Le Heimwehren

Le Heimwehren wehren, energia dinamica extraparlamentare, per il semplice fatto della loro esistenza, dovessero indurre i rappresentanti del popolo a picchiarsi il petto ed a buttarsi, i rossi e i neri, gli uni nelle braccia degli altri? Ma se ciò fosse stato possibile, allora Monsignor Seipel, invece di convertirsi lui pure all'idea avrebbe continuato a predicare la « Seelensanierung », cioè a dire la santa dottrina della purificazione degli animi. Una nobilissima predica: tuttavia, essendo gli uomini in Parlamento un po' più scettici di quelli che ne restano fuori, forse aspettando il turno di entrarci, non fatta per essere tenuta dal pulpito della Camera. Giusto è, per contro, criticare le Heimwehren per la leggerezza con la quale si decisero ad andare, alcuni mesi addietro, al potere, affrontando elezioni fatalmente destinate a segnare la loro rovina. Si narra che l'attuale Cancelliere, dottor Ender, a quel tempo cnpitano provinciale del Vorarlberg, nel sentire che le Heimwehren avrebbero partecipato alle elezioni come partito, ponendo candidature proprie, abbia detto che quel passo significava « la misera fine d'una grande idea ». Il dottor Ender l'avrà probabilmente detto perchè anche lui d'avviso che le Heimwehren dovessero mantenersi al di sopra dei partiti; ma, ferme mantenendo le nostre riserve in proposito, la profezia si è avverata. Dipingeremmo un quadro molto confuso tentando di descrivere il caos nel quale le Heimwehren ormai si trovano. 1 gruppi, le frazioni, i comitati provvisori, le commissioni esecutive non si contano più. Limitiamoci alla sostanza, limitiamoci a dire che il tempo dalle imponenti sfilate e concentrazioni è finito e-* che a Vienna delle Heimwehren si sente parlare solo a motivo delle beghe interne: ne sono piene le cronache. Il dottor Steidle, senza essere riuscito ad accentrare il comando nelle sue mani, ha costretto il principe Starhemberg a dimetterei da deputato, per potere meglio tentare la ricon¬ quista delle posizioni perdute. Ma Steidle è viceversa riuscito a rendere Starhemberg impopolare in molti centri e soprattutlc- nel Tiroio, dove, del resto, il principe non è quasi conosciuto. Steidle e i suoi fidi hanno pubblicamente rimproverato a Starhemberg propositi o passi che nel Tiroio non possono avere favorevole eco. Comunque, anche nel Tiroio, la confusione è al colmo e il tenente colonnello Samen, capo, delle locali organizzazioni militari, ha giustificato le dimissioni dalla carica col dissenso con Steidle e con la inutilità di sperare che entro la Heimwehr tirolese possa essere ristabilita, in tèmpo prevedibile, la disciplina militare. Non si sente più parlare del dottor Pfrimer; si è eliminato, senza eccessiva gratitudine, il maggiore Pabst, che, in fondo, si era attirati gli odii ed aveva sostenuto la più notevole fatica, nè sembra che il generale Hulgerth abbia salvato il prestigio che già portò il suo nome oltre 1 confini della sua Carinzia. Se le Heimwehren in Austria risorgeranno — in ogni caso mai più a Vienna — avranno carattere puramente locale, antisocialista sempre, nella Stiria e in Carinzia, e locale, antisocialista e anti-italiano nel Tiroio. Un movimento nazionale austriaco di destra (l'Anschluss è una altra faccenda) non lo vedremo più. Colpa forse dell'idea? Indizio forse di crisi dei programmi nazionali? No: la crisi è specifica delle Heimwehren ed in larga misura dipende dal paese in cui esse ebbero origine e sviluppo. La verità è una, e cioè che le Heimwehren avrebbero potuto trionfare solo mediante un colpo di mano, una rivoluzione. Le rivoluzioni sono incomode, rumorose, sanguinose — d'accordo, — però possono essere fatte in un sol modo. E l'Austria non lo tollera: non è nella sua natura, nel suo spirito, nella sua educazione politica e nelle sue tradizioni. ITALO ZINOARELLI. Le Heimwehren VIENNA, marzo. Al partorire dei monti, è venuto alla luce un topo; e per quanti avevano sperato daiM'azione delle Heimwtìliren fatti decisivi per le eorti della Repubblica austriaca, mutamenti notevoli — ee non radicaci addirittura — in certe vedute e in certe pratiche, il dover segnalare oggi l'agonia del movimento è spiacevole. Si attraversava il periodo più roseo, alMoirchè nod formulammo riserve sul risultato finale e mettemmo in riilievo come le Heimwehren, ove la loro vitalità si fosse affermata, avrebbero potuto fiorire unicamente nel Tiralo e con carattere anti-dtaliano. Siamo i primi a deplorare che i fatti ci abbiano dato ragione, giacché prescindendo dalla sua tinta italofona (nel caso specifico d'importanza secondaria, ritenendosi il Tiroio comunque in obbligo d'alimentare uno spirito a noi ostile) la formidabile reazione aveva già incominciato a ridurre a miglior consiglio i rossi dominatori, di Vienna, l'austro-marxismo. Oggi che la minaccia per un pezzo costituita dalla destra in armi scompare, si ride dell'espressione austro - marxismo, considerandola prodotto della propaganda antidemocratica internazionale. Senonohè, mentre alla Camera- dei Comuni Snowden deplora, nell'interesse del suo straricco paese, quei metodi che il partito socialista austriaco da anni impone a una Repubblica grande for&c quanto Londra e senza dubbio più povera, bisogna decidersi a riconoscere che nei sistemi economici locali quaildie cosa di marcio ci deve essere. Ingiustificabile è soprattutto la tattica mirante a chiedere ad una ristretta classe di individui quello che si proclama indispensabile nell'interesse della coQleittività, tattica che impoverisce la classe in questione, strozza l'economia nazionale e non apporta alla col'lettività nessun vantaggio duraturo. Questa è lotta di classe. Invece nell'autunno del 1929, il partito socialista ben ebbe dei timori e capì ch'era giunto il momento di cedere su punti Uno affiora difesi con dottrinaria intransigenza: per. tal motivo, ed allo scopo di scompaginare le schiere degli avversarli, il Comune socialista di Vienna, la roccaforte che temeva di venire occupata da colonne accorrenti dalle campagne e dai monti, alleggerì gli oneri per l'assistenza sociiale, accordò agevolazioni ad albergatori e proprietari di ristoranti, ridusse ad un terzo l'imposta s'uMa reclame, abbassò la tassa sulle automobili, fece, in una parola, cose che in tutt'altre condizioni mai e poi mai avrebbe fatte. Prova ne sia.che nello scorso inverno, quando s'è trattato d'intendersi col fisco repubblicano per la ripartizione .di certi redditi, il Comune, sapendo le Heimwehren paralizzate, revocò' di botto le concessioni, obbligando i colpiti a ripassare sotto le sue forche caudine. Sul finire del 1929, l'ottimismo, la fiducia, erano tali, che anche i padroni di casa, in eterna guerra per ottenere la rivalutazione degli affitti, deplorarono di aver concluso nela precedente primavera un compromesso : aspettando ancora un poco, pensavano, avrebbero potuto, grazie alle Heimwehren, assicurarsi patti assai migliori. Nel citato aureo periodo, lo stesso ex-canceliliere Seipel s'era lasciato trascinare a dire quanta speranza gli infondesse il movimento. Fece la sua, quasi sensazionale, professione di fede, in un'intervista, accordata ad un giornale londinese, dhe ebbe strascico di smentite, querele e processi; ma la verità è che il' prudente prelato dichiarò al giornalista: «A mio avviso, le Heimwehren sono oggi irresistibili ». Venne poi il giorno in cui, dovendosi discutere al Parlamento la riforma costituzionale, il Comando delle Heimwehren si dimostrò pronto per la prova del fuoco, presentando un ultimatum, scaduto il quale non avvenne proprio nulla. Da allora è incominciato il disgregamento dell'organizzazione formata nel corso di anni, ma consolidatasi soprattutto dopo la rivolta viennese del luglio 1927. Le fessure diventarono crepacci, le divergenze di vedute degenerarono in ostilità personali. Anche si affermò che qualcuno avesse tradito; il che può darsi. Ma se qualcuno effettivamente tradì, di chi la colpa, se non dei capi? I socialisti nel frattempo allarmavano, con abile propaganda, l'opinione pubblica straniera: la progettata rivoluzione austriaca, da non prendere sul serio appunto per il fatto che le rivoluzioni attese per troppe settimane mai si verificano, attirò sulla Repubblica gli occhi del mondo. Alcuni che fino a quel momento erano stati in combutta con le Heimwehren, fecero il bel gesto di tirarsi indietro, « nel supremo interesse della patria ». Qui dovremmo soffermarci sul quesHo se veramente lo Heimwehren abbiano commesso un irrimediabile errore, spogliandosi del carattere di organizzazione al di sopra dei partiti — come taluni, così almeno hanno detto poi, se l'erano immaginate — per diventare un partito alla loro volta. Può darsi che questo sia solo un cavillo: giacche in quale altro modo le Heimwehren avrebbero potuto tradurre in atto il boro programma, se non entrando in azioZteZ Si era forse pensato che le Heim¬

Persone citate: Ender, Heim, Pabst, Samen, Snowden, Steidle

Luoghi citati: Austria, Londra, Vienna