Pericoli e responsabilità

Pericoli e responsabilitàPericoli e responsabilità pUltimo fotte saliente, l'attentato contro Re Zog rivela una situazione latente e piena di incognite e di insidie in tutta, la regione balcanica che, con la formazione della Jugoslavia, ha Anito per estendersi politicamente se non geograficamente in buona parte del bucino 'danubiano. Vani episodi, diversi sintomi di irrequietezza sono affiorati in queste ultime settimane sullo sfondo oscuro di una. gravissima crisi economica. L'inridetito di confine greco-tolgaro, in sè e per sè, è stato liquidato; una sincera buona volontà di collaborazione esiste ad Atene ed a Sofìa, ma la speranza, un momento nutrita, che, a causa dell'intervento di alcun e grandi Potenza, le possibilità di intesa si sarebbero fatte rapidamente strada, è andata delusa per una divergente interpretazione sull'applicazione del principio di arbitrato. Comunque da questo lato non è il caso di avere soverchie preoccupazioni; • si ripete una situazione analoga a quella dei dissidi che, storicamente superati, Incontravano numerose difficoltà tecniche, maturate a conciliazione idopo parecchi anni di tentativi e di consigli moderatori soprattutto da parte dell'Italia. Il fulcro delle Incertezze, delle confusioni e del pericoli balcanici è sempre la Jugoslavia con le sue in finite questioni vive, che molto spes so si riflettono oltre i confini dello Stato proteiforme. La dittatura mi litare, dopo più di due anni di prepotere assoluto, non ha risolto nessuno dei problemi che aveva dinanzi al suo nascere; la nuova distribuzione amministrativo, in nove Sanati non ha significato affatto l'istituzione di autonomie magari ristret-te, anzi ha servito a consolidare la invadenza serbista, del resto incon-trollabile padrona dovunque, 'coisuoi.organi militari e polizieschi infeprovince tracciate arbitrariamente sulla carta. Cosi la visita del Re a Zagabria, che avrebbe dovuto costi- tuire il coronamento di una parili-cazione, ha mostrato ancora una volta luminosamente il profondò 'abisso che divide le autorità serbe dal popolo croato; alcuni atteggia- ^„-i o „; . ^JliT-menti dei Sovrani- potranno anche essere riusciti popolari, ma non so- no dei tratti personali che possano modificare la realtà di passioni e di rivalità che il sangue versato hasollevato fino all'odio. * Alcuni corrispondenti stranieri -v. k.m. u in»„ AovìA^tr. che hanno spinto il loro desiderio di imparzialità fino ad accettare laspontaneità dello manifestazioni di Zagabria, hanno scritto intorno a presunte intenzioni del Re Alessan- dro di tentare una collaborazionediretta con la Corona dei principali esponenti della opposizione e dellaemigrazione croata; una tale inten-^X^^Tr^irr """'1W"C ."Trzione si urterebbe con lo scie-vini-|sino panserbo della casta dominante di cui il generale Zivcovic è il capo. Se le cose stessero realmente in questi termini (non esiste alcun elemento concreto per comprovarlo) dagli ultimi avvenimenti di Zaga- bria dovremmo trarre l'impressioneche il clan di Belgrado ha preso ilsopravvento: un illustre professoredell'Università, strenuo difensore dei diritti del suo popolo è statoproditoriamente assassinato a colpi ni mnrtPiio e mnnifA«tn7inni «riti L!^l«tSSÌitaliane sono san inscenate contro il nostro Consolato e contro 1 nego- zi dei nostri connazionali. E' ormai arcinoto il costume della Polizia sur- ba di aizzare la plebaglia control'Italia nelle città croate quando sireputi opportuno di creare dei di-.versivi nella marea che mon« con-tro il terrorismo, di cui l'uccisione del nrofessore non è che il niù re- aci protessore non e me 11 più re->.~.. w.o malche effetto cente fattaccio; non crediamo che la manovra raggiunga q ad uso interno; in ogni modo non saranno le falsificazioni dei fatti tentate da un qualsiasi Novosti a nascondere le responsabilità Inter- nazionali verso il nostro Pae=e e nazionan veiso 11 nostro rae.e, everso le opinioni straniere che ^dicano onestamente fuori da Pre- giudizi. E' degno di nota come proprio in miPxti Homi le escandescenze .iuco questi giorni le escandescenze .lugo-slave abbiano suscitato una reazione presso Stati quali l'Austria SSunTltaea d? „ , ......Ja™ nei »»„n rnVifi quanto succedeva nel Regno confi- nante. Se più o meno in di reti amen-te qualche luce informativa ci giun- ge sulla Croazia, il mistero più im-penetrabile"circonda la politica ser-ba nella zona più martor ropa, in Macedonia. Quivi da ogni testimonianza di ri stranieri, si compio un stematica di oppressione pressione che viene camuffata sotto il nome di colonizzazione terriera: di tanto in tanto qualche voce dl profugo ci narra il dramma di una popolazione che si dihatte indomita fra la miseria, le confische, le ca.r-cci, le torture, gli assassinii. I me-todi ài terrore devono essere arrivati ad un tale punto tragico che, fi Talmente, l'organizzazione rivolu zlonaria macedone ha giudicato ne cessario arrestare la lotta fratricida fra i gruppi rivali; ivan Mikailoff, il giovane ed- inafferrabile Capo pur tenendo in pugno la parte pre-ponderante della organizzazione havolito pHÌ nei- primo interrnm™ S^J^-J^Kriì^^CT^re la serie cruenta delle vendette e lla teso la mano ai seguaci dellas-sassinato Protogheroff; ormai tuttele energie della potente organizza- zione, senza dispersioni In rivalità intestine, potranno quindi essere rivolte a continuare la resistenza. Il Macedone è un popolo troppo provato dal destino in tanti secoli di tirannia perchè esso ammaini la bandiera dei suoi ideali di libertà e indipendenza; è un popolo che non vuole, non può morire. Ma la* Croazia, la Macedonia, e l'obliato Montenegro sono, a dispetto dei progressi vantati a Ginevra per la protezione delle minoranze, problemi interni, cioè campi liberi ad ogni esperimento di colonizzazio ne serba in cui i mutamenti even tuali potranno determinarsi soltanto in virtù delle forze reattive delle popolazioni oppresse. Vi è un altro fronte dove le posi zioni giuridiche e diplomatiche sono meglio delimitate dove, insomma, le velleità di Belgrado trovano delle barriere oltreché morali, politiche: il fronte con l'Albania. Anche da questo lato i serbi godono i diritti dell'assoluta immunità nel taglieg giare il milione di sudditi albanesi he furono lasciati fuori dalle fron- tiere del 1913 e che sono fratelli nelle sofferenze dei macedoni. Ma oltre, verso l'Adriatico, vi è un regno Indipendente, che è membro della Sooietà delle Nazioni, che è legato da un trattato ventennale di allean za con l'Italia; le unghie rapaci verso Durazzo e verso Scutari, furono mozzate altre volte; non è possibile girare la posizione? La per sona di Re Zog è garanzia assoluta di ordine e di pace oltreché di indipendenza verso i confinanti orientali; sono sei anni che non si assiste più alle semestrali cadute degli uomini al potere, sistema che assicurava l'anarchia e la impotenza del paese; in ojuesto periodo l'Albania, generosamente aiutata dall'Italia, ha compiuto mirabili progressi verso un assetto di tranquillità e di stabilità; essa possiede una gendarmeria efficiente, un piccolo esercito non trascurabile, un bilancio; ha migliorate le sue comunicazioni stradali e allarga la sua base agricola con la distribuzione delle terre. Un'ombra, una speranza sono sorte col viaggio di Re. Zog a Vienna per motivi di salute, e aMore. ecco òhe si paria della riapparizione di bande armate ai confini jugoslavi. Gli attentatori di Vienna, per miracolo provvidenziale, non hanno raggiunto il loro obbiettivo ma, passato il primo sentimento di esecrazione, spuntano gli interrogativi; gli assassini, benché albanesi di nascita, erano degli isolati? Non sembra, perchè erano personalità abbastanza eminenti nell'ambiente dei fuorusciti albanesi, i quali vivono ed agiscono nell'orbita delle direttive e dell'attività di Belgrado. Nei loro piani tenebrosi la scomparsa de] giovane Re non dovrebbe significare il ritorno ad un regime di disordini in cui, oltreché soddisfare le loro ambizioni e le loro vendette personali, fosse facile ai serbi riannodare i loro intrighi? Non abbiamo l'intenzione di servirci dell'occasione per muovere il processo alla Jugoslavia ma certe coincidenze, certi rapporti logici ■balzano evidenti; e un ricordo: si leva con una impressione tragica il ! ricordo delie bombe di Serajevo che |furono la scintilla di un 'incendio immane. Troppo è stato . esaltato quell'assassinio dai serbi, che ne hanno apertamente rivendicata la paternità, e troppe volte essi hanno mostrato una. predilezione per quei metodi. Piuttosto noi ci rivolgiamo ai Governi e ai popoli perchè evitino le minacce di alcune situazioni balcaniche; e sappiano già vedere nette le responsabilità. L'atteggiaménto dell'Italia è ben fermo e preciso; es6a che sinceramente vuole e desidera lo sviluppo dell'indipendenza albanese poiché vede in tale indipendenza non solo un fattore di equilibrio ma anche un elemento della sua sicurezza nell'Adriatico (come è il caso del Belgio rispetto all'Inghilterra nel Mare del Nord), non permetterà mai in nessuna deprecabile evenienza un ritorno alla anarchia, preludio fatale al risorgere delle influenze- este^fc nel prospiciente territorio illirico. Ad altri non mostrare debolezze e compiacimenti che, alimentando il germe naturale delle avventure, diventerei1 bero imperdonabili complicità. ALFREDO SIGNORETTI.

Persone citate: Adriatico, Pericoli, Zaga