Italia e Inghilterra hanno raggiunto l'accordo

Italia e Inghilterra hanno raggiunto l'accordo Il problema degli armamenti navali Italia e Inghilterra hanno raggiunto l'accordo Henderson e Alexander saranno oggi a Parigi per sottoporre l'accordo stesso al Governo francese Collaborazione cordiale. Roma, 23 notte. (A. S.) L'intensa fase di trattative romane sulle questioni navali si è conchiusa con un pieno successo consacrato nelle righe del comunicato ufficiale. Si ò nel v'ero affermando che mai in questo difficile e tormentato dopo guerra è stato dato un contributo più concreto alla chiarificazione dei rapporti fra i popoli e quindi alla loro collaborazione pacifica. Spesso con frasi so; nore e con schemi protocollari si era voluto creare l'illusione di aver mutato indirizzo alla storia dell'umanità, ma nella sostanza, i sogni a poco a poco sfumavano e le delusioni si mutavano in scetticismo. Non la 6orte. ma la maturazione di problemi e di situazioni ha voluto che da Roma venisse l'esempio più solenne e più importante per lo spirito ohe deve presiedere i rapporti fra gli Stati; sul terreno delle insopprimibili realtà nazionali gli uomini che dirigono il destino di grandi iPaesi possouo e debbono intendersi con lealtà e con consapevolezza delle pratiche soluzioni. Mussolini ed Henderson, statisti di concezioni e di temperamento profondamente diversi, pur restando ciascuno viigile nella sfera dei proprii interessi nazionali da tutelare, si sono inalzati a quella visione geneispettivi punti di vista ! 1 ' laein c*^^;-""'^ potevaii.^^.^^^J^ita cosi la possibilità di un accoi do. i Cadono un'altra volta le misere pre venzioni contro l'uomo e contro i|T}„ regime che egli, impersona. Da Ro-lì 5JS. ? MutkT' 2™ WltlTrìgiornate serviranno, spe-namo, a vincere definitivamente quei pregiudizi che talvolta crearono delle stupide incompatibilità e approfondirono dei contrasti in seguito più ardui .a superare. Era del resto logico che 1 faticosi!nfcS°£ati v"avald, chf a Y^ll'l10? nel '21 ebbero la loro premessa e a Londra nel '30 un avviamento più. organico dovessero passare in RoJma per Ita loro svolta decisiva; sono' le Potenze giovani, cui bisogna far largo, die impongono nuove situazioni e nuove valutazioni. Il trattato di Londra ha nel famoso articolo 21, che parla della clausola di salvaguardia, il suo tallone di Achille; è un tale punto debole che di fatto mina la base di tutto l'edificio esteriormente e giuridicamente finito, qualora non vi 6i ponga rimedio. Senza l'adesione dell'Italia e delia Francia alla parte terza di quel trattato, .parte terza che riguarda i problemi veramente decisivi della limitazione degli armamenti navali, non c'è dubbio che presto o tardi il trattato si esaurirebbe rispetto ai suod obiettivi. In un primo tempo, dopo la fine della Conìerenz.a, il Foreign Office — ed era tattica comprensibile — sembrò Qisinteressarsi o quasi della faccenda, sperando che i Governi italiano e francese si intendessero direttamente; fin da allora, cioè fin dal maggio, noi osservammo come l'atteggiamento assunto dall'ilngihilterra non rispondesse alla essenza del problema che non era soltanto italofrancese, ma italo-franco-inglese. E infatti quando ufficialmente nel settembre scorso a Ginevra, per le assurde controproposte francesi, una intesa diretta fra Roma e Parigi apparve impossibile, ecco che il Governo britannico prende una posizione dà sempre maggiore interesse e responsabilità con le missioni dell'esperto Craigie fino all'intervento personale e autorevole di Henderson e di Alexander. Il loro viaggio non poteva arrestarsi a Parigi; solo nella capitale italiana il nodo poteva essere sciolto. L'adesione singola della Francia al trattato di Londra, adesione che avrebbe comportato la garanzia da parte delle Potenze oceaniche della salvaguardia francese verso i programmi di l'ostruzioni italiane, non 60l tanto non avrebbe iuzion-e di compromesso, ma peggiorando i rapporti politici, avrebbe significato ia caduta certa, a più o costituito una so-j meno lontana scadenza, dello stesso trattato: i ministri inglesi evitarono l'insidia accarezzata da alcuni circoli francesi; non commisero va di lungimirante intelligenza e di sincero sentimento di lealtà nei no stiri confronti, e partirono per Roma. Abbiamo gettato questo breve sguardo indietro, non per amore di inutili recriminazioni o per rivangare delle responsabilità, bensì per dimostrare nella successione logica dei fatti la verità di quanto sopra abbiamo affermato non per vuoto senso di orgoglio, che «la chiave di volta di tutta la situazione imperniata sugli accordi di Londra era a Roma. Quivi Henderson e Alexander trovarono l'ambiente più favorevole per lo sviluppo e la conclu sione delle trattative; era lo stesso ' ambiento dli franchezza e di buona volontà che aveva guadagnato un anno prima a Londra tante simpatie alla nostra Delegazione e al nostro Paese. In più, la presenza del Duce con la sua mente aperta, col suo intuito rapido, con la sua inconfondibile capacità di giudizio sintetico e di decisione. Non c'è bisogno di dire che gli interessi fondamentali della nostra richezza nazionale furono fermamente difesi e tutelati; in regime cspsuo arrivati ad una transazio- ine che minimamente indebolisse la posizione di Potenza nava¬ sfascista è inconcepTbdfe "qualsiasi!ipotesi dubitativa; mai e poi mai s^|ie. Ma d'altro canto non venne mal meno il nostro sforzo conciliativo lii(>r nej ljlnHj del possjbi. potrà essere più completo e da esso,apparirà come l'atteggiamento ita-;Unno abbia seguito queste direttive.ì concordanti verso un giusto equili-j ìlisls'l- <■■>» ««t'iva «ppli«zion. poli. Non si conoscono ancora le cifre fìssale; allora soltanto l'esame ! brio di forze. L'attesa per le decisioni definitive nQI1 dovrel)be tssm ormai iu lun. . ., Mjllistr0 Henderson ha maniJf"estato ,a siourezza che non dovra ' ritornare sul problema e nella sua breve permanenza a Parigi, tutto sarà regolato. Ogni sintomo, ogni indizio sembrano confermare la previsione ottimistica. Ma evidentemente qualora dovessero sorgere delle nuove difficoltà, noi potremo osservare, serenamente liberi da qualsiasi responsabilità, gli sviluppi di una nuova e Inaspettata situazione: avremo compiuto per la pace tutto il nostro dovere. I colloqui e i negoziati di questi giorni e infine un avvenimento dell'importanza di quello odierno, hanno suscitato naturalmente una fioritura di impressioni e di congetture politiche che esorbitano dal campo navale; se mai sarà il caso di tornarvi quando con una migliore conoscenza dei fatti, molte fantasticherie saranno sfiorite. Ad una im pressione politica ci limitiamo per ora: l'amicizia fra l'Italia e l'Inghilterra resiste magnificamente al tempo, agli uomini, agli eventi. Probabilmente nelle lunghe conversazioni che Mussolini ha avuto con Henderson saranno stati toccati altri problemi indipendenti dalle trattative navali e probabilmente i due statisti avranno constatato con reciproca soddisfazione che non esistono urti e contrasti. Non solo, ma ogni volta die l'Italia e l'Inghilterra cooperano insieme in qualsiasi problema, è sempre un nobile esempio di moderazione e di giustizia che offrono all'Europa. E' un'aspirazione all'equilibrio, è una funzione storica che esse sentono ed esercitano per la loro stessa posizione geografica che si oppone ad ogni tentativo di egemonie continentali; la loro libertà e la loro forza è nell'equa distribuzione di potenza. Perciò a Locamo si ritrovarono nell'identica funzione di garanti; perciò a Roma le divergenze sono state j-aippianate «con spirito di cordiale collaborazione », e la frase ha perduto ogni frigida risonanza protocollare^, l'errore imperdonabile, diedero prò-lS o a e c mezzo hanno approdato ad un ri- sultato concreto. La notizia già tra-ipelata ieri sera dopo i colloqui se- lsuiti al pranzo svoltosi all'Amba- vsciata inglese è stala confermata da!un comunicato ufficiale diramato;oggi alle 13 da Palazzo Chigi. Il comunicato dice testualmente: - a ¬ li In seouito ad amichevoli conversazioni svoltesi in uno spirilo di cordiale collaborazioni', che i ministri Henderson e Alexander hanno avuto in questi giorni col Capo del Governo con i ministri Grandi e Siriannl, à stato raygiunto un accordo di massima sulle questioni rimaste in sospeso alla Conferenza navale di Londra. « 1 termini del progetto d'accordo debbono ancora essere sottoposti al Governo francese ed i ministri Henderson e Alexander partono oggi a questo scopi) per Parigi. Ove il Governo francese concordi, le proposte saranno sottoposte ai Governi degli Stati Uniti, del Giappone, della Gran Bretagna e dei Dominions britannii!ci che erano rappresentati alla Con^/ererasa navale di Londra. Dichiarazioni di Henderson l o . Contemporaneamente il Ministro inglese degli Esteri Henderson riceveva nel salone dell'Ambasciata di via XX Settembre un foltissimo stuolo di giornalisti inglesi ed americani, presente anche il Primo Lord dell'Ammiragliato Alexander, gli esperti inglesi Craigie e Selby e l'Ambasciatore sir Ronald Graham. Henderson appariva vivamente soddisfatto e comunicava agli intervenuti sommariamente le stesse notio,zie contenute nel comunicato ita-;liano. Gli ascoltatori apprendevano e.la comunicoziope con vivo compia-j cimento, ma non riuscivano ad ot- . e e . a a o i e o a e i e o r i e a i a e i ; e e tenere alcun ragguaglio sull'accordo di massima raggiunto dalle due delegaziom. « Voi capirete — rispondeva il Ministro che gli inglesi chiamano familiarmente i' Uncle Arthur », lo zio Arturo — che le ragioni del riserbo non sono venute a mancare. No! abbiamo la sensazione di aver raggiunto dei risultati importanti, e ciò torna ad onore della comprensione e della buona volontà degli Italiani. L'accordo però non è -ancora perfetto e noi dobbiamo sottoporre i termini al Governo francese. Per questo, come vi dicevo, noi partiamo oggi alle li per Parigi dove nel pomeriggio di domani ci incontreremo con i rappresentanti del Go verno francese. La nostra pennanen za nella capitale francese sarà quanto più breve; il tempo strettamente cessarlo per mettere al corrente il Governo della Repubblica dell'esito dei colloqui di Roma. Lunedì saremo a Londra e, se come è nei nostri voti non saranno sorte difficoltà, mi riprometto di fare eventualmente delle dichiarazioni alla Camera dei Comuni. Si traila dunque di poche ore. Tra breve la annerale curiosità potrà essere appagata ». La notizia del raggiunto accordo di massima si è rapidamente diffusa negli ambienti romani provo cando ovunque il più schietto compiacimento. Nè meno favorevoli erano i commenti negli ambienti stranieri. Si ponevano nuovamente in rilievo la cordialità che aveva improntato l'intero svolgimento dei negoziati e lo spirito di moderazione dimostrato dai nostri governanti Pur non conoscendosi i termini del l'accordo si era certi che l'Italia avesse dimostrato con esso la sua onesta volontà di pace, conformemente alle dichiarazioni di Mussolini, diramate a tutto il mondo a mezzo dalla radio il l.o dell'anno. Di fronte a queste prove concordi di buona volontà nessuno si preoccupava neanche lontanamente dell'eventualità che a Parisi potessero sorgere nuove difficoltà. Nella vita dei popoli come dei singoli quello che conta è aver coni pluto il proprio dovere, e nessunodubitava cho l'Italia ayt-sse com-I! r»r»mnnìpafrk iiffìnialA |Il CUlllulslLcIlU UliELIdlC Roma, 28 notte, Le trattative italo-britanniche sus-'lSCn-ujtesi intensissime ncr duo giorni s 'c imprescindibili esigenze della difr!sa nazionale Come dice il coniuocato dopo l'approvazione del Ge verno francese - in mancanza della 1"alo si ritornerebbe semplicemente a'10 sfatw <7"° — le ProP0Jste,.sac!'a": no sottoposte ai Governi degli Stati Uniti, del Giappone, della Gran Ere tagna e dei Domini britannici che erano rappresenta'i alla Conferenza navale di Londra. Ciò è necessario in quanto non si tratta già di determinare un accordo a due tra l'Italia e la Francia, ma di far accedere queste ultime all'accordo già realizzato a Londra dalle tre Potenze oceaniche e dai Dominions che debbono quindi ratificare l'accessione, con la quale l'accordo a tre si trasformerà in accordo a 5. Dopo il felice esito dei negoziati romani può essere interessante una breve ricapitolazione delle trattative. La vicenda de": conversazioni Come si ricorderà, la Delegazione inglese arrivò a Roma mercoledì sera e, dopo aver ricevuto alla stazione il saluto dei Ministri e delle autorità italiane, si ritirò nella sede dell'Ambasciata che l'ha ospitata. L'indomani mattina, giovedì, si ebbe un incontro Grandi-Henderson ed una prima conferenza degli esperti. Le due sedute servirono da preliminari alle conversazioni romane e in esse si procedette ad un riepilogo generale dei precedenti delle questióni politiche e tecniche rimaste in sospeso dalla Conferenza di Londra, e ad una rassegna dei rispettivi punti di vista. Nel pomeriggio a Palazzo Venezia, in una riunione presieduta dal Duce, si ebbe l'inizio vero e proprio delle trattative. A conclusione della giornata, che fu comunque assai intensa e 'aboriosa, l'atmosfera era ancora incerta e nessuna impressione precisa poteva essere raccolta. Dall'una parte e dall'altra si rilevava che le discussioni vertevano su materie complesse e delicate; Che l'accordo presentava difficoltà serie, che le ulteriori discussioni avevano bisogno di un ambienta riservato e sereno. La giornata di ieri, venerdì, fu per le due Delegazioni una giornata campale. Gli esperti, cioè i due Ministri della Marina (il' nostro assistito spesso dall'ammiraglio Rurzagli, capo di Stato Maggiore), gli inglesi Craigie e Selby, gli italiani Ministro plenipotenziario Rosso, comandante principe Ruspoli, Ministro plenipotenziario Putì e comandante Ranieri di Biscia, trascorsero complessivamente quasi nove ore al tavolo da lavoro impegnati nella loro dura battaglia di cifre e di formule; aride cifre e aridissime formule di tonnellaggio e di calibro di cannoni. Grandi, a sua volta, conferiva pù volte con Henderson, con Graham e con Sirianni che lo teneva al corrente del lavoro degli esperti; e si recava continuam°nte dal Capo de! Governo che da Palazzo Venezia, pur senza tralasciare le sue altre molteplid occupazioni, nè sospendere le sue numerose udienze, seguiva passo i negoziati e impartiva ai suoi collaboratori le direttive dell'azione da svolgere. Di grande importanza nella giornata di ieri fu il rapporto durato oltre un'ara, che il Duce tenne nel pomeriggio a Palazzo Venezia con Grandi e Sirianni, sia sull'andamento delle conversazioni che sul lavoro degli esperti. Nonostante questo intenso lavorìo, ieri sera l'atmosfera non era ancora rischiarata, e quando le due Delegazioni si radunarono a pranzo presso l'Ambasciatore d'Inghilterra, le sorti dei negoziati apparivano ancora incerte. Dopo il pranzo avvenne il fatto saliente di questi negoziati romani, Il lungo colloquio Mussoliui-Henderson. Benché si conservi su tutto lo svolgimento delie trattative il massimo riserbo, una cosa sembra ormai accertata: che fu questo colloquio a decidere !e sorti delle conversazioni e che all'intervento del Duce in quel momento si deve se il punto morto in cui minacciavano di a a a o !arrestarsi le trattative fu superato jCome Beinjue avviene, nonostante P^ut'0 " 8,10 accettando un accordoi di massima che per essere stato di- scusso e approvato dal Duce si sa- Peva dover rappresentare il mas- simo di concessioni compatibili con|'• ò a o o l n l e i o o l l i e ile misure più accorte e 11 riserbo più ermetico, la sensazione che il col loquio Mussolini-Henderson avesse assicurato una felice conclusione |alle conversazioni romane, si aveva oltre la stretta cerchia dei negoziatori. L'atmosfera si colorò subito del roseo colore dell'ottimismo, e ovunque si diffuse la certezza che questa mattina il preannunziato comunicato avrebbe portato una buona notizia. L'udienza al Quirinale Si fi arrivati così alla terza ed ultima giornata romana della Delegazione britannica, della quale giornata converrà fare una cronaca più dettagliata cominciando dalla visita dei Ministri laburisti al Sovrano. Henderson ed Alexander, che ieri sera all'Ambasciata si accomiatavano dal Capo del Governo, erano stati, come sapete, fino dal loro arrivo, alla Reggia per iscriversi nel registro dei visitatori. L'udienza era stata accordata per questa mattina, ed ecco infatti che alle 9,30 i due Ministri usciti in automobile con l'Ambasciatore Graham, sono giunti al Quirinale. Alle 9,40 essi sono stati ammessi dai cerimonieri di Corte nella Sala del Trono alla presenza del Re. L'udienza è durata circa 20 minuti, e alle 10 precise i Ministri sono usciti dalla Reggia, per fare ritorno all'Ambasciata in via XX Settembre. Alle ore 11, l'on. Grandi si è recato all'Ambasciata dove ha avuto un nuovo colloquio con il Ministro inglese degli Esteri, e successivamente si è recato a conferire con il Capo del Governo a Palazzi Venezia. E' stato dopo questi due colloqui, gli ultimi della lunga serie, che sono state fatte contemporaneamente a Palazzo Chigi e all'Ambasciata le riportate comunicazioni sull'accordo di massima raggiunto. La Delegazione inglese si è fermata a colazione dall'Ambasciatore Graham, con il quale e con l'Ambasciatrice lady Sibille Graham si è poi recata alla stazione per la partenza. Nella saletta ministeriale erano ad attendere frattanto il Ministro degli Esteri Grandi, il Mi nistro della Marina, Sirianni, i Sottosegretari Fani e Russo, l'Ammiraglio Burzagli, i Ministri Rosso, Buti, Taliani, il capo di gabinetto del Ministero degli Esteri, comm. Chigi, U comm. Rocco dell'Ufficio Stampa del Ministero degli Esteri. Sopraggiungeva poi il personale dell'Ambasciata inglese con l'addetto navale comandante Bevan e lord D'Abernon ex-ambasciatore britannico a Berlino. Significativa la presenza del visconte De Beaumarchais Ambasciatore di Francia presso il Quirinale, che ha voluto recare il suo saluto ai partenti. La partenza della Delegazione britannica Il commiato è stato cordialissimo. I due Ministri hanno tenuto a ringraziare dell'affettuosa e cordiale ospitalità. Alexander che è partico larmente espansivo ed è stato visto più volte familiarmente a braccetto del suo collega italiano, ha salutato Sirianni con effusione cameratesca. Grandi ha regalato ai partenti degli album di magnifiche fotografie di Villa d'Este perchè potessero conservare il ricordo del magnifico parco le cui bellezze durante la visita di ieri avevano suscitato in tutti la più viva ammirazione. Sirianni ha donato ad Alexander due graziose riproduzioni di ancore delle navi del Lago di Neml, una in metallo, l'altra in legno; e precisamente nel medesimo legno dei resti delle navi sommerse. La caratteristica di queste ancore è la loro perfetta identità con il cosidetto «tipo ammiragliato» brevettato dal capitano inglese Rogers nel 1852. Quale sorpresa per l'inventore se avesse saputo trattarsi di una novità conosciuta dai romani quasi 20 secoli prima! Alexander che fu il primo a scendere, è stato l'ultimo a salire sul treno: e poiché egli è salito sul vagone successivo a quello destinato alla Delegazione 0 qualcuno da terra lo avvertiva dell'errore, egli ha risposto sorridendo mentre agitava il rvcddvmncappello in segno di saluto: «LaMarina sta sempre all'avanguardiaed anche alla retroguardia»,,