La vana e disperata lotta dei sei marinai nella notte tempestosa

La vana e disperata lotta dei sei marinai nella notte tempestosa Il veliero colato a picco nel porto di Genova La vana e disperata lotta dei sei marinai nella notte tempestosa a e a i i a e e e o i e e i , o e e , e o i e o e a o e i à o o a a o n enova,noe. La notizia della tragica sciagura avvenuta sabato notte fuori del porto ha gettato la costernazione nella nostra famiglia marinara e il cordoglio nell'intera cittadinanza. Sabato sera, co me è noto, a causa di un formidabile vento di libeccio il mare, diventato una furia, si è abbattuto impetuosamente sulla nostra spiaggia e sui moli di protezione dal porto, obbligando le navi a rinforzare gli ormeggi. Verso le 21 dalla calata San Giorgio un vapore di nazionalità greca, avendo strappati gli ormeggi, chiese urgentemente assistenza alla capitaneria del porto, la quale incaricò la sede dei piloti di inviare subito il pilota di guardia in aiuto alla nave straniera, e contemporaneamente spedi in soccorso la squadra di servizio notturno della Società antichi ormeggiatori. I componènti di questa, Ernesto Berio, Domenico Barbapolata, Dario De Barbieri e Andrea Parodi, scesero immedatamente nella loro imbarcazione, che pochi istanti dopo fu presa a rimorchio dal motoscafo dei piloti, montato dal pilota Casteletto. tosto partito dal molo Giano, sede della Corporazione. Le grida angosciose • il terribile sohianto Le due imbarcazioni rapidamente giunsero innanzi alla calata San Giorgio apprestandosi a portare assistenza al vapore greco, quando improvvisamente gli uomini,, tra i fragori dei marosi, udirono alte grida di aiuto e di invocazione disperati, tra le quali distinguevano l'appello: a Salvateci! Salvateci! ». Al di là del molo Principe Umberto, che le onde altissime assalivano con furore estremo, essi distinguevano benissimo spuntare le vela di una goletta a due alberi, e con raccapriccio scorgevano aggrappati al sommo dei pennoni alcuni uomini, che facevano segni disperati di richiamo. Un minuto dopo, si udiva uno schianto sinistro, il che significava che la fragile. nave, impotente ormai a sfuggire alla spaventevole sua sorte, era stata trascinata dalla furia dei marosi a cozzare contro il muro, della diga, sfasciandosi e subito inabissandosi-con l'equipaggio ctie la montava. Impossibilitati a uscire dal porto per la violenza dei marosi -* che avevano poco prima obbligato a rientrare in porto il vapore francese Ouwié che aveva voluto partire nonostante la fu-; riosa tempesta, — gli intrepidi OTmeggiatori ed il pilota, non riuscivano nemmeno ad avvicinarsi al molo dalla parte interna, giacché il rovesciarsi delle paurose ondate li obbligava a tenersi lontano da esso, ad oltre una quarantina di metri. Per portare qualche aiuto ai naufraghi, che dopo ' qualche rauco e disperato grido avevano cessato di dare segni di vita, essi cercarono di lanciare al di là del molo qualche salvagente legato a corde ed a gomene. Tutto però fu vano. Inutili risultarono i pericoli a cui si esponevano i soccorritori, 1 quali furono perfino, ad un tratto, investiti da un'immensa colonna d'acqua che per poco non capovolse il loro battello. Ciò avveniva precisamente dinanzi alla calata Rubatt.lno, a metà, cioè, del molo Principe Umberto. Contemporaneamente all'ardito quanto vano tentativo operato dai valorosi ormeggiatori un altro, altrettanto coraggioso, era tentato dal comando della' Capitaneria di porto. Esso, all'annunzio del naufragio, dopo avere ordinato all'esploratore Venezia alle àncore al molo Giano, di accendere i fari per inondare di luce il luogo del sinistro, inviò un motoscafo a tutta velocità verso il bacino Vittorio Emanuele, dove, all'altezza del ponte Rubattino, fu raggiunto dal rimorchiatore Brennero recante tutto il necessario per il salvataggio. Sul rimorchiatore trasbordarono il no. stromo Zolesi, gli uomini del motoscafo, per tentare di uscire dall'apposito lato del bacino Benito Mussolini, verso la Lanterna. Tentativo tanto impossibile quanto pericoloso perchè il Brennero che navigando al riparo del molo aveva la via illuminata dai fari della stazione fotoelettrica della Milizia Portuaria, non appena raggiunse il limite della diga e sboccò all'aperto, dovette ripiegare in tutta fretta, per non subire la sorte della nave sconosciuta. La nessuna visibilità, infatti, essendosi il tempo coperto, nonché il turbinìo delle acque e i violenti frangenti e la fortissima risacca, impedirono al rimorchiatore di proseguire. La carrube su! mare Fu perciò necessario attendere l'alba, nella speranza che il mare si placasse; e ieri mattina, infatti, nonostante il tempo ancora orribile, il coman dante del porto dispose per le immediate ricarche lungo il littorale. Inviò quivi degli ufficiali, nella speranza di trovare i resti del naufragio là dove conducevano-le correnti marine, e potere cosi identificare la nave perduta. In un primo tempo si era sospettato che essa potesse essere il veliero « Padre Medicai, gemello di «Famiglia Medica •, alle àncore nel nostro porto e che risultava ieri partito per la sua destinazione; ma da alcuni relitti ri pescati fu possibile escludere tale ipotesi. Tra l'altro, si constatò che il mare per buon tratto era coperto di carru be, il che portò al convincimento che il veliero scomparso portasse un carico di questa frutta. Ora, siccome tale prodotto giunge nel nostro porto dalla Sicilia e dalla Sardegna, il comandante la Capitaneria dispose subito perchè si effettuassero ricerche in porto, tra i velieri alle àncore, per accertare se tra essi ve ne fosse qualcuno il cui equipaggio potesse portare qualche lume sull'identità del barcone naufragato; Si potè cosi stabilire che si trattava del veliero « Luisa Madre » di 100 tonnellate, del compartimento di ' Napoli, salpato giorni or sono da Reg-. gio Calabria alla volta di Savona. Evidentemente la sventurata goletta, sulla quale si trovavano sei uomini di equipaggio, sorpresa dal violento fortunale, giunta all'altezza di Genova, si era decisa a riparare nel nostro porto, vista l'impossibilità di continuare a tenere il mare. L'oscurità l'aveva poi tsdtdgncginddidm«tbdmCarrtesgdrmtdmspdcplnefGeGdmVcdSPrcsgcvlrumebauPnppguannlqdvmdg tratta in inganno, perchè, mentre forse manovrava per imboccare il porto, si era improvvisamente trovata a ridosso del molo, per cui, data anche la violenza dei marosi, non aveva potuto più manovrare per allontanarsi dal pericolo. La fine dell'equipaggio Dei miseri componenti dell'equipaggio, nessuna traccia finora. I loro corpi riposano certamente con la loro nave a circa venti metri di profondità, che così alta è l'acqua ove il naufragio è avvenuto. Li potranno ritrovare i palombari che scenderanno in mare non appena esso si sarà placato? A proposito del veliero « Padre Me 9thcMdsprOspvrft-'- l hdica» poss amo, ad evitare qualsiasi "dubbio od equivoco, informare che la inimbarcazione, partita precisamente ieri dal nostro porto, è arrivata regolar mente alla Spezia. Si può dire poi definitivamente che si tratta proprio del « Luisa Madre », giacché in seguito, tra l'altro, è stato rinvenuto presso la batteria della Strega un grosso pezzo di legno, sul quale era scritto chiaramente il nome di « Luisa ». Ad ogni modo, il comandante della Capitaneria ha disposto per tutte le altre indagini che serviranno a chiarire il tragico fatto, e appurare se veramente, come si teme, si deve lamentare la perdita delle sei persone di equipaggio. A questo proposito sono stati immediatamente diramati telegrammi alle Capitanerie di Nàpoli e dl Reggio Calabria, anche per conoscere le generalità dei periti. Fino al momento in cui telefoniamo, nessuna notizia in merito è ancora pervenuta. Il • Luisa Madre » era un veliero da carico iscritto al compartimento marittimo di Napoli, di proprietà di sh capitano marittimo di Pozzallo, paesetto litoraneo a pochi chilometri da Capo Passero. Su questa nave, che era carica dl carrube, era il proprietario, il sessantenne Giovanni Salesi da Pozzallo ; pure di Pozzallo erano altri tre componenti l'equipaggio, e c'icè 11 nostromo Carmelo Catania, figliastro del comandante, il mozzo Giovanni Lupo nipóte del comandante ed infine il marinaio Angelo Galazzo. Gli altri: due marinai, dei quali non sl. conosce ,per -. ora il nome, erano dl "un paese vicino a Pozzallo, il comune ' di Scogllttl. Valanghe e bufere in Carnia Un paese bloccato Forni Ave-Uri, 2 notte. (g. p.) I passi tra Carnia e Cornellco sono ostruiti dalle violente bufere di neve. Bloccata da dodici giorni è Sappada nell'alto spartiacque tra il Piave ed il Canale di Gorto, tributario del Tagliamento, ultimo comune cadorino di qua del confine, pittore lrmdslcidScrlacsnpsdntrsbpgcdtcchdgbnlsmcmpmFsco e singolare paese di quattordici 1 ggruppi di case a 1176 metri sul mare tche, nell'estate, è tranquilla meta di dvilleggianti ed escursionisti e, nel- | zl'Inverno, ha fama di essere tra i più;drigidi e nevosi. Dalla strada di Forni Avoltrl, con un forte gruppo di valligiani, abbia- fstmo tentato di raggiungere il passo I red il paese, ma non ci è stato possi-1 cbile. Con gli spartineve a cavalli e ma buoi non sl è riusciti ad incidere zun solco nella neve alta due metri. Per un paio di giorni non si ebbero notìzie di una compagnia dell'8.0 Alpini, che si era mossa da Cima Sappada e si temeva di qualche sciagura quando poi si seppe che dopo una dura sosta alla Caaera Tuglla, aveva potuto dirigersi per Risolato nella Valle del Degàno, in Carnia. Tutte le linee telegrafiche e telefoniche con il paese sono interrotte e la posta è giunta una sola volta nno qui. Forni Avoltri, portata a spalle da un valoroso procaccia. Numerose valanghe sono precipitate verso il Comelico. Presso Costalta un montanaro che era rimasto travolto, dopo dodici ore di lotta disperata è riuscito a salvarsi, per quanto ritrovato in condizioni pietose, con gli arti congelati. Da un'altra valanga è stata completamente coperta la prima galleria stradale in vicinanza di Cima Sappada. Ostruita è la strada per Cima Gogna. Il servizio postale si sta ora effettuando con le slitte, mentre numerose squadre di volonterosi si accingono a riattivare le comunicazioni ed a sgomberare i tetti cne pericolano sotto il peso della neve. Alcuni forestieri non hanno potuto ritornare ai luoghi di provenienza. Tra essi, sono due giovani escursionisti milanesi. Il Podestà ha proceduto all'inventario di tutti i viveri esistenti nel paese per frazionarli in Tazionl. A tutt'oggi II tempo non dà adito a molte speranze. In ogni modo, per quanto in critica situazione, la bloccata Sappada può, sia pure con qualche disagio, sicuramente attendere al ripristino delle comunicazioni. Da questo versante carnico si sta facendo ogni sforzo per rendere meno penoso l'isolamento dei bloccati sappadini, alpigiani laboriosi e gentili di antica origine tedesca e di altrettanto antica devozione italiana. Bufera di vento nel Biellese Biella, 2 notte. Su tutto il Biellese si registra una bufera di vento di notevole violenza, che in parecchie zone ha sradicato piante e abbattuto comìgnoli. Nella regione di Occhieppo Superiore e Occhieppo Inferiore il vento ha scoperchiato tre case e un cascinale. Fortunatamente non si lamentano vittime. Alcuni operai che si recavano al lavoro in bicicletta sono stati gettati a terra ed hanno riportato contusioni di poca entità. Il vento ha Inoltre alimentato e resi più gravi alcuni incendi. A Trivero il fuoco, sviluppatosi nel cascinale di tale Secondino Dodo, si è propagato a cruello di certo Giovanni Bordone, causando danni notevoli. A Salussola un incendio è scoppiato nella porte rustica del cascinale Pista Nuova, di proprietà degli agricoltori fratelli Rossi, ed ha distrutto 300 quintali di paglia, prodotti vari! e attrezzi rurali. vecsaènGlttaesmdrlanrPfraMlvlpls_ A Vaile-1 mosso un incendio ha danneggiato no-;Vtevolmente la cascina Alpina., del pos-1 sidente Filippo Leone, con gravi danni, l