta, ora attraversa Pontedassio, a sette chilometri da Imperia-Oneglia, il principale centro di questa porzione della valle, capoluogo già di vita municipale delle due castellarne, di Bestagno, appunto, e di Moiitc.roso. Qua, si, a Pontedassio, fu il lanifìcio, dove, secondo induce l'avvocato Lodovico Semeria Vassallo, avrebbe appresa ed esercitata l'arte sua laniera Domenico Colombo, il padTe di Cristoforo, tinche emigrò. Il lanificio detto, no », com'è | un «follo per follare il pan-'- datava dalla prima metà del, Quattrocento, attivato per e opera dei Padri Domenicani, del Convento di Santa Caterina; dì esso 6 menzione in atti pubbllici e privati. iniziativa |particolarmente in una registrazione I'idi .■ e delle proprietà di questa Valle Oneglia, per parte di (iian Girolamo Noria ul Duca il Savoia Emanuele. Kiliberto, il 30 Aprile 1.">7G. Resta que-'stione dove precisamente l'opincio sorgesse, se in località Gombo del Re in fondo alla via di Pontedassio vecchia, o non piuttosto in località Gomlio del Convento, un po' sopra dall'abitato, fuori forse un mozzo chilometro, e presso alla confluenza del Rio Agazza con l'Impero : dov'era anche il Convento di Santa Caterina, dove è ora il cimitero. Ma queste, del luogo preciso, sono quisquilie. Ma è bene qua a Ponte- dossi o che risiedeva, e come diremmo noi, teneva studio, nel Quattrocento, il dabheno notaio Gaspare Ardissone: colui proprio che redasse i due istrumcnti su cui essenzialmente si fonda a genealogia colombiana in Valle di Oneglia. i due documenti già mentovati, nel Seicento, da due storici e genealogisti genovesi, il patrizio e senatore Federico de' Medici o Fra Giacomo Giscardì dell'Ordine di San Filippo Neri, e citati dal patrizio genovese Domenico Franzone, ucll'Ot- uaU avvocato Semeria Vassallo e tocento. nel suo libro. La vera patria di. Cristoforo Colombo, e testé rintrac- ciati, il mese scenso, in copia notari- le, all'Archivio di Stato a Genova, dal IMmi %J^l:clr£XT' tel'^ Agosto 1447, in cui è nominalo il ni- potè del testatore, Cristoforo, figlio del figlio Domenico; e il contratto di vendita di' beni immobili, conchiusoin Gazzelli, nella località detta le Cà Rosse, il 25 Agosto 1468, per parte diidetto Domenico Colombo col fratello Bernardo, e in cui parimenti si nomina il figlio del Domenico, Cristoforo, Riguardo al notajo Gaspare Ardissone, qua da Pontedassio, estensore dei due oggi cosi famosi, e insieme controversi, istrumenti, riguardo, alla sua esistenza, essa stessa già discussa e contesta-«. un altro documento ce nedi contezza sicura- duella stcssa r<,glstrazlMlCt cui gia mI rife. rivo, conseguente alla cessione del 1576, della Valle d1 Oneglia, dai noria ai Savoia: registrazione dell'atto di consegnamento steso qua in Pontedassio, addi 24 Fobbrajo 1587, a istanza di Marco Antonio Ribotti, « Commissario delle Ricognizioni Duculi »; dove, negli allegati, ricorre il nome appunto de! notajo Gaspare Ardissone, in quanto figurava nell'autenticazione dii una scrittura, circa appunto la metà del Quattrocento, di convenzione tra la comunità di Gazzoili e tale Bàga, per la costruzione e l'esercizio di un molino. Oggi poi ho modo dì constatare, constatare de vlsu, anche in un'insegna di negozio, «-die il cognome di Ardissone, anlichissimo a Pontedassio, è tuttodì vivo, comune, m'informano, ad almeno un pajo di famiglie. -Riesco da Pontedassio, con la mac- china, che la continuata minaccia del cielo si risolve in una scrosciante ac «uata. L'aria si oscura : non tanto, elio ,ril ì mobili veli della pioggia non iscorga. alte sulla valletta del Rio Agazza, Villa Vianl e Villaguardia - Villa Gatti. Da quest'altra banda, spin-rlnnrin In cmvii-rln cu iuf In -irnlln ,lol Ri° Gioiella, mi apparo, su un poggte una chiesetta, e dev'essere San Bernardo; e le cime di Monte Abrighetti e di Monte Grimaldi s'intravvedono apPena, per entro il fluttuare della nu volaglia che le investe. Continuo per la strada nazionale, la cosiddetta Stra¬ da del Piemonte: che poi, oltre Chiusavecchia, lasciata da San Lazzaro Reale, sotto Torria, questa vallo dell'Impero, salo al Colle di San Bartolomeo, scende nella vallo dell'Arroscia, a Pieve di Tcco, risale al Colle di Na •a. ridiscende a Ormea, e giù per «ù« ^ni t»,™ n r.n™cc«« n vane del Tanaro, a Garessio e a Cova La valle dell'Impero invece, da San Lazzaro Reale, volgo verso ponente; e come per questa parte inferiore ha no-me di Valle? di Oneglia, per quella par-te superiore prende nomo da Borgomaro; e la strada che la risalo, dipartendosi da questa del Piemonte, giunge appunto a Borgomaro, prosegue a Conio. Ricordi napoleonici Mi viene a niente adesso, per il richiamo di questi nomi, che sto percorrendo il terreno della prima operazione di guerra, in Italia, del generale .Napoleone Buonaparto — da luì condotta, se vogliamo stare a quanto lui stesso asserirà nelle Memorie, discordando in questo, come per altro ver so, dallo relazioni ufficiali. CampagnaQCua primavera del 1794: la celebre manovra detta complessivamente dì Saorgio, effettuata dal Massena, generale dì divisione, comandante l'ala Idestra dell'Armata d'Italia; ma che ill co ritiene militare mata, di cui a capo era allora il Du-merbion, «...mediocre generale..., ini- potente e gottoso...», suggerita dalBuonaparte, allora generale di briga-.ta, comandante l'artiglieria dell'Arma-ta. L'esercito sardo, comandato dalColli, appoggiato il centro al niassir-suggerita al comando dell Ar-rio dell'Authion. a difesa, spiegava la sua destra attraverso l'alta valle della Vesubia, all'alta valle della Tinea, sbarrandone le testate; e con la sinistra difendeva la strada di Briga, appoggiato al Monte Saccarello e al passo di Tanarello. La linea si presenta- va invero formidabile: «...Da parte li ftostra » — scrive il Bourileau, — e in- Ctende, naturalmente da parte dei erFrancesi, — « la situazione è molto mchiara: noi non possiamo pensare ad teattaccare di fronte le posizioni dell'Ali- cethion, contro lo quali abbiamo cozzato vainvano due volte l'anno precedente, elioche Colli ha ancora rafforzate; d'altro lato, abbiamo rinunciato a fare agire le nostre duo armate di concerto » (quest'Armata d'Italia, e dalla sua sinistra, la consorelli) Annata delle Al¬ ditucaseil pi) «per la valle dell'alta Stura, il che1 E ci avrebbe permesso di giraro le dite- !a se dell'Authion dall'ovest e dal nord; p ci resta dunque di tentare di girarle ca dall'est, dove è il punto debole del ne- m ^o7;. Perchè i-Piemontesi avevano n non oserebbero ini-olennemente di-,to ducia che ì Franca violare la neutralità . .chiarata, della Repubblica di Genova.\CU\ colonnello Bourdenu rileva infatti; tale inconveniente; ina per trovarglien|SUbito la più semplid.-tiea, la più ano- i v dina delle giustificazioni: «... Biso- re o a -.j. , l gnerà, n vero, che violiamo la neutra-'vlità di Genova; ma non co ne manca- gno i motivi... >. Ohibò, i motivi non Cmancano mai, in qu^ti casi. E acco-.cglicndo dunque, corno rugionevolmen- j ilto presume il Bourrlcau, i suggerimen- tti dei giovine Buonaparte, il comando ndell'Armata d'Italia decideva di « ... gi- qrare la linea della Roja dall'est, per;drovesciarsi poi su Saorgio, e minaccia- • sre la ritirata dot Piemontesi in dire- dzione del Coll>: di Tenda; nel tempo stesso, si punirà Oneglia, porto piemontese che serve di rifugio ai corsari nemici... ». (Da ricordare, e giova forse a intender meglio quel « si punirà », che contro Oneglia era già miseramen slop) sCte fallito un colpn di mano tentato dai cFrancesi dal mare, un anno e mezzo sprima, il 23 Ottobre 1792). Cosi, nien-'ptile l'ala sinistra e il centro dei Frsn- lcesi tengono impegnate le forze sardo .ufrontalmente; all'ala destra francese, ai Massella, spella «... di eseguire un mo vimento di conversione a sinistra, per rovesciarsi sul fianco de! nemico, e tagliarlo dal Colle di Tenda... ». La presa ii Oneglia Massena si inette in marcia ai primi 1701, — avanzando con tre colonne: quella di sinistra funge da perno del movimento, e punta por Broglio su Saorgio; la centrale, con lo stesso Massena, volge a Pigna e Triora, per raggiungere l'alta valle dell'Ar- ta valle della Roja; quella di destra. n o -|JgMg1 '.^tììV^ò ìM^VMo -i^Pta -»»W^si rovescia sedane «™*Vi QOllQe Si 10\LScer.l SUI lljnt rde r o seguendo la strada litoranea, divarica a Oneglia, o risalirà questa valle dell'Impero, per ricongiungersi alla colonna centrale, tempestivamente, nel corso stesso dell'avanzata, fra Conio o Triora. Questa colonna di destra — seimila uomini — era comandata dal generale Mouret; e senza quasi incontrare resistenze, dacché i troppo esigui presidii, misti degli alleati Austriaci e Piemontesi, non erano in grado LUmbvtcggamtsevit opporao, occupa Oneglia. i P°L avendo spinto reparti in un incur¬ n e -i -' t'onglu"fec a sione fino a I.ouno, risale por valle dell'Impero, qua, Pontedassio e i a e ì a l Chiusavecchia, Borgomaro; finché si ri regolarmente alla centralo, a Conio. Ora è curioso che Napoleone, che accompagnava questa colonna di destra, in sottordine al Mouret, che aveva comando di divisionario, so ne attribuirà Invìsco lui stesso, nelle. Memorie, come accennavo, il comando; e insieme scrive di una divisione austriaca sbaragliata, cho avrebbe difeso Oneglia dalle colline di Sant'Agata, quei promontorio terminala del baluardo montano sulla destra dell'impero, allo sbocco della valle, cjbche domina da maestro la città. Seri- ' ve Napoleone: «...Le altre tre» (brigate), « sotto il comando immediato del generale d'artiglieria» (Buonaparto), « si portarono su Oneglia, e sbaragliarono una divisione austriaca, che aveva preso posizione sulle alture di Sant'Agata... 11 dì seguente, l'armata entrava in Oneglia... ». Vento e acqua flagellano oggi l poveri peschi, nella imprudente tiorita; e rrdlquesta[srccolonna I ivdzlvtszsBscsnast-jbilo pianto di rosa, sulin terra nera - profuma malinconiosamente la via, l per dove, ebbro d'avvenire, calcando - inva - della l venticinquenne generale d'artiglieria - con solo la sua spada nuda e il suo -pamo e volar via, e questo intermina- „pianto di rosa, sulla terra nera, urna malinconiosamente la via, vdove, ebbro d'avvenire, calcando soro questo suolo d'Italia, suolo.tI n-itr i vera trasento nvim» i,r, ! patria vera, trascorse pi ma un aèava a , - genio, a conquistare il mondo. In cerca della casa di Colombo Ma come, attraverso questa furia di piovaschi, riconoscere, sperso tra gli uliveti, nel folto, il luogo di Gazzelli, pt ruderi della borgata vecchia, dove 1 Colombo avevano loro casette, quelle ereditate da Giovanni di fu Bartolomeo, quelle cho Domenico, per la parte che glie ne era spettata nell'eredità, edette al fratello Bernardo, ma riservando espressamente ai figli, Cristofoo, Bartolomeo e Giovanni, il diritto di tornarvi ad abitare, « ... rendendone uttavìa il prezzo... », e con la clausola categorica che quelle avessero ad esser conservate come le aveva lasciate l padre? Frano le nominate Cà Rosse. E, «...In Gazzelli troviamo ricordata !a stretta e alta torre del Colombo, di pietra scalpellata, verso le rovine del castello, e accanto alla casa dell'ulti- ma famiglia Colombo, spentasi sul fl- con tre figlie fdErndènngctgvnire del Millesetteconto^-trelglte no senz'altro sulla parola all'awocato Semeria Vassallo, nel suo opuscolo Cristoforo Colombo..., eccetera, Gazzelli — Villa Gazclit, — quel che ne avanza, con tali, che perdurino. vestigia colombiane, dovremmo cercare di qua, sul versante di destra della vallo. Di là, dall'opposto versante, ci è già passata via Saròla, la vecchia Crsarola; e ora ci accenna Olivastri, con la sua chiesa di San Giuseppe e il suo svelto campanile, dì tra il mutevole verde dei boschi onde trasse nome. Ancora: valichiamo allo sbocco questa valletta ombrata del Rio Candelè; e siamo a Chiusavecchia — Clansaveteri : — di dove soltanto il cavallo di Sun Francesco mi porterà a dilusànico, per la sassaia che dicon mu lattiera, che scala ripida il monte. Ma ora, qua a Chiusavecchia, si cerchi prima quell'osterìa dove un oste one sto mesce pretto, anzi sincero, come lo Chiedeva Renzo, quel vino porporino ch'egli va a incettare in Val d'Arro scia, in giro a Pieve di Teco: vino alpino, che se il Redi l'avesse assapora lo, gli dedicava l'esultanza' di tutta una strofe. Est, est. Per prudenza di quell'altra rotta strada che mi due volte. attende, est basti MARIO BASSI.