Calunnie francesi sulla politica coloniale italiana
Calunnie francesi sulla politica coloniale italianaCalunnie francesi sulla politica coloniale italiana pRoma, 16mano. (A. S.) Da qualche tempo su fogli francesi specializzati ili materia coloniale, a cui di tanto in tanto fanno eco anche i grandi giornali di informazione, non mancano critiche aspre o ironiche alle direttive della politica italiana in Cirenaica. La energica azione del generale Graziani intesa a costringere alla resa il banditismo di Omar Muktar, reo di fellonia, viene presentata come una mancanza alle più elementari norme di civiltà e quindi degna di essere denunziata agli occhi del mondo e possibilmente di essere discussa in qualche assise ginevrina. E vengono amplificati i confronti coi Marocco, eden di libertà per gli indigeni, e la tradizione coloniale della Francia, viene esaltata come un esempio luminoso di collaborazione spontanea; con le razze di colore. - La confutazione di una simile cam« pagna di calunnie è troppo facile. Innanzitutto bisogna mettere in chiaro che Ginevra e la Società delle Nazioni non c'entrano affatto; l'analogia con le discussioni sul lavoro forzato avvenute durante la Conferenza internazionale del Lavoro dell'anno scorso è scelta male a proposito per il buon nome della Francia, la quale apparve in ben diversa luce di secolare vendicatrice d£i diritti dell'uomo e di sacra tutrice degli interessi delle popolazioni sottomesse. Un conto è sfruttare il lavoro da schiavi di tribù tranquille, inoffensive, e un conto è prendere delle misure di sicurezza contro una ribellione, sia pure ridotta agli e- . stremi aneliti di un'attività da predoni. I beni delle confraternite senussite sono stati confiscati e alcune decine di migliaia dì beduini sono state concentrate sulla costa per impedire che il superstite ribellismo trovasse delle fonti di soccorso magari contro la stessa volontà delle tribù del Gebel che voglione. lavorare pacificamente. La nostra è un'azione di polizia che non può subire limitazioni fino a che siano raggiunti gli scopi di una definitiva imposizione della legge sovrana: lo schiavismo francese nelle regioni equatoriali è un sistema permanente di amministrazione. Ma più interessante è domandarsi: a quali fini è ispirata la campagna francese che sembra rispondere a una parola d'ordine? Evidentemente a metter le mani avanti per non dare indietro: si vuol mostrare un'Italia barbara, almeno per chiuderle la bocca a ogni sua rivendicazione di un equo riassetto dei territori coloniali, riserve di materie prime, e dal presunto confronto i privilegi che la Francia gode in tale campo dovrebbero essere considerati come un servizio nobile e disinteressato alla causa della civiltà umana. E' il solito trucco del trinomio ugualitario a paravento dei senegalesi sul Reno, 6ul Varo, nella Corsica. Tale manovra è confermata da' una nota del Journal che dall'occupazione delle oasi di Cufra trae motivo per confutare la tesi svolta giorni or sono a Ginevra dal sen. De Mìchelis per una migliore distribuzióne delle terre da sfrattare. L'autore della nota è troppo serio scrittore per tentare con successo l'ironia. Le realizzazioni coloniali dell'Italia fascista, che sono state raggiunte con una rapidità e con una genialità di movimenti che non hanno nulla da invidiare alle operazioni africane della Francia, non possono compensare una situazione di inferiorità già compromessa dalle debolezze, dei precedenti regimi e, non poco, dalla avidità ingenerosa di alleati.
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